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"Shanghai Baby" di Berengar Pfahl

15 settembre 2008 Recensioni 0 Commenti
Shanghai Baby

Delta Cinema, 19 Settembre 2008 – Borioso

Coco è un’aspirante scrittrice che, mentre cerca di partorire un romanzo ispirato alla sua vita, s’innamora di un ragazzo dolce ma impotente. La loro è una storia d’amore poetica, che viene però rotta dall’arrivo di un imprenditore tedesco che travolge i sensi della ragazza…


Gregory Wong e Bai Ling in Shanghai BabyL’indipendenza e la pervicace ricerca della purezza sono spesso al cinema segnali di notevole personalità e di forte consapevolezza dei propri mezzi; oppure indice di arroganza e superbia e di mancanza di contatto con la realtà, il pubblico, il mondo. Per quanto riguarda l’ultimo film di Berangar Pfahl (misconosciuto regista tedesco di cinema e Tv e produttore) si può parlare del secondo dei due casi, visto che la ricerca di sensazioni, atmosfere, modi di produzione diversi e “raffinati” ha prodotto un pasticcio dove le ambizioni, fuse con la poca coscienza dei propri limiti, dà vita a una pellicola ai limiti del dilettantismo.

Bai Ling in Shanghai BabyTratto da un celebre romanzo di Zhou Wei Hui, adattato dal regista con Martin e Margaret Henning e l’aiuto della stessa scrittrice, un dramma sentimentale ed erotico dalle velleità estetiche e artistiche, modulato secondo stereotipi e concetti vecchi e stantii, che l’abuso di location non può ravvivare.

Ambientato quasi esclusivamente nella luminescente città cinese, ripresa come fosse il set di Sex & the City, il film racconta il rapporto della nuova gioventù cinese, più vicina al mondo occidentale e meno succube di precedenti e dimenticate rivoluzioni culturali, con il mondo che la circonda e con i nuovi stimoli, dall’arte alla letteratura fino al sesso e all’amore, nel tentativo di vivere vite piene e sincere, prive delle imposizioni – non solo politiche – che ancora oggi sembrano all’ordine del giorno.
Bai Ling e Gregory Wong in Shanghai BabyIl problema però del film di Pfahl, girato in un digitale di discutibile fattura, è la pesantezza e il compiacimento di un immaginario cinematografico fatto di banalità letterarie in voce off, locali chic e immagini patinate (che la brutta fotografia di Erich Krenek rende ancora più ridicole), che vorrebbe essere straziante e alla moda, estetizzante e raffinato e che invece risulta solo vacuo e poco riuscito; basti pensare al pessimo prologo berlinese, dove le pesanti e didascaliche sentenze della protagonista sono recitate da una voce insopportabilmente falsa e corredate da un squallida scena di sesso.

Bai Ling e Luke Goss in Shanghai BabyPfahl dimostra una qualità e una capacità filmiche prossime allo zero, cercando di riprodurre idee registiche degne di un rotocalco come Nonsolomoda ma privandole anche di allure, dissanguando il melodramma e la passione del racconto attraverso l’uso di luci, colori, dissolvenze e penombre, che cercano invano di supplire a una regia in stile web Tv. Non vogliamo, in ogni caso, negare le colpe di un adattamento incapace di rendere la complessità dei temi e dei personaggi del romanzo e che si bea semplicemente di alcuni sue frasi più o meno poetiche.

Gregory Wong e Bai Ling in Shanghai BabyFilm che fa della presunzione e di una malintesa sensualità le sue flebili bandiere, che arriva così pesantemente alla piattezza, anche visiva, da rendere sterili e anonimi personaggi come quelli di Zhou, interpretati da attori che si vorrebbero di un certo respiro e che invece dimostrano fiato cortissimo (come la protagonista Bai Ling, anche produttrice). Film che si vanta di meriti che non ha e che proprio per questo potrebbe piacere a qualcuno di bocca buona e occhi facili, ma che sembra solo il progetto estetico di un cineasta che di questa parola non conosce bene il significato.


La locandina di Shanghay BabyTitolo: Shanghai Baby (Id.)
Regia: Berengar Pfahl
Sceneggiatura: Zhou Wei Hui, Margaret Hennig, Michael Hennig, Berengar Phahl
Fotografia: Erich Krenek
Interpreti: Bai Ling, Luke Goss, Gregory Wong, Seiko Matsuda, Katja Riemann, Anya, Pei-pei Cheng

Nazionalità: Germania, 2007
Durata: 1h. 36′


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