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La commedia del potere di Claude Chabrol

5 ottobre 2006 Recensioni 0 Commenti
La commedia del potere

Bim, 6 Ottobre 2006 – Soffocante

Il pubblico ministero Jeanne Charmant Killmann è alle prese con un caso di concussione e appropriazione indebita in cui sono coinvolti importanti politici e uomini d’affari. Man mano che il caso si arricchisce, il magistrato si rende conto che il suo potere aumenta mentre la sua vita privata fa sempre più complicata…


La commedia del potere, l’ultima pellicola di Claude Chabrol si apre con un’avvertenza, «qualsiasi riferimento a personaggi o fatti reali è, diciamo, fortuito…», che ha tanto il sapore di una simpatica presa in giro della realtà a cui il film si ispira, ovvero il sotterraneo e intricato universo del Potere.

Marilyne Canto e Isabelle Huppert in La commedia del potereLa vita della protagonista viene osservata attraverso un occhio esterno, che mai scivola nell’immedesimazione e mai fornisce giudizi morali. Lo stile scarno della regia alterna metodicamente gli ambienti caotici e movimentati della sfera pubblica della donna, dominata dagli interrogatori condotti con sarcasmo e divertente cinismo nel modesto ufficio del Palazzo di Giustizia, con le ambientazioni asettiche e statiche della vita privata. I passaggi dall’una all’altra situazione vengono realizzati con molta fluidità, anche se si avverte una sensazione di lentezza e staticità dovuta al ridottissimo uso del montaggio e ai lunghi piani sequenza con cui sono costruiti i dialoghi tra Jeanne e suo marito (rapporto stanco) e, ancora, tra Jeanne e suo nipote Félix (rapporto ambiguo).

François Berléand in una scena di La commedia del potereL’interrogativo che si fa strada con prepotenza, fino a lasciare in sospeso un finale che ha il sapore amaro di una sconfitta, è quello che si pongono a vari livelli tutti i personaggi del film: quanto può resistere la natura umana di fronte all’ebbrezza del potere? E soprattutto, fino a che punto può spingersi il potere senza andare a scontrarsi con un potere ancora più forte? Jeanne detiene un potere, quello di condurre l’indagine, solo fino a quando qualcuno più potente di lei le consentirà di gestirlo, mentre sarà silurata senza troppi complimenti quando la sua posizione diventerà troppo scomoda. Il sistema contro il quale la donna combatte è dunque lo stesso in cui, suo malgrado, si trova a sguazzare anche lei da sempre. E d’altronde La commedia del potere non risparmierà neppure lei che, troppo presa dal lavoro, non si accorge del malessere del marito e non scompone la durezza dell’espressione e dell’andatura neanche di fronte a ciò che capita a quest’ultimo.

Isabelle Huppert in La commedia del potereUno Chabrol sotto tono per quest’opera opprimente, lenta, accompagnata da melodie torbide e profonde, ambigua proprio come il mondo che racconta, ma piuttosto superficiale per il modo in cui (non) analizza le sfaccettature psicologiche e le ripercussioni che il fattore Potere può avere sul lato umano dei personaggi.
Perplessità anche sulla scelta degli attori, non sempre in grado di dare risonanza alle loro azioni, e sui dialoghi artefatti e costellati di troppe “frasi ad effetto”.


La locandina di La commedia del potereTitolo: La commedia del potere (L’ivresse du pouvoir)
Regia: Claude Chabrol
Sceneggiatura: Odile Barski, Claude Chabrol
Fotografia: Eduardo Serra
Interpreti: Isabelle Huppert, François Berléand, Patrick Bruel, Marilyne Canto, Robin Renucci, Thomas Chabrol, Jean-François Balmer, Pierre Vernier, Jacques Boudet, Philippe Duclos, Roger Dumas, John Arnold, Jean-Christophe Bouvet
Nazionalità: Francia, 2006
Durata: 1h. 50′


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