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"La meglio gioventù" di Marco Tullio Giordana

12 maggio 2003 Recensioni 1 Commento
Alberto Cassani, 12 Maggio 2003: Forzato
01 Distribution, 20 Giugno 2003

Nicola e Matteo, fratelli affini ma diversi, hanno vent’anni nel 1966. Ancora incerti sulla strada da prendere nella vita, “rapiscono” la paziente di una clinica psichiatrica per salvarla dall’elettroshock e partono alla ricerca della sua famiglia. Il viaggio, intenso e turbolento, segnerà profondamente la vita di entrambi…


Prodotto dalla RAI, che ne aveva bloccato la messa in onda prima che fosse accettato (e premiato) al Festival di Cannes 2003, cosa che ha spinto la Tv di stato a cercare un’uscita cinematografica dividendo l’opera in due “atti”, La meglio gioventù (che è il titolo di un libro di Pasolini, a sua volta mutuato da una canzone degli alpini) è un film imponente, molto costruito e se vogliamo coraggioso. “Coraggioso” perché è un’impresa non da poco voler raccontare i mali del Belpaese della seconda metà del Novecento, dall’inondazione di Firenze a Tangentopoli passando per gli anni di piombo. “Costruito” perché è chiaro l’intento di sfruttare certi eventi di cronaca per arrivare con maggior facilità al cuore dello spettatore (è facile emozionare il pubblico mostrando i funerali di Giovanni Falcone). “Imponente” perché nella sua interezza – il modo in cui è stato presentato alla stampa italiana e al pubblico della Croisette – il film dura poco più di 6 ore.

Il difetto più grosso della sceneggiatura di Petragli e Rulli è il fatto di mettere sostanzialmente due soli personaggi al centro di molti degli eventi principali della nostra Storia recente. Il voler connotare in questo senso il film rende meno credibile le vicende narrate: tutti quelli che hanno l’età dei due protagonisti hanno in qualche modo assistito agli accadimenti che vengono qui ricordati, ma nessuno è stato così protagonista come loro. A questo si aggiunge una sostanziale piattezza emotiva della prima parte, in cui la storia procede un po’ a strappi e in maniera un po’ troppo improbabile. La seconda parte sembra l’esatto contrario della prima, invece: qualche momento decisamente emozionante (soprattutto grazie ai bravissimi attori) ma qualche esagerazione e imperfezioni tecniche a iosa.

Come appena accennato, il cast offre una prova più che buona. Alessio Boni è un attore di discreta esperienza televisiva e teatrale che offre qui una prova piuttosto solida, Sonia Bergamasco non eccelle ma è funzionale alla parte, Jasmine Trinca (La stanza del figlio) è straordinaria e Adriana Asti bravissima. Paradossalmente, Luigi Lo Cascio sembra essere il meno convincente di tutti, ma è probabile dipenda dal fatto di vederlo in scena per quasi tutto il tempo, soprattutto nella seconda parte.

La prova degli attori, così come la ricostruzione scenica dei diversi periodi in cui è ambientato il film, è però completamente vanificata dal make-up. Come detto, la storia si sviluppa a partire dall’estate del 1966 fino alla primavera del 2002 ma sono solo i particolari scenografici a farci rendere conto dello scorrere del tempo. Guardando la prima scena è assolutamente impossibile capire che Nicola-Lo Cascio ha vent’anni, essendo visivamente uguale a come l’abbiamo visto ne Il più bel giorno della mia vita. Man mano che il film procede e i personaggi invecchiano, diventa ancor più impossibile capire la loro età: solo verso la fine Lo Cascio comincia ad avere i capelli bianchi, Alessio Boni cambia visivamente ad un certo punto del film e si porta quel look fino alla fine, Jasmine Trinca inizia il film a 15 anni e lo finisce a 40 senza cambiare di una virgola. Il risultato è quello di minare seriamente la credibilità dell’opera.

Un’opera nella sua interezza poco più che mediocre, interessante ma non del tutto riuscita, sopravvalutata da alcuni e ingiustamente snobbata da altri. Un’opera che ha l’indubbio pregio di voler raccontare, seppur con molte imperfezioni e fin troppi “trucchi”, la storia di una generazione. Ma a guardare il film si direbbe si tratti, come direbbe Giorgio Gaber, di una generazione che ha perso. 1-0 con la Corea.


Titolo: La meglio gioventù
Regia: Marco Tullio Giordana
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Fotografia: Roberto Forza
Interpreti: Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Adriana Asti, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Maya Sansa, Jasmine Trinca, Valentina Carnelutti, Andrea Tidona, Lidia Vitale, Camilla Filippi, Greta Cavuoti, Sara Pavoncello, Riccardo Scamarcio
Nazionalità: Italia, 2003
Durata: 6h. 06′


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Attualmente c'è 1 commento a questo articolo:

  1. valerio ha detto:

    ho più o meno la stessa età dei protagonisti, avevo 17 anni al tempo dell’alluvione di firenze. a dispetto di recensioni quasi negative che ho letto,devo dire che a me ha fatto rivivere un’epoca della mia vita a volte bella,a volte brutta se non altro per quello che accadeva nella società,ma nel complesso angosciantel’aria che “tirava” specialmente negli anni settanta e ottanta viene resa bene ,magari qualche sbavatura,comunque il film è bello e anche se ci sono volute 6-7 ore di programmazione per completarlo,bisogna dire che tratta cosi tanti argomenti per cui non sarebbe stato possibile farlo più corto.comunque è sì la storia di una famiglia ma è anche una famiglia inserita nella storia d’italia. pensiero finale: mi ha lasciato un’angoscia addosso !!!!!!…………..

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