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Introducing Barbora Bobulova

9 maggio 2005 Articoli 0 Commenti

Arrivata giovanissima nel cinema italiano, l’attrice slovacca ha avuto una carriera variegata, divisa tra cinema, televisione e teatro, coronata dai premi ottenuti con le sue interpretazioni in “La spettatrice” di Paolo Franchi e “Cuore sacro” di Ferzan Ozpetek…


Cuore sacroÈ di Fabiola Banzi il merito di aver scoperto Barbora Bobulova, e non dev’essere stato semplice per una direttrice di casting italiana riconoscere in quella giovane attrice teatrale slovacca il talento che l’ha portata a vincere il David di Donatello come protagonista di Cuore Sacro. La Banzi ha scelto la bellezza solare e raffinata della Bobulova per il film-Tv Infiltrato, l’ha indicata a Marco Bellocchio per il ruolo di Natalia nel Principe di Homburg e l’ha suggerita all’esordiente Gabriele Muccino per Ecco fatto. Ed ha vinto la scommessa, perché quella ragazza proveniente dalla valle del Turiec di strada ne ha saputa fare molta.

Ecco fattoBarbora Bobulova ha cominciato a recitare quando aveva dodic’anni, nel 1986, scelta abbastanza per caso per un ruolo in un film televisivo. Fortuna volle che i genitori la spingessero a continuare a recitare, e due anni dopo esordisce sul grande schermo come protagonista di Vlakari (I pendolari) di Jurai Lihost, che viene tra l’altro presentato al Festival di Giffoni. Finite le scuole, frequenta l’Accademia di Teatro e Danza di Bratislava e nel corso di quei quattro anni recita in teatro testi classici, da Shakespeare a Checov a Garcia Lorca. Poi, appunto, l’incontro con la Banzi e con il cinema italiano.

Tartarughe sul dorsoMa la Bobulova è una ragazza che non vuole avere radici fisse, così preferisce accettare una borsa di studio per la scuola di teatro “Circle in the Square” di New York piuttosto che stabilirsi nel nostro paese dopo aver girato il film di Bellocchio. L’impatto con il mondo statunitense non è però dei più felici e abbandona la scuola dopo neanche un semestre, rimanendo comunque a New York fino al momento in cui Il Principe di Homburg non viene presentato in concorso al Festival di Cannes e lei lascia nella Grande Mela il grembiule del ristorante in cui lavorava come cameriera per sbarcare sulla Croisette indossando un abito che fu di Audrey Hepburn. Nella Terra dell’Abbondanza fa comunque in tempo a girare Poor Liza, una curiosa versione del romanzo sentimentale di Nikolaj Karamzin La povera Lisa ad opera del regista russo Slava Tsukerman, che nel 1982 aveva realizzato il piccolo cult fantascientifico Liquid Sky. In Italia ci torna per far «partire la brocca» al gelosissimo Pasotti di Ecco fatto, ma il nostro cinema non sembra avere che una manciata di ruoli per una ragazza con un accento forte come il suo, così appare soprattutto in televisione – dove gli attori sono doppiati con regolarità – ed un paio di volte a teatro, fino a quando l’esordiente Paolo Franchi non vede in lei la perfetta protagonista de La spettatrice. Da lì in poi, era la primavera del 2004, l’attrice slovacca non s’è più voltata.

Ovunque seiGrazie anche alla notorietà acquisita con le fiction televisive, la Bobulova si è potuta indirizzare verso un cinema che le fosse congeniale, che le consentisse di affrontare personaggi che la mettessero alla prova e le potessero lasciare qualcosa. È vero che alcuni dei registi con cui ha lavorato hanno voluto sfruttare la sua bellezza al di là delle necessità, e che non tutte le pellicole in cui è apparsa si sono poi rivelate all’altezza delle previsioni, ma Il siero della vanità è probabilmente l’unico film che avrebbe davvero fatto meglio a rifiutare. In genere, ha sempre preferito un cinema “piccolo”, che giri intorno ai personaggi più che alle situazioni, che dia modo di suscitare emozioni in chi lo realizza come in chi lo guarda. Un cinema certamente vicino alla sua cultura (non solo filmica) e una scelta forse figlia della cattiva esperienza professionale vissuta negli Stati Uniti.

La spettatriceNonostante i tanti elogi ricevuti, c’è chi ritiene che il suo talento attoriale sia limitato. In realtà la Bobulova è una delle pochissime attrici che abbiamo in Italia che non ha paura di rischiare, che affronta con decisione e intelligenza ruoli impegnativi e film difficili. È forse l’unica capace di (disposta a) trasformarsi fisicamente per adattarsi al personaggio che interpreta, così da renderlo più vivo e credibile. Non si fa problemi a spostarsi da un personaggio all’altro, da un tipo di storia all’altro. Non è un caso che le piacerebbe girare un tipo di commedia sofisticata che nessun autore italiano sembra essere in grado di realizzare, con l’esclusione forse di Maurizio Nichetti. Barbora Bobulova è probabilmente l’unica donna del nostro cinema che vuole realmente fare l’attrice invece che la caratterista. Teniamocela stretta.


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