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"L'onda" di Dennis Gansel

23 febbraio 2009 Recensioni 19 Commenti
L'onda

Bim, 27 Febbraio 2009 – Analitico

Il popolare e carismatico professor Rainer propone ai suoi studenti un corso sull’autocrazia e decide, vista la spocchia di alcuni, di insegnare sulla loro pelle in cosa consiste: in pochi giorni, li vedrà uniti e granitici nell’identità, ma anche tendenti a pericolose derive autoritarie…


Una scenaIl mondo occidentale, la sua storia, il suo passato anche recente macchiato di sangue, e il fatto di averlo per molti anni studiato, analizzato e compreso, fa credere che fenomeni come il fascismo, il nazismo e le dittature in genere non possano più ripetersi. Per dimostrare il contrario, nel 1967 il professor Ron Jones condusse un clamoroso esperimento sui propri studenti. A 40 anni di distanza, Dennis Gansel decide di realizzarne un film per il cinema, ambientandolo (significativamente) nella Germania contemporanea, raccontando dal basso il nascere e il crescere di un’autocrazia (nome tecnico per non spaventare le cavie dell’esperimento, stanche di sentir parlare di fascismo e nazismo). E realizza un film duro ed estremamente interessante.

Jürgen VogelFilm a tesi, come l’esperimento da cui trae origine e che già ispirò un romanzo di Morton Ruhe e un Tv-movie, dramma politico e grottesco a metà strada tra The Experiment e Il Signore della Mosche che la sceneggiatura di Peter Thorwarth col regista rende quasi un piccolo saggio sociologico e antropologico che declina il tema ai suoi corollari contemporanei. Infatti, il nucleo di questo film praticamente tutto chiuso dentro una scuola e i suoi dintorni è nell’analisi dettagliata degli elementi costitutivi di una dittatura e delle reazioni di chi la subisce, riflettendo – nella lezione, ma soprattutto nel rapporto con lo spettatore – sulle suggestioni cui non sappiamo ancora resistere e costituiscono la base di ogni potere politico: il carisma del capo, le giustificazioni persuasive a ogni scelta autoritaria, l’emarginazione dei dissidenti, la creazione di divise, saluti, identità esclusive e duramente comunitarie. Basti pensare a una qualunque realtà politica per accorgersi che, coi distinguo del caso, Gansel fa centro, riuscendo a cogliere principi che, non presenti nel libro, si attaccano alla realtà: il falò delle marche – a orecchiare i movimenti no-global – o l’uso sistematico e strumentale del rock e del punk (già dall’incipit con Rock’n’roll High School dei Ramones) a indicare come il potere inglobi anche ciò che dovrebbe combatterlo.

Jürgen VogelDove il film pecca è nella monolitica programmaticità, anche della tragedia, che porta a semplificazioni narrative e sociologiche che avrebbero meritato più attenzione. Gansel infatti cura i caratteri dei personaggi e sa costruire tensione anche nel rapporto di essi dentro e fuori la scuola (specialmente tra Rainer e la moglie e con l’allievo più debole e convinto), ma poi da per scontati alcuni passaggi e non convince del tutto nel passaggio de L’Onda da comunità a movimento; però sa dare coerenza al proprio stile, usando un linguaggio moderno, convulso e “fuori asse” che poi sa gradualmente ricondurre alla geometria e alla marzialità di un sistema dittatoriale.

Jennifer Ulrich e Max RiemeltAltro rischio che Gansel riesce a evitare è nel far risucchiare i propri personaggi dal meccanismo, nel renderli sudditi di un teorema, e può farlo grazie alla sicurezza con cui dirige i suoi attori, tra cui spicca per simpatia quasi sinistra Jürgen Vogel, dittatore gentile e convincente di un film che, giustamente, dà risposte e idee, ma che lascia un velo di ambiguità a una storia che, dovremmo esserne consapevoli, potrebbe ripetersi in ogni momento e su qualunque scala.


La locandinaTitolo: L’onda (Die Welle)
Regia: Dennis Gansel
Sceneggiatura: Dennis Gansel, Peter Thorwarth
Fotografia: Torsten Breuer
Interpreti: Jürgen Vogel, Frederick Lau, Max Riemelt, Jennifer Ulrich, Christiane Paul, Elyas M’Barek, Cristina Do Rego, Jacob Matschenz, Maximilian Vollmar, Maximilian Mauff, Ferdinand Schmidt-Modrow, Tim Oliver Schultz, Amelie Kiefer
Nazionalità: Germania, 2008
Durata: 1h. 41′


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Attualmente ci sono 19 commenti a questo articolo:

  1. max ha detto:

    Sono pienamente concorde con la recensione , film da vedere.

  2. Sebastiano ha detto:

    Secondo me e’ uno dei film piu’ interessanti della scorsa stagione, erroneamente snobbato.

  3. El Duderino ha detto:

    E’ senz’altro un film da vedere, perchè è fonte di interesse. C’è qualcosa che non mi torna : alcune lacune, alcune semplificazioni che comunque permettono al film di scorrere molto fluidamente, alcuni meccanicismi, il finale “banalmente tragico. Mi sarebbe piaciuto una maggiore caratterizzazione e presenza dei vari nuclei famigliari (assenti come presenza, ma comunque poteva essere uno spunto interessante).

    Da notare:***La contraddizione del movimento studentesco italiano che prende questo nome***

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Il finale è proprio brutto. Tra l’altro, mi ha lasciato perplesso anche il fatto che, pur facendone lo stesso percorso, arrivi proprio al finale che l’insegnante della storia vera si era impegnato in tutti i modi a evitare, rendendo così l’esperimento realmente interessante. Forse gli autori hanno pensato che servisse un finale più forte perché avevano paura di non farsi capire bene.

    Sul movimento studentesco nostrano stendiamo un velo pietoso, perché hanno perso qualunque tipo di credibilità nel momento in cui hanno scelto quel nome.

  5. Francesco Cuffari ha detto:

    Questo film è, secondo me, un disastro. Il finale è banale, forzato, mal recitato, involontariamente ridicolo, inguardabile, retorico e disorientante.

    Certo che i tedeschi col cinema hanno sempre fatto a pugni.

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, insomma… Diciamo dall’invenzione dei film a colori, che prima qualche regista “decente” l’hanno avuto…

  7. El Duderino ha detto:

    Va ora in onda “Il dogmatismo del forumista”

    Così a spanne….recentemente….

    http://www.cinefile.biz/?p=142

    http://www.cinefile.biz/?p=3886

    Poi se digiti “il gabinetto” su google puoi vedere qual è il primo suggerimento che ti dà…

  8. El Duderino ha detto:

    Infatti quello in foto è il dr. caligari…che manifesta la sua passione per lo jagermeister…

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, vabbé, ma sono tutti film sul pugilato…

  10. Francesco Cuffari ha detto:

    Ok, volevo solo dire che a ME il cinema tedesco non piace molto. Non volevo mica offendere nessuno. Diciamo che il cinema tedesco era fenomenale prima dell’avvento di Hitler.

    Personalmente preferisco il cinema inglese piuttosto.

    Alberto, a te erano piaciuti “The Butcher Boy” e “Il manuale del giovane avvelenatore”.

  11. Alberto Cassani ha detto:

    “Il manuale del giovane avvelenatore” mi era piaciuto molto, quello di Jordan non l’ho mai visto.

  12. Marco ha detto:

    Giusta recensione.
    Film che mi ha appassionato e visto molto volentieri.
    Molto buona la regia e sceneggiatura intelligente e ben scritta, anche se a volta cade nella sistemicità, difatti avevo già intuito le possibili vicissitudini nel finale (che a conti fatti non ho disprezzato più di tanto).
    Bravi tutti gli attori.
    Consiglio, soprattutto a scuola.
    Il prossimo che mi vedrò con i medesimi temi sarà “The Experiment”.
    Albe “Il Signore Delle Mosche” me lo consigli?

  13. Alberto Cassani ha detto:

    Sicuramente. A meno che tu non stia parlando di quello dei primi anni 90, che non ho visto.

  14. Marco ha detto:

    Visto anche “The Experiment”.
    Mi è piaciuto e lo consiglio caldamente, anche per far conoscere il vero esperimento avvenuto a Stanford nel 1971 e a cui questo film si ispira.
    Ho cercato di essere uno spettatore “neutrale”, di non prendere parte a nessun ruolo e di guardare solo dall’esterno (come i dottori che monitorano) ma alla fine non ci sono riuscito: mi son dovuto schierare tanto il regista è stato bravo ad guidare gli attori nei ruoli ruoli, molto ben interpretati.
    Unici difetti: le parentesi mal montate e noiose della vicenda della tipa del protagonista che rallentano molto la narrazione ed il finale un pò troppo frettoloso (non parlo dell’escalation di violenza però).

    Leggendo recensioni su questo film ho scoperto che nel 2010 ne hanno tratto un remake USA con Adrien Brody e Forest Whitaker. Qualcuno lo ha visionato?

  15. Alberto Cassani ha detto:

    Il remake non ho mai avuto voglia di vederlo, non avendo amato particolarmente neanche l’originale tedesco. Però attenzione a non fare confusione: l’esperimento Stanford del 1971 è quello che ha ispirato “The Experiment”, l’esperimento di Ron Jones che ha ispirato “L’onda” è stato sviluppato nel 1967 in una classe di scuola superiore. Pur essendo accomunati dal tema del fascismo insito nella natura umana, erano volti a provare due cose diverse: a Stanford si lavorava sostanzialmente su quanto il potere desse alla testa e le persone entrassero nel proprio ruolo senza porsi dilemmi etici, mentre Jones voleva mostrare quanto fosse facile per un movimento come quello fascista farsi strada in una società debole e menefreghista.

  16. Marco ha detto:

    Si si, mi riferivo a “The Experiment” riguardo Stanford.
    Comunque terribili questi esperimenti: una grande scoperta per la scienza ma un notevole passo indietro per la società umana odierna.
    A sto punto mi rileggo “Homo Homini Lupus” della collana di Dylan Dog e poi posso entrare completamente in depressione 🙂

  17. Alberto Cassani ha detto:

    Ce n’è anche un altro, nato addirittura in una scuola elementare in occasione dell’omicidio di Martin Luther King e usato ancora oggi in diverse aziende per educare il personale al rispetto, che dimostra quanto sia facile istillare la scintilla del razzismo e quanto subire la discriminazione porti a comportamenti violenti: i soggetti vengono divisi in due gruppi a seconda del colore degli occhi, e uno dei due gruppi viene trattato molto peggio dell’altro da parte di chi tiene l’esperimento. Più passa il tempo (bastano un paio d’ore) più i discriminati si comportano maleducatamente come l’esaminatore aveva detto, e più i membri dell’altro gruppo diventano insofferenti nei confronti del comportamento maleducato dei discriminati. La PBS ha realizzato un documentario sull’argomento che si può vedere qui: http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/divided/etc/view.html

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