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Assassinio sull'Orient Express di Kenneth Branagh

3 gennaio 2018 Recensioni 11 Commenti
Assassinio sull'Orient Express

20th Century Fox, 30 Novembre 2017 – Irrispettoso

Nella notte in cui il treno Orient Express rimane bloccato in Jugoslavia a causa di una slavina, viene ucciso un uomo. Nella carrozza sono tutti sospettati, e sarebbe impossibile scoprire chi sia l’assassino, se non fosse che proprio in quella carrozza viaggia Hercule Poirot…


Assassinio sull’Orient Express è uno dei romanzi più noiosi di Agatha Christie. La fama del libro è dovuta esclusivamente alla risoluzione del caso. Questa fama portò a una prima realizzazione cinematografica nel 1974, molto fedele all’originale e con un cast stellare. Diretta da Sidney Lumet, questa versione ebbe uno strepitoso successo e fissò il personaggio di Poirot nell’immaginario degli spettatori, dando un modello che poi sarà perfezionato da Peter Ustinov e da altri interpreti negli anni successivi.

Lo sceneggiatore Micheal Green riprende la trama del romanzo ma stravolge completamente il personaggio principale, rendendo Poirot molto più giovane e dinamico, tradendo – sostanzialmente – il carattere che l’autrice diede al suo personaggio, che era di fatto un vanesio asociale e antipatico, ma geniale. La sceneggiatura sembra però essere soggiogata dal testo della Christie che, per quanto noioso nello svolgimento, riusciva a tenere bene tutti i fili dei racconti dei vari personaggi, mentre Green fa spesso fatica, rischiando di perdere la coerenza della storia. Se si è appassionati della Christie e si ama Poirot, non si potrà che rimanere delusi dalla trasformazione subita dal personaggio. Ma non stiamo parlando del libro: stiamo parlando di un film girato nel 2017. Agatha Christie è morta da più di quarant’anni e il romanzo ne ha sulle spalle ben 82: a sufficienza per autorizzare una decisa rivisitazione del personaggio.

Il risultato è una pellicola molto giovane e fresca, quasi scattante nella realizzazione e nel ritmo. Certo, la regia fa perdere quasi completamente il fascino anni Trenta di cui il romanzo era intriso. Il romanticismo del viaggio in treno viene quasi del tutto perso, ma dalle ceneri esce qualcosa di nuovo. Incredibilmente, il film funziona: scorre via veloce (dura meno di due ore) e – a parte alcune brevi sequenze che gridano vendetta – è realizzato con perizia e accuratezza. Il Poirot di Branagh si impone comunque come personaggio affascinante e convincente, ricco e concreto e, soprattutto, mai macchiettistico. Branagh, però, calca la mano e impone troppo la sua presenza davanti alla macchina da presa, dove la sua figura letteralmente si impone e prende tutto lo spazio possibile. Nella scena della risoluzione finale, si vede chiaramente che chi parla non è il personaggio di Poirot, ma è l’attore Branagh, che si prende la scena madre e pecca anche di overacting.

Assassinio sull’Orient Express non è un film eccelso: nonostante il cast notevole, non è un film che rimarrà nella storia, non tanto per demeriti particolari ma proprio perché si limita alla riproposizione meccanica della storia inventata dalla Christie, senza mai un guizzo di originalità e perdendo per strada tutte le note di fascino dell’ambientazione. Branagh riesce a rendere dinamica la pochissima azione attraverso i movimenti di macchina e alcune inquadrature particolari, ma rimane un film di impianto teatrale (era impossibile fare altrimenti) che non riesce mai a prendere davvero il volo e si perde nel cercare di dipanare una matassa particolarmente complessa. Quando si accendono le luci, però, i pregi superano i difetti: la voglia di fare qualcosa di nuovo, il coraggio nel voler affrontare un personaggio così difficile differenziandosi dai predecessori e le interpretazioni degli attori, superano il tradimento (consapevole) dello spirito originario. Insomma: Assassinio sull’Orient Express è una delusione, ma probabilmente era l’unico modo per riuscire a (ri)portare sullo schermo il romanzo della Christie. Il pubblico sembra aver gradito e, in ogni caso, Poirot è già partito per il Nilo, dove è stato commesso un delitto.


La locandina di Assassinio sull'Orient ExpressTitolo: Assassinio sull’Orient Express (Murder on the Orient Express)
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura: Michael Green
Fotografia: Haris Zambarloukos
Interpreti: Tom Bateman, Lucy Boynton, Kenneth Branagh, Olivia Colman, Penelope Cruz, Willem Dafoe, Johnny Depp, Judi Dench, Derek Jacobi, Marwan Kenzari, Leslie Odom Jr, Michelle Pfeiffer, Sergei Polunin, Daisy Ridley
Nazionalità: USA – Regno Unito – Malta – Canada, 2017
Durata: 1h. 54′


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Attualmente ci sono 11 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    La confezione mi è piaciuta molto e gli effetti speciali sono usati a dovere, i cambiamenti rispetto al libro/film non li ho trovati fini a se stessi e non mi sono dispiaciuti (a parte l’inizio, quello del prototipo è migliore e più adatto alla vicenda secondo me), tutti gli attori se la cavano egregiamente, sia le nuove che le vecchie leve, senza nessun guizzo in particolare.
    Piaciute alcune soluzioni registiche di Branagh, si nota la voglia e il lavoro di “svecchiamento”.
    In generale la recensione mi trova d’accordo.
    Assolutamente non è malvagio ma chi, come me, ha amato e continua ad amare il film di Lumet, lo metterà sempre e comunque dietro quest’ultimo.

  2. Donato ha detto:

    Branagh non mi dispiace, sia come attore che come regista. Attendevo con un certo interesse l’uscita di questo film, ma…. Mi è bastato vedere un fotogramma, precisamente un primo piano del Poirot interpretato dall’attore inglese, perché il mio interesse scemasse completamente. Mustacchi in stile Vittorio Emanuele II, capelli impomatati in maniera approssimativa e disordinata, con ciuffi che se ne vanno per i fatti loro, aspetto trasandato con colletto della camicia storto e mal sistemato. Che brutta immagine!!! Quella cosa intepretata da Branagh può essere definita in molti modi ma sicuramente non è Poirot…
    Ricordo ancora il nervoso e l’irritazione che mi colse quando guardai quella porcheria immonda dello Sherlock Holmes interpretato da R. Downey Jr. e non posso fare a meno di pensare che finirei per provare le stesse sensazioni guardando questo film e paragonandolo inconsciamente alla prima versione di Lumet, che ho apprezzato moltissimo.
    Che brutta cosa la vecchiaia. I primi sintomi sono proprio questi, cioè il fatto di non riuscire più ad apprezzare i film nuovi, preferendo piuttosto rivedere quelli vecchi….

  3. Francesco Binini ha detto:

    Anch’io sono rimasto a bocca aperta quando ho visto la prima immagine del film. Senza contare poi le scritte al neon e la musica moderna. Poi però ho visto il film, ho capito l’intenzione di Branagh e ho apprezzato il suo tentativo.
    Del resto anche trasformare Romeo e Giulietta in un musical, spostarlo a Venice Beach e usare le pistole può sembrare un’operazione azzardata. Eppure…

  4. Donato ha detto:

    Luci al neon? Musica moderna? Pensavo che avessero conservato almeno l’ambientazione d’epoca, pur senza valorizzarla….
    Sia chiaro che non sono contrario alle rivisitazioni dei classici in chiave moderna, al punto che ho apprezzato molto lo Sherlock Holmes di Cumberbatch (mi riferisco ai film per la TV, perché l’episodio cinematografico non l’ho visto). Quello di Downey Jr. era invece osceno, perché vedevi uno Sherlock che parlava ed agiva come un personaggio dell’A-Team in uno scenario ambientale di epoca vittoriana. Tutto suonava talmente falso e poco credibile da rendermelo insopportabile. Tanto valeva riproporlo in un contesto ambientale contemporaneo…
    Insomma, alla fine dei conti, tutto si può fare, ma c’è modo e modo di farlo….

  5. Francesco Binini ha detto:

    Le luci al neon e la musica moderna erano nel trailer. In sala, non sono presenti e il film conserva effettivamente l’ambientazione d’epoca. Era per dire che a volte l’apparenza inganna: dal trailer sembrava un adattamento molto diverso da quello che si è poi rivelato in realtà.

  6. Donato ha detto:

    Alla fine l’ho visto anch’io e il giudizio non è per nulla positivo. Non una, ma almeno due spanne inferiore all’originale del 1974. Un abisso, a livello qualitativo, tra i due film. Qualsiasi aspetto è inferiore all’originale, dalla sceneggiatura ai dialoghi, dal montaggio alla fotografia, dalle interpretazioni attoriali alla colonna sonora. Questo remake è, da tutti i punti di vista, un prodotto veramente mediocre.

    I difetti sono molti ma ci sono alcune cose in particolare che mi hanno veramente infastidito, a cominciare dal prologo ambientato a Gerusalemme, dove viene messa in scena una situazione grottesca, al limite del ridicolo, assolutamente priva di ogni barlume di credibilità. Al di là della pessima soluzione escogitata a livello registico e di sceneggiatura, mi domando che necessità ci fosse di introdurre e presentare in modo così grossolano e plateale un personaggio le cui capacità sono note anche alle pietre dei muretti a secco.

    Secondo punto dolente sono le scene “action”, assolutamente tirate per i capelli, per nulla pertinenti e del tutto prive di credibilità, al punto da fornire un risultato che oscilla tra il patetico e il ridicolo involontario.

    Ma il difetto probabilmente più macroscopico sono i dialoghi, di una banalità disarmante. Non c’è confronto con l’originale. Un esempio per tutti? Il breve colloquio tra Poirot e Ratchett, in cui quest’ultimo cerca di ingaggiare l’investigatore. Un abisso, a livello qualitativo, tra i due film, nel modo in cui i personaggi si approcciano e dialogano. Ma tutti i dialoghi di questo film sono enormemente meno curati ed efficaci rispetto all’originale del 1974.

    Un altro aspetto che mi ha innervosito abbastanza è la soluzione tecnico-registica adottata per rappresentare una delle scene clou, ovvero quella della scoperta del cadavere. Probabilmente, quella di affidarsi ad un piano-sequenza imperniato su di un inquadratura da posizione inusuale (vista dall’alto) voleva essere, nelle intenzioni del regista, una soluzione originale per rappresentare una scena abbastanza nota. Tuttavia, almeno per quella che è stata la mia percezione, questo espediente tecnico di ripresa ha rovinato irrimediabilmente la scena, occultando, tra l’altro, le differenti reazioni emotive dei presenti, magistralmente rappresentate nell’omologa scena del film del 1974.

    Nota di biasimo anche per l’abuso di scenari e panorami in CG talmente posticci da sembrare quelli di un film di animazione della Disney.

    Stendo un velo pietoso infine sulla caratterizzazione dell’interprete principale, che può essere tante cose, ma non è certamente Poirot. E’ qualcosa d’altro, un personaggio nuovo, creato e cucito su misura per soddisfare l’egocentrismo narcisistico di Branagh. Inutile disquisire se questo nuovo personaggio sia migliore o peggiore del Poirot classico, tanto, visto il tenore generale del film, la cosa non ha alcuna rilevanza.

  7. Francesco Binini ha detto:

    Donato, continui a far riferimento al film del ’74 di Lumet, ma dubito che quello fosse il modello di Branagh/Green. Presumo che il loro modello fosse il romanzo della Christie. Questo film non è un remake, è una nuova trasposizione. Nelle intenzioni della Fox, con ogni probabilità, è l’inizio di un nuovo franchise. Questo spiega almeno due cose: il prologo a Gerusalemme e le scene action. Tu dici che le capacità di Poirot sono note anche alle pietre dei muretti a secco: ma questo è un prodotto che intende attrarre al cinema (anche) i ggggiovani fan degli Avengers/Star Wars e non è detto che questi ragazzi sappiano chi è Poirot. E le scene d’azione… beh, alla Fox devono aver pensato che senza qualche scena d’azione il pubblico non avrebbe gradito.

    Sul fatto che sia inferiore alla trasposizione di Lumet, credo che siamo tutti d’accordo.

  8. Donato ha detto:

    Quando si ripropone un classico è praticamente impossibile evitare il confronto con l’originale. Questo è uno dei motivi rendono le operazioni in chiave remake/reboot estremamente difficili e problematiche.

    D’altronde, come ho detto precedentemente, tutto si può fare ma c’è sempre modo e modo di farlo.

    Alla fine dei conti, la cosa che mi ha indispettito maggiormente è proprio quella che hai evidenziato: questa “Operazione Poirot” affidata a Branagh non differisce molto da quella che ha portato alla produzione degli orribili Sherlock Holmes interpretati dal Downey Jr. Ovviamente, il tono dei film non è confrontabile, principalmente a causa delle enormi differenze nello stile recitativo dei due attori, ma la sostanza non cambia, come la qualità del prodotto, che si appiattisce per adattarsi ai gusti del pubblico generalista.

    Probabilmente l’operazione ha margini sufficienti per avviare un franchise, ma per portarlo avanti con successo temo che il povero Poirot dovrà, come minimo, imparare le arti marziali e prodursi in combattimenti corpo a corpo con una certa frequenza (sigh!!)…

  9. Blues ha detto:

    E’ un dolore capace di annichilire la ragione e sfigurare una vita quello che Poirot si trova ad affrontare sull’Orient Express. Un treno immobile, stretto tra i ghiacci ed il precipizio, in un silenzio immobile. Nessuna via di scampo. E nel confronto si ritrova disarmato: il ricordo di Katherine – “ma belle, Katherine” – è una ferita ancora aperta con il sangue che ne esce ancora caldo: Poirot, forse come mai nella sua vita, ha paura. Faccia a faccia con i suoi dodici avversari, come nel contemplare l’ultima cena di Leonardo, Poirot
    vede per la prima – e forse ultima – volta, la spaccatura nell’anima delle persone che deve giudicare. Come un atleta giunto all’apice delle sue possibilità, conscio del limite raggiunto, Poirot non procede oltre e si ritira. Non è una sconfitta, ma il riconoscere, da uomo onesto e per la prima volta sinceramente umile, l’immensa profondità dell’abisso davanti a sé.

    Stefano

  10. Marco ha detto:

    Ci sarà la recensione del secondo film del franchise?
    Albe o Francesco l’avete visto?

  11. Francesco Binini ha detto:

    L’ho visto. E’ sulla falsariga di questo. Tradisce parecchio lo spirito del romanzo originale e secondo me ha un paio di buone intuizioni di regia buttate alle ortiche.

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