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"Promettilo!" di Emir Kusturica

10 febbraio 2010 Recensioni 2 Commenti
Emanuele Rauco, 10 Febbraio 2010: Imbarazzante
One Movie, 19 Febbraio 2010

Tsane è un ragazzo sveglio, che vive in campagna col nonno. Quando però l’anziano parente pensa di avere i giorni contati manda il nipote in città a trovare la donna della sua vita e a vendere la mucca: comincerà un’inarrestabile catena di guai…


Emir Kusturica è tra i pochi registi a poter vantare due Palme d’Oro a Cannes e ad aver creato, tra gli anni ’80 e ’90, un vero e proprio immaginario iconografico e stilistico, ma quando non si cimenta col documentario non riesce più ad avere la forza e l’ispirazione del decennio passato, come dimostra il suo nuovo film, in realtà vecchio di tre anni e proposto solo ora da One Movie. E se l’hanno tenuto in magazzino per tre anni un motivo c’è.

Commedia surreale, noir delirante e saga picaresca e gitana, in pratica i soliti elementi di sempre che Kusturica con Ranko Bozic rimescola in modo pedante e piatto, respingendo qualunque apertura al nuovo. Aperto da una sequenza che pare da subito la parodia dell’autore serbo, il film sarebbe – almeno nelle intenzioni narrative – una riflessione sul rapporto tra città e campagne, tra vecchio e nuovo nella nazione, attuata attraverso una ridefinizione dei meccanismi stilistici e narrativi del regista, che però, fin dalla seconda sequenza rifiuta ogni approccio alla novità e ripiega sulla maniera, costeggiando un risaputo noir gitano che si macchia di assurdi stralci reazionari (l’evirazione del cattivo). Sembra una parodia del cinema di Kusturica, dove i mille marchingegni messi in scena evidenziano la meccanicità del racconto, il cartoon astratto, surreale e grottesco diventa vuoto e goffo, senza tecnica e con un humour da caserma incomprensibile (la pisciata in camera), che azzera il ruolo dell’immaginazione sotteso agli eccessi surreali.

La sceneggiatura, ovviamente, accumula tutto l’accumulabile, scambiando frenesia per ritmo e alternando simbolismi (il santo che piange o l’uomo che vola) e grettezze da serie B nostrana, mentre la regia pensa che bastino un paio di dolly e carrellate per fare poesia, ma sbaglia non essendoci più la forza delle cose da dire. E anche se ci fossero sarebbero dette male, visto che tutti dagli attori – dal giovane Uros Milovanovic al veterano Miki Manojlovic – recitano come fossero pagliacci invasati, facendo emergere la bellezza sobria di Marija Petronijevic, unico appiglio di un film il cui caos del mondo non trova mai, nemmeno per un istante, un principio etico, estetico o stilistico che possa renderlo cinema.


Titolo: Promettilo! (Zavet)
Regia: Emir Kusturica
Sceneggiatura: Emir Kusturica, Ranko Bozic
Fotografia: Milorad Glusica
Interpreti: Uros Milovanovic, Marija Petronijevic, Ljiljana Blagojevic, Aleksandar Bercek, Kosanka Djekic, Miki Manojlovic, Stribor Kusturica, Vladan Milojevic, Stanoje Bogicevic, Slavko Tosic, Zeljko Terzic, Nenad Filipovic
Nazionalità: Serbia – Francia, 2007
Durata: 2h. 06′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Paulo Cesar ha detto:

    Credo che chi ha scritto questo articolo fosse infastidito dal fatto che Kusturica faccia maniera dell’immaginario che ha inventato, e questo si può capire. Ed è vero che questa pellicola fatica a trovare quel ritmo straordinario che hanno altre di Kusturica, a tratti quasi si inceppa. Forse è la peggio riuscita, potrei essere d’accordo. Ma da qui a dire che non ha significato (si pensi a tutti i messaggi antimperialisti, forse fin troppo espliciti à là Bertolucci), o che non si trova un principio estetico o stilistico che possa renderlo cinema, ce ne passa.
    Ogni pellicola di Kusturica ricorda che la vita può essere meravigliosa, se lo sguardo è sufficientemente ampio, al punto da comprendere le contraddizioni in un unico ballo, in uno sguardo di sbieco, una prospettiva distorta, dionisiaca, portata dalla musica.

  2. Emanuele Rauco ha detto:

    Hai detto tutto tu: e cioè che l’esplicito mal si addice al cinema e che dire delle cose non significa saperle dire. E che proprio per il fatto che ogni film di Kusturica gira sui soliti temi e soprattutto senza variazioni stilistiche e narrative di peso, ne limita e anche moltissimo l’impatto. Ma soprattutto che nel furore di immagini, personaggi, svolazzi e violenze, manca quel soffio di vita che è l’ispirazione.

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