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Third Person di Paul Haggis

2 aprile 2015 (23 luglio 2014) Recensioni 21 Commenti
Third Person

M2 Pictures, 2 Aprile 2015 – Stimolante

Uno scrittore padre di famiglia cerca la redenzione dopo essersi separato dalla moglie attraverso la scrittura di un nuovo romanzo. Sullo sfondo del suo lavoro, cui cerca faticosamente di dare forma, si snodano tre storie che coinvolgono tre coppie in tre città diverse: Parigi, Roma e New York…


James Franco e Loan Chabanol in Third PersonQuesto film vi sfiderà a capire. Third Person è un film che confonde, ma con classe. L’intreccio non dà sufficiente tregua per posare lo sguardo su tutto, ma sono proprio i dettagli che fanno la differenza, ognuno esattamente dove dovrebbe essere. Paul Haggis scrive e dirige un film meraviglioso sul piano visivo e complesso ma intelligente su quello narrativo, dalla forte caratterizzazione simbolica. C’è un ossessivo ricorso all’acqua – o meglio, a qualcosa che affonda nell’acqua – così come al colore bianco. Bellissima, a questo proposito, la scena nella sequenza di apertura, dove un plongée mostra Michael – lo scrittore protagonista interpretato da un intenso Liam Neeson – che fa cadere 50 centesimi di Euro in un bicchiere d’acqua. Poi sarà la volta di un telefono, di un orologio, la ricorrenza di una piscina. E poi il bianco, il colore della purezza e della fanciullezza, «il colore della fiducia, il colore dell’onestà e il colore delle bugie che egli ha raccontato a se stesso» scriverà Michael a conclusione del suo libro.

Olivia Wilde e Liam Neeson in Third PersonMichael si trova a Parigi con Anna (Olivia Wilde) ma ci sono altre due coppie protagoniste: Sean e Monika (Adrien Brody e Moran Atias) a Roma, Julia e Rick (Mila Kunis e James Franco) a New York. Un altro personaggio chiave è la moglie di Michael, che appare al telefono in apertura e chiusura del film. Tre storie, tre coppie, tre città e una terza persona, la voce di un bambino fuoricampo che sussurra «guardami». Bisogna però notare che scrivere in terza persona è una tecnica narrativa per cui la vicenda è narrata da una persona diversa dai protagonisti della storia. Michael scrive il suo libro in terza persona, chiamando i suoi personaggi “lei” e “lui”, ma Anna nel corso del film rivelerà che si tratta di loro stessi. Una storia con molti spunti autobiografici, insomma, come si nota anche dalla propensione di Michael a mettere nel suo libro molte delle frasi che pronuncia chi gli sta intorno.

Moran Atias e Adrien Brody in Third PersonLe tre storie di Third Person sembrano autonome fin quando una frizione sul piano temporale, legata all’ubiquità di un pezzetto di carta, rompe la diegesi e comincia a rivelare un secondo livello narrativo, che la regia nasconde con una continuità data da semplici stacchi da una scena all’altra. Questa incongruenza linguistica crea dubbi su ciò che si sta realmente guardando, e lo sforzo di decodifica che ne consegue è una delle cose più belle del film, insieme alla resa fotografica. La storia principale, infatti, è quella di Michael che cerca di redimere una colpa, un padre alla ricerca del perdono di sé. Haggis aveva affrontato il rapporto padre-figlio in Nella valle di Elah, tema che torna sotto una forma ancora più forte, quella dell’indifferenza che porta a incidenti irreparabili. Ancora una volta i padri sono carnefici dei figli, in nome di un egoismo professionale e materiale che li rende ciechi nei confronti delle loro responsabilità.

Third Person è un film sofisticato, aggrovigliato e sorprendente, che lascia addosso la voglia di tornare al cinema, stando attenti non a vedere, bensì a “guardare”.


La locandina statunitense di Third PersonTitolo: Third Person
Regia: Paul Haggis
Sceneggiatura: Paul Haggis
Fotografia: Gianfilippo Corticelli
Interpreti: Liam Neeson, Olivia Wilde, Mila Kunis, James Franco, Adrien Brody, Moran Atias, Maria Bello, Kim Basinger, Riccardo Scamarcio, Katy Louise Saunders, Loan Chabanol, Oliver Crouch, Vinicio Marchioni, Vincent Riotta, Caroline Goodall, David Harewood
Nazionalità: Regno Unito – USA – Germania – Belgio, 2014
Durata: 2h. 17′


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Attualmente ci sono 21 commenti a questo articolo:

  1. anto ha detto:

    Bella recensione. Purtroppo non sono sicuro di aver capito fino in fondo. Potresti dirmi se ho ragione quando penso che Anna e Michael erano al telefono insieme quando è morto il figlio di Michael e quindi lui in seguito l’ha usata solo per scrivere il libro? Invece Moran Atias non aveva una figlia ma solo debiti? E delle connessioni tra le coppie, sono solo piccole (tipo il biglietto in cui Mila Kunis scrive l’indirizzo)? Grazie per le delucidazioni.

  2. Federica Belletti ha detto:

    Ciao!
    Grazie del tuo commento e mi scuso se la recensione non è stata chiarissima, ho cercato di fare del mio meglio scrivendo senza rivelare troppo!

    Anna è un personaggio di finzione come tutti gli altri, eccetto Michael e sua moglie in pratica. Quello che il film lascia intendere è che il bimbo è morto perché Michael non “l’ha guardato” probabilmente mentre era al telefono con qualcun altro; potrebbe essere stata la sua amante, “una vera Anna”, poiché la moglie chiede a Michael mentre si trova a Roma “Sei con lei?” ma lui risponde di no, perché la Anna che vediamo in tutto il film è frutto della sua immaginazione (difatti “scompare” come tutti gli altri personaggi). Potrebbe dunque essere stato al telefono con la vera lei in quel momento fatale, ma non mi spiego poi perché la moglie gli dica poi “torna a casa Michael”; d’altra parte potrebbe essere stato al telefono per lavoro… Quello che il film chiaramente dice è che la morte del bimbo è dovuta alla disattenzione di Michael, che cerca poi di espiare quella colpa scrivendo un libro: lavora contemporaneamente a 3 storie diverse. Nella storia di Anna è lui stesso che cerca di salvare, liberare, questa donna da suo padre; nella storia di Moran Atias, Sean è chiaramente la personificazione di Michael che cerca di salvare la presunta figlia della donna che incontra, dopo essere stato responsabile della morte di suo figlio tanto tempo prima; in quella di James Franco è più difficile trovare un nesso con la vita personale di Michael: quel che è certo è che Franco è un padre che salva il figlio dalla “pazzia” della sua ex-compagna e gli promette che lo “guarderà sempre”, ci sarà sempre per lui.
    Quindi non mi sento di dire sì, era al telefono con “Anna”, non ne sono sicura.

    Per quanto riguarda Moran Atias, è un altro mistero anche quello. Personalmente una figlia lei non ce l’ha secondo me, e Sean non riesce a capirlo perché cerca di redimersi a tutti i costi per la morte di suo figlio, salvando la bimba di un’altra persona.

    Il biglietto di Mila Kunis è saltato subito all’occhio ed è stata la prima “rottura” che mi ha fatto pensare “qualcosa non quadra”. Le storie e i loro personaggi sono connessi perché sono nella mente di Michael.
    E’ impossibile che quel biglietto da New York sia arrivato a Parigi, nella realtà. Nel processo di scrittura di un libro invece, che ha a che fare con l’immaginazione, i livelli spazio temporali non seguono le stesse logiche della realtà. Credo che quel biglietto riveli che Michael sta lavorando a storie diverse, e sia una chiave importante nel dire che quelli sono personaggi, non persone.

    Spero di esserti stata utile!

  3. anto ha detto:

    Caspita, non l’avevo capito che Anna era frutto della sua immaginazione proprio per le parole della moglie che mi avevano fatto capire tutt’altro.
    Grazie per la tua risposta davvero utilissima 🙂

  4. Ros ha detto:

    Salve, sono in attesa di vedere questo film le cui recensioni sono accattivanti, soprattutto questa ultima. Quando esce il film? Era previsto per il 23 ottobre 2014 in Italia, ma nella capitale, non è uscito. Mi sapreste dare notizie a riguardo?
    Grazie, Ros

  5. Alberto Cassani ha detto:

    I diritti per la distribuzione italiana del film erano stati acquistati dalla Moviemax, e francamente non ricordo se fosse stata fissata ufficialmente la data di uscita o meno. Ne dubito, perché purtroppo non sono stati mesi facili per la Moviemax, che una decina di giorni fa è stata dichiarata fallita. In teoria, salvo miracoli, il 29 gennaio “Fury” con Brad Pitt sarà il loro ultimo film. Tutti gli altri titoli per ora restano nel limbo in attesa delle decisioni del tribunale, ma a questo punto credo che il massimo che si possa sperare per “Third Person” è una distribuzioni in home-video o un passaggio in pay-tv.

  6. stefano ha detto:

    Bellissima recensione, mi è piaciuta quanto il film e mi ha aiutato a capirlo meglio. Solo su una cosa non mi trovo: in una risposta, Federica Belletti dice che il bigliettino passa da New York a Parigi, ma, se ben ricordo, non si sposta mai da Parigi, perché coinvolto nelle storie dei personaggi della cameriera d’albergo dell’amante di MIchael, entrambe ambientate nella capitale francese.

    Comunque, gli altri critici che l’hanno demolito, o sono prevenuti o non hanno “guardato” veramente il film.

    Stefano Leone
    Napoli

  7. Federica Belletti ha detto:

    Ciao Stefano! Ti ringrazio per il commento… Premetto che il film l’ho visto ormai un anno fa al Tribeca Film Festival, però se la memoria non mi inganna, la storia di Mila Kunis, la cameriera d’albergo, è ambientata a New York, mentre Neeson e la Wilde sono a Parigi. Lì sta “l’incongruenza narrativa” (voluta): sia la Kunis che la Wilde utilizzano lo stesso biglietto e sembra che stiano nello stesso hotel ma è assurdo perché una sta a New York e l’altra a Parigi! 🙂 alla prossima!

  8. Gus ha detto:

    Moran Atias ha una figlia, nella scena finale si intravede una bambina nel sedile posteriore dell’auto. 🙂

  9. Sara Fusco ha detto:

    Morian ha una figlia. lo penso perchè lei mentre canta in macchina con Sean, guarda indietro. Quando gli dice che è stato un pazzo a crederle, secondo me è nel senso che nessuno a parte lui (che come dice Morian all inizio è davvero la persona giusta, nonostante Sean le dica che aveva sbagliato perchè non tanto ricco) non le avrebbe mai creduto.

  10. chiara ha detto:

    ho visto da poco il film e non mi è piaciuto molto… troppo lento, troppo silenzioso e qualche stereotipo sull’Italia qua e là. Il progetto è ambizioso, l’idea bellissima: uno scrittore, una storia quasi vera, due storie inventate/romanzate un po’ per redenzione, un po’ chissà perché. 3 piani narrativi, diversi incroci. Mila Kunis è a New York ma si imbatte nel biglietto e nelle rose di Neeson/Wilde a Parigi, il suo avvocato è a New York ma è l’ex moglie di Brody, che è a Roma. Alla fine tutti i personaggi inventati spariscono per strada e nei vicoli, resta solo Neeson (e la Basinger a casa) che però nella realtà non è a Parigi (come per tutto il film) ma a Roma.
    Un po’ ingarbugliato, ma questo non è affatto un problema. Credo che il problema sia nella lentezza e nel lento sviluppo/non sviluppo delle storie. Tutto resta troppo fumoso, forse è giusto che sia così, trattandosi di finzione (il libro) e non di “realtà”.

  11. Dedalo ha detto:

    Mah….il classico film da sconsigliare, nn fa per me, troppe cose non chiare.
    Terrò a mente il nome del regista per non vedere mai più nulla da lui prodotto. Assolutamente non il mio genere.

  12. Alberto Cassani ha detto:

    In effetti i film di Haggis sono sempre molto particolari, però non è uno che è uscito dal nulla l’altroieri: ha vinto l’Oscar più di dieci anni fa…

  13. Nuccio Quattrone ha detto:

    Ho visto proprio ieri il film sulla pay tv e quello che mi è piaciuto e proprio quello per cui sia Chiara che Dedalo lo sconsigliano. L’inreccio delle storie, il vai e vieni tra Parigi, Roma e New York, molto affascinante e poi la matassa che si ingarbuglia continuamente e si dipana alla fine rivelandoci che le storie di Roma e New York sono solo una proiezione della storia di Michael, alla ricerca di una redenzione che fatica a trovare. Per me bellissimo, mi ha legato alla poltrona fino alla fine. Proprio il genere di film che preferisco. grazie Federica per la breve ma intensa recensione.

  14. Tata ha detto:

    Meno male che ho letto quanto è stato scritto qui sopra, perchè ho visto il film ieri sera e la sua lunghezza e lentezza mi facevano appisolare. Inoltre aspettavo che il finale chiarisse le domande che mi suscitava (es. che problema ha la Wilde con il padre, anche se posso immaginarlo), ma, pur intuendo che i personaggi erano frutto di fantasia perchè sparivano, mi ha un po’ delusa. Certo per alcuni l’intreccio delle storie e le domande che ne scaturiscono possono essere definite la potenza del film, ma a me è parso un po’ troppo ambizioso, tanto che per comprendere più a fondo il senso della trama ho dovuto leggere i vari commenti. Grazie.

  15. Laura ha detto:

    Forse non sono particolarmente intelligente, forse sono un pò tarda. Ho visto il film 3 volte su sky a distanza di pochi giorni ed ho dovuto leggere i vs. commenti per capirlo realmente.
    Un film non deve essere così difficile da capire. Non pretendo un finale Disney ma nemmeno una trama così poco chiara…

  16. Anonimo ha detto:

    A me è piaciuto molto!
    Haggis è stato in gamba, non ha parlato solo di amore, di storie che nascono, crescono e finiscono, ma di sensi di colpa, della ricerca si redenzione e di come, a volte, barattiamo quello che abbiamo di più prezioso per ottenere qualcosa di infinitamente più stupido. Per esempio, Sean e Micheal perdono di vista i loro bambini pee rispondere a delle telefonate. Per Sean si trattava d’affari, soldi, per Micheal era una donna, quindi sesso. Un’altro esempio è sempre Michael, che decide di scrivere di Anna perchè gli serviva una trama “feroce”, pur sapendo che così facendo la perderà e la ferirà.
    Sono d’accordo che le storie di Roma e New York possano essere frutto della penna di Michael… tanti piccoli particolari lo lascerebbero pensare. Ma anche no.
    Ma su Anna, ho letto che pensate possa essere anche lei un personaggio inventato da Michael. A questo non credo per la semplice ragione che il redattore di Michael conosce la stessa Anna e gli domanda se è sicuro di volerne scrivere, perchè “lo capiranno tutti che è Anna”.
    Gran bel film (a parte gli stereotipi sugli italiani e i soundtrack di Anna Tatangelo) e bella recensione! Complimenti.

  17. Federico ha detto:

    Quando non mi va di seguire un film, guardo cartoni animati. Non C È COSA MIGLIORE, ne per chi guarda che per chi l ha creato il film, di arrivare alla fine con gusto, con emozioni, con anzia, e avere il cervello continuamente in funzione per capire. Questo film non ti molla, devi essere lì a seguirlo fino in fondo per capire, e nel mentre ti fa riflettere, c è un mondo di storie di realtà di verità, altro che lento, stupendo.

  18. Ludo Feyaerst ha detto:

    È vero, ho riguardato la scena di quando Sean e Monika e cantano in macchina ed oltre a Monika che guarda chiaramente qualcuno che è dietro sul sedile posteriore, si inrravvede poi che in macchina c’è una bambina con il cerchietto bianco tra i capelli.

  19. Moses ha detto:

    Ho visto solo nei giorni scorsi il film in tv e devo dire che mi ha preso molto fino alla fine.
    Grazie per la bella recensione e per i commenti.
    Anche io interpreto come come inventati i personaggi, tranne l’autore e la moglie. Io ci vedo la descrizione dello stato d’animo dello scrittore pieno di sensi di colpa che nel libro cerca di dimostrare che ci sono colpe più grandi della sua, che altri sono più cattivi, fino a cercare di dimostrare che della morte di sua figlia la responsabile ultima è Anna, non lui stesso, e crea questo personaggio che è più colpevole per definizione per il peccato che poi svela. E che la responsabile è la moglie, che avrebbe dovuto allontanare da sè (nell’altra coppia). E si chiede se ci sia un modo di espiare, se può salvare un altro figlio per salvarsi l’anima. Ma dallo sguardo finale di Anna mentre scappa si capisce che non è riuscito ad allontanare da sè realmente la colpa e si rende conto che tutto è successo veramente e non è riparabile.
    Dunque un viaggio nella nostra mente dopo una tragedia, confusa, che cerca di scappare in tutti i modi alle proprie responsabilità. Quindi, dove molti stroncano il film per la apparente confusione, io lo apprezzo perché poi si svela essere non una storia, ma un’elaborazione mentale di un evento traumatico, dentro la mente dello scrittore, così come potremmo essere noi dopo un incidente d’auto o una tragedia simile.

    Un film appassionante e che mi stimola a pensare per me è riuscito.

  20. Bertoli Nicoletta ha detto:

    Mi è piaciuto moltissimo.Nel finale si comprende che le storie sono frutto dell’autore del libro e probabilmente anche la sua storia lo è. Tema centrale è il rapporto tra padri e figli e il conseguente senso di colpa con cui convivere.

  21. Aex ha detto:

    d’accordo.. film bello, ben recitato ed intrigante, ma troppo contorto da comprendere a prima visione e senza l’ausilio di una recensione completa

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