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The Last Duel di Ridley Scott

10 settembre 2021 Recensioni 3 Commenti
Festival di Venezia 2021

Walt Disney, 14 Ottobre 2021 – Efficace

Francia, XIV secolo. Il nobile ma spiantato guerriero Jean de Carrouges sposa Marguerite de Thibouville. Dopo alcuni anni di matrimonio, la donna accusa  di stupro Jacques Le Gris (amico e compagno d’armi del marito). Jean allora, per avere giustizia, farà appello direttamente a Dio…


Tratta dal romanzo L’ultimo duello di Eric Jager, la sceneggiatura di The Last Duel scritta da Matt Damon, Ben Affleck e Nicole Holofcener divide il film in quattro parti. Dapprima viene raccontata la storia dal punto di vista di Jean (Matt Damon), poi dal punto di vista di Jacques (Adam Driver) e infine dal punto di vista di Marguerite (Jodie Comer). Da notare che “la verità”, viene sottolineato, è il punto di vista di Marguerite. Del resto, in un caso di stupro, non potrebbe essere altrimenti: la verità è il punto di vista della vittima.

Se la sceneggiatura è costruita in modo intelligente, Ridley Scott ci mette tutto il suo talento visivo per trasformare la pagina scritta in immagini efficaci. Sebbene la stessa storia sia narrata tre volte, alcuni dettagli delle tre versioni differiscono, perché Scott interpreta diversamente le sensazioni e le versioni dei tre protagonisti. La centrale scena dello stupro è naturalmente vissuta in modo molto diverso da Jacques e Marguerite, ma sono proprio i piccoli dettagli (in nessun modo sottolineati) che differiscono che fanno capire le diverse personalità e le diverse sensazioni dei personaggi. Il risultato è uno dei migliori film sulla violenza sessuale mai prodotti. Ma è anche una riflessione sulla verità (che naturalmente non esiste) e sui punti di vista.

L’ultima, lunga, parte del film è dedicata al “duello di Dio”, ovvero la lotta all’ultimo sangue tra Jean e Jacques che ricalca in modo fedele le cronache dell’epoca. È l’unico momento in cui Scott cede leggermente alla spettacolarizzazione, indulgendo su dettagli macabri e sfoderando tutta la potenza tecnologica hollywoodiana. Il regista inglese imprime alla pellicola un ritmo pacato, senza mai affrettare gli eventi e producendo alla fine una pellicola di due ore e mezza. Va detto che rivedere la stessa storia per tre volte può risultare piuttosto faticoso, soprattutto nella lunga versione di Marguerite. Qui viene infatti indagato anche il rapporto con la suocera, che forse poteva essere leggermente asciugato. Tuttavia, la fatica viene ampiamente ripagata dall’azione del duello finale.

The Last Duel è un film molto complesso e stratificato, che offre moltissimi spunti di riflessione e, benché ambientato nel Quattordicesimo Secolo, è fortemente ancorato al presente. Tra i moltissimi film che hanno come argomento lo stupro, questo di Scott si distingue perché riesce a calare un discorso complesso (e che rifugge dalle semplificazioni) all’interno di una trama spettacolare che non mancherà di coinvolgere un grande pubblico.


La locandina di The Last DuelTitolo: The Last Duel (Id.)
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Nicole Holofcener, Ben Affleck, Matt Damon
Fotografia: Dariusz Wolski
Interpreti: Jodie Comer, Matt Damon, Ben Affleck, Adam Driver, Harriet Walter, Marton Csokas, Zeljko Ivanek, Michael McElhatton, Alex Lawther, Clive Russell, Nathaniel Parker, Clare Dunne, Sam Hazeldine, William Houston, Ian Pirie, Julian Firth, Caoimhe O’Malley, Serena Kennedy
Nazionalità: USA – Regno Unito, 2021
Durata: 2h. 32′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ha detto:

    Checché ne dicano alcuni, Ridley Scott, come regista, non se ne è mai andato. Le due ore e mezza di proiezione traggono linfa vitale da una sceneggiatura orchestrata minuziosamente e senza cali di ritmo, malgrado la struttura in tre capitoli e altrettanti punti di vista. Scott gestisce tutto con una sensibilità visiva capace di scandagliare i minimi dettagli umanizzanti, e la propulsione anti-epica con cui il mito dei cavalieri viene smantellato e riportato a una dimensione umana e repellente ricollega perfettamente questo film al decadentismo iconoclasta di roba come Blade Runner o Thelma & Louise. Non manca nemmeno quella magnitudo “gladiatoria” che il regista sfodera senza freni nel clamoroso duello del titolo, una pagina di cinema istantanea, di quelle che dovrebbero insegnare a numerosi novelli cineasti come si piega il virtuosismo tecnologico per enfatizzare crudezza e tensione, senza diventare inutilmente gratuito. Jodie Comer davvero una rivelazione.

    Per me, se non è un capolavoro, ci va davvero vicino.

  2. Fabrizio ha detto:

    Non se ne è mai andato ed è ancora uno dei migliori. Il problema è che gira cose che sarebbe meglio non girare. Proprio come storie. Tipo l’ultimo film. Ha preso in mano troppi progetti fallati fin dalle premesse o dalla sceneggiatura. Hannibal ad esempio proveniva già da un brutto libro (ma Scott regista per me gira una grande scena finale, quella del “neanche fra mille anni”, un climax riuscitissimo, poi il film nell’insieme è bruttarello). Se gli dai The Martian fa un bel lavoro, anche di fino. Se gli dai il biopic sul caso Getty, come con il Gucci viene fuori una roba plastificata all’americana,che lui comunque gira senza strafare. Come regista, dal gladiatore in poi mi ha deluso davvero solo con Robin Hood.

    Ora però farà questa stronzata di fare il Gladiatore 2,che temo fallirà, anche perché non capisco che senso abbia dare seguito a un film ad ambientazione storica in cui sia il protagonista che l’antagonista sono morti. Scott vive per girare e per questo si imbarca in sti progetti, ma forse volte sarebbe meglio se lasciasse perdere.

  3. Marco ha detto:

    Concordo in generale con la recensione.
    Non male veramente, non annoia, nonostante i 3 punti di vista riproposti, soltanto grazie alla regia del grande Scott.
    Peccato per il poco guadagno ricevuto.
    Bravissima la Comer.

    Albe l’hai visionato?

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