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"La notte non aspetta" di David Ayer

30 giugno 2008 Recensioni 2 Commenti
Emanuele Rauco, 30 Giugno 2008: Contraddittorio
20th Century Fox, 27 Giugno 2008

Tom Ludlow è un poliziotto non proprio pulito, che assieme ad una squadra, per così dire, d’élite, fanno il bello e il cattivo per le strade della città. Ma quando un suo ex collega, informatore degli affari interni, viene ucciso in una rapina, i sospetti caduti su di lui si tramutano in voglia di vendetta…


David Ayer sta cercando di ritagliarsi una piccola fetta di notorietà come autore di polizieschi e noir cupi, violenti, quanto più possibile realistici, che prendano di petto la fosca realtà delle strade; prima come sceneggiatore di Training Day, poi come regista del brutto Harsh Times. Stavolta usa come pezza d’appoggio James Ellroy per tornare a sondare i lati marci della polizia losangelina, e seppur lontano dalla riuscita del film con Denzel Washington, La notte non aspetta non dispiace gli appassionati.

Scritto da Ellroy (da una sua storia mai pubblicata) con Kurt Wimmer e Jamie Moss, un poliziesco nero e molto violento, dalle evidenti influenze ellroyane, ma molto meno profondo, più vicino alla disperazione reazionaria e pessimistica di The Shield e ad un’idea di cinema vicina a certe pellicole d’azione.
Ambientato nella solita Los Angeles brutta, sporca e cattiva, ma illuminata ad hoc da tramonti in controluce, il film mette in scena le pratiche oscure della polizia americana (da sempre pane per i denti di Ellroy), dove la verità e la giustizia sono concetti resi inutili dal potere, quello che si deve sempre cercare di difendere e proteggere, a tutti i costi, anche cambiando le carte in tavola e tradendo. Le istituzioni muoiono uccise dalla violenza, i cattivi sono l’unica opzione possibile, e nel costante gioco della manipolazione, la giustizia si costruisce la sua propria verità, anche contro chi la cercherebbe.

Il film di Ayer è duro, crudo, senza fronzoli, capace di raccontare in modo abbastanza diretto lo spirito razzista di una città e del suo corpo di polizia; ma dopo un bell’inizio, lo sviluppo e il ritmo languono un po’ e non c’è sufficiente spessore psicologico per riempire i vuoti. Benché blandita la durezza di Ellroy, emerge l’abisso in cui è finita la polizia losangelina, ma fare di Ludlow una sorta di vittima che si vendica di un sistema nel quale ha ampiamente proliferato è un po’ troppo, specie in virtù del solito finale giustizialista, sopra le righe e persino catartico.
Una sceneggiatura non proprio inappuntabile, che gira sempre più su se stessa, con dialoghi che eccedono in sentenze (anche per colpa del doppiaggio) e in cui le motivazioni e le azioni dei personaggi compaiono sempre nel momento più facile e comodo. Almeno la regia gioca efficacemente sul valore “morale” della violenza e sull’ambiguità dei suoi assunti, anche se nel finale sembra sempre un po’ compiaciuto.

Keanu Reeves, sul quale il film è interamente costruito, s’impegna e risulta anche piuttosto credibile; meno gli altri, a partire da un Whitaker sempre urlante e mefistofelico fino a Hugh Laurie molto sottoutilizzato. Un noir di maniera, interessante, a tratti convincente, ma più di routine di quanto si vorrebbe; come i racconti che gli scrittori tengono per molti anni nel cassetto, e che nessuno ha così voglia di leggere.


Titolo: La notte non aspetta (Street Kings)
Regia: David Ayer
Sceneggiatura: James Ellroy, Kurt Wimmer, Jamie Moss
Fotografia: Gabriel Beristain
Interpreti: Keanu Reeves, Forest Whitaker, Hugh Laurie, Chris Evans, Cedric the Entertainer, Jay Mohr, Terry Crews, Naomie Harris, Common, The Game, Martha Higareda, John Corbett, Cle Shaheed Sloan, Amaury Nolasco, Noel Gugliemi
Nazionalità: USA, 2008
Durata: 1h. 49′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Consiglio l’ultimo film di Ayer, “End Of Watch”, il taglio da finto documentario rende originale e molto ritmato, senza cadute, anche grazie al buon montaggio, un film che senza sarebbe stato il solito crime movie.
    Sostenuto egregiamente da un ottimo duo Jake Gyllenhaal / Michael Peña.
    Spazio anche per la tensione e la commozione nelle scene finali.
    Il regista poi ha deciso di non strafare col taglio drammatico ma ha avuto l’apprezzabile idea di rifilarci una sorpresa nella scena finale.
    A me è rimasto dentro.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, direi che “End of Watch” è il miglior film da regista di Ayer.

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