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"Roger Dodger" di Dylan Kidd

16 settembre 2002 Recensioni 0 Commenti
Alberto Cassani, 16 Settembre 2002: Medio
LadyFilm. 31 agosto 2003

Un pubblicitario di successo riceve l’inaspettata visita del sedicenne nipote, che ha lasciato la campagna per trovare in lui una guida nel suo viaggio alla scoperta delle donne. L’uomo decide di prendere il giovane sotto la sua ala protettrice, e la vita di entrambi cambia radicalmente…


Era il 1989 quando il Sundance prima, Cannes poi e l’Academy dopo (ri)scoprirono il mondo del cinema indipendente USA, grazie a sesso, bugie & videotape. Il buon successo economico dell’opera prima di Steven Soderbergh aprì le porte di Hollywood a molti giovani registi, non sempre di talento. Lo stesso Soderbergh centrò bene la questione, descrivendo perfettamente la differenza tra i tanti prodotti similari che si producevano in quel periodo: «C’è differenza tra un film sulle relazioni interpersonali ed un film in cui si parla di relazioni interpersonali». Roger Dodger, che sembra rifarsi a sesso, bugie & videotape, è un film in cui si parla. Si parla, si parla e si parla. Soprattutto di relazioni interpersonali, soprattutto di sesso. La ragione per cui in questo film ci sono molte parole e poca azione diventa chiara già dopo una decina di minuti: il nostro Roger si atteggia a grand’uomo ma è solo un perdente, non è lui il “dodger” – quello che svicola – ma sono le donne che svicolano via da lui.

Roger Swanson (un bravissimo Campbell Scott) è un pubblicitario di successo che passa le sue notti spostandosi da una festa all’altra. E’ l’amante della sua capa, almeno fino a quando lei glielo permette. Un giorno, il nipote sedicenne di Roger lo va a trovare in ufficio, bisognoso di una “guida spirituale” nel suo viaggio alla scoperta della donna. E nei racconti di sua madre, Roger è dedito alla bella vita. Lo zio decide di prendere il giovane Nick sotto la sua protezione, e la vita di entrambi sembra cambiare radicalmente.

Presentato nella Settimana della Critica a Venezia 2002 e premiato (pari merito con Due Amici, di cui è però nettamente migliore) come miglior Opera Prima del Festival, Roger Dodger è un film per nulla innovativo ma comunque ben curato. E’ un film divertente, ma non sempre; è un film ritmato, ma non sempre; è un film efficace, ma non sempre.

La bravura di Kidd come sceneggiatore (come regista il consiglio è di mettere la macchina da presa sul cavalletto, ogni tanto, e distaccarsi un po’ dallo stile intellettualoide degli indipendenti di oggi) è stata quella di costruire un protagonista efficacissimo, capace di attirare la nostra attenzione (e la nostra invidia di uomini) fin dalla prima scena, per poi distruggerlo pian piano, facendoci rendere conto che le sue belle parole non sono altro che questo. E la nostra simpatia, parallelamente, si rivolge a suo nipote Nick, che invece ci era stato presentato come un mezzo idiota fissato con la new age, ma che con l’avanzare della pellicola si rivela essere un sedicenne come tanti, uno che ha fretta di crescere ma ha paura di fare un passo nella direzione sbagliata. E allora il mitico zio Roger gli pare la guida giusta, colui che può portarlo ad avere finalmente il primo bacio ma che non riesce a capire quali sono i tempi di un sedicenne dell’Ohio. Povero Nick, ma almeno adesso troverà il coraggio di parlare alla bella della scuola, anche se di scopare davvero non se ne parla…

Nonostante esprima alcune verità incontrovertibili («Il senso dell’umorismo è la cosa più importante in un uomo? Fai venire qui due motociclisti tamarri, e poi vediamo se voi ragazze rimanete qui con noi due simpaticoni…»), il film non diventerà certo un mito per gli spettatori, né lo diventerà per registi e produttori, ma è comunque uno spettacolo piacevole, brillante. Non sempre, perché a tratti si ammoscia, ma è comunque un film che vale ampiamente il prezzo del biglietto; un film che magari vi lascerà dentro poco, ma che non rimpiangerete di aver visto.


Titolo: Roger Dodger (Id.)
Regia: Dylan Kidd
Sceneggiatura: Dylan Kidd
Fotografia: Joaquin Baca-Asay
Interpreti: Campbell Scott, Jesse Eisenberg, Isabella Rossellini, Jennifer Beals, Elizabeth Berkley, Ben Shenkman, Mina Badie, Chris Stack, Stephanie Gatschet, Colin Fickes, Tommy Savas, Gabriel Millman, Spencer Lowe, Morena Baccarin
Nazionalità: USA, 2002
Durata: 1h. 44′


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