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"Cowboys & Aliens" di Jon Favreau

4 ottobre 2012 Recensioni 4 Commenti
Cowboys & Aliens

Universal, 14 Ottobre 2011 – Inaccettabile

Un uomo si sveglia di colpo in mezzo al deserto, senza alcun ricordo e con uno stranissimo bracciale al polso. Mentre cerca di capire cosa gli è accaduto, arriva in un paese dove alcune persone vengono rapite dagli alieni…


Una scena di Cowboys & AliensSe il titolo di Cowboys & Aliens può destare qualche perplessità, la lettura di staff tecnico e artistico potrebbero far avvicinare lo spettatore alla pellicola. A interpretare i ruoli principali sono Daniel Craig (lo 007 in carica), Harrison Ford e Olivia Wilde; dietro la macchina da presa troviamo Jon Favreau già artefice dei due pregevoli Iron Man e tra i produttori figurano Steven Spielberg e Ron Howard. Purtroppo per noi, un cast di stelle non fa un buon film.

Harrison Ford e Daniel Craig in Cowboys & AliensFavreau non ha mai davvero in mano il film: in parte per colpa della sceneggiatura che decide di giocare l’abusata carta dell’uomo senza memoria che cerca di ricostruire il proprio passato, in parte perché non riesce a mantenere la tensione e a rendere appassionanti e interessanti le vicende. La regia è poi quasi sempre elementare: nelle scene d’azione riesce a essere incisiva, ma nelle sequenze con dialoghi – non esattamente indimenticabili – si fa piatta e insignificante. La fotografia è altrettanto banale e – a corto di idee – sottolinea i flashback saturando i colori.
Olivia Wilde in Cowboys & AliensLa sceneggiatura, riscritta più volte e che accredita comunque cinque professionisti, sembra si sia limitata ad affastellare situazioni e luoghi comuni del west (sceriffi, indiani, baristi remissivi, banditi pistoleri…) in cui far comparire ogni tanto degli alieni. Alieni che, seppur dovrebbero avere un ruolo centrale, restano in realtà sullo sfondo: le vicende degli umani vanno avanti come se niente fosse, solo che, di tanto in tanto, compaiono queste navette extraterrestri che rapiscono un po’ di persone. Il finale, poi, è da dimenticare.

Ad affossare definitivamente il film ci pensa poi il cast: i più in forma sono Sam Rockwell (che però ha una parte di secondo piano) ed Harrison Ford, che risulta credibile nella parte del vecchio duro e prepotente. Daniel Craig è quasi sempre serio e spaesato, anche quando non dovrebbe. Fuori parte in modo imbarazzante Olivia Wilde, che spesso guarda in macchina in modo interrogativo.


La locandina di Cowboys & AliensTitolo: Cowboys & Aliens (Id.)
Regia: Jon Favreau
Sceneggiatura: Roberto Orci, Alex Kurtzman, Damon Lindelof, Mark Fergus, Hawk Ostby
Fotografia: Matthew Libatique
Interpreti: Daniel Craig, Harrison Ford, Olivia Wilde, Sam Rockwell, Adam Beach, Paul Dano, Noah Ringer, Keith Carradine, Clancy Brown, Walton Goggins, Abigail Spencer
Nazionalità: USA, 2011
Durata: 1h. 58′


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Attualmente ci sono 4 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Concordo con la recensione. Buone solamente le scene con gli effetti CGI, ma niente di che comunque.

  2. WarezSan ha detto:

    Daniel Craig, dopo The Pusher, il nulla…

  3. Andrea ha detto:

    Film che, oltre ai difetti citati in recensione, mette anche insieme un sacco di luoghi comuni di entrambi i generi di cui si compone. Pessimo

  4. Plissken ha detto:

    Sicuramente questo film si compone di molti elementi al limite dell’assurdo e la recensione coglie in toto le contraddizioni insite in un progetto di questo genere, però vorrei levare la spada (vabbè, il pugnale va…) in parziale difesa di questo (involontario?) trash-movie che non credo avesse alcuna ambizione se non quella di proporre un prodotto atipico nel soggetto.

    A dirla tutta l’ho voluto guardare proprio a seguito delle “perplessità” derivanti già dalla lettura del titolo, perché mi ha, per quanto vagamente, ricordato quella piccola corrente di film fantastici d’annata dai soggetti assai bizzarri quali alcuni film di Harryhousen, solo che al posto dei dinosauri ivi scorrazzano allegramente improbabili alieni. Peccato che sceneggiatura e regia non abbiano incluso alcuna componente ironica, a sfondo sociale o palesemente ingenua altrimenti chissà, magari ci si poteva ritrovare almeno un pizzico della magia di cui è permeato “L’arca del signor Servadac” di Zeman.

    Rimane invece un film (etto, forse accio) classicamente USA e getta ma che perlomeno in più circostanze mi ha fatto sorridere, forse per merito di aleggianti rimembranze a passo uno, forse perché talmente stolto da travalicare in meglio il falso teatrino dell’assurdo proprio di talune commedie demenziali.

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