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"Viaggio a Kandahar" di Mohsen Makhmalbaf

30 ottobre 2001 Recensioni 0 Commenti
Viaggio a Kandahar

Bim, 12 Ottobre 2001 – Sconvolgente

Nafas è una giovane giornalista afgana che vive e lavora in Canada. Un giorno riceve una lettera dalla sorella, la quale vive ancora in Afghanistan, che le annuncia l’intenzione di togliersi la vita. Sconvolta, Nafas parte subito per Kandahar, ma il suo viaggio sarà pieno di difficoltà…


Una scena di Viaggio a KandanharViaggio a Kandahar è l’opera più recente di Mohsen Makhmalbaf, regista iraniano ormai di fama mondiale, e a ben veduta ragione: il suo sguardo lucido e realistico sull’Iran attuale e sui paesi limitrofi ci fornisce un quadro tragico e preciso delle condizioni di vita degli uomini e delle donne, che vivono ancora oggi in condizioni che a stento possono essere definite umane. Anche in questo film, che è molto più di un documentario (la storia di Nafas infatti non è certo la cosa più importante del film), possiamo vedere come più della metà del mondo odierno sia costretta a vivere, mentre noi occidentali sfruttiamo la maggior parte delle risorse del pianeta. Durante la sua breve traversata del deserto Nafas incontra solo disperati, persone che accettano il proprio destino con una forza e una dignità le cui radici affondano nel loro orgoglio etnico e nazionale, e trovano il coraggio di andare avanti nella disperazione di non aver altra scelta.

Niloufar Pazira in Viaggio a KandanharViaggio a Kandahar è un film terribile, sconvolgente, se ci si ferma a pensare che tutto quello che ci viene raccontato non è il parto della fantasia del regista e degli sceneggiatori, ma semplicemente il ritratto della realtà quotidiana di un intero popolo. Alcune sequenze sono meravigliose e strazianti allo stesso tempo: il raduno delle bambine alla scuola iraniana e la lezione delle insegnanti su come evitare le mine antiuomo a forma di bambola; l’assembramento delle donne coperte dal burka attorno ad un venditore di cosmetici e braccialetti; la corsa del popolo degli storpi e dei mutilati verso le gambe artificiali paracadutate dagli aerei della Croce Rossa. Quest’ultima in particolare ha la grazia coreografica di un incredibile balletto, e allo stesso tempo il sapore amarissimo della disperazione più profonda.

Tecnicamente notevole la fotografia: assolata, nitida, mai sgranata, che evidenzia ogni ruga, ogni segno sul viso dei personaggi e sul mondo in cui vivono. La regia di Makhmalbaf è veramente magistrale nel seguire i personaggi e i luoghi in cui essi vivono. Bellissimo il rincorrersi dei primi piani delle donne nascoste dietro i loro abiti, degli uomini segnati dalle cicatrici; affascinanti i panorami nella loro assoluta assenza di vita.

Nell’assistere a questo film il sentimento predominante che assale lo spettatore, oltre al dolore per ciò che si vede, è la vergogna: la vergogna di chi vive nell’opulenza e nel benessere più totale e che raramente si sofferma a pensare a chi davvero non riesce nemmeno a sopravvivere. Viaggio a Kandahar è un film che tutti dovrebbero vedere, in particolare chi, ancora oggi, si ostina a pensare che l’unica civiltà possibile sia quella occidentale e che tutti, al mondo, abbiano le stesse possibilità.


La locandina di Viaggio a KandaharTitolo: Viaggio a Kandahar (Safar e Ghandehar)
Regia: Mohsen Makhmalbaf
Sceneggiatura: Mohsen Makhmalbaf
Fotografia: Ebraham Ghafouri
Interpreti: Niloufar Pazira, Hassan Tantai, Sadou Teymouri, Hayatala Hakimi, Monica Hankievich, Zahra Shafahi, Safdar Shodjai, Mollazaher Teymouri
Nazionalità: Iran – Francia, 2001
Durata: 1h. 25′


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