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"Cose dell'altro mondo" di Francesco Patierno

4 settembre 2011 Recensioni 20 Commenti
Enrico Sacchi, 3 settembre 2011: Polemico
Medusa, 3 Settembre 2011

In una città del Veneto, la maggior parte delle persone tollerano gli extra – comunitari con una certa fatica, nonostante siano inseriti quasi ovunque, nella società. Gli strali contro di loro sono all’ordine del giorno, ma cosa succederebbe se di colpo sparissero davvero nel nulla?


Preceduto da una serie di feroci polemiche estese fino al Parlamento, il nuovo film di Patierno arriva a quattro anni di distanza dall’inutile marchetta de Il mattino ha l’oro in bocca e tre da una serie thriller per Sky, progetti accolti entrambi con un certo disinteresse dal pubblico nonostante una pubblicità intensiva. Se la diffusione di un trailer con delle dichiarazioni volutamente esplosive era una mossa voluta per catturare l’attenzione sul film, però, è difficile stabilire quanto si possa considerare una furbata. Questo perché il film di Patierno, per quanto in grado di soddisfare chi è ideologicamente d’accordo, da un punto di vista cinematografico è scricchiolante, e rischia di crollare sotto il peso del suo stesso messaggio.

In un veneto volutamente non definito con maggiore precisione e oggetto di caricatura, si agita tra le persone la forza di un’ostilità neanche troppo sotterranea per gli extracomunitari che vi si sono insediati e hanno occupato i classici posti di lavoro che nessuno vuole più accettare: badanti, colf, operai, spazzini e via dicendo. Dopo l’ennesimo sproloquio televisivo di un imprenditore locale contro gli immigrati di qualsiasi nazionalità, il regista mette in piazza il classico gioco del “What if?”, rispondendo a una domanda che in molti si pongono: “Cosa succederebbe se gli immigrati tornassero a casa loro?”. I toni surreali usati inizialmente svaniscono dopo poche scene per lasciare posto a dialoghi talvolta innaturali e di commento alla situazione, come se il fatto venisse affrontato da un talk show di prima serata, con dei personaggi costruiti per incarnare le posizioni standard sull’argomento.

Peccato che, anche se il messaggio vuole essere più propositivo che aggressivo se non addirittura distruttivo contro i razzisti di oggi, Patierno e i suoi cosceneggiatori si fanno sentire in maniera piuttosto rozza, lasciandosi trasportare dalla foga nel grottesco e inciampando qua e là in brutti luoghi comuni da commediaccia (l’accenno alla presunta maggiore virilità degli uomini di colore rispetto ai bianchi è una caduta piuttosto vistosa), che trascinano il film a un livello che non si può permettere, visto il numero di persone pronte a spararci contro ancora prima di averlo visto. Ma Cose dell’altro mondo non è solo questo: gli aspetti più puramente comici sono generalmente piacevoli, anche se non originalissimi, e riescono a illuminare la via dei personaggi più di tanti discorsi, rendendo il tutto più digeribile.

Patierno si conferma come un regista contraddittorio: muove la macchina da presa con sufficiente efficacia ma in una confezione talvolta sciatta, usa gli attori in modo imprevisto, ma non dimostra grande inventiva nel dirigerli. Il personaggio di Abatantuono sembra più interessante come parodia di tanti urlatori televisivi e della figura che l’attore stesso si porta dietro da qualche anno, la Lodovini è sempre affascinante ma sottotono e con una parte scostante, non del tutto convincente. Dei tre protagonisti è Mastandrea a uscirne al meglio, anche perché la storia è più indulgente con lui rispetto agli altri. Complessivamente, Cose dell’altro mondo merita una visione, ma interviene in modo troppo palese per incidere davvero sulla percezione collettiva di un problema sociale così scottante: si farà apprezzare da chi condivide le posizioni degli autori e offenderà chi ha la coda di paglia. In ogni caso, per quanto apprezzabile, non possiede una solidità cinematografica sufficiente da sopravvivere alle polemiche che ha già scatenato e continuerà a generare.


Titolo: Cose dell’altro mondo
Regia: Francesco Patierno
Sceneggiatura: Diego De Silva, Giovanna Koch, Francesco Patierno
Fotografia: Mauro Marchetti
Interpreti: Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea, Valentina Lodovini, Sandra Collodel, Grazia Schiavo, Maurizio Donadoni, Vitaliano Trevisan, Sergio Bustric, Fulvio Molena, Laura Efrikian
Nazionalità: Italia, 2011
Durata: 1h. 30′


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Attualmente ci sono 20 commenti a questo articolo:

  1. veronica santoro ha detto:

    io ho 12 anni abito a camponogara veneto ,lsecondo me puo essere un ottimo film, ambientato nella nostra vita quotidiana e nel nostro modo di pensare e cioe fuori tutti gli extracomunitari nn vedo l’ora dipoterlo vedere

  2. Plissken ha detto:

    Cose dell’altro mondo 🙁

  3. WarezSan ha detto:

    E’ concepibile un pensiero simile a 12 anni, e non solo.
    Io lavoro a Milano, goni giorno, e ogni giorno mi capitano situazioni banali in cui sono letteralmente accerchiato da extracomunitari che non rispettano le minime regole di convivenza civile.

    Purtroppo e la realta’.

    E la realta’ e’ una merda, e supera le ipocrisie dettate dal politicamente corretto.

    Quando vedo un cinese che fa fare pipi’ alla sua bambina davanti alla fermata della 90
    Quando vedo un marocco che fa i suoi bisogni all’angolo della pensilina in pieno giorno
    Quando vedo un magrebino che vimita sulla panchina su cui mi dovrei sedere aspettando i mezzi.

    Ecco, quando vedo tutto questo qualche domanda me la pongo.

    A me frega cazzo se sono neri, rossi o verdi, basta che rispettino la nazione in cui hanno scelto di vivere.
    E purtroppo questo accade sempre piu’ di rado.

    La provenienza non e’ importante, il rispetto al contrario lo e’.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Direi che il rispetto dev’essere sempre reciproco. Se manca da una parte, è impossibile aspettarsi che ci sia dall’altra.

  5. Plissken ha detto:

    Non mi sembra la sede adatta per discutere di dette argomentazioni, ma quanto espresso rasenta l’assurdo.

    Se tali idee sono radicate in individui di dodici anni, non oso immaginare cosa accadrà quando ne avranno venti.

    A questo punto allora si dovrebbe evitare di recensire pellicole estranee alla cultura europea o statunitense: negli altri angoli del mondo non possono esistere forme d’arte, sono troppo “incivili”: non hanno nemmeno il bidè.

    Non si può puntare il dito su singoli individui per discriminare una intera etnia, altrimenti noi italiani ci meriteremmo appieno l’etichetta di “mafiosi”: Al Capone & company non si limitavano a fare pipì per terra.

    Comunque a mio avviso sarebbe meglio eliminare questi commenti, temo non possano che portare a polemiche che sovente scadono nel turpiloquio a titolo gratuito.

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Plissken, credo tu abbia male interpretato il commento di Veronica (come hanno fatto un paio di colleghi che l’hanno letto qui a Venezia, peraltro). Lei non dice di avere certe idee, ma che quello è il modo di pensare più comune nella zona in cui vive e in cui è ambientato il film, per cui è interessata a vedere un film che tratta proprio questo modo di pensare e lo mette in discussione.

    Per quanto scrive Warez, è ovvio che lui si riferisce ai singoli individui e specifica che non ne fa una questione di razza. Ma come ho appena scritto io, nel momento in cui manca il rispetto da una parte, decade automaticamente il rispetto dell’altra… Come invece ho scritto pochi giorni fa, finché la discussione si mantiene su un binario civile non vedo perché impedirla. Se dovesse degenerare, io sono qui apposta per moderarla.

  7. Plissken ha detto:

    Peut etre; se così fosse, tanto meglio.

    Un dubbio inerente quanto espresso da Veronica in verità lo avevo, ma essendo io veneto e circondato da “Itagliani”, pardon, “Padani” peggio che Tex in “uno contro venti” ho ahimè volto il pensiero al peggio. Se così fosse, le mie sentite scuse alla piccola Veronica.

    Riguardo WarezSan, è vero che non ne fa una questione di razze, però a mio personale e quindi opinabile avviso il discorso è “pericoloso”: quando le orde della Marca Trevigiana invadono le zone dolomitiche ad esempio, a volte ciò che rimane in termini di ‘monnezza sui prati non è sinonimo né di civiltà né di rispetto, eppure non ho mai visto nessuno fin ora ambire alla forzata espulsione dei padani.
    Insomma voglio dire, le cose andrebbero guardate a 360 gradi.

    Riguardo il discorso inerente il rispetto ovviamente non posso che essere d’accordo, ma, ripeto, le colpe del singolo non vanno applicate alla massa.

  8. veronica santoro ha detto:

    sono sempre io veronica e alberto cassani a capito in pieno il mio commento

  9. Plissken ha detto:

    Brava Veronica, mi fa piacere, tanto che non dirò alla tua maestra che hai scritto “a capito” senza l’H. 😀

    Se ti sforzi di scrivere un po’ meglio, magari anche io alla prossima riuscirò a capirti bene… 😉

  10. veronica santoro ha detto:

    plissken sei molto simpatico e scusami per la scrittura

  11. Plissken ha detto:

    Anche tu sei molto simpatica Veronica, sono io a scusarmi per aver equivocato il tuo pensiero (cosa BEN più grave):-)

    Facci sapere le tue impressioni sul film, quando l’avrai visionato.

  12. veronica santoro ha detto:

    ovviamente hai commentato qualche altro film

  13. Plissken ha detto:

    Ovviamente si, purtroppo per gli altri, ha ha ha…

  14. veronica santoro ha detto:

    quali

  15. Plissken ha detto:

    Veronica sappi che non faccio autografi…

    Scherzi a parte, è buona cosa vista la natura del sito intervenire nel limite del possibile con argomentazioni inerenti la pellicola in oggetto.

    Se c’è qualche film che ti interessa, puoi approfondire mediante la lettura delle recensioni alle quali puoi apportare il tuo contributo mediante un commento.

    Ciao e… buona lettura 🙂

  16. veronica santoro ha detto:

    quanti anni hai e come ti chiami

  17. Plissken ha detto:

    Cassani comincio a preoccuparmi…

  18. veronica santoro ha detto:

    perche io volevo solo sapere con chi stavo parlando

  19. Plissken ha detto:

    In tal caso Fraulein… pensa che quando ho finito le medie si usavano ancora i numeri romani, ed al posto dei Gormiti c’erano i Troll 😉

    Adesso magari lasciamo un po’ di spazio anche agli altri, visto che stiamo monopolizzando l’argomento, ok?

    Ciao

    P.S: nota il mio sapiente uso del punto interrogativo…!-)

  20. veronica santoro ha detto:

    dai ok va bene 🙂 🙂 🙂 🙂

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