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"arrivederci amore, ciao" di Michele Soavi

21 febbraio 2006 Recensioni 12 Commenti
Alberto Cassani, 21 Febbraio 2006: Sfilacciato
Mikado, 24 Febbraio 2006

Condannato all’ergastolo, un terrorista tradisce i suoi complici in cambio di una riduzione di pena. Esce dopo due anni e si mette ad aiutare un compagno di cella nella gestione di un night club poco pulito, arricchendosi in fretta. Fino a quando non si trova socio di un poliziotto corrotto nella rapina a un furgone portavalori…


Ennesimo noir italiano di questa stagione, genere che in realtà il pubblico nostrano ha dimostrato di non apprezzare più di tanto, arrivederci amore, ciao è tratto dall’omonimo romanzo di Massimo Carlotto e rappresenta il ritorno al cinema di Michele Soavi a più di diec’anni di distanza dall’ultimo Dellamorte Dellamore. L’allievo di Joe D’amato e Dario Argento, però, non riesce a tener serrate le fila della storia e soprattutto non riusce a mantenere un basso profilo quando necessario.

Abusando di steadycam, soggettive e ottiche corte, Soavi si preclude la possibilità di cambiare ritmo al film nel momento del bisogno, e nonostante il buon inizio alla lunga la visione stanca. Per colpa anche di un cast non esattemente in forma smagliante, si perde interesse nei confronti del racconto quando la pellicola è arrivata appenaa metà strada, e il brutto finale certo non aiuta il film a farsi apprezzare.


Titolo: arrivederci amore, ciao
Regia: Michele Soavi
Sceneggiatura: Marco Colli, Franco Ferrino, Michele Soavi, Gino Ventriglia
Fotografia: Gianni Mammolotti
Interpreti: Alessio Boni, Michele Placido, Alina Nedelea, Isabella Ferrari, Carlo Cecchi, Max Mazzotta, Kai Portman, Marjo Berasategui
Nazionalità: Italia, 2006
Durata: 1h. 47′


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Attualmente ci sono 12 commenti a questo articolo:

  1. Edoardo ha detto:

    Alberto, di Soavi hai visto “Dellamorte Dellamore”? Se sì, che ne pensi?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Non è bellissimo, ma non m’era dispiaciuto. Ma non lo vedo dall’epoca della sua uscita. In ogni caso, è mille volte meglio di Dylan Dog.

  3. Francesco Cuffari ha detto:

    Ho visto i primi 10 minuti di “Dylan Dog” e mi ha fatto accapponare la pelle: non c’entra nulla col fumetto (e può anche andare bene), ma mi sembra una porcheria assurda. Se fa schifo l’incipit figuriamoci il finale…

    “Dellamorte Dellamore” è un buon film molto filosofico («Darei la vita per essere morto»). Com’è “Nero”.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Se il problema più grosso del film fosse che non assomiglia al Dylan Dog fumettistico sarebbe un capolavoro. E i primi 10 minuti non rendono l’idea: parte a quel livello e poi è tutta una discesa verso il ridicolo.

    Il film di “Nero” secondo me non è riuscitissimo, anzi (http://www.cinefile.biz/?p=2632). Quello di Soavi m’è parso decisamente più riuscito, forse anche perché aveva mire meno alte.

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Aggiungo: secondo me il romanzo di “Dellamorte Dellamore” è molto interessante, non solo per ciò che racconta ma anche per lo stile particolarissimo con cui è scritto.

  6. Edoardo ha detto:

    Mi pare di capire che non apprezzi il Dylan Dog dei fumetti! Peccato, io ne sono sempre stato un grande fan!
    Comunque sì, il romanzo di “Dellamorte Dellamore” è decisamente interessante, e anche il film non è male.
    Il film con Brandon Routh, invece, non l’ho ancora visto, ma sono praticamente sicuro che sarà una porcata.

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Ma no, scherzi? Sono stato lettore di Dylan Dog fin dal primo numero, fino a poco prima del numero 100. Ho smesso di leggerlo perché, come tutte le cose, ero arrivato al punto di saturazione. Prima parlavo del film che è uscito oggi: domani mattina va on-line la mia recensione.

  8. Edoardo ha detto:

    Ah, scusami, avevo capito male!

  9. Marco ha detto:

    Albe di Soavi ho visto il primo “Deliria”, scritto da George Eastman (Luigi Montefiori) e prodotto da Joe D’amato e “La Setta” prodotto da Argento. “Dellamorte Dellamore” ho visto la prima parte e non mi ha tanto entusiasmato.
    Comunque nei film ho notato la buona regia tecnica di Soavi, se nei suoi film la sceneggiatura non è a livelli eccelsi (anzi) i film si risollevano un pò proprio grazie alla sua regia che a volte regala originali inquadrature e montaggi, per esempio nel primo “Deliria” lo script è abbastanza convenzionale (comunque cavalca la moda all’epoca dello slasher americano) ma nella scena finale per esempio, anche grazie al buon comparto musicale di Boswell, ci regala un buon susseguirsi di scene. La tensione, almeno guardandolo adesso, non è a livelli alti.
    “La Setta”, pur essendo prodotto da Argento, risulta più un thriller psicologico che un horror a tutti gli effetti (anche per questo penso che all’epoca non ebbe successo) ma qui si può ammirare tutta la buona tecnica registica di Soavi dove riesce a creare una atmosfera quasi sporca e morbosa mentre lo script non si avvale, come dicevo prima, di questa qualità
    “La Chiesa” non l’ho visto ma penso sia più commerciale dei tre sopracitati.
    Spiace che Soavi non sia stato valorizzato nel nostro cinema horror.
    Che ne pensi dei titoli che ho citato?

  10. Alberto Cassani ha detto:

    Soavi è sempre stato un regista di medio valore, potremmo dire “solido” nel modo in cui costruisce i film dal punto di vista visivo. Ma non è mai stato neanche vicino a poter essere un valore aggiunto alle sue pellicole. “Deliria” era la sua opera prima e ha comunque un soggetto interessante, non è neanche escluso che Joe D’Amato (il produttore) l’abbia guidato da vicino durante le riprese, un po’ come faceva Sergio Leone nei primi film di Carlo Verdone. “La chiesa” secondo me è una porcheria senza idee, mentre “La setta” non l’ho mai visto.

  11. Plissken ha detto:

    “Dellamorte dellamore” ricordo ebbe vasta risonanza per la presenza di un’ignuda Anna Falchi se non erro. Ma è davvero guardabile/interessante? Pensavo fosse una (mezza?) porcheria…

  12. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, anch’io ricordo che se n’era parlato molto per le scene di nudo di Anna Falchi. Poi il film è tutt’altro che memorabile, anzi: magari definirlo una mezza cagata non è neanche troppo sbagliato, ma secondo me si lascia guardare più di tanti altri horror italiani del periodo.

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