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"Inside Man" di Spike Lee

13 marzo 2006 Recensioni 16 Commenti
Inside Man

Uip, 7 Aprile 2006 – Brillante

Quattro uomini rapinano una banca e fanno una cinquantina di ostaggi. Due detective cercano di impedire che qualcuno si faccia male, ma i rapinatori agiscono diversamente da come ci si aspetterebbe, ed è evidente che ogni loro mossa è stata studiata nei minimi particolari…


Clive Owen in una scena di Inside ManThriller a orologeria nobilitato da un ottimo cast ed esaltato dalla regia di Spike Lee, Inside Man è un’ottima prova d’esordio per lo sceneggiatore Russell Gewirtz. Nativo di Long Island, New York, l’ex avvocato ed agente immobiliare Gewirtz cura la vicenda da lui ideata in ogni minimo dettaglio e pur adottando alcune soluzioni scontate non permette mai che la narrazione diventi poco interessante. Come recita lo slogan del film: nessun dettaglio è privo di importanza, e nessun indizio è inutile.

Willem Dafoe e Denzel Washington in Inside ManSpike Lee sottolinea con ironia e con la giusta sottigliezza il fatto che questa sia la stessa New York della 25a ora, ed inserisce nel film diversi giochi citazionisti e autocitazionisti che non risultano però mai invadenti. Il suo lavoro è comunque magistrale soprattutto nel tenere costantemente alta la tensione e nel non nascondere particolari importanti pur non mettendoli mai in primo piano. Utilizzando egregiamente i flashforward con gli interrogatori agli ostaggi, Lee svela pian piano i dettagli della rapina e ci suggerisce che la conclusione è ben diversa da quella cui avevamo pensato inizialmente, ma ogni volta che ci facciamo un’idea su cosa stia succedendo trova modo di confondere le carte in tavola senza però mai barare.

Jodie Foster e Christopher Plummer in Inside ManCome detto, non ci sono particolari poco importanti, in questo film. Non lo è neppure il titolo – traducibile come “l’infiltrato” – che pur avendo perfettamente senso non è un indizio che può aiutare lo spettatore a risolvere l’enigma. Ed è giusto così, perché questo non è un giallo alla Agatha Christie, ma un thriller che ci viene raccontato come una fiaba, una leggenda, una storia che bisogna ascoltare lasciandosi trasportare e catturare.


La locandina di Inside ManTitolo: Inside Man (Id.)
Regia: Spike Lee
Sceneggiatura: Russell Gewirtz
Fotografia: Matthew Libatique
Interpreti: Denzel Washington, Clive Owen, Jodie Foster, Chiwetel Ejiofor, Christopher Plummer, Willem Dafoe, Phil Campanella, Waris Ahluwalia, Jason Manuel Olazabal, Kim Director, Carlos Andrés Gómez, James Ransone, Jay Charan
Nazionalità: USA, 2006
Durata: 2h. 09′


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Attualmente ci sono 16 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Capolavoro di Spike Lee, stupefacente, intenso e ricco d’azione, è a metà strada fra l’essere un original action-thriller e il remake di QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO DA CANI.

  2. Guido ha detto:

    Ottimo thriller, solido, massiccio, con qualche neo ( la storia del nazismo poteva evitarla , una canzone iniziale veramente orrenda ), con un Denzel Washington (come sempre?) strepitoso, ottimi Owen e la Foster, bravo anche Plummer. Un finale assolutamente originale e che non ti aspetteresti mai. Bravo Lee.

    A proposito di Lee, caro Alberto, mi faresti una panoramica sui suoi film, consigliandomi i migliori? Grazie.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Direi che sono sicuramente da vedere “La 25a ora”, “Fa’ la cosa giusta”, “Clockers”, “Jungle Fever”, “Mo’ Better Blues” e “Malcolm X”. Gli altri mi sembrano tutti inferiori, chi più chi meno, compreso “Summer of Sam” che pure abbiamo recensito positivamente.

  4. Guido ha detto:

    “He Got Game” com’è?

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Parecchio brutto, secondo me.

  6. Francesco Manca ha detto:

    “Summer of Sam” è, a mio giudizio, il suo capolavoro. Non sono in molti a pensarla allo stesso modo, ovviamente.
    Per il resto, tutti i titoli elencati da Alberto valgono senz’altro la pena, con particolare attenzione a “Fa’ la cosa giusta” e “Clockers”, pur essendo, quest’ultimo, un film forse troppo autoreferenziale, sempre secondo me.

    “He got game” l’ho visto solo per la canzone dei Public Enemy, e non è un granché, nel complesso.

  7. Daniele ha detto:

    Secondo me questo è il film migliore di Spike Lee insieme a “la 25ma ora”.
    “He got game” è veramente osceno, non so come sia venuto in mente al caro Spike!
    Clockers e “Fa la cosa giusta” non sono comunque a questo livello, a mio modesto avviso.

  8. Alberto Cassani ha detto:

    “Fa’ la cosa giusta” è il manifesto delle sue tematiche, è quello in cui inizia a parlare di cose che in seguito ripeterà praticamente in ogni suo film, con modi e stili diversi, ma rispetto ai film degli ultimi anni è chiaramente più rozzo dal punto di vista tecnico, è evidente che come regista non aveva ancora raggiunto la maturità. “Clockers” è un film più “facile”, se vogliamo, più ovvio, ma estremamente elegante come stile e interessante per il fatto di essere giocato all’interno di un genere, cosa che fino a quel momento Lee non aveva mai fatto. E poi è frutto della collaborazione tra lui e Martin Scorsese, ed è interessante vedere come le loro due idee di cinema si incontrino e si mescolino.
    Al di là del valore generale delle due pellicole, penso che se uno voglia capire il cinema di Spike Lee debba metterle entrambe nel primo gruppo di film da vedere.

  9. Lore ha detto:

    “He got game” e’ un film sul basket, nello specifico sul reclutamento universitario dei talenti del basket, girato in un’epoca in cui molti “talenti” saltavano l’Universita’ per provare a giocare nella NBA senza averne il talento perche’ pompati da famiglia, amici, agenti…
    Noi ne capiamo il contesto, e Lee ha comunque trattato l’argomento con retorica e superficialita’, va visto solo se sei appassionato di basket, e magari con un FFW sulle sequenze non giocate

  10. Alberto Cassani ha detto:

    A dir la verità, mi sembra che l’università la saltino molto più adesso che intorno al ’98. Considera che Kobe Bryant è stato solo il secondo giocatore nella storia dell’NBA a non andare al college neanche un anno (il terzo è stato Jermaine O’Neil, scelto poche posizioni dopo di lui), e in seguito credo siano passati diversi anni prima che sucedesse ancora. E’ vero però che in quel periodo cominciava a diffondersi l’idea che si potesse fare, che il talento bastasse per arrivare nell’NBA anche senza aver davvero imparato a giocare. Può darsi che effettivamente Lee pensasse anche a questo, ma non c’è dubbio che il film gli sia riuscito male, a prescindere dalle intenzioni.

  11. Lore ha detto:

    Alberto
    dal 2005 e’ stato inserito un limite di eta’ di 19 anni per entrare in NBA che in pratica obbliga a fare almeno un anno di college o a farsi un anno “overseas” (vedi Brandon Jennings che preferi’ venire in Italia, a Roma)

    Per il resto, d’accordo al 100%, e continuo a considerare la trioligia Fa la cosa giusta, Mo Better Blues, Jungle Fever il momento piu’ alto della carriera di Spike Lee

  12. Alberto Cassani ha detto:

    Non è un caso che stanno discutendo il rinnovo del contratto collettivo e i giocatori vorrebbero abolire questa norma… Va detto comunque che in questi anni davvero un sacco di ragazzi hanno provato a darsi disponibili subito per il draft, finendo poi per avere ottime carriere nei supermercati all’angolo.

  13. Lore ha detto:

    Alberto
    visto che mi sembri ferrato sull’argomento…esistono film sul basket (a parte “Hoosiers” ) degni di essere visti?

  14. Alberto Cassani ha detto:

    L’unico che mi è piaciuto, così a memoria, è “Chi non salta bianco è”.

  15. Lore ha detto:

    vero, gran film

  16. Riccardo ha detto:

    Veramente un bel film, al pari de la 25 ora anche se sembra che manchi qualcosa che lo renda un capolavoro.

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