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Imago Mortis di Stefano Bessoni

18 gennaio 2009 Recensioni 0 Commenti
Imago Mortis

Medusa, 16 Gennaio 2009 – Monotono

Uno studente di cinema lavora presso l’archivio scolastico. Provata dai turni di lavoro e dall’insonnia, la sua lucidità comincia a vacillare. Ipersensibile e di indole visionaria, comincia ad avere strane visioni, senza più riuscire a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è…


«Carpem mortis aspectum per oculus tuos», cogli l’aspetto della morte attraverso i tuoi occhi, è questo il tema che domina l’intero film. La tanatografia è l’ossessione ricorrente di tutta la vicenda. Non si fa altro che parlare continuamente di un marchingegno, che può essere definito una specie di strumento da tortura, attraverso il quale è possibile cogliere l’ultima immagine rimasta impressa sulla retina dell’occhio della vittima, e l’interesse è rivolto soprattutto a una possibile immagine di morte.

Imago Mortis non appassiona, anzi in alcuni momenti annoia davvero. E’ troppo concentrato su un unico argomento, non sfrutta per niente le altre linee narrative che si propongono e che avrebbero dato un po’ di varietà alla vicenda: ad esempio la storia d’amore tra Bruno e la compagna di studi è appena accennata, ma anche i protagonisti stessi sono a malapena delineati, nel caso di Bruno si sa solamente che ha avuto un passato difficile e nient’altro. I rapporti con gli altri compagni di corso sono molto superficiali quando invece almeno una avrebbe dovuto avere molto più peso, dato che è protagonista di un ruolo chiave nel film. Per non parlare dell’interpretazione degli attori, tutti molto approssimativi e superficiali, ma soprattutto il protagonista Alberto Amarilla, con la stessa faccia da disperato per tutta la durata del film, non cambia mai espressione del viso, si rende quasi ridicolo.

La regia, invece, è una delle poche note positive di questo lavoro, la macchina da presa non è mai troppo ferma, anzi ha un bel movimento, che delinea le fasi più concitate del film: a volte è lenta, altre avvolgente e sinuosa, scorre, si avvicina, si allontana, fa panoramiche, si muove dall’alto al basso, tutto con una certa delicatezza. Nei momenti di maggior suspense a volte è mossa, come nel caso della prima visione di Bruno, in un’altra occasione del genere invece il regista sceglie la tecnica del montaggio veloce per dare un ritmo più sincopato all’azione.

Il gusto del macabro è appena accennato, non bastano le belle atmosfere gotiche che suggerisce la stessa ambientazione della scuola Murnau, con il grande edificio vecchio stile che si erge nel bosco tra i rami secchi e appuntiti degli alberi spogli, il verso dei corvi che si sente spesso nel cortile, il clima piovoso e grigio, gli interni sempre bui e lugubri. L’archivio, il teatro di posa, la stanza del professor Astolfi, le scalinate, le aule e i dormitori degli allievi incutono un certo timore solo a guardarli, ma questo lieve turbamento si esaurisce subito a questo primo impatto, e non a caso Imago Mortis stenta a decollare. Anzi, forse non decolla proprio.


Titolo: Imago Mortis
Regia: Stefano Bessoni
Sceneggiatura: Stefano Bessoni, Luis Berdejo
Fotografia: Arnaldo Catinari
Interpreti: Alberto Amarilla, Geraldine Chaplin, Oona Chaplin, Leticia Dolera, Álex Angulo, Jun Ichikawa, Silvia De Santis, Francesco Carnelutti, Kenji Kohashi, Lorenzo Pedrotti, Franco Pistoni, Paolo De Vita, Matteo Danese, Francesco Martino
Nazionalità: Italia – Spagna – Eire, 2009
Durata: 1h. 49′


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