"Il riccio" di Mona Achache

Eagle Pictures, 5 Gennaio 2010 – Elegante
Paloma è una solitaria dodicenne che non si trova a suo agio nella propria vita e riflette sulla possibilità di suicidarsi. Il giorno del suo compleanno sarà il giorno della sua fine e fino ad allora, attraverso una vecchia telecamera, filma ogni aspetto della sua quotidianità familiare…
Quella di Paloma è una famiglia come tante: benestante, ognuno preso dai suoi problemi, senza la minima capacità di dialogo; una madre in analisi da ormai più di 10 anni, una sorella nevrotica, un padre quasi completamente assente e inutile… E’ davvero comprensibile se la piccola esordisce in questo film con una promessa di morte, e questo senso di morte accompagna tutto il procedere della vicenda, dall’infarto a un conoscente alla morte apparente del pesce rosso, ai sogni Freudiani della madre, alle svariate messe in scena di morte di Palomà stessa, fino all’inaspettato finale. Man mano che la fatidica data si avvicina la ragazzina riesce a integrarsi un po’ con gli altri e si sceglie dei nuovi amici, nei quali troverà le effettive/affettive vie di fuga dalla sua condizione e che le offriranno un posto dove potersi nascondere.
Il film è la versione cinematografica di uno dei casi letterari del 2007, L’eleganza del riccio di Muriel Barbery. La trasposizione è abbastanza fedele, a parte il fatto che viene fatta della ragazzina una videomaker piuttosto che una scrittrice di diari, ma il tema resta il medesimo: non fidarsi mai delle apparenze, alla fine anche il più sciatto e rude degli esistenti, sotto la propria corazza di aculei può nascondere una forte sensibilità.
Bellissimo il gioco di ambientazioni nei vari appartamenti, ognuno di essi rende l’idea di chi li abita: dal caotico e sovraccarico della famiglia di Paloma, al complesso e ospitale del signor Ozu, al piccolo e intimista della portinaia. Molto precisa la linea registica del film: con inquadrature ad altezza di ragazzina, molto lineari e dettagliate; frequenti i primissimi piani che tagliano i volti dei protagonisti; ricorrenti le soggettive mascherate dall’obiettivo della Super 8.
Lo spettatore è guidato dal punto di vista, mai banale, di questa bambina che già a 12 anni dimostra un’intelligenza di gran lunga superiore a tutti gli adulti presentati nel film: si pone dei problemi che altri ragazzini della sua età neanche immaginerebbero, affronta dei discorsi che neanche i suoi genitori riescono a sostenere e ha una grande abilità nel disegno pari a un illustratore professionista. È una bambina come poche in una famiglia come tante.
La cosa che però colpisce, di questo film, è come il personaggio più marginale della storia riesca, a un tratto, a diventare protagonista assoluta di tutta la vicenda. Inizialmente tutto sembra ruotare intorno a un unico punto narrativo, invece ci rendiamo man mano conto di quanto Palomà sia spettatrice, o meglio regista, di una parentesi di vita da sempre così mediocre e che viene troncata proprio nel momento in cui sembra venir fuori dal suo riccio.
Titolo: Il riccio (Le hérisson)
Regia: Mona Achache
Sceneggiatura: Mona Achache
Fotografia: Patrick Blossier
Interpreti: Garance Le Guillermic, Josiane Balasko, Togo Igawa, Anne Brochet, Ariane Ascaride, Wladimir Yordanoff, Sarah Le Picard, Jean-Luc Porraz, Gisèle Casadesus, Mona Heftre, Samuel Achache, Valérie Karsenti, Stéphan Wojtowicz
Nazionalità: Francia – Italia, 2009
Durata: 1h. 40′
[…] tratta da Cinefile Ti è piaciuto questo articolo? […]
un film stupendo, ma neanche quanto il libro.
“Elegante”, leggiadro ed intenso al tempo stesso. Un film da vedere sicuramente, tra i migliori del 2009, imho.