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Come si scrive una sceneggiatura - Parte 2

4 settembre 1997 Articoli, Tecnica 270 Commenti
Macchina per scrivere

Testo introduttivo al corso di “Introduzione al linguaggio cinematografico” per la scuola media inferiore “L. Pirandello” di Sedriano (MI)

Anno scolastico 1997/98


Dissolvenza:

Questa è la prima parola in una sceneggiatura. Dallo schermo nero si passa, più o meno lentamente, all’immagine iniziale. Si “Dissolve in:”.

Esistono tre modi diversi per scrivere una sceneggiatura. Derivano dalle abitudini in uso in tre paesi tra i più “cinematograficamente sviluppati” del mondo.

Nella forma italiana il foglio viene diviso in due colonne: nella colonna di sinistra vengono date tutte le indicazioni relative alla parte visiva, le azioni dei personaggi e le descrizioni degli ambienti. In quella di destra ci sono quelle relative al sonoro, cioè i dialoghi, i rumori ed alle volte anche le musiche. Succede spesso, in Italia, che il regista collabori alla scrittura della sceneggiatura, quindi in questo caso si decide subito il modo in cui si dovrà girare e montare una scena, indicando il tipo di inquadratura da usare, numerando ogni scena e spesso anche ogni inquadratura.

138 – EST. RETRO DEL TEATRO – NOTTE
(C.M.) – Plissken esce in strada e dà un’occhiata alla radiobussola, poi si guarda intorno e cammina verso la mdp, fino ad una rampa di scale che scende. Inizia a scendere. Musica proveniente dall’interno del teatro.
Si sente sbattere la porta del teatro.
(P.M.) – Plissken si volta di scatto a fucile spianato.
(P.M.) – Cabbie fa un passo verso Plissken con le mani in alto. È tranquillo.
CABBIE: Ehi… Sei Iena Plissken, è vero?
(P.M.) – Plissken lo fissa senza abbassare il fucile.
PLISSKEN: Che cosa vuoi? CABBIE (f.c.): Niente.
Plissken abbassa il fucile.
(C.M.) – Cabbie sorride.Si avvicina a Plissken, ma questi ricomincia a scendere le scale. Cabbie si avvicina alla rampa e lo guarda. CABBIE: Io ti credevo morto.
CABBIE: Ehi… Non vorrai gironzolare là sotto, Iena.

La  forma americana è quella che, graficamente, si avvicina di più ad un romanzo. Si riempie il foglio dal margine sinistro a quello destro, e si cerca di dare al racconto una scorrevolezza letteraria. I dialoghi sono scritti al centro della pagina, leggermente rientranti su entrambi i lati rispetto al testo normale, in modo da permettere di capire, già ad un primo colpo d’occhio, se nella pagina sia raccontato un dialogo od una scena d’azione. Non ci sono indicazioni tecniche di alcun tipo, per non rendere troppo “pesante” la lettura a persone che non hanno una perfetta conoscenza della tecnica cinematografica.

EST. RETRO DEL TEATRO – NOTTE

La grande porta si apre e Plissken esce chiudendosela alle spalle.
Da un’occhiata alla radiobussola, poi osserva la strada e cammina fino a che non raggiunge una rampa di scale che scende.
Da un’occhiata giù, poi inizia a scendere.

D’improvviso la porta del teatro si apre!

Plissken si volta di scatto a fucile spianato.

Cabbie cammina verso di lui, con le mani alzate. Non sembra per niente spaventato.

CABBIE
Ehi… Sei Iena Plissken, è vero?

Plissken lo guarda, un po’ sorpreso.

PLISSKEN
Che cosa vuoi?

CABBIE
Niente.

Plissken abbassa il fucile.

CABBIE (continua)
Io ti credevo morto.

Plissken si volta e riprende a scendere le scale.

Cabbie si avvicina e lo guarda.

CABBIE
Ehi… Non vorrai gironzolare là sotto, Iena.

Nessuna risposta.

In Francia il metodo di lavoro è diverso. In genere i dialoghi sono scritti da una persona diversa dallo sceneggiatore che crea l’intreccio della storia, e in più i registi (e gli attori) tendono spesso a improvvisare o a stravolgere la sceneggiatura durante le riprese, come si nota chiaramente guardando il film Effetto Notte di François Truffaut. Non di rado le sceneggiature riportano solo la traccia dei dialoghi, le frasi più importanti che i personaggi dicono e il senso generale dei loro discorsi. Sarà proprio il regista a completare le battute durante le riprese, seguendo l’ispirazione del momento. Proprio per questo la lunghezza delle sceneggiature “francesi” può variare notevolmente, a differenza di quella americana e quella italiana, che per un film di durata normale in generale si aggirano intorno alle 90-100 pagine. I dialoghi sono allineati nella parte destra della pagina, mentre le descrizioni riempiono il foglio per tutta la sua lunghezza. Ovviamente di indicazioni tecniche neanche parlare…

138 – EST. RETRO DEL TEATRO – NOTTE

Plissken esce dal teatro seguendo la traccia della radiobussola. Percorre la strada fino a che non arriva ad una rampa di scale che scendono. D’improvviso un rumore lo fa voltare, a fucile spianato. È Cabbie, che avanza verso di lui, tranquillo, con le mani alzate. L’ha riconosciuto, è per questo che ha deciso di seguirlo.

CABBIE: Io ti credevo morto!

Plissken non gli presta attenzione e si mette a scendere le scale. L’idea non piace a Cabbie che, urlando, cerca di dissuaderlo dall’andare là sotto. Ancora una volta Plissken lo ignora.

Questi sono tre modi diversi di narrare la stessa scena: il primo incontro tra Iena Plissken (Kurt Russell) e Cabbie (Ernest Borgnine) in 1997: Fuga da New York. La sceneggiatura originale, scritta nel 1980 da Nick Castle e John Carpenter, sembra una via di mezzo tra il metodo italiano e quello americano, perché l’azione è divisa in inquadrature e ci sono indicazioni relative al modo di montare le scene. Questo perché i due scrittori sapevano che Carpenter avrebbe poi diretto il film. Ma se fosse stata scritta in tempi più recenti, o da qualcun altro, sarebbe senz’altro più simile al secondo esempio, che è quello in voga nella Hollywood di oggi ed un po’ in tutto il mondo. Nel terzo esempio, infine, il modo di narrare dipende molto dal rapporto tra sceneggiatore e regista. Come detto non ci sono dialoghi, se non quel «Ti credevo morto» che sarà una frase ricorrente negli incontri tra Iena e gli abitanti di New York, e tutte le azioni vengono accennate piuttosto brevemente.

In pratica, dunque, la sceneggiatura non è altro che il romanzo del film, un racconto che narra ciò che si vedrà poi sullo schermo. Un racconto che, invece di essere diviso in capitoli, è diviso in scene. Ogni scena, come avete visto, inizia con un titolo, che ne definisce il tempo ed il luogo. Si specifica se l’azione si svolge all’aperto (Est. – Esterno) o all’interno di una qualche costruzione (Int. – Interno). In fase di sceneggiatura, soprattutto se non dovrete essere il regista del film, non è conveniente immaginare come girare la scena, anche per evitare di restare troppo delusi per la riuscita finale sullo schermo. Quindi se una scena si svolge in casa verrà sempre definita come «Int.», anche se pensiamo sia una buona idea riprenderla da fuori la finestra. La stessa cosa vale per le scene ambientate in auto. Nel titolo si specifica anche il luogo preciso in cui una scena si svolge (camera da letto, strada, sottoscala…) ed il momento del giorno (mattina, giorno, sera, notte).

Nel descrivere la scena è preferibile iniziare dalla cosa più importante sullo schermo. Se un uomo delle pulizie sta mettendo a posto un ufficio converrà cominciare la scena con la descrizione delle sue azioni, per poi passare a descrivere l’ambiente, mano a mano che lui si muove, in modo da rendere più scorrevole ed interessante la descrizione dei luoghi. Tutti gli elementi importanti devono essere citati, ed è preferibile evitare di perdere tempo descrivendo particolari inutili. Se per il film non ha importanza che la tuta da lavoro dell’uomo delle pulizie sia blu invece che gialla, allora non ne ha neanche per la sceneggiatura; ma se nella scena seguente viene ritrovato il cadavere dell’uomo con indosso una tuta di colore diverso, allora bisogna descriverla, e bisogna farlo subito.

La sceneggiatura è scritta al tempo presente, come se le cose stessero avvenendo in questo momento. Imparate a fare una forza di questo fatto, perché scrivere al tempo presente può dare al lettore l’impressione di essere dentro la vicenda. Per ottenere questo risultato, però, bisogna scrivere in maniera valida, come se si trattasse veramente di un romanzo.
Coniugate effettivamente i verbi al presente, non al gerundio (evitate “sta camminando”, “sta entrando” e roba del genere). Il presente è più immediato, più diretto. Cercate anche di evitare di scrivere frasi tipo “sta per…” o “inizia a…”, perché danno l’impressione che l’azione del personaggio sia interrotta. Ovviamente fa eccezione il caso in cui l’azione venga effettivamente interrotta, come quando Iena Plissken inizia a scendere le scale ma sente un rumore alle sue spalle che lo fa voltare a fucile spianato.
Fate in modo che ciò che scrivete sia scorrevole, piacevole e che abbia un proprio ritmo associato al ritmo della scena: se ad esempio state scrivendo una scena d’azione fate in modo che la lettura sia veloce, non perdetevi in particolari inutili. Usate sempre frasi corte; date al lettore la possibilità di prendere mentalmente fiato e tenete presente che se usate troppo spesso la congiunzione “e” la vostra prosa risulta probabilmente sgraziata e poco scorrevole.
Spesso vi può sembrare che una frase sia a posto, ma quando la leggete a voce alta vi faccia accapponare la pelle. Bene, tenete presente che il lettore ha sempre l’impressione che voi avete leggendo a voce alta, quindi se avete un dubbio rileggete ciò che avete scritto e vi renderete conto delle difficoltà che incontrerà chi legge.
Se state narrando un’azione lunga o complessa dividetela in tante frasi brevi. In questo caso è conveniente citare il soggetto solo nella prima frase ed usare solamente dei pronomi nelle successive.
Ricordatevi sempre che il vostro compito è quello di stupire il lettore, non di colpire lo spettatore, perché se il produttore che legge il vostro lavoro non è interessato da ciò che avete scritto non ne farà mai un film.
È importante che il lettore non abbia un cattivo impatto visivo guardando la pagina. Sarebbe preferibile che la lettura scorresse verso il basso della pagina, piuttosto che verso il lato destro. La cosa, però, è tutt’altro che facile. Un modo per ottenere questo effetto è quello di andare a capo ogni volta che l’azione “passa” ad un diverso personaggio, o quando lo stesso personaggio compie azioni diverse (date un’altra occhiata alla scena di Fuga da New York scritta all’americana e ve ne accorgerete). Come ho detto questa tecnica è abbastanza difficile da utilizzare in maniera corretta, perché finisce per far aumentare vertiginosamente la lunghezza della sceneggiatura. Conviene allora utilizzarla solamente nelle scene d’azione, che meglio si prestano ad essere “spezzate”.
Spesso capita che il lettore annoiato tenda a saltare  le didascalie per passare direttamente al blocco del dialogo. Come si può evitare che accada? Be’, il modo migliore è quello di rendere veramente interessante ogni scena, in modo che il lettore non voglia saltare nulla per non correre il rischio di perdere delle azioni chiave, ma non sempre questo è possibile. Anche qui, allora, si può provare a barare e dare l’impressione che ci sia meno roba da leggere. Un modo per farlo è contenere ogni blocco di azione entro le quattro righe. Non quattro frasi, quattro righe. Se l’azione richiede più di quattro righe, spezzatela.

A meno che non abbiate intenzione di dare la sceneggiatura ad un attore famoso che possa aiutarvi a convincere un produttore a comprarvela, è sempre meglio non identificare i propri personaggi con gli attori che vorreste li interpretassero, ossia non esagerate con la precisione delle descrizioni fisiche. Questo perché il lettore potrebbe farsi un’idea diversa e non riuscire a capire la vostra scelta. Se, invece, avete proprio intenzione di dare il vostro lavoro a qualche attore, allora fate in modo che si senta al centro della storia, dategli l’impressione che avete avuto in mente sempre e solo lui per quella parte. Deve credere che il film non possa esistere senza di lui.

Quando si scrive un dialogo bisogna annotare il nome del personaggio che parla, eventualmente segnalando se questi si trova fuori dall’immagine (f.c.), se si tratta della voce del narratore (v.o.) o se la voce si sente attraverso il telefono o una radio (filtrata). Nel caso che il personaggio stia continuando un discorso iniziato in precedenza ed interrotto da qualcuno o qualcosa, lo si fa notare (continua). In genere un personaggio compie qualche azione mentre parla, soprattutto se sta facendo un discorso lungo. Si indica quest’azione interrompendo il dialogo e descrivendola, per poi riprendere il dialogo.
Una sceneggiatura cinematografica non è un copione teatrale, in cui la scena viene sempre descritta all’inizio e non ci sono indicazioni sulle azioni dei personaggi, se non le più importanti. In una sceneggiatura bisogna indicare tutto quello che i personaggi fanno, fosse anche solo grattarsi la testa. Le didascalie con le azioni, poi, vengono narrate nella successione temporale in cui avvengono, non vengono scritti all’inizio della scena e basta. In una sceneggiatura i dialoghi si alternano con le didascalie, mano a mano che i personaggi parlano e si muovono. Il difficile, però, è descrivere le azioni dei personaggi in modo da non sembrare opprimenti nei confronti degli attori che dovranno poi interpretare il film, perché anche loro leggeranno il vostro scritto.

Qualche pagina fa si parlava dei tre capitoli in cui è divisa, di solito, una sceneggiatura. Ma quanto devono essere lunghe queste tre parti? Quanto dev’essere lunga tutta la sceneggiatura? Beh, in genere un pagina equivale ad un minuto di film. Questa equazione non è sempre vera, perché, come abbiamo visto, lo stile di scrittura dipende molto dallo sceneggiatore, e da che tipo di azioni sta raccontando. Comunque diciamo per comodità che una pagina corrisponde ad un minuto di film. Allora, un film dura mediamente 90-120 minuti. È molto pericoloso pensare ad un film la cui durata vada oltre le due ore. Questo perché per andare in attivo un film deve incassare il doppio di quello che è costato. Un film di tre ore obbligherà i gestori dei cinema a fare uno spettacolo in meno ogni giorno. Quindi il pubblico giornaliero sarà comunque inferiore a quello che avrebbe avuto lo stesso film se fosse durato un’ora di meno. Il vostro film dovrà avere una longevità fuori dal comune (cioè dovrà rimanere nelle sale cinematografiche molto più tempo del normale) per incassare quanto un altro film più corto, e ricordate che non tutti i film sono Titanic. In genere le sceneggiature tendono ad avvicinarsi di più alle 120 pagine che alle 90. Questo perché teoricamente un film di due ore da più tempo per sviluppare meglio la storia ed i personaggi rispetto ad uno di un’ora e mezza. Evitate di allungare a 120 una sceneggiatura di 90 pagine. Scrivete la sceneggiatura e lasciatela della lunghezza che vi è venuta, al massimo tagliando delle scene per ridurne la lunghezza. Non cercate di portarla artificialmente a 120 pagine, perché il 90% di quello che aggiungerete sarà solamente inutile, se non dannoso.
Comunque, tornando alla sceneggiatura, dove mettiamo gli inizi dei capitoli? Le possibilità sono due. La prima consiste nello scrivere tre capitoli di lunghezza uguale, il che vuol dire, ipotizzando di avere una sceneggiatura di 90 pagine, “cambiare il passo” a pagina 30 e a pagina 60. Un’altra possibilità è quella di dedicare meno tempo all’introduzione ed al finale per avere un secondo capitolo, una parte centrale della storia, più estesa. Questo vuol dire 25 pagine per la prima e terza parte e 40 per la seconda. Se avete uno sviluppo della trama veramente eccitante potete permettervi di dedicarci più tempo, ma dato che capita molto spesso che la parte centrale di un film risulti essere la più noiosa e sembra sempre che non ci siano abbastanza idee per riempire le pagine, conviene mantenere i tre capitoli della stessa lunghezza. Questo da alla storia un ritmo sostenuto, perché ogni 30 pagine succede qualcosa, e soprattutto la parte centrale risulta particolarmente avvincente perché, con il “colpo di scena” di metà film, succede qualcosa di interessante ogni 15 pagine.


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Attualmente ci sono 270 commenti a questo articolo:

  1. JuniorMc ha detto:

    Veramente interessante! complimenti! ;D

  2. marco ha detto:

    grande illuminazione!!! spero di metterla a buon pro.

  3. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Secondo te, Alberto, qual’è il metodo migliore per fare una sceneggiatura. La versione italiana quella a due colonne o la versione americana a “romanzo”?
    Io modestamente mi trovo meglio con quella italiana, anche se su quella americana posso scrivere più roba. Ma vorrei sentire il tuo parere.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Penso sia preferibile usare la tecnica con la quale uno si trova meglio, ma credo che i produttori preferiscano leggere una sceneggiatura all’americana.

  5. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Senti Alberto, potresti darmi un consiglio:
    Come posso descrivere una sparatoria in cui vengono coinvolti moltissimi personaggi?
    Io non so proprio farlo.

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Non so proprio come aiutarti: non è una cosa che si può spiegare in maniera astratta. In generale, comunque, all’inizio descrivi dettagliatamente il luogo della sparatoria in modo da non dover poi interrompere l’azione per descrivere un angolo. Poi durante la sparatoria racconta ciò che si vede usando frasi brevi e linguaggio semplice, chiama per semplicità i personaggi con un numero e non descriverli fisicamente (poliziotto 1, poliziotto 2, cattivo 1, cattivo 2…), evita il più possibile di far parlare i personaggi che stanno compiendo qualche azione e soprattutto abbi bene in testa cosa sta succedendo e cosa deve succedere. Dai anche un’occhiata alla sceneggiatura di qualche film che contiene sparatorie con molti personaggi per capire come si puòà risolvere la cosa; mi viene in mente Traffic, ma non l’ho letta e non so com’è raccontata.

  7. marco ha detto:

    Sig. Cassani, mi permetta una domanda “sciocca”,visto che viviamo in Italia notoriamente un paese di “Furbetti del quartierino”: ma se si ha un’idea valida per una sceneggiatura, come ci si può tutelare per non farsela copiare e/o rubare?
    Distinti saluti e buon anno
    marco

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Una volta scritta la sceneggiatura la si può far registrare (a pagamento, ovviamente) nell’archivio della SIAE. E’ una cosa che conviene sempre fare prima di mandarne una copia ai vari produttori. Ovviamente non è una tutela contro la possibilità che ci rubino l’idea, ma è una prova a proprio favore nel caso succeda e si voglia far causa ai produttori.
    Il problema, però, è che alla SIAE non si possono registrare le “idee”, ma solo i testi compiuti. Questo vuol dire che occorre quantomeno scrivere il soggetto del film in stile racconto e poi registrarlo alla SIAE come tale. Poi, se uno vuole svilupparlo in proprio, scrive la sceneggiatura, la registra e poi la manda in giro.

  9. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Alberto, per fare un lungometraggio bisogna per forza fare più di cento pagine. Io della sceneggiatura che sto stendendo più di 60 non mi riescono

    Riguardo invece la sparatoria in cui vengono coinvolte molte persone: ho apprezzato molto il tuo consiglio e l’ho usato. Ma ci si può anche basare sullo stesso principio per descrivere battaglie di stampo antico/medievale? ( con spade e asce intendo ).

  10. Alberto Cassani ha detto:

    Riccardo, scrivi dei cortometraggi. Inizia con le cose facili, così ti impratichisci e impari a pensare in maniera cinematografica. Se parti puntando troppo alto è impossibile superare gli ostacoli che ti trovi davanti.

  11. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Forse sono un po’ troppo frettoloso e forse è vero, ma sai cosa diceva Leonardo da Vinci: Ho tante cose da fare ma è il tempo che mi manca.
    Io mi sento un po’ come lui.
    Però forse hai ragione.
    Dovrei iniziare con dei cortometraggi.

  12. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Questo vuol dire che dovrò lasciare da parte il mio thriller dagli accenti splatter per dedicarmi a quel cortometraggio su Gesù che da tempo volevo realizzare.

  13. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Le tentazioni dal Vangelo secondo Matteo
    sceneggiatura di Riccardo ***
    basata sul Vangelo di Matteo

    Esterno – Giorno – Riva del Fiume Giordano

    Stacco su: Gesù è in cammino lungo il fiume Giordano, immerso nei suoi pensieri.

    Non male come inizio vero?

  14. Alberto Cassani ha detto:

    Non puoi staccare su Gesù partendo dal nulla. Uno stacco interrompe un’inquadratura con un’altra, ma all’inizio del film non c’è nulla. O inizi con “TITOLI DI TESTA” e poi vai su “STACCO SU:”, oppure inizi con una dissolvenza.
    Peraltro, io aggiungerei un minimo di descrizione del luogo.

  15. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Bell’impresa quella della revisione della sceneggiatura.
    Ho fatto una stupenda descrizione della scenografia e credo che ci siano solo in Spagna o in Marocco location dalle caratteristiche simili.

  16. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Ehi Alberto, posso farti una domanda?
    ESISTEVANO I DADI ESPLOSIVI NEGLI ANNI 70′?
    MI SERVONO PER LA MIA TERZA SCENEGGIATURA CHE PARLA DI MAFIA ( i primi due sono cortometraggi di circa tre minuti ciascuno )

  17. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    VERAMENTE QUELLO SULLA MAFIA è UN SOGGETTO ( PER ADESSO

  18. Alberto Cassani ha detto:

    Non ne ho la più pallida idea.

  19. germano ha detto:

    Gentile sig. cassani, ho letto con attenzione, il suo vademecum, per potersi accostare allo scrivere una sceneggiatura. L’impressione che nè ho tratto, consiste che, oltre ad avere un testo da convertire in sceneggiatura, bisogna in un certo modo, entrare nel contesto di quello che si vuole far vedere e comprendere di quel soggetto, partendo dal presupposto, che le idee o consigli chiesti ad altri, possano sicuramente servire affinchè il soggetto venga tramutato in sceneggiatura, non tralasciando però la parte emozionale, che non può mai essere quella d’altri, ma di chi in quel momento la scrive. Detto ciò, credo che prima di imbettersi in un progetto, bisognerebbe leggere attentamente il soggetto, e verificare lo stato emozionale che quel soggetto trasmette a chi lo sta leggendo; dopo ci che, si potrebbe passare al poter scrivere una sceneggiatura, entrando in quello che esso trasmette a te, in modo che sfruttando anche l’immaginazione, i sentimenti, ti portino al poter ” concepire” un buon lavoro finale. Comunque grazie per i suoi preziosi consigli. Germano – Roma –

  20. Alberto Cassani ha detto:

    Io ho tralasciato per brevità la scrittura del soggetto, in questo testo, ma scriverlo è di vitale importanza perché aiuta a organizzare la storia e avere bene in mente cosa si sta facendo e dove si vuole andare scrivendo la sceneggiatura. Far leggere il soggetto ad altri penso serva a poco, perché comunque stiamo parlando in pratica di un racconto della trama che quindi più di tanto non può trasmettere ad altre persone. Molto meglio raccontarlo a voce, in modo che si possa dialogare e spiegare/capire meglio certi passaggi. Far leggere la prima versione della sceneggiatura ad altri, invece, è di vitale importanza perché ci sono sempre alcuni passaggi che sono chiarissimi nella nostra testa ma non lo sono per niente agli altri, e ci sono scene che funzionano perfettamente per noi che le abbiamo concepite ma non hanno modo di piacere agli altri. E fino a quando gli altri non ce lo dicono chiaramente, noi non possiamo rendercene conto.

  21. tommaso ha detto:

    ciao il tuo testo è il migliore inassoluto. Vorrei chiederti dove posso trovare la sceneggiatura in lingua italiana di Kung fu panda. Grazie !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  22. Alberto Cassani ha detto:

    No, in italiano no. L’unico modo per poter pubblicare su internet una versione italiana di una sceneggiatura statunitense è tradursela da soli, e non mi sembra ci sia nessuno che ha voglia di farlo. Mi spiace.

    Grazie infinite per l’apprezzamento, Tommaso.

  23. antonella ha detto:

    Ciao alberto, anch’io ultimamente ho scritto una sceneggiatura adatta ad un genere tipo fiction ho provata a farla leggere a un produttore, ma non mi ha nemmeno risposto a parte alcuni che non hanno voluto neanche che gliela mandassi perchè si servono dall’estero, in poche parole non avendo pratica di cosa fare appena realizzata la sceneggiatura e non conoscendo nesuno che mi degni un po’ di attenzione non ho speranza che la mia opera si possa realizzare?

  24. Alberto Cassani ha detto:

    Antonella, se per “fiction” intendi fiction televisiva direi di no: in televisione non prendono mai materiale non richiesto scritto da gente che non ha mai lavorato con loro. Ci sono mille e una ditta che forniscono contenuti alle Tv, se permettessero anche ai free-lance di lavorare loro guadagnerebbero meno. Però puoi provare a mandarla proprio a una di queste ditte, magari sei (molto) fortunata.
    Se invece intendevi film di finzione per il cinema, spedirla via posta ai produttori è inutile: anche se dovesse arrivare sulla loro scrivania non la leggerebbero mai. La cosa migliore sarebbe andare a qualche festival più o meno piccolo e parlare direttamente con loro faccia a faccia, se hanno voglia. In questo modo è per lo meno più facile ottenere una risposta, anche se non necessariamente positiva.

  25. Mattia ha detto:

    Alberto Cassani, ho visto LA FEBBRE DEL SABATO SERA ieri e lo considero il numero uno dei film musical con un magistrale John Travolta. Ma visto che è così difficile realizzare un musical mi potresti dire come si può realizzarne una sceneggiatura. io sono un fan del genere e vorrei scriverne uno originale. se mi potessi aiutare ti ringrazierei volentieri.

    Mattia.

    P.S ( Riccardo Ex Mickey Rourke è mio cugino e insieme abbiamo la passione per il cinema e lui mi ha indicato questo sito e devo dire che le vostre recensioni sono veramente ben scritte apprezzo soprattutto quella di AVATAR )

  26. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie dell’apprezzamento, Mattia.

    “La febbre del sabato sera” non è esattamente un musical: è un film sulla musica, ma non un musical propriamente detto. Ad ogni modo, scrivere un musical penso sia particolarmente difficile proprio per la necessità di utilizzare le canzoni e i balli a livello narrativo. E’ preferibile iniziare proprio scrivendo le canzoni, non necessariamente la musica ma almeno avere un’idea dei testi e del tipo di coreografie di danza che si vogliono utilizzare. Proprio per questo, prima di scrivere la sceneggiatura è assolutamente necessario avere bene in mente tutta la storia. In genere, comunque, nelle sceneggiature di musical non ci sono descrizioni particolareggiate dei balli, che vengono coreografati in un secondo momento, ma ci sono molti particolari su ambienti e situazioni per permettere di iummaginarsi il tipo di ballo leggendo la sceneggiatura. I testi delle canzoni, però, se sono cantante dai personaggi ci devono essere.

  27. tommaso ha detto:

    ciao, ti potrei domandare in quale sito si può trovare la sceneggiatura del film tre uomini e una gamba con aldo,giovanni,giacomo.Grazie!.

  28. antonella ha detto:

    Ciao Alberto sono di nuovo Antonella, la fiction che ho scritto purtoppo credo sia adatta solo alla tv non per il cinema, e quindi questo mi tiene anche un po’ legata a chi proporla, però ti volevo chiedere un altro grande favore, puoi dirmi quale sono le ditte che lavorano per la tv, cosiì tento almeno di proporla a loro, però io perderei tutti i diritti vero? oppure se vado a qualche festival devo proporlo a chi? ai giudici del festival? mi hanno anche consigliato di andare di persona tipo alla tao 2 o alla magnolia e stare li fino a quando qualche responsabile non mi degni di ascolto.
    Ma è difficile per me fare questo perchè ho poco tempo ed ivece dovrei stare ad insistere ogni giorno e poi anche se ottengo la loro attenzione chi mi dice che una volta dato il materiale la leggino davvero? grazie di nuovo Anto

  29. Alberto Cassani ha detto:

    Tommaso, purtroppo in Italia non si possono pubblicare sceneggiature di film senza il permesso degli autori. Non mi risulta ci siano siti che hanno pubblicato gli script di Aldo, Giovanni e Giacomo.

  30. Alberto Cassani ha detto:

    Antonella, guarda qualche fiction che si può avvicinare a quella che hai scritto e controllo chi l’ha prodotta, poi cerca l’indirizzo sulle Pagina Bianche, solitamente stanno a Roma o a Milano. Di ditte ce ne sono tante, troppe per parlarne qui. Comunque, se ti presenti di persona di certo non ti fanno parlare con nessuno se non hai un appuntamento, e rimanere lì in attesa ti può portare solo ad essere cacciata di forza.

    Ai Festival dicevo di andare per parlare con i produttori, non con i giurati: è a loro che devi parlare, ma se vuoi scrivere per la Tv è tutto più complicato. In ogni caso, i diritti sulla sceneggiatura li perdi nel momento in cui firmi il contratto per fargliela girare, non quando gliela fai leggere.

  31. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Ho finalmente finito la mia sceneggiatura.
    però devo rivederla per togliere parti inutili oppure stupide.
    Alberto, un consiglio:
    In un buon thriller d’azione ricco di sangue e suspance è meglio il solito lieto fine con il detective che ne esce un vincitore o è meglio un colpo di scena finale, per lasciare agli spettatori differenti interpretazioni sul finale della storia?

  32. Alberto Cassani ha detto:

    Il colpo di scena finale è molto rischioso, perché se non è anrchitettato davvero bene è facile che gli spettatori ti mandino a quel paese. Ma in ogni caso, l’importante è che il finale sia sensato col resto del film, che non risulti una forzatura.

  33. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Grazie per il consiglio.

  34. Andrea ha detto:

    Ciao,
    se dovessi descrivere 2 azioni che si svolgono in 2 città diverse, tecnicamente come dovrei scrivere?

    Es.:
    EST. FIRENZE – Via Cavour – GIORNO

    EST. ROMA – Via Cavour – NOTTE

    La località (se rilevante ai fini della storia) andrebbe scritto tutte le volte?

    Grazie

    Andrea

  35. Alberto Cassani ha detto:

    Il luogo in cui si svolge l’azione va scritto sempre, all’inizio di ogni scena. L’esempio che hai fatto va benissimo.

  36. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Ad Alberto: hai ragione che il colpo di scena finale deve essere ben orchestrato altrimenti ti mandano a quel paese, ma come ogni sceneggiatore sa, anche nel più movimentato, violento e adrenalinico giallo d’azione bisogna lasciare anche un po’ di mistero con un colpo di scena finale che offre al pubblico la possibilità sui vari finali alternativi, perchè è vero che nel giallo d’azione si mostrano i delitti quando avvengono e poi il detective o chi che sia deve risalire al colpevole ma se si descrive, però se non si lascia neanche un po di mistero nel finale diventa un film d’avventura che si allontana molto dal thriller.

  37. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Non so se mi sono spiegato.

  38. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, ho capito cosa intendi. Però col colpo di scena finale è facile esagerare. Non è tanto che si debba lasciar aperta la porta a tante possibilità, quanto che non si debba sprecare la tensione accumulata fin lì. Dare l’impressione che possa ancora succedere qualcosa, anche se poi non succede niente. Lasciare lo spettatore col fiato sospeso fino all’ultimo, ma non necessariamente farlo saltare sulla poltrona anche all’ultimo. Capisci la differenza?

  39. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    si

  40. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Però quello di far saltare le persone dalla poltrona è il lavoro dei film d’azione tipo rambo.

  41. Alberto Cassani ha detto:

    Ma mica tanto… Qualunque situazione che arriva a sorpresa a minacciare la salute dei protagonisti ha lo scopo di far saltare lo spettatore sulla poltrona, e la cosa si presta particolarmente per gialli thriller.

  42. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    L’ho detto perché in tutti i thriller che ho visto ( tranne THE DEPARTED ) non ci sono mica poi tante scene d’azione che tengono il fiato sospeso e fanno saltare dalla sedia. Io ho soprattutto visto tanto sangue da far vomitare anche Quentin Tarantino.

  43. Alberto Cassani ha detto:

    No, ma non confondere le scene che fanno trattenere il fiato con quelle che fanno saltare. Un colpo di scena improvviso fa saltare, una cosa che non ti aspetti e che arriva a sorpresa di colpo.

  44. monica ha detto:

    salve,
    complimenti per come sta trattando l’argomento, ma una cosa che non mi capita mai è di leggere dei commenti pure sui metodi di lavoro di quello che secondo me è davvero il paese più “cinematograficamente sviluppato” al mondo: l’India! Ne sa qualcosa?
    Monica F.

  45. Alberto Cassani ha detto:

    Buongiorno Monica. In effetti l’India è la nazione nella quale ogni anno si producono più film, però non ho mai avuto occasione di leggere saggi o articoli su com’è organizzato realmente il lavoro a Bollywood. Tutto quello che si può trovare, si concentra sull’aspetto mondano del mondo del cinema indiano o al massimo sui temi e gli stili distintivi di quel cinema. Mai sull’organizzazione dei produttori o su come lavorano gli sceneggiatori.

  46. antonella ha detto:

    Ciao Alberto, finalmente sono riuscita ad acchiappare l’attenzione di una dottoressa della rai ma non mi ha dato nessuna risposta, siccome io le avevo spedito un pezzo della sinossi della mia sceneggiatura lei mi ha fatto telefonare dalla sua segretaria per accertarsi se in effetti mancava il pezzo finale della sinossi e un buon segno no? se non ne voleva sapere mi avrebbe già detto grazie e buonasera…. non mi ha detto si però posso sperare.
    L?unica cosa negativa e che sicuramente se dovesse andare bene loro non chiedono la mia collaborazione nel far nascere il film ma dovrei vendere l’idea a loro vero? è molto prbabile questa ipotesi? io cosi perderei tutti i miei diritti? ma almeno il mio nome apparirà? non per mania di successo ma per farmi un nome nel campo delle sceneggiature…. tu che ne pensi?

  47. Alberto Cassani ha detto:

    Il fatto che vogliano leggere il finale è sicuramente un buon segno, e molto probabilmente vorranno leggere anche la sceneggiatura. Se dovessero di sviluppare il progetto non c’è ragione per cui ti debbano eliminare dalla lavorazione, al massimo ti affiancheranno qualcun altro ma in ogni caso il tuo nome comparirà sempre nei titoli di testa. Fossi in te, se ti offrissero di acquistare la sceneggiatura e poi farla sviluppare da qualcun altro accetterei senza pensarci due volte: è comunque un primo credito importante e son dei bei soldini…

  48. antonella ha detto:

    A dire il vero la mia sceneggiatura la sta visionando anche una piccola produzione di roma, credo che con loro lavorerei insieme come ho capito se mi dicono di si non acquistano solo la sceneggiatura allora in questo caso mi conviene lavorare con loro , anche perchè io avrei in mente anche gli attori e forse alla rai avrei dei veti sulla scelta dei personaggi e poi mi piacerebbe curare un po’ anche la regi affiancato ad un professionista naturalmente visto che non sono del campo… a presto

  49. antonella ha detto:

    Ciao Alberto ma quando ti dicono di caratterizzare i personaggi, bisogna farli a parte oppure stesso nella sceneggiatura ?

  50. Alberto Cassani ha detto:

    Nella sceneggiatura bisogna dare una descrizione fisica dei personaggi la prima volta che li si vede, anche solo di base. In genere, per semplicità e forse anche per pigrizia dei produttori, si usa mettere anche qualche indicazione sul carattere e sulle cose che il personaggio sa fare invece di farle capire quando servono nel corso della storia. Se ti hanno chiesto una caratterizzazione dopo aver letto la sceneggiatura a questo punto è meglio se la fai a parte

  51. Mattia ha detto:

    Ciao alberto, nella mia sceneggiatura di un musical sono arrivato in un punto dove i protagonisti si mettono a ballare a tempo di musica di una canzone country di John Denver, se te ne intendi potresti dirmi come posso fare?

  52. Alberto Cassani ha detto:

    Scrivi semplicemente che iniziano a ballare a ritmo con la canzone, e descrivi il tipo di movimenti che fanno. Se oltre a ballare fanno finta di cantare, tratta le parole della canzone come fossero battute di dialogo.

  53. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Alberto, in un tuo precedente commento hai scritto che le coreografie dei balli dei musical sono coreografati in un secondo momento è la stessa cosa nei film d’arti marziali e le battaglie dei film storici?

  54. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, forse mi sono spiegato male. Le coreografie sono fatte in un secondo momento, ma se hai bisogno che i personaggi facciano determinati movimenti (ad esempio, Gene Kelly che sguazza in una pozzanghera sotto la pioggia), quello lo devi scrivere in sceneggiatura. La stessa cosa vale per i combattimenti: i movimenti saranno decisi in seguito, ma le azioni importanti devono essere indicate subito: un braccio tagliato, un personaggio che viene ucciso, uno scudo che si rompe e cose del genere.

  55. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Un altro consiglio per il famoso thriller che sto mettendo a posto:
    un personaggio è accusato di omicidio e arrestato, in questo momento il protagonista è in difficoltà perché oltre a seguire il caso dell’omicidio di un altro personaggio, deve seguire anche l’udienza dal giudice.

    Per descrivere un processo giudiziario che non interrompa però lo stato di tensione e azione del film come posso fare?
    C’è per caso qualche sceneggiatura che ha come tema anche un processo o avete qualche consiglio da darmi?

  56. Alberto Cassani ha detto:

    Di film ambientati in tribunale ce ne sono dozzine, ma in generale ti consiglio di alternare le sequenze in aula con scene magari d’azione che si svolgono lontano dal tribunale, in cui puoi recuperare la tensione che si è allentata. In tribunale si parla e basta, fuori fai in modo che succeda effettivamente qualcosa. Piuttosto che i legal thriller, prendi come esempio la “Casinò Royale”, che alterna la partita di poker con momenti di reale tensione.

  57. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Magari posso fare come nel padrino 1 dove mentre Michael è al battesimo del figlioccio, si vede uno scontro a fuoco fra mafiosi in alternanza

  58. antonella ha detto:

    Ciao Alberto e Buona Pasqua .
    Nella terza parte di come si scrive una sceneggiatura, tu hai detto che il dialogo dei personaggi deve essere colorito e non troppo lungo, mi puoi far capire meglio cosa intendi con più colorito, se magari mi fai un esempio….mi faresti un grande favore.
    grazie mille

  59. Alberto Cassani ha detto:

    Voglio dire che i personaggi devono parlare come personaggi moderni, non come un libro stampato nel 1970. Non usare termini ed espressioni dialettali se non per connotare proprio la regionalità dei personaggi, ma usa termini ed espressioni moderne anche se non sono propriamente “accademiche” (ovviamente, sempre se stai scrivendo un film ambientato qui e oggi). I personaggi devono parlare come parlerebbero nella realtà, non come parlerebbero se fossero personaggi di un vecchio romanzo. E’ difficile fare esempi precisi, ma diciamo che in generale usare i modi di dire invece che le frasi “accademiche” è molto meglio (facendolo però con moderazione).

  60. Alberto Cassani ha detto:

    Riccardo, no. Non devi fare un montaggio alternato, devi fare delle scene relativamente brevi ma complete: il protagonista è in aule, a fine udienza esce dal tribunale e succede qualcosa di action, il giorno dopo torna in aula e si ricomincia. Il montaggio alternato lo puoi usare se stanno succedendo due cose contemporaneamente.

  61. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Allora la boccio questa idea.

  62. tommaso ha detto:

    Mi dirresti una sceneggiatura in italiano (lungometraggio) oltre a le tartaruge dal becco d’ascia.
    grazie

  63. tommaso ha detto:

    Una domanda. Nella sceneggiatura quando si scrive il luogo dove la scena si svolge e se è in int. oest. poi sotto nella didascalia bisogna descrivere il luogo o è il regista che lo descrive ?

  64. tommaso ha detto:

    I personaggi all’ inzio di una sceneggiatura vanno sempre desritti?Come?

  65. tommaso ha detto:

    Nei videogiochi ho visto che ci sono le sceneggiature ma a cosa servono?

  66. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Qualcuno se ne intende di medical thriller?

  67. Alberto Cassani ha detto:

    Tommaso, in italiano puoi trovare quella di “Hellraiser” e quella di “Nightmare 3”, che sono però sceneggiature che abbiamo tradotto noi. Purtroppo in Italia le sceneggiture sono protette dai diritti d’autore come i romanzi, e quindi non liberamente distribuibili.
    Nella sceneggiatura bisogna descrivere tutto quello che si vede di importante, quindi se una scena inizia con un’inquadratuira larga che mostra il luogo in cui ci si trova bisogna descriverlo. A meno che non si tratti di un luogo ovvio (un monumento, una stanza di ospedale, un’aula di tribunale…), nel qual caso basta fare accenni al numero di persone che ci sono. I personaggi, invece, vanno descritti fisicamente la prima volta che si vedono, a meno che non siano comparse che poi non si vedranno più, e per i personaggi è meglio descrivere subito anche i tratti principali del loro carattere.
    Nei videogiochi c’è sempre una trama che definisce la successione degli eventi, che possono anche influenzare direttamente le azioni del giocatore, e quasi sempre ci sono parti recitate tra un quadro e l’altro. Quindi serve una sceneggiatura.

  68. Alberto Cassani ha detto:

    Riccardo, ma perché ti infogni sempre in queste cose? Scrivi di cose che conosci e luoghi in cui sei stato, è più facile. Quando avrai esperienza sufficiente, potrai scrivere cose più complicate.

  69. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Per adesso sarebbe soltanto uno straccio di soggetto, ma comunque cercherò di avventarmi su qualcosa che conosco e mi è più facile da scrivere.
    Il mio problema è che ho finito la sceneggiatura e sono già in crisi perché voglio trovare un nuovo soggetto.

  70. tommaso ha detto:

    Grazie mille!

  71. tommaso ha detto:

    Per favore potreste tradurre la sceneggiatura di TOY STORY
    grazie!

  72. roberto ha detto:

    Bravo sig Cassani, finalmente qualcuno che svela il mitico mondo della sceneggiatura bravo bravo.

  73. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie Roberto, troppo buono.

  74. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Albè, ho una cosa da chiederti.
    Facciamo conto di avere a che fare con un film di guerra.
    Il protagonista principale del film può morire dopo i primi 10-11 minuti di pellicola?
    Quando si spara si spara, non ci sono discriminazioni sessuali o d’età.
    Si può fare questo?

  75. Alberto Cassani ha detto:

    Riccardo, ma se il protagonistra muore dopo 10 minuti come fa a essere il protagonista del film?

  76. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    e Anthony Hopkins che ne IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI, recita sì e no un quarto d’ora come fa a essere il protagonista assieme alla foster.

  77. Alberto Cassani ha detto:

    La protagonista del “Silenzio degli Innocenti” è Jodie Foster, non Anthony Hopkins. Che poi il suo personaggio sia ottimamente riuscito e lui lo interpreti benissimo, rendendolo memorabile, è un altro paio di maniche. Anche perché è comunque un personaggio che torna nel corso del film, non che ne esce all’inizio per non ritornarci più. Il protagonista di “Psyco” è Norman Bates, non la Marion Crane che viene uccisa sotto la doccia dopo venti minuti…

  78. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Ma allora a Hopkins dovevano dare l’oscar al miglior attore non protagonista mentre quello del protagonista dovevano darlo a deniro di Cape Fear.

  79. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Comunque so che in Psyco il protagonista è Norman Bates

  80. Alberto Cassani ha detto:

    Lascia stare le categorie degli Oscar, non sempre vengono gestite in maniera coerente con ciò che si vede sullo schermo. John Travolta fu ritenuto protagonista di “Pulp Fiction” mentre Samuel L. Jackson coprotagonista, ma non è esattamente così…

  81. antonella ha detto:

    Ciao Alberto alcune persone mi hanno consigliato di farmi rappresentare da un agente per proporre la mia sceneggiatura…. ma io sono alle prime armi secondo te debbo farmi rappreseentare o no ?

  82. Alberto Cassani ha detto:

    Sicuramente conviene affidarsi a qualcuno prima di stipulare un contratto di cessione dei diritti di una sceneggiatura, che poi sia un agente o un avvocato è secondario. Però di certo un agente può raggiungere le scrivanie dei produttori più facilmente di te. Se le cose in Italia funzionano come negli Stati Uniti (non ne ho idea, in realtà: non ho mai seguito questo aspetto delle agenzie di promozione), la ricerca di un’agenzia che ti segua è a costo zero per te perché loro prendono una percentuale di quello che il produttore paga a te. Se però le cose funzionassero per gli sceneggiatori esordienti come per quelli che vogliono fare gli attori/modelli/ballerini, allora ci sarebbe una “tassa di iscrizione” all’agenzia e secondo me è meglio lasciar perdere. Fai qualche ricerca e vedi cosa ti dicono, io comunque non scarterei a priori la possibilità.

  83. antonella ha detto:

    Scusa Alberto, ma posso essere rappresentata da più di una agenzia, così avrei più possibilità che la mia sceneggiatura arrivi sul tavolo di più produttori….P.S. la dottoressa della rai di cui ti ho scritto alcune e-mail fa ancora nn mi ha contattata quando ho telefonato la segretaria mi ha detto che la dottoressa era molto impegnata e che ci stava lavorando su…dunque posso ancora sperare altrimenti mi avrebbe liquidato subito dicendo che non era di loro interesse no.. ma sono così lunghi i tempi per leggere una sceneggiatura?

  84. Alberto Cassani ha detto:

    No, non ne sono sicuro al 100% ma direi che non si può farsi rappresentare da più di un agente.

    Leggere una sceneggiatura non ci vuole niente, i tempi però sono lunghi perché ci sono un sacco di persone che devono decidere, una volta che la sceneggiatura suscita l’interesse del prime lettore. E poi ci sono un sacco di sceneggiature da leggere, quindi ci vuole del tempo. Diciamo però che se i tempi si allungano esageratamente e le persone si fanno negare al telefono non è un buon segno.

  85. antonella ha detto:

    Ciao Alberto, vorrei farti una domanda, spiegami per favore cosa s’intende il plot di una sceneggiatura…
    Grazie Anto.

  86. Alberto Cassani ha detto:

    Il plot è l’intreccio, la trama. In pratica è la semplice successione degli eventi, senza pensare all’ambientazione, ai dialghi e alla caretterizzazione dei personaggi.

  87. Andrea ha detto:

    Ciao Alberto,
    puoi allora spiegarci gentilmente la differenza tra plot e soggetto?
    Il plot descrive solamente l’intreccio centrale?
    Grazie

    Andrea

    PS: non potresti aprire un forum apposito per tutte queste domande? Alcune si trovano qui, altre in Parte1, ecc…

  88. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, il plot è solo la trama pura e semplice. In italiano si usa parlare anche di “scaletta”, che è più o meno la stessa cosa. Nel soggetto, invece, ci sono già indicazioni su luoghi e personaggi. Nella prima fase le uniche indicazioni non di trama sono quelle assolutamente necessarie (cioé indicare la città in cui si svolgono gli eventi se poi avremo bisogno di un luogo particolare che non è sostituibile con un altro). Quando leggi una recensione in cui si parla di “plot”, si intende la trama, l’intreccio e null’altro.
    Peraltro, io ho dei seri dubbi sul fatto che gli sceneggiatori professionisti scrivano effettivamente plot e scaletta, per questo non ne ho accennato nel testo. Penso che si appuntino ciò di cui hanno bisogno ma non diano forma precisa a questi appunti fino alla scrittura del soggetto.

    Potrei chiudere i commenti lasciandoli aperti solo in una delle cinque pagine di questo testo, ma l’idea era che le domande e i commenti fossero scritti nella pagina relativa all’argomento specifico del commento. Invece vede che ognuno posta un po’ dove gli pare…

  89. tommaso ha detto:

    Una curiosità S.Cassani.Nella sceneggiatura quando si scrive un dialogo che cosa vuoldire tra le parentesi o.s. ?

  90. Alberto Cassani ha detto:

    “Off Screen”, fuori dall’inquadratura, fuori campo. In italiano, infatti, si usa “f.c.”.

  91. tommaso ha detto:

    Gentilmente mi potrebbe dire quali dei seguenti titoli di scena vanno meglio?
    Es:
    Int.-Redazione- (Ufficio di Geronimo)-Mattina
    Int-Redazione-Ufficio di Geronimo-(Primo piano)-Mattina
    Int-Redazione-(Ufficio di Geronimo)-(Primo piano)
    Int-Redazione-(Ufficio di Geronimo)-(Primo piano)-Mattina
    Int-Redazione-Ufficio di Geronimo-(Primo piano)
    Int-redazione-(Ufficio di Geronimo)

    Ps:io come primo piano voglio dire i piani dell’ edificio (pinan Terreno,secondo piano …)
    Grazie mille !

  92. tommaso ha detto:

    Grazie di avermi risposto subito.

  93. tommaso ha detto:

    Vi ricordate quando vi ho chiesto un sito dove trovare la sceneggiatura di kung fu panda in lingua italiana? Invece che in lingua italiana in quale sito posso trovarla in lingua originale?
    Grazie

  94. Alberto Cassani ha detto:

    Direi che il titolo corretto sarebbe:
    Int.- Ufficio di Geronimo – Mattina
    Tutto il resto lo si può spiegare nella descrizione, compreso il piano in cui ci si trova se serve.

    “Kung Fu Panda” è qui: http://www.simplyscripts.com/k.html

  95. tommaso ha detto:

    Mi scusi S. Cassani ma la sceneggiatura di Kung fu pandanon fa , mi puo dire un’ altro sito o come si fa ad accedere alla sceneggiatura del sito che mi a dato?
    Grazie per la sua gentilezza.

  96. Alberto Cassani ha detto:

    Che strano. Comunque, qui la trovi scritta direttamente nella pagina: http://www.imsdb.com/scripts/Kung-Fu-Panda.html

  97. tommaso ha detto:

    S.Cassani mi può dire se non la disturbo in quale sito si trova quella di mostri contro alieni,Madagascar 1 e 2,
    iron man 1 e 2,boog e eliot 2,stiuard littel 3, spider man 3 e cars.
    Grazie con tutto il cuore e la sua pazienza.
    GRAZIE MILLE.

  98. tommaso ha detto:

    Scusami tanto mi ero dimenticato L’ era glaciale 3 e Arthur : la vendetta di maltazard.
    Grazie.

  99. Alberto Cassani ha detto:

    Tommaso, le ho cercate le sceneggiature ma non sono riuscito a trovarne neanche una. Mi spiace.

  100. tommaso ha detto:

    comunque grazie mille

  101. tommaso ha detto:

    Una curiosità banale, ma i siti nella quale si trovano le sceneggiature da dove le prendano e che cosa fanno per prenderle e come fanno ?

  102. Alberto Cassani ha detto:

    Dove le prendano non posso saperlo con certezza, ma a Los Angeles sono in libera vendita in alcuni negozi di Hollywood le fotocopie delle sceneggiature di film già realizzati, a poco prezzo. Immagino che per la maggior parte le sceneggiature che si trovano su internet siano scansioni di queste copie.

  103. tommaso ha detto:

    Un’ altra curiosità banale , se io gli chiedo una fotocopia di una sceneggiatura (solo per me) di un film alla casa di produzione lei me la da ? (li pago quanto vuole)

  104. Alberto Cassani ha detto:

    No, non credo proprio. Al massimo puoi provare a contattare direttamente lo sceneggiatore, se è uno disponibile e alla mano te la può dare, ma dipende da lui.

  105. tommaso ha detto:

    S. Cassani ma quando si scrive una sceneggiatura nei dialoghi tra le parentesi se gli dà una busta mentre il personaggio parla l’ azione si deve scrivere fra parentesi nel dialogo o bisogna mettere nel dialogo continua?
    Nell dialogo fra parentesi bisogna mettere (oltre al fc…) anche(se qualche volta fa una azione mentre parla) l’ azione?
    Grazie
    PS:sei il migliore al mondo grazie.

  106. Alberto Cassani ha detto:

    Esagerato…

    Comunque, nel dialogo si mettono solo le indicazioni che riguardano il sonoro, non le azioni. In un caso come questo si scrive la battuta, poi si va a capo e si descrive l’azione e quindi si ritorna sul dialogo. Una cosa del tipo:

    TIZIO
    Bla bla bla bla.

    Gli passa una busta.

    TIZIO (cont.)
    Bla bla bla.

    Attenzione che l’uso del (cont.) si dovrebbe usare solo se effettivamente il personaggio sta effettivamente continuando il discorso, non semplicemente se il personaggio che parla è lo stesso. Se ad esempio invece di passare una busta all’interlocutore si voltasse verso una terza persona e si mettesse a parlare con questa non ci vorrebbe il (cont.).

  107. tommaso ha detto:

    Ma se scrivo
    tizio (sorridendo)
    blablabla
    si puo scrivere?

  108. Alberto Cassani ha detto:

    Sarebbe meglio di no. Meglio scrivere Tizio sorride, e poi il dialogo.

  109. Anonimo ha detto:

    sei fantastico! Sono ùn ragazzino di 13 anni e sto scrivendo ùna sceneggiatùra per paolo virzì,qùesto blog mi è servito moltissimo!! Grazie Alberto!!!!!!!1
    niccolò

  110. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie Niccolò. Virzì di solito scrive da solo i suoi film insieme ai suoi collaboratori più fidati, comunque in bocca al lupo!

  111. Jasmin ha detto:

    Buonasera Signor Cassani, inannzitutto volevo davvero ringraziarla di cuore per tutta la dedizione con cui ha scritto e sviluppato l’argomento… Fossero tutti gentili e disponibili come lei!! Io ho quasi 18 anni e sto provando a scrivere una sceneggiatura orientata diciamo sui grandi schermi. Per fortuna le idee non mi mancano, e molti amici miei si sono mostrati entusiasti all’idea di poter legegre o vedere quest’idea completata. Volevo chiederle un cosiglio: dato che non ho ben capito, prima di procedere a scrivere una prima versione della sceneggiautra mi converrebbe scrivere l’intera storia sotto forma di racconto e poi svilupparla, oppure posso scrivere “a freddo” le scene? Grazie mille ancora per i consigli! Ha scritto ed esposto tutto in maniera chiarissima!!!

  112. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie dei complimenti, Jasmin.

    Allora, in realtà non c’è una regola sui metodi di lavoro, perché una persona si può trovare meglio lavorando in un certo modo e un’altra invece si trova meglio con un metodo completamente diverso. Quando si scrive senza un committente, è proprio questa l’unica regola da seguire: fare in modo di lavorare il più facilmente possibile.
    Partire direttamente con la sceneggiatura ti offre la possibilità di improvvisare man mano che scrivi, seguendo l’ispirazione del momento e lasciandoti trasportare dalla storia che stai raccontando. Scrivere prima un soggetto vuol dire mettersi a tavolino a pensare cos’è meglio fare e poi quando si passa alla sceneggiatura bisogna trovare il modo migliore di farlo.

    Personalmente credo che quando si scrive per la prima volta una sceneggiatura sia meglio partire con il soggetto, in modo da poter “creare” mentre si scrive con uno stile che già conosciamo e che ci permette di capire meglio cosa funziona e cosa no. A quel punto, quando si passa alla sceneggiatura ci si può concentrare meglio sul modo in cui si scrive una sceneggiatura e sui particolari del linguaggio cinematografico.
    In ogni caso non c’è bisogno che il soggetto sia un vero e proprio racconto, basta una semplice descrizione degli eventi, senza artifici narrativi perché ha il solo scopo di illustrare la storia che sarà raccontata nella sceneggiatura.

    In bocca al lupo.

  113. Riccardo ha detto:

    Alberto con l’affermazione “una pagina di sceneggiatura equivale ad un minuto di film” intendi una pagina da due facciate o una singola facciata?

  114. Antonella ha detto:

    Ciao Alberto sono Antonella…..ho bisogno di un aiuto
    Tu sei bravissimo, sei molto preparato e mi hai aiutato spesso nelle mie innumerevoli domande, talvolta anche sciocche, ma per chi ignora questo bellissimo mestiere sicuramente importanti.
    Ho proposto la mia sceneggiatura ad un giovane sceneggiatore, che comunque ha già lavorato e che quindi mi potrebbe essere utile per farmi conoscere e introdurmi più velocemente in qualche produzione.
    Gli ho fatto capire che si potrebbe collaborare insieme, gli ho spedito il soggetto che gli è piaciuto e che mi ha detto che qualche cosa bisogna sicuramente cambiarla.
    Io però non conosco le sue intenzioni, perchè non me ha parlate devo spedirgli la sceneggiatura ma prima di farlo è il caso che gli parli chiaramente.., io non lo conosco di persona come posso fare per evitare che possa copiarmi qualche idea.
    Ti premetto che la mia sceneggiatura è stata depositata allla siae, devo fargli firmare qualcosa per avere la sua collaborazione.
    In cambio del suo aiuto ad arrivare a qualche produzione gli ho detto che la sceneggiatura si poteva considerare scritta insieme.
    Ti prego fammi saper al più presto. capisco che sarai sicuramente impegnato ma per me è di fondamentale importanza.. grazia grazie Alberto

  115. Alberto Cassani ha detto:

    Riccardo, una pagina nel senso di una facciata. Ma è un’indicazione molto relativa, che ha senso soprattutto considerando tutta la sceneggiatura. Nel senso che una sceneggiatura di 120 pagine equivale più o meno a due ore di film, ma se prendi una singola pagina a caso è difficile che corrisponda esattamente a 60 secondi.

  116. Alberto Cassani ha detto:

    Antonella, grazie dei complimenti e non ti preoccupare delle domande (però sono in vacanza, è un caso che abbia guardato la posta oggi). Comunque, per collaborare a livello creativo con qualcuno bisogna avere fiducia reciproca, altrimenti per ogni cosa nasce una discussione. Se hai registrato la sceneggiatura alla SIAE dovresti essere tranquilla che se succede qualcosa vincerai la causa, ma niente può assicurarti pienamente che il tuo lavoro non venga rubato tutto o in parte. Quindi, se ti fidi di lui anche se non l’hai mai incontrato bene, altrimenti lascia perdere perché qualcosa di buono da una collaborazione che parte da queste premesse è difficile che esca.

  117. Andrea ha detto:

    Ciao Alberto,
    vorrei sapere come si scrive un unico dialogo che si svolge tra due persone che si trovano in due posti diversi (es. una telefonata).

    Se non succede niente di particolare, bisogna ogni volta specificare l’ambiente in cui parla ogni personaggio, oppure sarà il regista in fase di montaggio a decidere quali personaggi (e relativi ambienti) da inquadrare?

    Es.
    INT. CASA FIRENZE – GIORNO
    PIPPO
    Blablabla

    INT. CASA ROMA – GIORNO
    TOPOLINO
    Blublublu

    INT. CASA FIRENZE – GIORNO
    PIPPO
    Blablabla

    Oppure

    INT. CASA FIRENZE – GIORNO
    PIPPO (al telefono con Topolino)
    Blablabla

    TOPOLINO
    Blublublu

    PIPPO
    Blablabla

    Grazie, ciao!

  118. Francesco Cuffari ha detto:

    Perdonami, Alberto. Ho delle domande a cui che spero che potrai rispondermi per quello che ti è possibile.

    1- La sceneggiatura di un corto dove la potrei spedire?
    2- Sai se ci sono concorsi o siti web in cui posso spedire il mio testo?
    3- Si tratta di una commedia, ma puoi dirmi vagamente il minimo e il massimo di durata di un corto in genere?

    Grazie e scusa se ho esagerato con le domande.

  119. Alberto Cassani ha detto:

    Andrea, bisogna dare il titolo alla scena ogni volta che ci si sposta. Se la conversazione è fatta da persone che vediamo alternativamente sullo schermo, allora bisogna ogni volta ripartire con una nuova scena. Se invece vuoi che una certa battuta venga detta attraverso il telefono basta indicare il nome del personaggio e mettere tra parentesi (filtrata). Poi tanto la scena quasdi certamente verrà girata nella sua interezza per entrambi i personaggi, e saranno il regista e il montatore a scegliere quando spostare il punto di vista, però in sceneggiatura è meglio dare un’idea precisa di cosa si ha in mente dal punto di vista visivo per far capire il ritmo della conversazione.

  120. Alberto Cassani ha detto:

    Francesco, in Italia ci sono alcuni concorsi per sceneggiature ma francamente non ricordo se hanno una sezione dedicata ai corti. Il premio per le sceneggiature più blasonato che abbiamo è il Solinas, ma non so se sia relativo anche ai corti. In genere, comunque, i concorsi per cortometraggi finiti da come limite 15 minuti di durata tutto compreso, anche se alcuni arrivano fino a 25. Il sito http://www.sceneggiatori.com/ pubblica sceneggiature di corti con l’idea di farle vedere a professionisti, ma per il resto devo pensarci su un po’ per ricordare se ci sono concorsi o siti specifici. Ti faccio sapere settimana prossima.

  121. federico ha detto:

    Posso dare un consiglio ad Andrea che si basa sulla mia esperienza personale.
    Le scene alternate, come ad esempio un dialogo per telefono, io le scrivo così.

    1. INT. CASA FIRENZA – GIORNO
    (alternata alla successiva)

    PIPPO
    Blablabla

    PIPPO
    Blablabla

    e inserisco tutte le battute che Pippo pronuncia in quella scena.

    2. INT. CASA ROMA – GIORNO
    (alternata alla successiva)

    TOPOLINO
    Blablabla

    E via di seguito tutte le battute di Topolino.
    In questo modo quando si andrà a Firenze a girare la scena a casa di Pippo, l’attore avrà in mano un unico foglio con tutte le sue battute. Se invece ad ogni “stacco” si ripete la stessa intestazione (ma cambiando il numero della scena), alla fine si avranno tanti fogli ognuno con una battuta della medesima scena creando solo confusione (pensa al ciak che deve essere modificato ad ogni nuova battuta). Inoltre così risulterebbero molte più scene di quante ce ne sono effettivamente.
    La sceneggiatura deve essere semplice da leggere, ma soprattutto deve essere scritta in modo da facilitare il successivo spoglio e la suddivisione delle scene per l’organizzatore di produzione.

    Il fatto che in fase di montaggio si decida di saltare da un attore all’altro non significa che si creino decine di scene. Le scene sono sempre 2. Anche perchè in fase di montaggio si potrebbe decidere invece di restare tutto il tempo su un unico personaggio e l’altro lasciarlo come voce fuori campo.

  122. Andrea ha detto:

    Grazie Federico (e ovviamente grazie Alberto).
    Il tuo metodo di scrittura però mi potrebbe essere poco chiaro per chi legge l’intera sceneggiatura. Mi sembra complesso riscostruire l’alternanza dei dialoghi quando questi si sviluppano su più pagine. Ho fatto l’esempio di una telefonata ma se fosse una conferenza con più persone?

    Il fatto invece di riportare ogni volta la stessa intesatazione col cambio di scena mi genera tutti i problemi che hai evidenziato tu (soprattutto l’elevato numero delle scene).
    Un altro problema è che tutte quelle intestazioni mi fanno riempire diverse pagine ed ovviamente mi sballano il “calcolo” della durata.

    Mi sto facendo troppi scrupoli?

  123. Alberto Cassani ha detto:

    Federico, il tuo metodo è sicuramente comodo, ma temo sia utile solo ed esclusivamente se lo scritto rimane “in proprio”. Un produttore che non ti conosce che dovesse leggere una sceneggiatura scritta così potrebbe coprirti di insulti a distanza perché ci si perde, non avendo le battute del dialogo nella sequenza giusta. Per quanto riguarda il numero di scene, in realtà nessuno ci obbliga a proseguire numericamente: le inquadrature di Pippo possono benissimo essere tutte scena 1, mentre quelle di Topolino tutte scena 2 anche se sono alternate. Personalmente preferisco metterci il doppio del tempo per fare lo spoglio ma avere una sceneggiatura chiara per chiunque dovesse leggerla, tutto il resto trovo sia accessorio. A quel punto, magari sarebbe meglio fare un’intestazione sola con entrambe le case specificando tra parentesi la cosa. Però per scrupolo nei prossimi giorni controllo alcune sceneggiature classiche e moderne che presentano telefonate e vedo come le gestiscono loro.

  124. Alberto Cassani ha detto:

    Ah, Andrea: sì, secondo me ti stai facendo troppi scrupoli, soprattutto per il numero delle scene e la lunghezza della sceneggiatura.

    Una conferenza, nel senso di convegno con più persone riunite nello stesso luogo, è una scena sola con diversi punti di vista, ma che in sceneggiatura è una scena continua.

  125. antonella ha detto:

    Ciao Alberto, vorrei farti una domanda, ma quando ti dicono va alzata l’idea del protagonista cosa vuol dire? grazie mille per al risposta….Antonella.

  126. Riccardo ha detto:

    Alberto, sto scrivendo una sceneggiatura per un film di gangster in stile jackie brown, che film di genere mi consigli per prendere qualche spunto ( non copiare, perché io le idee per la trama e lo svolgimento dei fatti la ho ben chiare 😉 )
    ma che non sia il capolavoro C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA, da li non si scappa.

  127. Alberto Cassani ha detto:

    Io continuo a dire che all’inizio è meglio scrivere cose semplici, ma comunque guarda i film di gangster del recente cinema britannico. Titoli come “The Krays” e “Quel lungo venerdì santo” penso che ti potranno essere utili.

  128. Riccardo ha detto:

    Molte grazie alberto.

  129. Alberto Cassani ha detto:

    Bisognerebbe entrare nella testa di chi l’ha detto… Da come la interpreto io, vuol dire che bisogna dare più spessore al personaggio, renderlo più interessante e fare in modo che la sua avventura sia più coinvolgente.

  130. Chiara ha detto:

    Articolo molto interessante 🙂

    Io ho qualche domanda sulla sceneggiatura (uso quella americana), provo a scriverla, perchè ho visto che rispondi sempre in modo molto gentile!

    1) Nelle descrizioni delle azioni, è corretto andare a capo oppure la descrizione va scritta tutta in un blocco unico? Se è corretto andare a capo, con che criterio lo faccio? Ho guardato un po’ di esempi, ma non sono riuscita a capire quali regole si seguano.

    2) In sceneggiatura, come rendo le didascalie/scritte/testi vari? Se sono su schermo nero, immagino che apro una nuova scena: SCHERMO NERO, ma poi come faccio per il testo? E nel caso che volessi che il testo comparisse direttamente sulle immagini del film?

    3) I titoli di coda posso trattarli come una scena in sè, quindi intitolare la scena TITOLI DI CODA e poi descrivere magari le sequenze di immagini e la colonna sonora? Nell’intestazione della scena posso mettere anche la colonna sonora, ad esempio TITOLI DI CODA – “HELP!” o diventa troppo?

    Grazie ancora!

    Chiara

  131. Chiara ha detto:

    Per quel che riguarda i titoli di coda, provo a scriverti il caso specifico che non so come rendere.
    In pratica vorrei che ci fosse una canzone come colonna sonora, mentre sullo schermo si susseguono i titoli di coda e alcune immagini di repertorio. Alla fine dovrebbe comparire sullo schermo una didascalia con un commento scritto.
    Quindi si potrebbe ad esempio rendere (ma non so se è giusto, dimmi tu!) 🙂

    TITOLI DI CODA – CANZONE “HELP!”
    Susseguirsi di immagini di repertorio

    DIDASCALIA SU SCHERMO NERO – CONTINUA LA CANZONE “HELP!”
    Testo della didascalia (centrato come i dialoghi)

    Però non mi convince affatto questa mia soluzione… Ho messo la didascalia come se fosse una nuova scena perchè si distacca dal resto, però non so…

    Conto su di te e grazie per la pazienza che avrai per aiutarmi con tutti questi chiarimenti !!!

    Chiara

  132. Alberto Cassani ha detto:

    Chiara, puoi andare a capo tranquillamente quando pensi di doverlo fare. Se l’azione è lunga, è necessario per spezzare il testo e rendere più scorrevole la lettura. Cerca solamente di farlo quando ha senso, cioé di non spezzare un’azione importante ma di andare a capo quando c’è una pausa.

    Le didascalie vanno impaginate come le azioni normali. Scrivi DIDASCALIA: in maiuscolo e poi di seguito il testo. Vale anche per la didascalia su schermo nero, scrivi SCHERMO NERO – DIDASCALIA: poi prosegui normalmente la scena, a meno che non cambi rispetto a prima della didascalia.

    Per i titoli di coda, qui la cosa importante non è la canzone, ma il montaggio di scene di repertorio. Qui si indica come titolo della scena MONTAGGIO (o MONTAGGIO – SCENE DI REPERTORIO, se sono immagini che non appartengono al film) e poi puoi iniziare la descrizione scrivendo una cosa del tipo “Mentre scorrono i titoli di coda, sulle note di “HELP!” dei Beatles scorrono le immagini di…”

  133. Chiara ha detto:

    Alberto, grazie mille per la tua risposta, sei davvero gentilissimo!

  134. Marco ha detto:

    Articolo stupendo, proprio quello che cercavo. Avrei alcune domande da farti però, se non ti dispiace. 🙂
    Ho da poco finito di leggere il romanzo di Stephen King “La Zona Morta” e l’ho trovato semplicemente fantastico. Uno dei più belli che abbia mai letto, sicuramente, ma sono rimasto parecchio deluso dall’adattamento cinematografico. Credo che sia tremendo che una storia così bella e appassionante venga rappresentata da un film che, a mio parare, non rispetta per niente le varie emozioni a cui va in contro chi legge il romanzo. Uno spreco assoluto, soprattutto se si ha in mente l’adattamento mille volte migliore come quello che ha in mente il sottoscritto (ahahah ma quanta modestia!). Allora, ho deciso di scrivere una nuova scenografia (non con la presunzione che venga realizzata ma… cavoli che spreco!).
    Grazie a questo articolo ho finalmente i mezzi per iniziare ma mi sorgono dei problemi di “estetica”.
    innanzitutto, devo scrivere il numero della scena (esempio: SCENA 1, SCENA 2…)? Questo me lo chiedo perché mi è capitato di leggere la sceneggiatura di Fight Club, dove nel passaggio da una scena all’altra non c’era scritto nulla, ma si andava solo a capo e si descriveva la nuova scena con INT./EST. eccetera. Solo che in quel caso la voce narrante chiudeva sempre la scena precedente, quindi era più comprensibile. Vale la stessa cosa se iniziamo una scena completamente diversa da quella precedente?
    Seconda domanda. Come si fa nella sceneggiatura a descrivere l’azione di un personaggio che “vede” nella sua mente una serie di immagini confuse, come dei flashback improvvisi? Non so se ti è capitato di leggere il romanzo ma capita molto spesso che il protagonista abbia delle visioni distorte e confuse. Ed è un bel problema se non si sa come fare.
    E con questo ho terminato (per adesso ahah). Spero davvero che tu possa rispondere. Ci tengo molto ed ultimamente non riesco a pensare ad altro.
    Tanti saluti, ed ancora complimentoni.

    P.S. Sei un grande 😀

  135. Marco ha detto:

    Pardon, sceneggiatura non scenografia.

  136. Alberto Cassani ha detto:

    Ciao Marco, grazie infinite dei complimenti.

    Allora, il romanzo della Zona morta io non l’ho letto, per cui non posso valutare il modo in cui è stato fatto l’adattamento. Però il film di Cronenberg secondo me ha un’ottima prima parte e un grande Christopher Walker. Comunque c’è anche una miniserie televisiva di una decina d’anni fa, magari cerca di vederla per avere idea di com’è stato fatto l’adattamento. Quello che hai in mente di sicuro non serve a nulla, dal punto di vista commerciale, perché non puoi pensare di poter vendere la tua sceneggiatura e soprattutto che ci sia interesse da parte dei produttori di realizzare un altro film tratto da quel romanzo. Però è un ottimo esercizio, anche perché avendo un soggetto già scritto – e da uno esperto – puoi concentrarti sulla sceneggiatura vera e propria senza pensare alla trama. Tieni sempre presente, però, che una cosa che funziona sulla pagina di un libro non necessariamente funziona sullo schermo. E in ogni caso, la sceneggiatura è tua, non di Stephen KIng, per cui non chiederti mai cos’avrebbe fatto lui ma solo cosa tu ritieni sia meglio per il film.

    Detto questo, le scene si numerano solo nella versione definitiva della sceneggiatura. In quelle iniziali non ti servono i numeri perché comunque fino a che non è pronta tu sarai l’unico a leggerla. Ti conviene non usarli (a meno che non usi un software apposta per le sceneggiature, che te li aggiunge lui automaticamente), perché così puoi spostare più facilmente una scena da un momento all’altro del film. I numeri servono per identificare le diverse scene e dar modo agli altri (dai produttori in giù) di capire come sarà organizzato il lavoro di ripresa.

    Per i flash mentali, dipende da come sono organizzati. Nel senso che se sono scene vere e proprie le organizzi normalmente e all’inizio scrivi che tipo di effetto “strano” vuoi fare, se invece sono solo delle brevi inquadrature senza soluzione di continuità metti nel titolo della scena la parola MONTAGGIO e descrivi in una-due righe le inquadrature che si vedono.

    Spero di essere stato sufficientemente chiaro.

  137. Marco ha detto:

    Grazie mille per i chiarimenti.
    So che la sceneggiatura che ho in mente non ha alcuna speranza di essere presa in considerazione da qualcuno, soprattutto se è stata realizzata persino una serie televisiva. Lo faccio semplicemente perché mi piace. Ho un sacco di idee in testa, ed ho provato anche a metterle per iscritto, ma mi bloccavo spesso a causa della loro complessità. Spero che realizzare la sceneggiatura di una storia che mi è già pienamente “chiara” mi aiuti, come hai detto tu, per poi realizzare qualcosa di mio. Sono ancora molto giovane, il tempo e la voglia di imparare ce l’ho 🙂
    Un’ultima domanda… ma sei un professore o un’esperto del settore? Perché, rileggendo quello che hai scritto, non credo tu possa essere semplicemente un appassionato. Non per farmi i cavoli tuoi eh, se vuoi non dirmelo, è semplice curiosità 🙂

  138. Alberto Cassani ha detto:

    Questo testo e quello intitolato “Viaggio dentro un film” (http://www.cinefile.biz/?p=3974) sono stati scritti per un corso che ho tenuto per due anni presso la scuola media del paese dove vivo. Ho studiato cinema alle superiori e poi al DAMS di Bologna, ho lavorato come cameraman e montatore per una decina d’anni sia a Milano che a Los Angeles e dal 2002 lavoro come critico cinematografico un po’ qua e un po’ là.

  139. Marco ha detto:

    Cavolo, si che hai esperienza. Spero di riuscirci anche io un giorno… grazie di tutto 🙂

  140. Mehdi ha detto:

    Ciao, Alberto.
    Innanzitutto grazie delle tue preziosissime informazioni, ho trovato in questo site tantissime cose utili e interessanti.
    Avrei solo una domanda: quando si tratta di scrivere una sequenza che ha delle scene alternate (es. una delle ultime sequenze di Star Wars III – Revenge of the Sith in cui nasce Darth Vader e muore Padmè o quella di Il Silenzio degli Innocenti in cui il personaggio interpretato dalla Foster bussa ad una porta mentre nel frattempo la polizia sta per fare una retata al killer per poi alla fine scoprire che è la Foster a casa del killer mentre i poliziotti fanno un buco nell’acqua) come viene impostata nella sceneggiatura? La si divide in ogni caso in scene col titolo ecc. ecc.?
    Grazie.

    Cortesemente,
    Mehdi

  141. Sebastiano ha detto:

    Cavolo, bella domanda!
    Se ho capito bene la questione posta e’ di sceneggiatura o di montaggio?

  142. Mehdi ha detto:

    Riguarda la sceneggiatura.
    Quello che vorrei capire è se l’intera sequenza va scritta e descritta in un’unica scena o divisa.

  143. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie dei complimenti, Mehdi. La cosa migliore da fare è dividere comunque la narrazione in scene, così da rendere chiaro cosa stiamo vedendo. E’ faticoso dal punto di vista della scrittura e può sembrare farraginoso alla lettura, ma in realtà aiuta molto perché se il racconto è scritto in maniera concisa e scorrevole (dando per scontato che si parli di scene in rapida successione) l’occhio si sofferma solo un attimo sui titoli delle scene e viene “preso” dal ritmo della sequenza. Nella sezione sceneggiature trovi proprio lo script del Silenzio degli Innocenti, e se lo scarichi vedrai che le scene sono divise dai titoli.
    L’unico appunto che si può fare a questa cosa, e che in effetti mi era stato mosso un paio d’anni fa quando un altro lettore aveva fatto la stessa domanda, è che così facendo si alza notevolemente il numero delle scene, perché ad ogni titolo il progressivo che identifica la scena ovviamente cresce. C’è però da dire innanzi tutto che numerare le scene serve solo quando si è pronti ad andare sul set, per studiare il piano di lavorazione (tant’è che negli Stati Uniti le scene sono numerate solo nello “shooting script”, quello che poi viene portato sul set), e quindi non è un problema che ti deve riguardare in questo momento. Va poi detto che, per comodità appunto del piano di lavorazione, si può benissimo numerare le scene con lo stesso progressivo e segnare con una lettera i diversi “spezzoni”: 125a, 125b, 125c…

  144. Mehdi ha detto:

    Caro Alberto,
    Mi stavo giusto leggendo la sceneggiatura di Star Wars III e ho visto che Lucas ha fatto esattamente come mi hai appena descritto tu: nonostante il montaggio alternato, le scene sono divise, anche se si trattano di una sola inquadratura.
    Grazie mille!

  145. Alberto Cassani ha detto:

    Bene. Buon lavoro.

  146. Sebastiano ha detto:

    Allora la questione riguarda il montaggio…

  147. Alberto Cassani ha detto:

    No, è una questione che riguarda esclusivamente la sceneggiatura. E’ proprio se la si pensa relativamente ad altri momenti della produzione cinematografica che sorgono i dubbi e i problemi. In sceneggiatura si usano i titoli ogni volta che ci si sposta di luogo e/o di tempo, quindi anche in caso di montaggio alternato. Pensando di poter raccontare la sequenza come si farebbe nel trattamento, o chiedendosi come verrebbe gestita sul set, ci si incarta.

  148. Alan ha detto:

    Prima di tutto complimenti!
    Poi volevo chiederti se esiste un tipo di carattere specifico con cui scrivere la sceneggiatura.
    E poi ti volevo chiedere se lo stile di scrittura americano può venire applicato anche in Italia o in Francia?

  149. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie dei complimenti, Alan.
    Penso che al giorno d’oggi la stragrande maggioranza delle sceneggiature siano scritte all’americana, in qualunque parte del mondo. E’ senz’altro il modo più semplice in cui scrivere e quello più facile da leggere, senza contare che i vari software per la scrittura di una sceneggiatura sono programmati per questo tipo di modello.
    Per quanto riguarda il tipo di carattere, negli Stati Uniti si usa sempre il Courier corpo 12, cosa che permette di giudicare già a prima vista la lunghezza di una storia valutando solo il testo senza farsi ingannare dal carattere tipografico. In Europa invece c’è libertà di azione, tenendo comunque ben presente la necessità di un carattere leggibile e che non dia adito a dubbi sull’uso di una lettera invece di un’altra. Per semplicità, comunque, è meglio usare anche da noi il Courier 12.

  150. Anonimo ha detto:

    congratulazioni per il sito !!!
    mi diresti come pesso fare un film orror

    ho gia un’ idea :
    parla di sally una bambola assassina
    i protagonisti sono una bambina , andreina , che a solo 13 anni uccide sua madre

  151. Alberto Cassani ha detto:

    Grazie dell’apprezzamento, ma io posso darti indicazioni su come scrivere correttamente una sceneggiatura dal punto di vista tecnico, non posso aiutarti a creare la storia che sta alla base del film che hai in mente.

  152. Riccardo ha detto:

    Non credo che sia la pagina più adatta per parlare di questo ma cosa si intende per “film maledetto”

  153. Alberto Cassani ha detto:

    In effetti mi sfugge cosa c’entri col discorso, comunque si intende “semplicemente” un film che porta sfiga: un film la cui lavorazione è costellata di incidenti e che ha portato un sacco di problemi a chi ci ha lavorato.

  154. Riccardo ha detto:

    tipo apocalypse now, il corvo e american history X

  155. Alberto Cassani ha detto:

    I primi due senz’altro, ma anche “Poltergeist” ad esempio. “American Hystory X” ha avuto problemi interni al film, con la lotta tra il regista e i produttori, mentre per definizione la maledizione deve arrivare da fuori.

  156. Alan ha detto:

    Alberto, forse non riesci a rispondere a questa domanda perché non riguarda la sceneggiatura ma il cinema in generale. Sto per finire il liceo e sono ormai 6 anni che vorrei lavorare nel cinema (anche se il sogno nel cassetto è diventare regista) ma si sa che è un mondo difficile. Abito in svizzera e qui è praticamente impossibile riuscire a fare un film o lavorare in questo ambito ma ho la possibilità di andare in Italia avendo la doppia cittadinanza. Vorrei chiederti un consiglio: mi convine fare una scuola di regia qui in Svizzera o in Italia o ci sono altri modi per lavorare in un cast?

  157. Alberto Cassani ha detto:

    In Italia l’unica scuola che può assicurare quasi con certezza di trovare lavoro è il Centro Sperimentale di Roma. Ha anche una sede a Milano ma è nuova e non sappiamo ancora quanto sia efficace in questo senso (Enrico Sacchi la sta frequentando, e non ne è soddisfattissimo). In Svizzera non ho idea di come sia la situazione, né riguardo le scuole né tantomeno per l’organizzazione del mondo del cinema. In entrambi i casi, diciamo che dovresti sceglierti una specialità – al di là del sogno di diventare regista – e vedere quanto può essere percorribile quella strada all’inizio. Intanto potresti cercare qualche piccolissima produzione e aggregarti a loro per farti un’idea di cosa succede sul set. I corsi servono soprattutto per capire le basi, ma non sono un sbocco assicurato in un ambiente complesso come quello del cinema.

  158. Alan ha detto:

    Grazie mille. Anche a Lugano esiste una scuola di cinema (CISA Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive) che ti da la certezza di trovare lavoro ma nella televisione. Avevo già sentito parlare del Centro Sperimentale di Roma ma non mi ero mai informato, dando una sbirciatina al sito ho visto che ci sono solo 74 posti per anno, ed è un numero molto basso. Inoltra dicono che si deve fare un test d’ammissione, sai per caso di cosa si tratta?

  159. Alberto Cassani ha detto:

    Il test d’ingresso dipende dal corso che vuoi seguire, ma non so di preciso in cosa consista. Comunque entrare a lavorare in televisione è un inizio: prima impara il mestiere, poi svolgilo come vuoi nel momento in cui puoi permettertelo.

  160. Federico ha detto:

    scusa Alberto, ma ho un piccolo dubbio: se si vuole scrivere una scena abbastanza lunga, con diversi passaggi chiave ambientati sempre nello stesso luogo, anche se i personaggi protagonisti dando vita a questi passaggi non interagiscono tra loro… non so se mi spiego, ma per fare un esempio ti cito il recente The Avengers, è il primo che mi viene in mente: nella sequenza finale la scena si sposta continuamente da un personaggio all’altro, ma essendo tutte le loro vicissitudini ambientate nello stesso luogo e nello stesso momento, nella scrittura della sceneggiatura bisognerebbe iniziare una nuova scena ad ogni spostamento?

  161. Alberto Cassani ha detto:

    Certo, se inizi la scena scrivendo “EST. NEW YORK – GIORNO”, in effetti sono tutte nello stesso luogo… Ma in realtà il tetto di un palazzo non è lo stesso luogo della strada sottostante.
    Immagina questa scena: un bambino che gioca nella neve in giardino e la madre che parla del bambino seduta in salotto, guardandolo attraverso la finestra. Quando in sceneggiatura scrivi ciò che fa la mamma, siamo in una scena; quando invece seguiamo il bambino siamo in un’altra. Anche quando non ci sono ostacoli fisici, se il luogo non è esattamente lo stesso sono due scene diverse: due ombrelloni sulla stessa spiaggia, se non sono uno a fianco dell’altro, sono due luoghi cinematografici diversi.

  162. Federico ha detto:

    scusa, vorrei chiederti un’altra cosa: parto subito con un esempio che sarà di sicuro più chiaro di me:
    tizio
    pensavo che…
    caio
    …io fossi morto?
    esempio stupido, ma in questo caso dopo caio dovrei scrivere “continua” come se si trattasse dello stesso personaggio?

  163. cosimo prete ha detto:

    salve Alberto, sono Cosimo non so se si ricorda di me, quello che ha scritto una sceneggiatura basate su cose reali che avvengono in Asia (methanfetamine, traffico umano di adolescenti e lavori farzati) la cui versione romanzata ha ricevuto 4 proposte di pubblicazione (3 dagli States). la sto ricontattando perche`avrei una cosa precisa da chiederle: come lei sicuramente sapra`quando si dispone di idee originali con argomente reali e sopratutto di grande richiamo verso un vario genere di lettori e spettatori e`sufficiente cambiare una frase, un posto o un contesto e le alternative diventano tantissime e tutte con enormi potenzialita`.da qualche giorno mi e`venuta un’idea. visto che la mia versione romanzata ha gia ricevuto diversi consensi vorrei cambiare il titolo da “vite rubate” a Rambo 5 oppure “la vera storia di John Rambo” probabilmente anzi sicuramente perche`sono convinto che titoli del genere sarebbero un’ottima mossa di marketing mondiale. ed ecco il punto,, le volevo chiedere: sarebbe illegale se facessi una cosa del genere? se si, cosa dovrei fare per farlo diventare legale?

    cordiali saluti

  164. Alberto Cassani ha detto:

    Cosimo, leggo solo adesso perché sono all’estero e non ho un collegamento internet fisso. Comunque sì, ovviamente l’uso di questo tipo di titoli è protetto dai diritti intellettuali degli autori originali. Questo, però, non impedisce realmente di usarli e di scriverne: chiunque può scrivere la sceneggiatura di “Rambo V” e depositarla alla SIAE o alla WGA, solo che poi non può farla circolare senza il permesso della casa di prodfuzione che detiene i diritti di Rambo. Quindi, se l’idea è di fare arrivare la sceneggiatura a Stallone per fargli fare il film, si può fare, altrimenti è meglio stare sul generico per non precludersi nessuna possibilità.

  165. Ilaria ha detto:

    Complimenti e grazie mille, molto utile!
    Ne approfitto per farti una domanda:
    ho visto che spesso nomi o verbi o oggetti nelle azioni delle sceneggiature sono scritte in maiuscolo.
    esempio:
    The waves TOSS a BEARDED MAN onto wet sand. He lies there.
    A CHILD’S SHOUT makes him LIFT his head to see: a LITTLE BLONDE BOY crouching, back towards us, watching the tide eat a SANDCASTLE. A LITTLE BLONDE GIRL joins the boy. The Bearded
    Man tries to call them, but they RUN OFF, FACES UNSEEN. He COLLAPSES.

    Che regola si segue in questo caso? Ci sono determinati termini che vanno scritti in maiuscolo? Ho letto molte sceneggiature ma non mi è chiaro se ci sia o meno una regola.
    Grazie mille!

  166. Alberto Cassani ha detto:

    Ilaria, scusa ma il tuo commento era rimasto bloccato dall’antispam. Succede quando ci sono troppe righe di testo in una lingua diversa dall’italiano, è l’unico modo per bloccare un certo tipo di spam cui siamo particolarmente soggetti.
    Comunque, nelle sceneggiature statunitensi si mettono sempre in maiuscolo i nomi dei personaggi (o le descrizioni con cui vengono identificati, tipo appunto BEARDED MAN) e i suoni che provengono da fuori campo. Vengono poi spesso usate le maiuscole per indicare alcuni accorgimenti registici – il più frequente dei quali è CUT TO, “stacco su” – in modo da far capire a vista d’occhio su cosa deve andare l’attenzione della macchina da presa (SANDCASTLE). Questo però si fa solamente se lo sceneggiatore ha già il contratto firmato per dirigere il film o se si tratta dalla versione definitiva che verrà usata sul set. Il fatto di mettere in maiuscolo anche i verbi direi che è una cosa inutile, che serve solo per movimentare la lettura e dare ritmo alla scena così com’è scritta. Solitamente sarebbe meglio evitare, ma dubito che qualcuno si sia lamentato con Christopher Nolan…
    Devo però dire che tutti questi accorgimenti non si usano nelle sceneggiature per l’Italia (o per lo meno, non li ho mai visti nelle sceneggiature italiane che ho letto, che sono comunque molte meno di quelle hollywoodiane). Al massimo si possono usare le maiuscole per i personaggi (non le comparse), e basta.

  167. Ilaria ha detto:

    Ciao Alberto,
    Scusa se ti scoccio ancora..!Un paio di dubbi pratici!
    Ho letto nella sceneggiatura di The Prestige che i flashback sono ‘segnalati’
    EXT. FOREST — DAY — FLASHBACK

    ma va fatto? E se il flashback inizia a metà scena e senza un cambio di scena?

    gli altri dubbi riguardano proprio l’intestazione della scena.
    è meglio un INT. -BAGNO APPARTAMENTO BOSS – GIORNO
    oppure INT.- APPARTAMENTO BOSS (BAGNO) – GIORNO
    e se il personaggio si ritrova a passare per un corridoio, dopo aver dialogato nell’atrio ad esempio (quindi INT.- ATRIO CASA BOSS – NOTTE), devo cambiare scena e scrivere corridoio (quindi INT.-CORRIDOIO CASA BOSS – NOTTE) oppure scrivere una dicitura generale come : INT.-CASA BOSS – NOTTE? o addirittura non cambiare scena? In questa scena vorrei che ci camminasse dentro, senza farlo passare direttamente da una stanza all’altra.
    Infine…ma si mette solo GIORNO/NOTTE o anche i momenti del giorno? Tipo mattina, pranzo, pomeriggio, sera??? Ancora non è chiaro…c’è chi dice che assolutamente solo Giorno/notte, nelle sceneggiature americane ho trovato o solo night/day o invece anche afternoon o morning..!
    grazie ancora!!

  168. Alberto Cassani ha detto:

    Un flashback non può iniziare a metà scena, perché nel momento in cui ci si sposta nel tempo cambia la scena. Segnalarlo nel titolo non è obbligatorio ma aiuta, vedi tu se è necessario che il lettore lo capisca subito oppure no, ma nel caso tu abbia in mente una qualche caratteristica che separi visivamente i flashback dal tempo presente allora devi indicare già nel titolo che si tratta di un flashback.

    Anche l’indicazione della stanza in realtà è libera, si può scrivere in entrambi i modi che indichi, vedi tu quello che preferisci, l’importante è che poi lo fai sempre. Se però hai in mente un piano sequenza in cui i personaggi si spostano da un locale all’altro scrivi CASA BOSS e basta, poi starà alla descrizione della scena far capire in quale stanza ci si trova. Personalmente, se fai così poi ha più senso scrivere CASA BOSS (BAGNO) piuttosto che l’altro modo, ma è questione di gusti.

    In genere si indicano solo giorno e notte per semplicità, ma se c’è bisogno che sia chiaro che una scena è ambientata in un momento ben preciso allora è meglio indicarlo. Ma non lo si fa praticamente mai, proprio perché di solito non c’è bisogno.

  169. Ilaria ha detto:

    in realtà i flashback li sto integrando all’interno della trama, almeno nella maggior parte dei casi, come fossero una prosecuzione della scena in corso che cambia di colpo.
    Ad esempio (molto banalmente per farti capire): è in un giardino, descrivo l’azione che sta compiendo, poi guarda un albero, e mentre lo guarda la scena passa al passato.
    In questo caso cosa dovrei fare? scrivere:
    EST. GIARDINO – NOTTE
    descrivo l’azione nel giardino. Arrivo fino al momento in cui guarda l’albero.
    e scrivo EST-GIARDINO – NOTTE (FLASHBACK)
    o mi limito a dire nella descrizione di EST. GIARDINO – NOTTE, una dicitura tipo: la scena passa al passato, oppure: torniamo indietro…
    grazie ancora

  170. Alberto Cassani ha detto:

    No, no: la scena cambia comunque, e quindi ci vuole il titolo con la specifica del flashback.

  171. Ilaria ha detto:

    Ciao,
    Sto diventando il tuo incubo peggiore….lo so. Posso approfittare ancora una volta della tua competenza?
    Alla fine, dopo tanto riflettere, ho deciso di raccontare la storia in modo lineare, perché mi sono accorta che lo spezzettamento mi allungava tutta la trama (soprattutto il secondo atto) e che era fuorviante rispetto allo scopo che ancora non avevo capito quale fosse. Solo quando ho terminato la prima stesura, ho capito perché continuavo ad avere dubbi sulla struttura. Infatti quello che credevo l’antefatto in un certo senso non lo era perchè si ricollegava a cose ancora passate….perciò nel secondo e terzo atto dovevo fare in modo di farlo scontrare con quelle di cose, e non con il risultato di queste. Ora quei dubbi non ce li ho più.
    Ovviamente ce ne è un’altro….raccontando la storia in senso lineare ho un problema con il primo atto. E’ troppo lungo, ma non in termini di pagine, sono comunque una trentina, ma in termini di scene… Syd field dice che dovrebbero essere quattordici schede/scene, e con tutto che ne ho eliminate molte, accorpate altre me ne escono ben 18 e temo che così questo primo atto risulti troppo rapido, tirato via, in un certo senso sciatto…
    Nel primo atto presento il personaggio e la sua vita in un paio di pagine, con l’incidente scatenante inizia a cambiare fino al colpo di scena del primo atto. Il cambiamento conseguente all’incidente scatenante è importante per tutto il confronto del secondo atto, ma non potendo raccontare quattro mesi interi, sono saltata in avanti mostrando le scene che reputavo più importanti, ma questo saltellare in avanti mi mette ansia, perché non vorrei risultasse troppo rapido, non è facile, non avendo esperienza, capire se così vada bene.
    certo avrò ancora molto da tagliare visto che questa prima stesura è di 145 pagine… ma sul primo atto ho più dubbi che sul resto.
    grazie ancora

  172. Alberto Cassani ha detto:

    Tranquilla, siamo qui per questo… Però secondo me ti fai troppi problemi: va bene seguire le indicazioni, ma non fossilizzarti in ogni singolo particolare. L’impressione generale è più importante del numero preciso di scene che compongono un atto: se la sceneggiatura scorre correttamente e con un ritmo che senti giusto, non fa nulla se le scene sono “troppe”. In caso contrario, su due piedi la soluzione più ovvia è accorpare due o più scene facendo svolgere di seguito dialoghi diversi. Però da come la metti giù le scene di raccordo tra il primo e secondo atto sono di troppo, meglio toglierle e lasciare solo qualche accenno verbale agli eventi, se ti serve. Con parsimonia.

  173. Ilaria ha detto:

    Ciao Alberto,
    Ancora io…Sto lavorando sulla terza stesura e ancora ho molti dubbi sulle diciture. Posso farti alcuni esempi casuali? Te li numero così forse è più chiaro.

    per quanto riguarda i dialoghi:

    1. ALESSANDRO
    (sorride) ciao! oppure (preoccupato) (distratto) (con voce arrabbiata) (nervoso) ecc

    2. ALESSANDRO
    (rivolto a Marco) ciao!

    3 ALESSANDRO
    ciao! (poi rivolto a Marco) dicevi?

    4. ALESSANDRO
    ci sarò (attacca)

    5. ALESSANDRO
    come stai? (pausa) ti vedo…

    6. e se è un azione, un gesto nel dialogo? Del tipo:

    ALESSANDRO
    come stai? (tira fuori una sigaretta) spero bene.

    o per forza. ALESSANDRO
    come stai?
    tira fuori una sigaretta e se la accende
    ALESSANDRO (CONT’D)
    spero bene

    7. e per un gesto subito dopo una battuta di dialogo, devo ripetere il nome o posso scrivere in minuscolo semplicemente il gesto? Del tipo:

    ALESSANDRO
    Marco, scendi su!
    si strofina il naso. Marco si affaccia. (o dovrei mettere: Alessandro si strofina il naso. Marco si affaccia)

    8. la questione parentesi. Il dialogo subito dopo la parentesi va messo per forza a capo o può anche stare sulla stessa riga?

    9. si può scrivere, quando un personaggio interrompe l’altro:

    ALESSANDRO
    (lo interrompe) senti…
    oppure basta mettere tre puntini alla fine dell’interlocutore precedente e davanti al ‘senti’?

    10. Se un personaggio è in salotto, poi va in bagno e torna in salotto, e io voglio seguirlo questo movimento, come dovrei scrivere nell’intestazione della scena? Tre scene separate? oppure visto che il movimento è fluido dovrei scrivere:

    INT. CASA DAN (SALOTTO/BAGNO/SALOTTO) – GIORNO

    (calcola che alla fine ho optato per questo modo per il resto della sceneggiatura:

    INT. CENTRALE DI POLIZIA (UFFICIO DAN)
    INT. CENTRALE DI POLIZIA (CORRIDOIO)
    e così via per il resto. Però in questi casi la separazione mi è venuta spontanea. E l’ho fatta solo esclusivamente se accadeva qualcosa sia in ufficio che in corridoio e non solo a un semplice ‘passaggio’. Altrimenti mi sono limitata al :
    INT. CENTRALE DI POLIZIA (UFFICIO DAN/CORRIDOIO)

    lo stesso per un momento in cui un personaggio chiamava l’altro al cellulare e quest’ultimo non rispondeva. Mi sono limitata a scrivere:

    INT. MACCHINA ANDREW/MARK (IN MOVIMENTO)

    Andrew tenta di telefonare…. Passiamo a Mark… e così via.
    forse dovrei correggere il macchina in macchinE

    spero proprio di non aver fatto casino…

    11. devo indicare il flashforward di apertura con la scritta flashforward? e al termine, nell’intestazione successiva devo inserire quanto precedente la scena successiva al flashforward?(Del tipo: 1 anno prima…o simili).

    12. posso ambientarlo in una zona di new york che conosco, come appunto manhattan, ma inventare negozi e bar? Proprio dargli dei nomi inventati. per ora l’ho fatto…. o ho scritto: EST. STRADA MANHATTAN – GIORNO
    senza specificare che strada… e in altri casi EST. NEGOZIO BLABLA – GIORNO…
    a volte mi sembro troppo vaga, altre troppo specifica.. 🙁

    dulcis in fundo…. ma tutte le varie indicazioni che Celtx chiama ‘transizioni’….vanno messe o no? Fade out, fade in, stacco su ecc… ma soprattutto….chi è capace? ;_; non mi sento molto sicura….

    oltretutto alla fine ho deciso di eliminare quasi del tutto la struttura a flashback(ne ho lasciati solo alcuni) per concentrare tutto quello che era la backstory(e quindi i flashback) nel primo atto (mi sono resa conto che i flashback erano fuorvianti e distoglievano da quella che poi è la reale backstory, molti anni prima di questi avvenimenti). E con tutto che ho tagliato (dal primo atto soprattutto per poter inserire la backstory) e accorpato parecchie cose mi ritrovo comunque con 134 pagine, e un primo atto di 36… spostando i flashback ovviamente mi sono ritrovata anche con tutti i punti di struttura sballati, quello che era il punto medio ora è 20 pagine dopo ed è diventato di fatto la seconda pinza, e ho un nuovo punto medio, il primo colpo di scena è cambiato, quello che era il secondo è troppo avanti (succedono tante altre cose importanti prima, ma nessuna di queste cose è QUEL colpo di scena e non so come riuscire a farlo tornare indietro di qualche pagina…), mannaggia a me e ai maledetti flashback… sono alla terza stesura e da due sono ridotta così. Non dico che non fili, fila. Solo che vorrei che i punti di struttura finiscano al loro posto….se mai qualcuno la leggerà sicuramente andrà a cercarli, (pag. 25-30/ 60, 85-90) e devono esserci.

    Scusami tanto per il bombardamento e se la maggior parte sono domande stupidissime…!

    ti ringrazio ancora.

  174. Alberto Cassani ha detto:

    Allora, ogni indicazione che riguarda la parte visiva del film, quindi anche il fatto che un personaggio sorrida o riappenda il telefono, va nelle descrizioni. Allo stesso modo non si indica a chi sono dirette le parole, al massimo si scrive che il personaggio si volta verso l’altro per parlargli, se lo fa. Indicazioni precise sul modo in cui dev’essere recitata una battuta è meglio non darne perché non è compito dello sceneggiatore stabilirlo.
    Nel caso in cui l’azione spezzi il dialogo, si esce obbligatoriamente dal dialogo descrivendo l’azione e poi si riprende il dialogo (peraltro, in italiano si scrive cont e non cont’d, essendo appunto italiano e non inglese). Comunque l’interruzione è evidente dal fatto che il primo personaggio non finisce di parlare, quindi che sia interrotto da parole o azioni altrui, bastano i puntini di sospensione alla fine della sua battuta. Poi se c’è un’indicazione nel dialogo, sta in una riga a parte tra il nome del personaggio e le sue parole.

    Il pianosequenza – e forse te l’ho già detto o magari l’ho detto a qualcun altro – viene considerato scena unica, quindi dev’essere raccontato come tale. Secondo me è preferibile indicare nel titolo semplicemente l’ambiente (casa) e scendere nei particolari delle stanze all’interno della descrizione, mettere gli ambienti nel titolo è inutile perché dovrai scrivere comunque nella descrizione quando si passa da uno all’altro. Se però la sequenza si svolge in luoghi diversi e non collegati da pianosequenza non ci sono santi: bisogna dividere le scene anche se il dialogo è unico come nel caso della telefonata. Per evitare un continuo avanti e indietro puoi cambiare scena solo all’inizio per far vedere dove si trovano i due personaggi e poi rimanere sempre da uno, poi starà al regista decidere come movimentare la scena al montaggio.

    Per quanto riguarda la sintassi delle azioni, ovviamente si può lasciare il soggetto implicito, vedi tu se è chiaro chi sta compiendo l’azione o se ci sono possibilità di fraintendimento. Ugualmente, niente ti obbliga a una completa aderenza alla realtà: la casa di Sherlock Holmes era in una strada reale di Londra, ma mica esisteva…

    Le transizioni indicate da CeltX sarebbero obbligatorie a Hollywood, molto meno da noi. Però se vuoi una dissolvenza devi scrivere che c’è una dissolvenza. Lo stacco, poi, si usa solo quando l’azione viene interrotta dal montaggio, serve per far capire che il raccordo dev’essere brusco. Se non sei sicura di come usarli non usarli, che così eviti problemi. Peraltro così a occhio un primo atto di 36 pagine su 134 è troppo breve…

    Infine, non ho capito bene la storia del flashforward. Se si tratta della prima scena, ovviamente non che non lo devi indicare: se è la prima scena non può essere tecnicamente un flashforward perché non si sposta in avanti da nulla, è semplicemente il punto di partenza. Quando poi in seguito arrivi al presente devi ovviamente indicare la differenza di epoca, nell’intestazione della scena se non vuoi che ci sia una sovrimpressione.

    Ciao!

  175. Ilaria ha detto:

    Grazie!

    quindi le indicazioni tra parentesi meglio non metterle! Ho letto parecchie sceneggiature inglesi e ovviamente sono una diversa dall’altra…quindi a un certo punto inizia la confusione. Molte di quelle sono sicuramente uscite fuori dai set, forse per quello sono così cariche di informazioni che è meglio non mettere preventivamente.

    l’ultima che ho letto è questa: http://www.foxsearchlight.com/scripts/500dos.pdf

    Sì, è la prima scena. La prima scena che è un’anticipazione significativa di quello che succederà quattro-cinque scene dalla fine. Sì effettivamente non è un flashforward… ma quando riarriverò a quel punto, visto che la scena la rimetto, non tutta ma una buona parte, dal punto di vista di un’altro personaggio, devo indicarlo in qualche maniera particolare? Perchè inizio con quella, poi torno indietro di 6-7 mesi, per ritornare a quel punto, riprenderlo e dare il finale.

    Per quanto riguarda le transizioni ho messo solo una dissolvenza in apertura e una in chiusura….ho letto sceneggiature che sono cariche di indicazioni. Soprattutto CUT TO.

    ho un’altra domanda stupida per te: un messaggio su un foglietto che il protagonista legge, come andrebbe scritto invece? in corsivo o tra virgolette?

    Riririririgrazie!

  176. Alberto Cassani ha detto:

    Il corsivo non si usa, in sceneggiatura. O lo scrivi normalmente oppure scrivilo tutto maiuscolo.

    Il CUT TO è appunto lo stacco secco che ti dicevo. Poi c’è l’INSERT che serve invece per i dettagli. Ma questo tipo di informazioni cambia molto a seconda che si stia leggendo una “prima” versione oppure la versione definitiva che si usa sul set.

    Quando il flashforward arriva nel presente la cosa migliore da fare è riscrivere la scena esattamente com’era all’inizio, senza alcuna indicazione preventiva. A meno che tu non abbia deciso di numerare le scene (ma lo si fa solo nelle versioni definitive), nel qual caso indicherai nell’intestazione il numero della scena iniziale.

  177. Ilaria ha detto:

    Quindi se la prima scena inizia nel salotto con il protagonista che poi si sposta in bagno. Conviene scrivere semplicemente APPARTAMENTO e il nome nella dicitura. Poi seguirlo dal salotto al bagno, parlando nella descrizione dello spostamento. E fino qui tutto bene.
    A quel punto, se devo tornare dal secondo personaggio che è rimasto in salotto. Devo per forza inserire di nuovo una intestazione, ma stavolta specificando che è in salotto o no? O scrivo semplicemente appartamento come prima? L’idea era o di staccare direttamente da lei, oppure di tornare proprio indietro sui propri passi lasciando lui in bagno. Se proseguo il piano sequenza ovviamente non dovrei mettere l’intestazione nuova, se stacco invece sì ma specificando la stanza o no? Certo che col piano sequenza è più di mezza pagina di descrizioni tutte insieme… e forse da leggere è fastidioso. Finora avevo sempre inserito le stanze nelle parentesi, e va bene se salto da un luogo all’altro, ma devo modificare tutti gli spostamenti nella casa e in altri luoghi. La domanda è quindi: se stacco dal bagno al salotto, nell’intestazione nuova andrebbe messo il nome della stanza o va scritto di nuovo nelle descrizioni? E soprattutto…conviene specificare tra parentesi il punto preciso in cui sono o è meglio proprio evitare le parentesi e scrivere semplicemente:
    ad esempio : INT. UFFICIO ANDREW – GIORNO (piuttosto che, come ho fatto io in tutta la sceneggiatura), CENTRALE DI POLIZIA (UFFICIO ANDREW), o ancora: INT. NEGOZIO BLABLA (RETROBOTTEGA) ), vorrei seguire il metodo di più lavoro giusto…
    Grazie ancora…

  178. Ilaria ha detto:

    aggiungo una stupida domanda: non dovrei cercare di avvicinarmi il più possibile alle 120 pagine? In giro ogni volta che si parla di sceneggiatura si dice che dovrebbe rientrare tra le 90 e le 120… ovviamente ogni storia è diversa, ma temo che il problema non sia la lunghezza della storia ma il fatto che io non riesca a tagliare più di così, e non riesca a vedere quali scene forse sarebbero evitabili o sostituibili… ora non vorrei che l’uscir fuori così lunga la penalizzi in qualche modo (sempre se qualcuno la leggerà mai, ma uno ragiona in termini ottimistici per forza di cose)

  179. Ilaria ha detto:

    ho letto che un errore comune è l’eccesso di descrizione, nel senso di direzione degli attori, non dire come devono muoversi. In una scena d’azione quanto va detto e quanto no…? io ho specificato calci, pugni, spintoni ecc…
    in questo libro dice: non dire al lettore che l’attore si volta, infila la mano nella tasca, tira fuori la carta, né l’espressione sulla sua faccia. Ma se è un gesto importante che caratterizza il personaggio? Tipo che ne so: massaggiarsi il collo o tamburellare con le dita?

  180. Alberto Cassani ha detto:

    Se i gesti sono importanti anche solo per la definizione psicologica del personaggio certo che bisogna metterli. E’ vero però è che è controproducente scendere troppo nei dettagli. Ugualmente, nelle scene d’azione bisogna scrivere cosa succede ma non si deve descrivere l’intera coreografia.

    Nel corso della sceneggiatura è importante mantenere sempre lo stesso stile e la stessa tecnica. Se tu inizi la prima scena scrivendo APPARTAMENTO allora dovrai farlo sempre, ma volendo potresti scrivere SALOTTO ANDREW e quindi in seguito scendere sempre nei particolari già nei titoli. Io opterei per la prima possibilità, usando poi la descrizione per spiegare la stanza. Considera comunque che anche se usi APPARTAMENTO, quando passi da una stanza all’altra si tratta comunque di due scene diverse.

    La lunghezza della sceneggiatura è la cosa meno importante di tutte, soprattutto adesso che le stazioni televisive sono entrare con forza nella produzione cinematografica. Un produttore non rifiuterà a prescindere una sceneggiatura perché troppo lunga, visto che in questo caso potrebbe essere facilmente trasformata in una fiction in due puntate.

  181. Ilaria ha detto:

    Quindi se passo dal salotto al bagno con un piano sequenza proseguo senza dividere le scene, inserendo solo appartamento. Se invece stacco conviene riscrivere appartamento e dire poi nella descrizione che è in bagno. Inizialmente credevo che inserire più indicazioni nell’intestazione, la stanza precisa, fosse utile ma alla fine forse distrae anche. L’unico problema è forse che la descrizione verrà un po’ più lunga non dividendo le scene, in questo caso intendo il movimento iniziale, salotto-bagno-salotto. Viene fuori quasi mezza pagina. Forse dovrei dividere la descrizione in gruppetti di 4 righe.. Il dubbio ce l’ho solo per queste scene che si svolgono tutte dentro una casa, o un qualsiasi altro posto in cui il personaggio deve spostarsi da una stanza all’altra…
    stesso discorso con ad esempio “la centrale di polizia”, ho scritto sempre centrale di polizia (atrio) o centrale di polizia (ufficio andrew), se adotto la prima opzione che mi hai consigliato dovrò quindi scrivere sempre centrale di polizia, se il personaggio passa dall’atrio all’ufficio andrò a riportare di nuovo centrale di polizia, scrivendo poi nella descrizione che è nel suo ufficio, ed evitare quindi di scrivere ufficio andrew nell’indicazione, è giusto? Scusa se ti richiedo un’altra conferma.
    Non vorrei fare l’errore del principiante!Oltretutto essendo proprio la prima pagina…
    per quanto riguarda le scene di macchina suppongo che debba eliminare il (in movimento) (ferma) che ho inserito vicino….:P
    E se devo inserire un sogno nella dicitura posso mettere semplicemente SOGNO DI, come ho letto in un paio di sceneggiature oppure meglio inserire sempre il luogo del sogno e scrivere nella descrizione che è un sogno? Chiaro che vada comunque separato dal resto.
    La questione lunghezza è diventata una fissa. E’ colpa di Syd Field e del maledetto consiglio di usare le schede.. che poi nessuno di loro parla di queste cose più tecniche che sono importanti eccome..è anche un fatto di occhio. Anche un’occhiata al lavoro a come è strutturato certamente può essere fondamentale.
    ti ringrazio per l’immensa pazienza

  182. Alberto Cassani ha detto:

    Le descrizioni troppo lunghe sono un rischio, perché è facile che dopo qualche riga si decida di saltare al primo dialogo. Sempre meglio cercare di essere il più sintetici possibile, pur non saltando nessuna informazione importante.

    Per l’intestazione devi vedere tu, se la maggior parte delle scene è ambientata in locali all’interno di costruzioni più grandi, il rischio è finire con metà delle scene intestate APPARTAMENTO e l’altra metà CENTRALE. A quel punto è meglio scendere nel dettaglio già nell’intestazione, altrimenti si crea confusione e basta. E’ una decisione che devi prendere tu a seconda della sceneggiatura nel suo insieme.

    Per il sogno direi di mettere il luogo e poi specificare già nel titolo che si tratta di un sogno. Vero che molti scrivono sogno e basta, ma è meglio comunque dare indicazioni precise, a meno che non si tratti di sogni folli che non si svolgono in nessun luoghi particolare.

  183. Ilaria ha detto:

    Ti ringrazio, mi hai chiarito molte cose…! Hai qualche consiglio da darmi su come andrebbero snellite le descrizioni? Ho letto che dovrebbero essere al massimo di quattro righe, less is more… e ok…ma semplice non è. Il mio problema è che scrivo anche romanzi, quindi ti puoi immaginare lo sforzo per essere incisiva e sintetica senza sfociare nel letterario…

  184. Ilaria ha detto:

    un’altra domanda stupida. Ho letto che nelle descrizioni ovviamente non va descritto un dialogo né tanto meno anticipato nella descrizione e poi ripetuto nel dialogo, pare sia un errore comune negli esordienti. Ma scrivere nella descrizione: “Sarah lo prende in giro” e poi la battuta di dialogo in cui lo prende in giro. Oppure, “fa il vago” e nel dialogo mantiene questo atteggiamento. E’ errato? Oppure ancora: risponde pieno di rabbia, e mettere una battuta in cui lo prende a parolacce ad esempio…non so se è meglio lasciar parlare il dialogo in questi casi, tagliando le descrizioni!
    Riscusa per la scocciatura e di nuovo grazie.

  185. Alberto Cassani ha detto:

    Se non riesci ad abbreviare le descrizioni fai in modo che sembrino più brevi: invece di fare un blocco unico per una descrizione, dividila in blocchi di quattro righe o meno. Non è difficile, nel momento in cui cambia il soggetto o il punto di vista della descrizione, passi a un nuovo capoverso.

    Come ho detto, nelle descrizioni è meglio evitare di essere ridondanti e bisogna concentrarsi solo sull’aspetto visivo. Quindi non puoi dare indicazioni sul modo in cui una battuta viene pronunciata, né tantomeno “spiegare” la battuta. Se però, come nel caso della risposta rabbiosa, la cosa si accompagna anche ad un determinato atteggiamento fisico (espressione contrita, rossore in volto…) allora lo si può indicare. Ma meno lo si fa meglio è.

  186. Ilaria ha detto:

    andrebbero eliminati anche i “poi”, “che” o “in quel momento”, “in un istante” ecc… così come i “la guarda, la fissa” e inserire le azioni il più scarne possibili tipo: Mark si poggia a lei. Si alzano. Compare Colin. Piuttosto del: poggia la testa sul braccio di lei poi si alzano e in quel momento compare Colin.

  187. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, perché altrimenti si “scadrebbe” troppo nel racconto letterario, ma è anche vero che si rischia di rendere la lettura statica e pesante.

  188. Ilaria ha detto:

    è un equilibrio difficile. Forse è meglio tagliare il più possibile gesti e movimenti, soprattutto per i vari “guardare, fissare” che escono fuori con molta facilità, riassumendo il senso con uno solo. Sto guadagnando parecchie righe… e probabilmente a fine lavoro parecchie pagine

  189. Ilaria ha detto:

    Ciao ancora,
    qui secondo te c’è un errore? (è la sceneggiatura di The Departed). Ha descritto la scena e poi l’ha messa nel dialogo… ma in alcuni casi si deve fare?!

    COSTELLO tells the Proprietor to takes three loaves of breadand some soup off the shelves and puts them in Colin’s bag.

    COSTELLO
    Get him three loaves of bread. And a couple of half gallons of milk.And some soup

    un’altra stupida domanda di forma: se seguo il personaggio in bagno e poi però voglio vedere la sua faccia attraverso lo specchio, devo scrivere tipo: noi siamo lo specchio. Oppure: guardiamo attraverso/dallo specchio il suo viso.. oppure non devo proprio dirlo? Scrivo semplicemente: il viso pieno di…
    rigrazie…

  190. Alberto Cassani ha detto:

    Quello di “Departed” è sicuramente un errore, probabilmente la frase è stata lì fin da prima che fossero scritti i dialoghi e nessuno se n’è accorto o si è preoccupato di correggerla.

    Per lo specchio, visto che non si devono dare indicazioni registiche o trovi un modo per farlo capire senza dirlo oppure non lo dici.

  191. Maria Cristina ha detto:

    Ciao Alberto, ti preannuncio di non aver letto tutta questa pagina dato che ho visto commenti che partono dal 2009…
    quindi ti espongo il problema a freddo 😀
    siamo 4 amici (dai 20 ai 30 anni) (un soprano (io), un tenore, un baritono e un pianista) tutti e 4 con delle esperienze teatrali…
    Io ho creato una riduzione del musical Il Fantasma dell’Opera, che appassiona tutti e 4…e che durerebbe un’ora e mezza, credo…
    abbiamo cantato tutti nei ristoranti, per spettacoli, concorsi..ma un musical, dove posso proporlo?? (nelle piazze?nei teatri?)
    con chi posso parlare?
    e per i diritti, come si fa?chi dobbiamo pagare e quanto?
    Una mia paura è che, una volta portato in giro, si possa copiare il mio lavoro… Come posso tutelarmi, nonostante il mio sia solamente un rifacimento?

  192. Alberto Cassani ha detto:

    Nessun problema, Maria Cristina: è normale dare per scontato che un caso particolare come il tuo non sia ancora stato discusso, su queste pagine. Caso particolare e complicato, direi: se parti da un’opera preesistente devi averne i diritti per poterla mettere in scena. E non si tratta di una tassa della Siae, ma proprio dell’acquisto di una “merce” dal proprietario. Il che vuol dire, in questo caso specifico, che o trovate un impresario che paga ad Andrew Lloyd Webber la montagna di soldi che sicuramente vorrà, oppure dovete lasciar perdere. Se voi faceste uno spettacolo che contiene brani di opere diverse potreste pagare i diritti come si fa semplicemente con le canzoni, ma in questo caso si tratta appunto di un adattamento, e non si può fare commercialmente senza il permesso dell’autore.
    L’unica scappatoia (peraltro suggeritami da un funzionario Siae a proposito di una piéce teatrale) sarebbe rimuovere qualunque riferimento all’opera originale da titolo e locandine, in modo che solo assistendo alla rappresentazione (e conoscendo ovviamente l’originale) si potrebbe risalire alla sua origine. Ovviamente in questo caso non c’è modo di proteggere il vostro lavoro da eventuali copiature, perché non potete registrare alla Siae il vostro lavoro, non essendo realmente vostro.

  193. Maria Cristina ha detto:

    Grazie mille! è una risposta dettagliatissima e utilissima soprattutto!
    Non pensavo fosse così complicata la questione 🙁
    Dovrò allora rivedere i miei progetti 😀
    Ma è un vero peccato che ci siano queste limitazioni! Il Fantasma dell’Opera (ma come altri musical fantastici) si fa in tutto il mondo (ho visto foto di attori neri, cinesi, … che lo interpretavano) e in Italia non si fa mai nulla! in pochi lo conosco e non si rappresenta…
    …invece di incentivarle queste cose… ….
    Comunque è un mio pensiero…
    grazie ancora… 🙂

  194. Alberto Cassani ha detto:

    Ma credo che questo dipenda proprio dal costo dei diritti. Così a memoria, al di là di “Jesus Christ Superstar” non mi pare che ci siano opere di Lloyd Webber che hanno avuto una versione italiana. Anche “Cats” da noi è passato solo fugacemente una ventina d’anni fa, e se ricordo bene col cast inglese. Ma in generale sono d’accordo con te, il musical a teatro da noi funziona se ha alle spalle un titolo “pop” molto famoso, cose più serie o meno note non si vedono mai. Considera che io adoro il “Man of La Mancha” di Wasserman, ma so benissimo che a queste latitudini non lo vedrò mai rappresentato.

  195. Anonimo ha detto:

    Che cosa ne pensi dei finali che ci sono nella maggior parte dei film dei fratelli Coen ?

  196. Alberto Cassani ha detto:

    Francamente non penso nulla di particolare sui finali dei film dei Cohen.

  197. Ilaria ha detto:

    Ciao Alberto,
    Mi è capitata una occasione tra le mani…un produttore vuole leggere la sceneggiatura e senza conoscere la storia…
    aspetta domani una mail con il lavoro e il soggetto, io sono terrorizzata…
    1) l’ho riletta almeno dieci volte e l’ho corretta altrettante volte, ma non sembra mai pronta
    2) temo che la storia in Italia non sia assolutamente vendibile, e mi pento di non essermi dedicata a qualcosa di più semplice.
    3) di non essere abbastanza brava/pronta, è la prima..sono agli inizi, ho finito il corso solo da qualche mese!!
    4) ovviamente che faccia schifo

    ma ovviamente l’occasione è ora, non fra qualche mese…

    hai qualche consiglio da darmi? ;_;
    ti ringrazio

  198. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, Ilaria: complimenti e in bocca al lupo. L’unico consiglio che ti posso dare e di smettere di rileggere e correggere. A un certo punto bisogna considerare il lavoro come finito, altrimenti si rimane sempre fermi lì e non si progredisce mai. Che la tua sceneggiatura sia poco vendibile non ha importanza: se al produttore piace proverà lui a cercare investitori esteri, tu limitati a fargli avere lo scritto!
    Ancora in bocca al lupo.

  199. Ilaria ha detto:

    crepi… e ancora grazie

  200. Ilaria ha detto:

    Scusa ancora… ipotetica correzione dell’ultimo minuto: se volessi mostrare delle immagini del passato durante i titoli di cosa, anche con un paio di battute di dialogo, come sarebbe meglio scrivere? Grazie di nuovo

  201. Alberto Cassani ha detto:

    Se sono immagini senza dialogo indica MONTAGGIO nel titolo, altrimenti scrivile come tutte le altre scene.

  202. Mattia ha detto:

    Ciao Alberto,
    che tu sappia esistono corsi di sceneggiatura in provincia di Forlì-Cesena.
    Ho cercato ma trovo solo corsi a Roma, Milano o Bologna,

  203. Alberto Cassani ha detto:

    No, non ne conosco, in quella zona.

  204. Anonimo ha detto:

    Ciao Alberto, dovrei inserire nel dialogo di un personaggio le parole di una canzone. Posso scrivere direttamente tali parole (Sono due o tre frasi di una canzone)?
    (Es.: PERSONAGGIO
    Canzone canzone canzone
    canzone canzone canzone.)
    Oppure è preferibile rimanere sul vago (per motivi di diritti d’autore ecc. ecc.) e scrivere semplicemente: “Personaggio canta una canzone.”?

  205. Alberto Cassani ha detto:

    Si inseriscono i versi della canzone e si cita nel frontespizio della sceneggiatura di che canzone si tratta, poi sarà cura del produttore assicurarsi i diritti per poterla usare nel film.

  206. Andrea ha detto:

    Buongiorno,
    sono un aspirante sceneggiatore e vorrei chiederti un aiuto per chiarirmi un dubbio, anzi un vero dilemma, che mi attanaglia da settimane.
    Quando in una sceneggiatura si vuole far vedere ciò che accade su uno schermo di un pc o si vuol far leggere ciò che un personaggio sta scrivendo in una e-mail o chat che tecnica si usa?

    Sfogliando varie sceneggiature che sono reperibili gratuitamente in internet ho riscontrato soprattutto due “stili”:
    – il tipo “c’è posta per te” (il film!) con intestazione di cambio scena ogni volta in cui si inquadra il monitor.
    – il tipo “avatar” in cui viene utilizzata il sistema di indicare l’azione visualizzata nel monitor indicando MONITOR o SCREEN in maiuscolo e poi descrivendo come una semplice azione ciò che avviene.

    Che “stile” mi consigli di utilizzare?
    Grazie,
    Andrea

  207. Alberto Cassani ha detto:

    Ciao Andrea. Guarda, secondo me ti stai facendo problemi per una cosa tutto sommato di piccolo conto. Come hai potuto vedere, infatti, sono valide entrambe le soluzioni. Io però ti consiglio la seconda, quella di “Avatar”, perché limita il numero delle scene e quindi non allunga artificiosamente la sceneggiatura. E poi lascia più libertà al lettore su come immaginarsi montaggio e regia della scena.

  208. Andrea ha detto:

    Grazie mille per la risposta!
    In effetti non ho pensato che è una delle scelte di montaggio e regia per cui è un bene non dare troppe indicazioni da parte dello sceneggiatore. Certe volte mi blocco ore per evitare di uscire dai parametri ristretti che lo scrivere sceneggiature comporta altre volte, come in questa, me li creo io i parametri…
    Grazie ancora Alberto.

  209. Salvatore ha detto:

    Alberto, sto scrivendo una sceneggiatura e mi servirebbe un aiutino: come devo annunciare la sequenza del titolo a film già iniziato in una sceneggiatura all’americana? Grazie in anticipo, questo tuo tutorial mi è stato davvero utile.

  210. Alberto Cassani ha detto:

    Salvatore, basta scrivere TITOLI DI TESTA in mezzo alla riga. Buon lavoro!

  211. Salvatore ha detto:

    Grazie mille Alberto.

  212. stefano ha detto:

    Ciao Alberto, una cortesia. Sono entrato in possesso (acquistandola su Ebay) di una sceneggiatura inedita di un celebre regista, oggi defunto. Dato il rilievo dell’opera (scritta nei primi anni Settanta), sarei intenzionato a pubblicare un testo di analisi critica. Posso farlo? Ovviamente non è mio interesse pubblicare pedissequamente la sceneggiatura ma mi limiterei a riportare stralci della stessa ai fini divulgativi.Spero di leggerti presto. Stefano

  213. Alberto Cassani ha detto:

    Ciao Stefano. Se vuoi scrivere una cosa tu non ci sono assolutamente problemi, perché comunque l’autore dello scritto sei tu e non lo sceneggiatore originale. All’interno del tuo testo è possibile riportare stralci della sceneggiatura in quanto citazione, ma non so dirti di preciso in che misura. Nel senso che la legge prevede una lunghezza massima per una citazione, ma non so a quanto ammonti. Ma direi che se si tratta di un totale 5-6 pagine suddivise in blocchi non ci sono problemi. Al massimo informati con la SIAE, ma in generale la tua è una ricerca originale e quindi di tua personale proprietà, anche se l’argomento è il lavoro di un altro.

  214. stefano ha detto:

    Grazie Alberto per la tua risposta. Non abuserò della tua disponibilità ma ho ancora un dubbio: come è conciliabile il diritto all’inedito dell’autore (deceduto 10 anni fa) con un testo che, di fatto, analizza una sua sceneggiatura (e dunque, almeno in parte, la divulga)? Lo script di cui sono entrato in possesso è una copia di un dirigente del Ministero dello Spettacolo a cui era stato sottoposto nel 1974 per un suo giudizio preventivo (suppongo per accedere ai finanziamenti a favore della produzione nazionale).

  215. Alberto Cassani ha detto:

    Secondo me la legge non discerne tra citazioni di opere edite o inedite, ma in effetti stiamo parlando di una linea d’ombra. Sarebbe sicuramente meglio sentire qualcuno davvero esperto di legislatura legata ai diritti d’autore, quindi non la SIAE… Poi volendo ben guardare, la cosa migliore da fare sarebbe contattare gli eredi e parlare loro del tuo progetto. Non è neanche escluso che loro possano essere interessati a far pubblicare anche la sceneggiatura. In ogni caso, nella peggiore delle ipotesi ti troveresti nella situazione di non poter utilizzare gli estratti della sceneggiatura all’interno del tuo testo, ma in nessun modo ti può essere impedito di scrivere e pubblicare una tua analisi originale (il che non vuol dire che qualcuno non possa provarci…).

  216. daniele ha detto:

    Buongiorno Alberto, mi sto appassionando alla scrittura di una sceneggiatura per il cinema. Ho letto un po di post a te inviati e le risposte che tu hai dato. Tutti molto utili; una cosa che non ho capito, per queso chiedo a te: è più importante farla leggere ad un produttore oppure contatatre un regista ?

  217. Alberto Cassani ha detto:

    Ciao Daniele. In Italia i registi che hanno il potere di andare da un produttore con una sceneggiatura in mano e dire “facciamolo”, e riuscire davvero a fare subito il film, sono pochissimi. Meglio quindi provare da qualche produttore e avere moooolta pazienza.

  218. Daniele ha detto:

    Grazie mille Alberto, ancora una cosa. Devo registrare la mia sceneggiatura e..francamente vorrei evitare la SIAE. Ho trovato un sito “COSTOZERO”, dove posso farlo ad un prezzo davvero speciale. Dimmi se appena registrata posso inviare copia a piu produttori, in PDF sarebbe meglio, giusto? grazie in anticipo e buona serata

  219. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, infatti Costozero l’ho citato pochi giorni fa in risposta a un altro commento in quest’altra pagina http://www.cinefile.biz/come-si-scrive-una-sceneggiatura. E’ un servizio che non conosco ma in ogni caso la registrazione alla SIAE è l’unica cosa che la Legge prevede esplicitamente per la tutela dei diritti d’autore. Un sito come Costozero attesta “solo” che tu hai scritto l’opera prima prima di chi accusi di avertela copiata, che è già molto ma è legalmente meno botte di ferro rispetto alla SIAE. Comunque nel momento in cui ti confermano la registrazione puoi mandare in giro la sceneggiatura. Io ti consiglio di mandare una mail ai distributori che vuoi contattare chiedendo se vogliono ricevere sceneggiature non sollecitate e se preferiscono averne una copia fisica o elettronica: visto che il futuro del tuo scritto dipende tutto da loro, è meglio essere sicuri di fare il primo passo nella direzione giusta.

  220. Nick ha detto:

    Complimenti! Informato, disponibile ed esaustivo. Veramente utile. Continui così!

  221. Valeria V. ha detto:

    Ciao Alberto! Sono una ragazza di 17 anni e devo fare il 5 liceo scientifico a settembre.. Dopo la scuola non voglio fare un’università, ma un’accademia per diventare attrice, però sono appassionata anche da quest’altro mondo, mi piace invetarmi film mentali oppure mi piacerebbe basare un film su quello che mi è successo davvero.. Il problema è poi andare a scrivere, perché farsi un racconto in mente è diverso, un po’ è per pigrizia, un po’ perché mi viene il blocco, un po’ è perché non ho tempo.. Per questo preferirei fare l’attrice, per raccontare, spiegare, interpretare, sentire.. Ma fare l’attrice di qualcosa che hai scritto tu sarebbe la fine del mondo! Il mio sogno! Cosa mi consigli di fare? Poi mi potresti dire come contattarti privatamente? Grazie mille e complimenti per i tipo articoli!

  222. Alberto Cassani ha detto:

    Ciao Valeria, grazie dell’apprezzamento al mio lavoro.
    Quando vivevo a Los Angeles il mio compagno di stanza era un attore e sceneggiatore (o per lo meno, stava tentando di diventarlo…) e ricordo che riteneva fosse molto più difficile recitare un testo scritto da altri rispetto a uno scritto da te, perché mentre scrivi stai già pensando a come lo reciteresti, e ora che arrivi a recitarlo hai pensato quelle frasi mille volte. Ma a parte questo, secondo me ti conviene fare corsi di cinema all’università e iscriverti a qualche laboratorio teatrale. Poi chiaro, se hai la possibilità di entrare in un’Accademia vera e propria o al Centro Sperimentale meglio ancora. Penso che a livello di studio sia possibile fare entrambe le cose, ma tieni ben presente che è più facile trovare lavoro come attrice (anche solo in spot pubblicitari) che non come sceneggiatrice. Al di là che è difficile anche quello, comunque.
    Nel menu in alto, a destra, c’è il tasto per mandare una mail.

  223. Vittorio ha detto:

    Perdonate la mia ignoranza, ma mentre pensavo ad un’idea per una sceneggiatura mi è venuto in mente una delle poche opere di stephen king a non aver avuto una trasposizione cinematografica, che io stesso ho letto. Quindi il dubbio è: in questi casi si scrive una sceneggiatura, oppure questa diventa superflua a causa dei tantissimi elementi già presenti nel libro? E quindi posso provare a scrivere la sceneggiatura di questa opera oppure no?

  224. Alberto Cassani ha detto:

    La sceneggiatura bisogna scriverla sempre, per quanto precisa e dettagliata possa essere la fonte originale. Anche perché in sceneggiatura c’è la possibilità di togliere/aggiungere/spostare qualcosa e, cosa molto importante, la necessità di trasformare il narratore in un semplice cronista: per raccontare un gesto Stephen King può metterci mezza pagina, lo sceneggiatore deve farlo in mezza riga.
    Detto questo: nel proprio privato si può scrivere qualunque cosa, anche se non se ne detengono i diritti. Il permesso dell’autore originale è invece necessario quando si vuole speculare sulla sua opera, ossia in questo caso vendere la sceneggiatura tratta da un suo romanzo. Il problema è che senza il consenso dell’autore non si può registrare la sceneggiatura alla SIAE e quindi proporla ai produttori è un rischio.

  225. Sebastiano ha detto:

    Ciao Alberto, sono un anzianotto attore/regista teatrale (quello che prima era un hobby, causa pluriennale disoccupazione, è diventato un mezzo di sporadici introiti) che ha scritto, in formato cortometraggio, una sceneggiatura di “L’uomo dal fiore in bocca” e che sta per completare quella, in formato lungometraggio, nata da un’idea di parecchi anni fa e finalmente maturata. Per scriverla sto usando il programma Celtx e, giunto ormai alla fase finale, completate già 92 pagine, presumo (non m’è dato di saperlo a priori, dato che dipende dall’ispirazione del momento) di arrivare intorno alle 120. A questo punto, è ovvio che mi si pone il problema della futura registrazione, di cui hai già ampiamente risposto ad altri, e quello della possibilità di farla esaminare a qualche produttore. E qui ti lancio l’S.O.S. perchè non saprei proprio da che parte cominciare.
    Aggiungo, nel caso fosse importante, che il genere del potenziale film è quello storico di costume. L’ambientazione è, infatti, agli inizi del XVII secolo, e la quasi totalità degli interni e degli esterni riguardano un castello e i suoi giardini. Per cui presumo, per intenderci, che potenziali produttori di film d’azione, per esempio, non sarebbero comunque interessati, a prescindere dal valore della mia sceneggiatura. Ho detto una boiata? Ti ringrazio in anticipo per la tua risposta e per le tue “agognate” indicazioni e ti saluto cordialmente.

  226. Alberto Cassani ha detto:

    Sebastiano, in teoria i diritti sulle opere di Pirandello sono ormai di pubblico dominio per cui non dovresti avere problemi a registrare il tuo lavoro alla SIAE (ma non si sa mai, meglio chiedere a qualcuno che si occupa nello specifico di queste cose).

    Per quanto riguarda invece il trovare un produttore, l’unica è spedire loro la sceneggiatura e sperare che la leggano e che piaccia. Poi, però, anche ammesso che comprino l’opzione, c’è una lunga attesa prima che il film venga realmente sviluppato (e questo può riguardarti personalmente come anche no: non è detto che la sceneggiatura venga sviluppata dallo sceneggiatore originale). Però devo dire che opere in costume tratte da autori importanti hanno forse più possibilità di trovare interesse nel mercato televisivo rispetto a quello cinematografico, a meno di non arrivare sulla scrivania di qualcuno dei pochi registi che invece hanno interesse per questo tipo di film.

  227. Sebastiano ha detto:

    Caro Alberto, (consentimi il “caro”, sinceramente sentito perché, sebbene avessi notato la tua disinteressata disponibilità, non aspiravo a una risposta così celere) ti ringrazio, intanto, per la tua immediata risposta. Sì, per Pirandello sono già certo di non avere problemi. Non ci sono più diritti da pagare dal 1/1/2007 visto che al 31/12/2006 erano trascorsi i 70 anni dalla morte. Te l’ho citato perchè, intanto ho voluto segnalarti che prima di cimentarmi nel lungo ho voluto testarmi col corto, volendo tutelare la mia sceneggiatura devo comunque registrarla. La sceneggiatura del lungo, invece, data la particolarità, abbisogna di un’attenzione diversa. Per cui mi sono rivolto a te per avere, intanto, un’indicazione più mirata. Essendo un opera in costume, infatti, mi ero chiesto se esistono case produttrici più interessate o, viceversa, di quelle a cui sarebbe inutile rivolgersi. Naturalmente sono appena alla fine della prima stesura e, in fase di rilettura e di revisione, non è da escludere che ti possa ancora contattare. L’idea è originale, pur trattandosi di un personaggio stranoto e stra-sfruttato: Amleto. Ma appunto per questo, puntando sull’originalità di quello che sarebbe un sequel attendibile e non una delle tante rivisitazioni e/o parodie, dovrei avere qualche vantaggio qualora fosse giudicato interessante nella stesura finale. Non ti pare? Infine, se ci fosse il modo di sottoporlo ad una occhiata fidata, che ne correggesse le inevitabili storture tecniche, prima di provare l’avventura della possibile produzione, sarei ben lieto di seguire il tuo consiglio.
    Cordiali saluti.
    Sebastiano – Reggio Emilia

  228. Alberto Cassani ha detto:

    Ah, ok: avevo capito male l’origine della sceneggiatura. Peraltro, avevo letto che i diritti di Pirandello e di altri autori precedenti la Seconda Guerra Mondiale erano stati estesi a 75 anni, ma può darsi che mi confonda. E comunque sarebbero scaduti ugualmente…

    Per quanto riguarda il lungo, non mi risulta ci siano case di produzione italiane specializzate in film in costume, però visto che ogni tanto li fanno è evidentente che questo tipo di progetti non li cassano automaticamente. Però di solito si indirizzano su film che raccontano il passato italiano, fare una cosa più astratta potrebbe interessare meno. Però è giusto tentare, anche se a conti fatti ormai il cinema in Italia lo si fa o coi soldi della Rai o con quelli di Mediaset/Medusa.

    La richiesta di fare da proof reader per gli scritti dei lettori mi è stata avanzata molte volte, però ho sempre preferito rifiutare sia perché ritengo sia meglio farlo leggere a qualche amico “evoluto” oppure a qualcuno davvero dentro l’industria, sia perché il mio tempo non abbonda e quindi preferisco dire sempre no piùttosto che essere poi costretto a dire sempre di sì.

  229. Sebastiano ha detto:

    Ciao Alberto,
    sì, la richiesta dei diritti da estendere a 75 anni, a causa della guerra, era stata avanzata proprio dagli eredi di Pirandello. Ma a suo tempo fu respinta perchè, tu capisci, gli eredi degli autori deceduti dal 1871 al 1944 avrebbero creato un contenzioso che avrebbe dovuto coinvolgere una marea di risorse umane ed economiche. Inoltre si creava un precedente incontrollabile perchè un qualsiasi evento con le stesse conseguenze era riverificabile e con durate imprevedibili. Proprio per quel motivo, tornando a Pirandello, io che avrei dovuto mettere in scena “Il berretto a sonagli” a Novembre del 2006, preferii farlo posticipare ai primi del 2007 cosicchè evitai di pagare i diritti.
    Tornando al discorso della mia sceneggiatura, comprendo il tuo atteggiamento sulle richieste dei lettori, saresti sommerso da una marea di sceneggiature. Infatti mi limiterò a chiederti degli approfondimenti su dei dubbi (una riguarderà certamente la forma di alcune didascalie, certo come sono che, essendo un regista teatrale, inevitabilmente sarò caduto chissà quante volte nella deformazione professionale e infarcito di indicazioni improprie le scene interessate. La cosa che mi preoccupa di più è che l’effetto immediato che se ne ha è quello di gonfiare tali scene e di non avere, quindi, una misura attendibile sul rapporto quantità pagine/minuti di girato).
    Per adesso un grande grazie e a presto.
    Sebastiano

  230. Alberto Cassani ha detto:

    Oddio, la corrispondenza pagine-minuti è una cosa che importa poco, nel momento in cui si presenta una sceneggiatura a un produttore, tanto sarà cambiata così tanto che ogni possibile calcolo andrà rifatto completamente (anche perché il produttore inserirà nell’equazione il budget e quindi imporrà modifiche per gestire i costi secondo necessità). Però è vero che descrizioni eccessivamente lunghe e/o didascaliche portano via troppo spazio e infastidiscono il lettore

  231. Donato ha detto:

    Ciao Alberto, prima di tutto ottimo articolo, l’ho trovato interessante e molto utile soprattutto per chi come me è alle prime armi con la sceneggiatura.
    Volevo porti una domanda su un argomento riguardo al quale ho letto e visto io stesso molti pareri discordanti. Nella stesura della sceneggiatura, secondo te, bisogna inserire indicazioni sulle modalità d’inquadratura oppure no?
    Inoltre, in una scena d’esterno, un cambio di inquadratura dell’ambiente significa una nuova scena?
    Ti faccio un esempio:
    CL. C’è un veicolo che percorre una strada di campagna; lo vediamo avvicinarsi allo schermo man mano che avanza.
    A questo punto però l’inquadratura cambia e si vede lo stesso veicolo che si allontana dallo schermo.

    Quindi, tutto ciò può far parte della stessa scena e bisogna soltanto indicare i cambi d’inquadratura, oppure si tratta di due scene distinte?

    Grazie in anticipo per la risposta.

  232. Alberto Cassani ha detto:

    E’ sempre la stessa scena. La scena cambia quando cambia il luogo e/o il momento in cui ci si trova, non il punto di vista. L’esempio che fai tu è come un dialogo in cui prima si inquadra chi fa una domanda e poi chi risponde…

    La questione delle indicazioni registiche genera pareri discordanti perché si vedono esempi di ogni tipo, sull’argomento. Soprattutto negli Stati Uniti, perché nella sceneggiatura che si usa sul set molto spesso ci sono indicazioni precise sul tipo di inquadrature da realizzare, al di là che poi lì si mettono sempre indicazioni sull’uso di particolari o di soluzioni di montaggio. Secondo me è preferibile evitare: se si scrive una sceneggiatura all’americana è meglio fare un racconto incentrato sulle azioni dei personaggi piuttosto che sulla macchina da presa. Per stabilire le inquadrature c’è tempo e modo quando si realizza lo storyboard. Se invece scrivi all’italiana allora no, assolutamente usare le indicazioni di regia.

  233. ciampa ha detto:

    Ciao Alberto,
    a rieccomi. Ho finito di scrivere la mia sceneggiatura. Essendo la prima stesura, sarà adesso da rivedere e ristrutturare. La cosa più urgente che mi preme chiederti è la seguente.
    La storia comprende una Compagnia teatrale che, tra l’altro, deve provare uno spettacolo da mettere in scena. La spettacolo sarà messo in scena quasi in finale di film. Il mio dubbio è se io debba necessariamente trascrivere, una per una, tutte le scene che lo riguardano (con i dialoghi e il resto, come tutte le altre scene della sceneggiatura) oppure, visto che si tratta di un testo arcinoto, posso lasciare il compito all’eventuale futuro regista, limitandomi a lasciare la scena così come l’ho scritta e di cui ti riporto un esempio?
    INT. TEATRO GIORNO
    Il teatro è stracolmo di GENTE. In sequenza alcune scene della Mandragola del Macchiavelli che, tra le risate del pubblico e dei personaggi già noti, dissolvono l’una dopo l’altra, senza escludere quella che vede in scena Siro (Tizio), Ligurio (Caio), Callimaco (Sempronio), fra’ Timoteo travestito (Pinco).
    Secondo me, così come ho fatto, lasciando libero l’eventuale regista di montare le scene che l’aggradano come meglio crede, compresa quella che ho ritenuto opportuno indicare solo come importante che sia presente, potrà influire anche sulla durata del film, agendo sulla quantità delle scene scelte e sulla loro singola durata. Però, data la mia attuale poca esperienza, non vorrei sbagliarmi.
    In attesa di una tua gradita risposta, ti ringrazio e ti saluto cordialmente.
    Sebastiano

  234. Alberto Cassani ha detto:

    In questo caso va bene così: quando ci sono questo tipo di montaggi non è necessario indicare precisamente cosa si vede, meglio lasciare la scelta a regista e montatore.

  235. Sebastiano ha detto:

    Caro Alberto buongiorno, sono di nuovo qui.
    Sto lavorando alla messa a punto della mia sceneggiatura, correggendo tutto quello di cui m’accorgo che non va. Premetto che mi sono già letto tutti gli interventi e relative risposte della parte 1 del presente post al fine di evitarti domande a cui tu hai già risposto. Leggerò poi tutti quelli di questa pagina (ne ho letto solo alcuni) e così farò per le altre. Per cui non è da escludere qualche mia domanda già fatta da altri. Ed eccomi ai punti:
    1) C’è una lunghissima scena che ho suddiviso in più parti. La scena è ambientata nei vasti giardini di un castello, tra cespugli, siepi, aiuole, vialetti, ecc. A secondo di dove s’incontrano i personaggi, ho suddiviso la scena nel seguente modo: LUOGO A) Tizio che dialoga con Caio; LUOGO B) Sempronio e Pinco; LUOGO C) Tizio, Caio (che nel frattempo si sono spostati) e Pallino; LUOGO B) Sempronio, Pinco e Pallino (che li ha raggiunti. Naturalmente, quando il LUOGO è ben identificabile, nel momento in cui vi si ripete un’altra scena, l’ho indicato pur essendo l’intestazione della scena uguale a prima: EST. GIARDINI DEL CASTELLO GIORNO.
    Va bene così oppure avrei dovuto intestare scene diverse per ogni LUOGO? In questo caso, mi sarebbe facile nel caso del Luogo ben identificato (basterebbe aggiungere all’intestazione della scena l’elemento che lo distingue) mentre mi complicherebbe la vita in quelli anonimi (a meno che non m’inventi un dettaglio, che so, un’aiuola di sole rose o un cespuglio di qualcosa o qualcos’altro).
    2) Mi sono accorto di non aver mai scritto DISSOLVENZA quando passo da una scena a un’altra in quanto, istintivamente, ho ritenuto sufficiente l’intestazione della nuova scena. E’ abbastanza chiaro così oppure la cosa può creare un equivoco, specialmente quando interrompo una scena per passare a un’altra e poi ritornare alla prima (sempre indicando, ovviamente, con una nuova intestazione)?;
    3) Ipotizziamo che io abbia fatto tute le correzioni ritenute necessarie e che consideri la mia sceneggiatura, per il momento, nella stesura definitiva. Per cui la registro e mi accingo a inviarla ai potenziali produttori. Se una volta inviata dovessi rimetterci mano per una nuova stesura, mi tocca registrarla di nuovo oppure sono già tutelato con la prima registrazione?
    4) Una volta registrata, se mi capitasse l’occasione di doverla mandare a un potenziale produttore straniero che, magari, ha apprezzato il soggetto regolarmente tradotto, mi tocca fare una traduzione della sceneggiatura e registrarla in quanto in altra lingua oppure la versione italiana mi tutela comunque?
    Per adesso mi fermo qui perchè non voglio correre il rischio di monopolizzare tutto il tempo a tua disposizione. Per cui ti ringrazio come sempre e rimango in attesa delle tue gradite risposte.
    Sebastiano

  236. Alberto Cassani ha detto:

    Guarda, come ho scritto più di una volta, la registrazione della siae non ti tutela dai furti, ma ti tutela in caso di furto. Nel senso che se ti rubano il film puoi dimostrare di averlo scritto per primo e ottenere un lauto riarcimento, meglio ancora se puoi dimostrare che chi l’ha rubato ha avuto in mano la tua sceneggiatura.
    Comunque non è necessario registrare anche la traduzione, però modifiche significative vanno indicate alla siae come supplemento. Poi non so se sia sufficiente dare materialmente solo le pagine modificate o si debba riconsegnare tutto il lavoro.

    Per quanto riguarda la tecnica, la dissolvenza non è sinonimo di cambio scena, ma è un tipo di effetto che serve a legare una scena alla seguente. Quindi in sceneggiatura si indica solo quando si vuole usare, e solo se è davvero necessaria. Invece il cambio scena si usa davvero ogni volta che cambia il luogo, anche all’interno della stessa struttura. Quindi due posti diversi nello stesso parco sono due scene diverse, e la cosa bisogna indicarla già nel titolo. Vedi tu, poi, in che modo dare l’indicazione.

  237. Sebastiano ha detto:

    Ciao Alberto,
    il discorso sul ruolo della SIAE mi era già chiaro. I dubbi riguardavano la registrazione della traduzione e le eventuali successive registrazioni in presenza di modifiche. Anche se, correggimi se sbaglio, visto che una sceneggiatura sarà comunque soggetta a una ristrutturazione, anche radicale, da parte dei futuri produttore e regista, sarà sempre difficile poter dimostrare che quel film partito dalla tua sceneggiatura trafugata non sarebbe nato senza il tuo script. Comunque, torniamo ai miei quesiti. Il primo riguarda la dissolvenza. Vediamo se ho capito bene, sottoponendoti un esempio:
    Scena 1: Sam cavalca nella prateria fino alla vista di un paese.
    Scena 2: Sam è all’interno di un saloon che beve al banco.
    Qui dovrebbe esserci una dissolvenza dalla scena 1 alla scena 2.
    Scena 2: interno saloon. Dopo un po’ arriva Sam che va al bancone e ordina da bere.
    Qui la dissolvenza nel passaggio tra le due scene non dovrebbe esserci.
    Per il secondo quesito ti sottopongo una scena. L’ho scritta come unica ma m’è venuto il sospetto che devono essere tre, per cui mi rimetto al tuo giudizio:
    EST. strada principale GIORNO

    Marcello, col fiatone, li vede ancora un po’ distanti e lentamente va loro incontro. Continua a fissare Tèlamo fin quasi a rischiare d’essere notato e, infatti, nel momento in cui i tre passano oltre Marcello, Goffredo se ne avvede, si gira a guardarlo a sua volta e comprende che quell’uomo deve avere riconosciuto Tèlamo.

    Marcello si ferma, dà loro una decina di metri di vantaggio e riprende a seguirli.

    Goffredo di tanto in tanto si gira a controllare mentre Tèlamo e Leonora ignari continuano a parlare tra loro. Quasi giunti all’incrocio, con la scusa d’un gioco, decide di seminare Marcello.

    Svoltato l’angolo, Goffredo si mette a correre inducendo gli altri due a seguirlo.

    Quando Marcello arriva all’angolo non li vede più. Rimane sorpreso a decidere il da farsi per qualche secondo poi, frettolosamente, torna sui suoi passi, ripercorrendo tutto il tragitto fino a tornare alle bancarelle della piazza.

    Sempre grazie per la tua disponibilità e in attesa della risposta ti saluto cordialmente.
    Sebastiano

  238. Sebastiano ha detto:

    Scusami Alberto ma mi ero scordato un altro quesito. Forse ricordo male ma, in una delle tue risposte date ad altri, mi sembra d’aver letto che, pur rimanendo lo stesso ambiente nello stesso tempo, se cambiano i personaggi, perchè ne escono alcuni e ne entrano altri, cambia pure la scena. Quindi se prima stavano dialogando Pinco e Pallino, poi entra Tizio, poi esce Pallino, poi entrano Caio e Pallino sarebbero 4 scene. E’ così o ricordo male? Grazie ancora e scusa l’insistenza.

  239. Alberto Cassani ha detto:

    Le cause per plagio o furto di opere protette dai diritti d’autore sono sempre piuttosto complicate. Negli Stati Uniti se il giudice ritiene ci siano forti somiglianze (di qualunque genere: personaggi, trama, scene…) e il derubato può dimostrare che l’altra parte ha avuto accesso al suo scritto è automaticamente vinta, in Italia invece vengono fatte più valutazioni soggettive da parte dei soggetti in causa.

    Riguardo la dissolvenza, non è un effetto obbligatorio ma ha un significato “grammaticale” ben preciso. Nell’esempio western che fai, è possibile usarla in entrambi i casi anche se ha più senso nel primo (qui meglio una dissolvenza incrociata, tra l’altro), ma anche in quel caso si può decidere di usare un semplice stacco, dipende dal montaggio della scena in generale. La funzione della dissolvenza riguarda le due inquadrature di coda e di testa delle due scene: se c’è un vuoto temporale tra di loro, si può decidere di usare la dissolvenza. In entrambi gli esempi western che fai c’è un vuoto temporale tra il cowboy e l’interno del saloon, perché lui è ancora fuori dal paese, quindi in entrambi si potrebbe usare. Se invece la prima scena finisce con il cowboy che lega il cavallo fuori dal saloon, non serve una dissolvenza per collegare l’inquadratura con l’interno in cui lo si vede entrare nel locale.

    Invece l’altra scena direi che va bene così com’è, dando però per scontato che in un momento precedente tu abbia descritto il luogo. La strada è una sola e l’azione è continuativa, quindi non c’è bisogno di spezzare la scena. Tantopiù che il protagonista non gira l’angolo e quindi rimane effettivamente sulla “strada principale”.

    Riguardo l’entrata e l’uscita dei personaggi, non ricordo esattamente la discussione ma di certo non la intendevo così. Un’uscita ed entrata di scena di stampo teatrale è sempre una sola scena, perché a connotare la scena sono il tempo e il luogo, non i personaggi. Se però il luogo è ampio e i personaggi sono in punti diversi dello stesso luogo (tipo due panchine ai due lati opposti dello stesso parco), allora quando ci si sposta per seguire uno o l’altro personaggio cambia la scena anche se le azioni avvengono in successione diretta.

  240. Anonimo ha detto:

    Alberto se cambio di scena per forza devo mettere dissolvenza o stacco? Per forza devo mettere i piani(primo piano, secondo piano ecc)?

  241. Alberto Cassani ha detto:

    No, in sceneggiatura non è mai necessario indicare che tipo di inquadratura si vuol girare né tantomeno che tipo di transizione si vuole usare.

  242. Inizio con il dire che è ammirevole il modo in cui rispondi alle richieste nei commenti, questo credo denoti una grande passione in ciò che fai.
    Ma vorrei anche fare delle precisazioni su alcuni argomenti del tuo post, sulle quali spero converrai, e che spero siano d’aiuto a qualcuno:

    1- Il tipo di formattazione della sceneggiatura, sebbene siano esistiti quello italiano e francese ad oggi è formalmente solo quello americano.

    2- Riguardo le descrizioni nella scena, è preferibile descrivere, piuttosto che ciò che è importante sullo schermo, ciò che è importante al fine narrativo, cioè utile agli eventi che accadranno.

    3- Far succedere qualcosa ogni 30 minuti è più che mai corretto, ma questi sono solo gli eventi che dividono la storia nelle tre parti di cui parlavi nell’articolo precedente.
    Infatti all’interno di quei trenta minuti avviene “qualcosa ” (nello standard odierno) ogni dieci o anche cinque minuti”.
    Linko la sturttura narrativa più comune per chi volesse un aiuto visivo: http://gamasutra.com/db_area/images/blog/199869/ThreeActStructure_small.jpg

    Detto ciò, ancora complimenti per il tuo lavoro di divulgazione.

  243. Alberto Cassani ha detto:

    1- Questo è vero, ma penso sia più per pigrizia e ignoranza dei produttori che per altro. Cioè, se un produttore medio televisivo dovesse ricevere una sceneggiatura scritta all’italiana, siamo sicuri sia in grado di leggerla? Comunque ho visto che in Francia si usa ancora una forma ibrida, perché quasi sempre lo sceneggiatore principale è affiancato da un altro che si occupa solo ed esclusivamente dei dialoghi.

    2- In realtà sono vere entrambe le cose: un oggetto di scena può non servire a niente, neppure alla definizione del personaggio, ma ci serve per far capire come vogliamo che la scena si sviluppi visivamente; oppure è un oggetto che vogliamo assolutamente ci sia perché vogliamo e basta. Tipo una finta locandina cinematografica dal titolo “See you next wednesday”…

    3- Uno dei testi che avevo letto quand’ero a Los Angeles a metà degli anni 90 – ma non ricordo assolutamente quale – diceva di eliminare tutte le scene che non servono a far avanzare la storia. A parte quest’esagerazione, non sono d’accordo con questa frenesia nello sviluppo della trama. E’ vero che è utile tenerne conto per evitare di fossilizzarsi su cose inutili o quasi, ma è anche vero che non è necessario andare a rotta di collo: film diversi – storie diverse – hanno bisogno di ritmi diversi. Un film intimista potrebbe non potersi permettere (o non doversi permettere) un ritmo degli eventi troppo rapido. Anche perché all’interno della storia possono esserci situazioni che hanno bisogno di più approfondimento rispetto ad altre. L’importante è trovare il giusto bilanciamento interno. Poi la scansione delle scene prescinde dallo sviluppo drammatico: così com’è importante non scrivere dei “wall of text”, è importante anche non bloccare pagine e pagine di sceneggiatura nella stessa stanza se non c’è una ragione per farlo.

  244. MB ha detto:

    Sono una studentessa di 3^ liceo e ho cominciato quest’ anno l’indirizzo Multimediale;
    studiando cinema, come compito il professore ci ha assegnato la scrittura di un cortometraggio con soggetto a nostra scelta, tuttavia le idee che ho avuto sono piuttosto articolate e non ho idea di dove partire per cominciare a scrivere. Sono capitata su questo sito che trovo di grande aiuto e, dati i contenuti dei commenti precedenti al mio, ho pensato di scriverLe per chiederLe consiglio su quale sistema di scrittura potrei trovarmi meglio per iniziare e se secondo Lei dovrei abbandonare un progetto troppo ambizioso per preferirne uno più semplice e poco articolato.
    Grazie mille,
    M.

  245. Alberto Cassani ha detto:

    Io consiglio sempre di iniziare con cose semplici e che si conoscono bene, perché si sta già imparando un tipo di scrittura nuova e una forma di comunicazione nuova per cui è meglio lavorare con una base nota in modo da potersi concentrare su ciò che si deve realmente imparare. Senza contare poi che se si tratta di un cortometraggio, più la storia è complessa più è difficile raccontarla compiutamente in pochi minuti.
    Però il grado di complessità della sceneggiatura dipende anche se poi il corto bisogna realizzarlo oppure no. Nel primo caso è giusto prendere in considerazione anche quelli che poi saranno i mezzi a disposizione, nel secondo invece ci si può fare meno problemi ad esempio su luoghi e numero di personaggi.
    Ad ogni modo, io sono dell’idea di scrivere qualcosa che non necessita di ricerche specifiche: qualcosa ambientato in luoghi che si conosce, su argomenti in cui si ha una solida base. Poi ci si può sbizzarrire dal punto di vista cinematografico, ma non su cosa si sta raccontando. Lì all’inizio è molto meglio tenere i piedi ben saldi per terra.

    In bocca al lupo!

  246. Anonimo ha detto:

    Buonasera Signor Cassani, è la prima volta che le scrivo in quanto mi piacerebbe avere una sua opinione in merito a una cosa; sono un giovane che legge e scrive molto, scrivo romanzi d’amore e western, ma ultimamente mi concentro su quest’ultimo in quanto credo sia più adatto a me.
    Non le nascondo che mi piacerebbe lavorare nel mondo della sceneggiatura (io doppio anche e ho una pagina cinematografica) e quindi cominciare magari a frequentare un corso di questo tipo, con possibilità magari un giorno di diventare uno sceneggiatore.
    Volevo chiederle se secondo lei ci sono dei segreti per diventare uno sceneggiatore, quali devono essere le caratteristiche per fare questo tipo di lavoro, per cimentarsi in questa affascinante realtà che riguarda il cinema.
    La ringrazio per il suo tempo.

  247. Alberto Cassani ha detto:

    Buongiorno. Non so per quale motivo, ma il suo commento era rimasto bloccato dall’antispam…
    Penso che segreti veri e propri, in un mestiere così personale come la scrittura, non ce ne siano. Se lei poi è già abituato a scrivere cose impegnative come dei romanzi non penso abbia bisogno di troppi consigli. L’importante è capire la tecnica e capire soprattutto la differenza tra la narrazione letteraria e quella cinematografica. Di certo leggere un po’ di sceneggiature di film già realizzati è una cosa estremamente utile, soprattutto se poi si può paragonare lo scritto con ciò che si vede sullo schermo. Rispetto all’editoria, infatti, lo scrittore non è proprietario di ciò che scrive e i produttori possono farci ciò che vogliono. Quindi è necessario avere una mente aperta e non pensare di poter essere l’autore del film.

  248. Anonimo ha detto:

    Salve, volevo un informazione. Sto scrivendo una sceneggiatura ambientata in una Roma popolare, dove quindi i personaggi parlano in dialetto. Essendo io romano il dialetto lo padroneggio perfettamente, ma mi chiedevo come scrivere i dialoghi. Li scrivo in italiano in modo che chi legge la sceneggiatura li capisca senza problemi, o magari metto una nota ad inizio sceneggiatura in cui scrivo che tutti i personaggi parlano in romano (scrivendo quindi i dialoghi in italiano), oppure scrivo direttamente in dialetto? In tal caso uso un dialetto marcato o poco accentuato (usando solo “de” al posto di “di”, “er” al posto di “il” e cosi via)?

    Lo so che può sembrare che il dialetto romano non sia cosi difficile, ma dato che a Roma si tende ad abbreviare tutto, a mettere le doppie quando non ci vanno e a toglierle quando invece ci sono, è abbastanza scomodo da leggere (è pieno di apostrofi e punteggiatura).

    Grazie mille.

  249. Alberto Cassani ha detto:

    Dipende da quanto è forte il dialetto che tu vuoi far parlare ai personaggi. Se si tratta “solo” di abbreviare le parole e mettere doppie dove non ci sono, puoi scrivere direttamente così, ma se secondo te i dialoghi non sarebbero comprensibili a un non romano, allora scrivili in italiano mettendo una nota all’inizio della sceneggiatura. Però non stemperare il dialetto che hai in mente per farti capire: se vuoi farli parlare in romanesco stretto, fallo (ma scrivi i dialoghi in italiano)

  250. Anonimo ha detto:

    Te cosa faresti? E qual è il modo migliore per mettere la nota all’inizio della sceneggiatura? Non saprei proprio dove e come scriverla. Grazie mille!

  251. Alberto Cassani ha detto:

    Io scriverei tutto in italiano mettendo la nota nella copertina della sceneggiatura.

  252. Anonimo ha detto:

    E la nota dove va scritta? Grazie mille, sei stato gentilissimo!

  253. Alberto Cassani ha detto:

    Se tutti tutti i dialoghi sono in romanesco, metti una nota in fondo alla copertina, un po’ sotto il titolo e il tuo nome. O se vuoi fai una pagina apposta solo per la nota, tra la copertina e la prima pagina della sceneggiatura.

  254. Antonella Bellecca ha detto:

    Non riesco a capire come inserire le transizioni correttamente. Faccio degli esempi per spiegarmi meglio.

    1. Maria beve un bicchiere d’acqua. STACCO SU: La mano di Maria posa il bicchiere.
    Qui è abbastanza evidente che devono essere girate le due scene e poi è un lavoro di montaggio.

    2. Suona la sveglia. Luisa a letto sbadiglia. STACCO SU: Luisa sale sul treno.
    Qui è passato del tempo. È sufficiente scrivere STACCO? Penso di sì, la sceneggiatura è chiara: è evidente che si è alzata, lavata, vestita…

    3. Un gruppo di persone siede in una stanza. STACCO SU: Lo stesso gruppo nella stessa stanza.
    Ecco, qui mi chiedo se la transizione giusta non sia DISSOLVENZA, per far capire che è passato del tempo. Lo so che potrei mettere un orologio, ma magari sono persone in attesa dell’autobus o simili.

    Non mi preoccupa tanto la resa finale, lì se la vedono regista e montatore. Ma chi legge la sceneggiatura deve capire che è passato del tempo.

    Da qualche parte ho letto che lo STACCO si mette quando il passaggio da una parte all’altra dev’essere immediato, mentre la DISSOLVENZA indica un passaggio più morbido, meno istantaneo. Penso che sia un’indicazione che va messa, in sceneggiatura, perché lo sceneggiatore decide se l’azione dev’essere più o meno concitata. A volte sembra che lo sceneggiatore non debba dare alcuna indicazione, per cui le stesse azioni possono dare luogo a scene differentissime, a seconda di come vengono girate. Altre volte sembra che, se lo sceneggiatore non elenca tutte le suppellettili che si trovano in una stanza, lo scenografo non sa che pesci prendere, idem per i costumi.

  255. Antonella ha detto:

    E’ giusto dire che la dissolvenza indica che è passato un certo lasso di tempo tra le due inquadrature? O il passaggio del tempo lo devo indicare espressamente nella descrizione dell’azione, mettendo solo l’indicazione STACCO e lasciando al regista di decidere come visualizzare il passaggio del tempo?

  256. Alberto Cassani ha detto:

    Ciao Antonella. Guarda, se stai scrivendo all’americana, io ti consiglio di non usare le transizioni. Primo perché se decidi di usarle poi sei obbligata per coerenza stilistica a usarle in ogni singola inquadratura, e questo oltre ad essere complicatissimo allunga anche a dismisura la durata della sceneggiatura. Ed è anche abbastanza inutile, perché sai benissimo che poi il regista non girerà mai il film con perfetta aderenza a quanto tu hai scritto nella prima versione della sceneggiatura. Capisco il voler suggerire come visualizzi la scena, ma secondo me è molto meglio farlo in maniera più letteraria e meno invasiva.
    Ad esempio: “Maria beve continuando a guardare fuori dalla finestra, persa nei suoi pensieri. Quando appoggia nuovamente il bicchiere sul tavolo, le sue dita giocano per un attimo lungo il bordo del cristallo.”
    In questo modo hai diretto l’attenzione del lettore dal viso di Maria al dettaglio del bicchiere, facendo sì che visualizzi mentalmente proprio quello che tu vorresti vedere sullo schermo, ma senza dare l’impressione di volerglielo imporre.

    A parte questo, è vero che la dissolvenza si usa generalmente per indicare un passaggio di tempo, ma la cosa non è automatica né obbligatoria. Diciamo in generale che una dissolvenza indica la fine di una scena, mentre uno stacco può essere usato sia all’interno di una singola scena sia per dividere una scena dall’altra. Usare una transizione o l’altra dipende dalla situazione: hai ragione a dire che la dissolvenza è più “morbida”, per cui l’effetto è completamente diverso. Puoi usare la dissolvenza come rafforzativo del passaggio di tempo o luogo, ma anche per dar modo allo spettatore di tirare il fiato un attimo. Se sei convinta che sia già ovvio il passaggio, puoi usare tranquillamente lo stacco, ma poi dipende anche da cosa si vede nelle inquadrature immediatamente precedenti e seguenti.
    Una cosa che però non puoi fare, se decidi di indicare le transizioni in sceneggiatura, è usare solo lo stacco e lasciar scegliere al regista: se ti prendi l’onere di dirgli come deve girare, devi farlo anche in questo.

    Buon lavoro!

  257. Antonella ha detto:

    Ti ringrazio moltissimo. Non immaginavo che si potesse scrivere una sceneggiatura senza transizioni. Un ultimo chiarimento quindi:

    Scena: FIUME
    Piove a dirotto sulla riva di un fiume.

    Ha smesso di piovere, il cielo è nuvoloso.

    Non ho messo lo STACCO tra le due inquadrature: è giusto così? È chiaro che è sottintesa una transizione che faccia capire che è trascorso un certo lasso di tempo? È opportuno “descrivere” che il tempo è passato, per esempio “dopo due ore”?

  258. Alberto Cassani ha detto:

    No, qui è una cosa diversa. Quando cambia il tempo o il luogo, cambia la scena, non solo l’inquadratura. Quindi devi riscrivere l’intestazione della scena.

    EST. FIUME – GIORNO
    Piove a dirotto sulla riva di un fiume.

    EST. FIUME – GIORNO (PIÙ TARDI)
    Ha smesso di piovere, il cielo è nuvoloso.

  259. Antonella ha detto:

    Grazie, quindi il passaggio del tempo dev’essere indicato col cambio scena. Pensavo che non fosse opportuno moltiplicare le scene ma vedo che invece è necessario. Questo elimina il problema della transizione per indicare il passare del tempo!

  260. Alberto Cassani ha detto:

    È obbligatorio indicare il cambio di scena con l’intestazione, perché così si capisce già a prima vista di quanti ambienti si ha bisogno e quindi quanti giorni di ripresa potrebbero essere necessari.

  261. Antonella ha detto:

    Salve. Sono qui di nuovo dopo un anno, in fase di revisione della sceneggiatura, perché mi sono accorta che alcune scene sono veramente LUNGHISSIME. In realtà sono diverse azioni nello stesso luogo e in tempi successivi. Per esempio, un barcaiolo approda con due passeggeri e c’è un primo litigio perché il barcaiolo non vuole le monete che riceve. I due passeggeri sbarcano e c’è una seconda discussione sul pagamento da fare ancora. E’ la stessa scena con due azioni, la seconda conclusiva della prima. Mi chiedevo quindi se non sia opportuno cambiare l’intestazione con un semplice “subito dopo”. Ma quando le azioni sono molteplici, alla fine l’intestazione è sempre uguale. Si possono mettere più intestazioni identiche consecutive, considerando che a cambiare sono i personaggi e le azioni, ma non la triade “EST LUOGO ORA”? Grazie.

  262. Alberto Cassani ha detto:

    La scena cambia quando cambia il luogo o il momento, anche di poco. Volendo, quindi, puoi fare un “EST. BARCA” e un “EST. PONTILE”: Ma si può anche fare “GIORNO – POCO DOPO”, che per quanto infrequente è comunque legittimo nel momento in cui le due scene non siano esattamente consecutive: cinque minuti di distanza tra una e l’altra sono uno spazio di tempo sufficiente per distinguerle.

    Però se hai tu per prima l’impressione che le scene siano lunghe, forse invece di spezzarle artificiosamente – cosa di uso comune a Hollywood: un dialogo inizia in un luogo e prosegue in un altro, nonostante la cosa non sia realistica – sarebbe meglio provare ad accorciarle davvero. Ad esempio, è proprio necessario che ci siano due litigi? Non riesci a far dire le cose importanti in uno solo? Al di là della lunghezza della singola scena, se i dialoghi sono troppo insistiti il pubblico se ne accorge.

  263. Antonella ha detto:

    Grazie!

  264. Elisa ha detto:

    Caro Alberto,
    innanzitutto grazie per questo utilissimo articolo e per la pazienza e la dedizione nel rispondere ai nostri numerosi commenti nei quali, ammetto, mi sono persa e quindi mi scusi in anticipo se le porrò domande a cui ha già risposto.

    Sto provando a scrivere qualcosa e via via me ne sorgono alcune. Una fra le più ricorrenti è: quanto si può e deve specificare nell’ambientazione dell’intestazione?
    Ad es. in una scena c’è un bar con tavolini all’aperto. Meglio scrivere:

    a) EST. DAVANTI AL BAR (non saprei nemmeno come dire) – GIORNO
    Tizio e Caio si bevono un caffè

    OPPURE

    b) EST. STRADA – GIORNO
    Tizio e Caio si prendono un caffè ai tavolini esterni di un bar.

    ?

    > Domanda numero due: come si descrive, sempre a livello di ambientazione, una situazione dove la cinepresa è esterna alla macchina (penso anteriormente appena fuori dal parabrezza) ma il personaggio si trova al suo interno?
    Con un EST. + (di nuovo, non saprei) e poi “Tizio è in macchina”? Una volta uno del settore mi disse che poteva definirsi come situazione di INT/EXT, ma non l’ho mai più sentita questa cosa.
    La ringrazio in anticipo.

    ELISA

  265. Elisa ha detto:

    Sono sempre io, gentile Alberto.
    1. Quanto è giusto fare uso di verbi di percezione come “vediamo Caio mangiare un gelato”, “seguiamo Tizia imbarcarsi sulla nave” o “si nota/si scorge” che mi sanno più di narrativa ma forse mi sbaglio io?

    2. Una delle regole che insegnano è che non si può parlare dei pensieri dei personaggi perché un bravo sceneggiatore li fa intuire visivamente, eppure a volte trovo cose come:
    ” La concretezza quello che sta facendo comincia a fare presa su di lei.” (Titanic, transcript)
    Va bene o sarebbe meglio un riferimento ad un movimento/espressione, es “sgrana gli occhi e stringe i pugni”?
    O anche una cosa come “chiedendole il permesso con lo sguardo” è plausibile o è già di narrativa? A volte questi confini non mi sono ben chiari.

    I dubbi sono tanti per paura di sbagliare e vanificare lavoro già fatto. O è possibile che un produttore dica magari che sì, l’idea non è male, la sceneggiatura è scritta benino ma solo se uno fa questa e quella sistemazione allora si può ragionare davvero di avviare il progetto?

    Grazie ancora.

  266. Alberto Cassani ha detto:

    Ciao Elisa. Scusa il ritardo nella mia risposta, e comunque buon anno. Rispondo per punti ai tuoi dubbi.

    – Solitamente nell’intestazione è bene scrivere tutte le informazioni importante che servono a connotare la scena. Se quindi lo scorcio in cui è ambientata la scena non è anonimo, è bene specificare cosa lo rende particolare. In questo senso, ad esempio, EST. CASA e EST. CASA GIANNI sono due titoli ben diversi, perché il secondo chiarisce subito l’importanza e la particolarità del luogo. Nel tuo esempio, quindi, molto meglio scrivere EST. BAR oppure EST. STRADA DAVANTI AL BAR, Nella descrizione spenderei comunque qualche parola in più, del tipo “Tizio e Caio sono seduti a uno dei tavolini che si trovano sul marciapiede davanti al bar.” Questo perché va bene non scrivere in maniera troppo prolissa e letteraria, ma cerchiamo comunque di rendere piacevole la lettura.

    – La posizione della macchina da presa è ciò che definisce la geografia della scena, quindi se il punto di vista da cui vuoi raccontarla è all’esterno rispetto al luogo in cui si svolge realmente l’azione, allora devi indicarla come tale nel titolo. INT./EST. si può effettivamente usare ma personalmente credo di averlo visto solo una volta in una sceneggiatura hollywoodiana, e saran passati quindici anni. Usarlo non è sbagliato, ma considera che dà l’impressione che l’azione si svolga parzialmente in interni e parzialmente in esterni, mentre l’idea visiva che vuoi trasmettere tu è diversa. Io userei EST. e chiarirei subito nella descrizione che vediamo l’azione attraverso una finestra/finestrino.

    – La scelta dello stile di scrittura e dei vocaboli da usare è, appunto, una scelta. Dipende dalla sensibilità dello sceneggiatore e da come si trova più a suo agio. L’importante è che la sceneggiatura sia coerente dalla prima all’ultima pagina. Ad ogni modo, i verbi di percezione sono abituali nelle sceneggiature in lingua inglese, molto meno in italiano, ma non sono vietati. Vanno però usati con parsimonia perché rischiano di diventare fastidiosi, invadenti. Personalmente eviterei ad ogni costo di fare riferimento a chi guarda/legge: non “vediamo Caio…” ma “si vede Caio…”. Però appunto, usiamoli solo quando necessario.

    – E’ vero che non si può scrivere cosa pensano i personaggi, ma si può benissimo esplicitare i sentimenti mostrati dalle loro azioni, altrimenti queste potrebbero non avere senso. Uno sguardo è uno sguardo, è perfettamente legittimo specificare cosa quello sguardo debba trasmettere allo spettatore. Anche qui, però, fallo solo quando è necessario.

    – Non mi ricordo chi aveva scritto, qualche anno fa, di aver letto tante sceneggiature quando lavorava per uno studio ma di non aver mai scritto un report dicendo che la sceneggiatura letta era perfetta così com’era. Lo stesso succede oggi e in Italia: la tua sceneggiatura sarà sempre riscritta, prima che si arrivi sul set. La speranza è che tu venga coinvolta nella riscrittura, ma probabilmente non lo sarai da sola. Considera però che una buona idea non è sufficiente: se è semplicemente mal sviluppata il produttore passerà oltre; se invece è sviluppata in maniera imperfetta ma promettente potrebbe darti una possibilità.

    Buon lavoro e in bocca al lupo!

  267. Elisa ha detto:

    Caro Alberto, la ringrazio moltissimo e le auguro anch’io un buon anno nuovo! Farò tesoro dei suoi consigli.

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