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"City of God" di Fernando Meirelles

16 aprile 2003 Recensioni 0 Commenti
City of God

Mikado, 9 Maggio 2003 – Duro

Nella Città di Dio, una favela di Rio, negli anni ’60 quelli del “Trio Tenerezza” rubano per se stessi ma spesso regalano parte del bottino agli altri poveracci. Negli anni ’70, invece, le bande che controllano la favela si fanno la guerra a vicenda, fino a quando a fare la guerra a tutti non ci si mette l’incazzatissimo Zé Pequeno…


Alexandre Rodrigues in City of GodDopo l’enorme e sorprendente successo ottenuto in patria, arriva anche nelle nostre sale questo violento film brasiliano prodotto da Walter Salles ma che in quanto a tematiche e tono generale ha ben poco a che vedere con Central do Brasil e Disperato Aprile. La pellicola è ispirata ad una vicenda reale, di cui ritroviamo immagini e suoni sui titoli di coda, a sua volta narrata da Paulo Lins nel romanzo La Città di Dio.

Leandro Firmino da Hora in City of GodNon c’è dubbio che questo film sia stato concepito e realizzato pensando al pubblico “occidentale”, che è abituato a certi ritmi e a certe scene. La forza politica della pellicola è infatti riservata a chi si sente più vicino ai personaggi e ai luoghi, ossia i brasiliani cresciuti nei quartieri poveri, mentre la forza dello stile narrativo è tranquillamente paragonabile a quella dei più crudi film di gangster degli anni 70. Con un montaggio ritmato e una regia adrenalinica, il bravo Fernando Meirelles intreccia alla perfezione le diverse linee narrative, saltando avanti e indietro nel tempo senza mai fare confusione e contornando la vicenda principale di tante altre piccole storie, che rendono parecchio più vivo l’universo (non a caso reale) in cui il film è ambientato. La voce fuori campo, che non diventa mai fastidiosa né tantomeno lirica, spiega molto di ciò che vediamo sullo schermo, ma lo fa con ironia e senza essere ridondante. D’altra parte la storia dura più di diec’anni e ci sono almeno una dozzina di personaggi principali, per cui un narratore era necessario, visto anche la scelta di Meirelles di incrociare così tanto le diverse vicende.

Seu Jorge in City of GodInterpretato da un cast di non professionisti cresciuti sulla strada, che certo hanno aggiunto molto di loro ai personaggi che si sono trovati a interpretare, City of God è un film che non risparmia lo spettatore né in quanto a durezza delle immagini (ma proprio per questo i 135 minuti si sentono) né in quanto a durezza dell’ambientazione. Per quanto a noi finora sconosciuta, la “Città di Dio” ci appare in tutta la sua vivida sciattezza, in tutta la sua temibile durezza, in tutto il suo essere aliena allo Stato e alle Leggi. Anche se vediamo i personaggi divertirsi e divertirci, anche se all’inizio l’atmosfera sembra innocente – quasi romantica – come si confà ad una storia raccontata da un bambino, per tutto il film si avverte l’inesorabile destino di morte e di violenza che aleggia su tutta la vicenda, su tutti quei ragazzi che – nati nella favela – sanno che nella favela moriranno, molto spesso senza neanche arrivare a vent’anni.


La locandina di City of GodTitolo: City of God (Cidade de Deus)
Regia: Fernando Meirelles (con la collaborazione di Kátia Lund)
Sceneggiatura: Braulio Mantovani
Fotografia: Cesar Charlone
Interpreti: Alexandre Rodrigues, Matheus Nachtergaele, Seu Jorge, Leandro Firmino da Hora, Phelipe Haagensen, Douglas Silva, Roberto Rodriguez Silvia, Alice Braga
Nazionalità: Brasile, 2002
Durata: 2h. 15′


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