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"Diaz - Don't Clean Up This Blood" di Daniele Vicari

12 aprile 2012 Recensioni 0 Commenti
CineFile

Fandango, 13 Aprile 2012 – Scioccante

Un giornalista di destra della Gazzetta di Bologna si reca a Genova per assistere di persona agli scontri che stanno avvenendo a margine del G8 del 2001. Qui ha modo di incontrare ragazzi anarchici, i black-block, un anziano militante della CGIL, un manager francese e la polizia…


Una scenaIl film ripercorre i fatti avvenuti a Genova nel luglio 2001, concentrandosi sulle violenze subite dai manifestanti alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto. Non c’è una trama vera e propria, si tratta soprattutto di una ricostruzione della vicenda in base agli atti processuali e alle testimonianze dirette dei protagonisti. Infatti, abbiamo i punti di vista di ognuno di loro: nessuno è il personaggio centrale del film, il vero tema fondamentale è la grave sospensione dei diritti civili in un paese democratico come il nostro.

Jennifer UlrichSu 120 minuti di girato, solo 3 di questi sono immagini di repertorio; tutto è perfettamente ricreato: ambienti, costumi, scenografie, situazioni. Tale messa in scena sembra rendere ancor più vero l’accaduto, i fatti vengono riorganizzati in maniera così funzionale che la finzione diventa addirittura forte quanto la realtà. Ne viene fuori un bouquet di storie diverse e ognuna di queste è fondamentale per aiutarci a capire la gravità di quella famosa notte alla scuola Diaz e dei giorni a seguire.
Una scenaTra coloro che si fanno portatori di questo accumulo di esperienze e allo stesso tempo ne sono interpreti e narratori, abbiamo un cast d’eccezione: da un Elio Germano che si ritrova a scrivere con una penna “nera” piuttosto che con una “rossa” ma si amalgama così bene con quello che quotidianamente è il suo ambiente ideale da ottenere lo stesso trattamento dei suoi “compagni” d’avventura, a una Jennifer Ulrich anarchica tedesca che si fa da parte nella lotta e decide di impegnarsi nelle questioni logistico-burocratiche per evitare le violenze ma la pagherà cara non solo nella scuola ma anche nella caserma di Bolzaneto, fino a Davide Iacopini – il personaggio più interessante di questo racconto, perché dimostra una maggiore complessità rispetto agli altri – caratterizzato da un forte senso di responsabilità, è il punto di riferimento degli altri ragazzi, riesce addirittura a intessere una storia “d’amore”, è il centro propulsore del Genoa Social Forum e malgrado ciò è l’unico che si ritroverà ad essere esterno agli eventi in questione.
Claudio SantamariaE poi ci sono i poliziotti, con Alessandro Roja che impersonifica la cattiveria per eccellenza, di quella senza scrupoli e senza pena; con Paolo Calabresi che invece dimostra una sorta di meschinità più cialtrona; e Claudio Santamaria che risente un po’ di una divisa troppo ingombrante, è confuso nelle sue decisioni, non ha polso, manifesta una sensibilità maggiore degli altri, che però non approfondita lo rende ridicolo agli occhi dei suoi colleghi, ma anche ai nostri. Tutti loro, insieme a centinaia di altre persone, incrociano i loro destini la notte del 21 luglio 2001.

Elio Germano in una scenaDaniele Vicari dimostra una regia all’altezza di questa grande sommossa, si muove vorticosamente, a volte anche con disordine a seguito dello scompiglio, rende perfettamente il senso di paura, di smarrimento, del sentirsi in trappola, del non avere vie di fuga. La cura delle immagini è minuziosa, il colore del sangue che domina sempre la scena si sposa perfettamente con una fotografia a volte cupa, a volte lucente, ma sempre fredda e sterile. Interessante la gestione del tempo e in particolare della linea temporale del film. Innanzitutto l’azione è dilatata nella durata, i 9 minuti reali del blitz alla Diaz vengono enormemente amplificati nella finzione, proprio per rendere quel senso di interminabilità che ogni vittima ha provato sulla propria pelle. E poi si torna più volte sulla stessa azione, attraverso i vari punti di vista, guidati dal volo di una bottiglietta di vetro, scagliata verso la polizia, che ci porta avanti e indietro nel tempo con l’intento di sviscerare i fatti in maniera minuziosa e esauriente.

Una scenaCon questo film si è tornati al cinema di denuncia civile degli anni 60/70 di registi come Elio Petri e Francesco Rosi, un’altra generazione sociale e cinematografica, ma Vicari dimostra la stessa risolutezza e lo stesso coraggio. Come suggerisce lui citando Orson Welles, «il senso del film sta su uno spillo» e in questo caso lo spillo è bene appuntito!


La locandinaTitolo: Diaz – Don’t Clean Up This Blood
Regia: Daniele Vicari
Sceneggiatura: Daniele Vicari, Laura Paolucci
Fotografia: Gherardo Gossi
Interpreti: Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Elio Germano, Davide Iacopini, Ralph Amoussou, Emilie De Preissac, Fabrizio Rongione, Renato Scarpa, Mattia Sbragia, Paolo Calabresi, Alessandro Roja, Rolando Ravello, Monica Birladeanu
Nazionalità: Italia, 2012
Durata: 2h.


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