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"Natural City" di Min Byung-cheon

27 gennaio 2005 Recensioni 0 Commenti
CineFile

Moviemax, 28 Gennaio 2005 – Macchinoso

2080. I cyborg sono in guerra con la minoranza umana, ma hanno però una sorta di “data di scadenza”. R vuole salvare la sua amata Ria, una ballerina cyborg cui mancano tre giorni di vita, e per farlo si rivolge a uno scienziato in grado di trasferire il chip di Ria nel cervello di un’umana dal DNA compatibile…


Una scena di Natural CityChi l’avrebbe mai immaginato che dopo più di vent’anni dall’uscita di Blade Runner a qualcuno venisse in mente di replicarlo? E’ curioso pensarci in questi termini, ma è così: un film sui replicanti che viene totalmente replicato. Questo è Natural City, la versione orientaleggiante del film più amato dai fantacinefili, da cui prende ampio spunto sviluppando la parte sentimentale della sua storia senza stare troppo a filosofeggiare sul rapporto uomo-macchina e proponendoci una puntata della telenovela coreana Anche gli androidi piangono.

Seon Rin e Yoo Ji-tae in Natural CityTante piccole varianti – la più grande è sicuramente la struggente storia d’amore tra R e Ria – sviluppate partendo dalla storia di Blade Runner con l’intento di togliersi di dosso l’onta della poca originalità ma che alla fine appaiono più come un’etichetta made in Corea con sottotitolo “anche noi sappiamo fare i film di fantascienza e ve l’abbiamo dimostrato” piuttosto che un vero tentativo di attualizzare la storia o di impegnarsi seriamente in una sua diversa lettura del rapporto uomo-macchina-coscienza, tra l’altro con evidenti pecche a livello di sceneggiatura. Il tutto alla fine ha un sapore farraginoso, il racconto si perde in più d’un occasione in autocompiacimenti, capriole, artifici ed effetti speciali lasciando per strada quel briciolo di semplicità che è riuscito a mantenere a malapena per i primi dieci minuti.

Lee Jae-eun e Yoo Ji-tae in Natural CityBisogna ammettere che la ricchezza e la completezza a livello visivo è sbalorditiva, e di questo si deve dare atto e merito ai realizzatori; allo stesso modo è fuori discussione il fascino dark un po’ cyberpunk delle scenografie digitali e della disperata colonna sonora che ricorda molto Kyashan. Mecca Line City è la straordinaria raffigurazione di una città totalmente immersa in un universo post-apocalittico in cui l’amore è ancora l’unica cosa capace di riconciliarci con l’essenza della natura umana. Tutto questo fa comunque di Natural City un film nel complesso interessante ma deludente dal punto di vista dei contenuti.

Una scena di Natural CityC’è di tutto e di più: arti marziali che ricordano le Tartarughe Ninja; una storia d’amore degna di un manga romantico tra un cyborg-Pierrot sempre triste e un affascinante agente di polizia; una città irriconoscibilmente sfigurata dalla guerra nucleare in cui i replicanti sono tra gli umani, più degli umani, a volte anche migliori; astronavi enormi che offrono vacanze felici sul meraviglioso Pianeta della Rinascita; combattimenti alla Power Rangers tra invincibili robot umanoidi mascherati e squadre delle Forze Speciali; fiorellini digitalizzati in stile Tamagotchi da annaffiare e coltivare amorevolmente. Insomma un pot-pourri niente male, che però non riesce a essere gradevole e non si candida neanche ad essere una papabile scelta home-video per una serata tra amici. Questo perché film senza un’identità precisa come Natural City hanno il grosso handicap di rimanere sempre e comunque (e anche meritatamente) all’ombra dei loro antenati.


La locandina di Natural CityTitolo: Natural City (Id.)
Regia: Min Byung-cheon
Sceneggiatura: Cho Hwa-sung
Fotografia: Lee Jun-kyu
Interpreti: Yoo Ji-tae, Seon Rin, Lee Jae-eun, Yoon Chan, Jung Eun-pyo, Shin Gu, Um Chun-bae, Yoo Ju-sang, Kim Eul-dong, Jung Doo-hong
Nazionalità: Corea del Sud, 2003
Durata: 1h. 38′


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