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Il canto di Paloma di Claudia Llosa

6 maggio 2009 Recensioni 3 Commenti
Il canto di Paloma

Archibald, 8 Maggio 2009 – Criptico

Fausta è una ragazza solitaria e silenziosa, che deve seppellire la mamma prima del matrimonio della cugina. Il lavoro presso una pianista si incrocia con la paura di essere violentata e che l’ha portata a piantarsi un tubero nella vagina, tubero che comincia a germogliare…


Magaly SolierIl Perù è una terra molto poco conosciuta, sia geo-storicamente, sia a maggior ragione cinematograficamente, perciò è sempre con interesse che si guarda ai film che arrivano da quella terra, specie se sono poi circondati da quell’aura che solo i premi sanno dare. E infatti questo secondo lungometraggio di Claudia Llosa arriva dal Perù forte dell’Orso d’Oro vinto pochi mesi fa a Berlino, per raccontare le contraddizioni della nazione andina e le sue rimembranze storiche.

Una scenaIntriso di simbolismi e accenni surreali, Il canto di Paloma è un dramma rarefatto e chiaramente metaforico, scritto dalla regista per raccontare i riflessi degli anni del terrorismo, il latte della paura o la “teta asustada” (il titolo originale) che le mamme davano alle piccole durante gli anni della violenza. Come detto, il film riflette sulle condizioni del Perù in rapporto al periodo di sangue e morte che lo ha colpito negli anni Ottanta, concentrandosi sulla sua arretratezza economica e culturale – un paese dominato da superstizioni, come la sbucciatura delle patate presa a oracolo per un buon matrimonio – che non cerca più di tanto di emanciparsi dalle sue limitatezze ancestrali. Il problema è nella vetustà di un film fin troppo oscuro, riempito di simbologie e doppi sensi “poetici”, come fosse un film d’autore degli anni 70, ma non del tutto capace di esprimere e comunicare il proprio nocciolo. Ciò non toglie che non manchi di fascino e intelligenza.

Magaly SolierI personaggi sono manierati e di difficile sopportazione, ma Fausta – dapprima ombelicale e chiusa in se stessa – prende forza poco a poco, assume col tempo una sua coscienza, e soprattutto le immagini di Llosa riescono a colpire, specie nel rapporto tra la composizione delle inquadrature e il paesaggio, analizzato con spietatezza ma anche grazia dai piani perlopiù fissi della regista.

Il canto di Paloma è un tipo di film in cui purtroppo si sacrifica molto al “concetto”, per primi gli attori, lasciati vagare in ruoli piuttosto vaghi e ripetitivi, compresa la protagonista Magaly Solier. Un film che non lascia indifferenti, ma che fatica a farsi strada, a segnare una strada, che non sia quella di un cinema “alto”, ma già ampiamente digerito.


La locandinaTitolo: Il canto di Paloma (La teta asustada)
Regia: Claudia Llosa
Sceneggiatura: Claudia Llosa
Fotografia: Natasha Braier
Interpreti: Magaly Solier, Marino Ballón, Susi Sánchez, Efraín Solis, Bárbara Lazón, Karla Heredia, Delci Heredia, Anita Chaquiri, Fernando Caycho, Leandro Mostorino, Summy Lapa, María del Pilar
Nazionalità: Perù – Spagna, 2008
Durata: 1h. 43′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. alessia ha detto:

    ciao, qualcuno saprebbe dirmi per favore dove posso trovare la sceneggiatura in lingua originale di questo film? ve ne sarei davvero grata!!! 🙂

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Non saprei proprio dove andarlo a cercare, mi spiace: non ho mai sentito di siti che pubblicano sceneggiature in lingua spagnola.

  3. alessia ha detto:

    ah ok!! grazie… 🙂 mi sa comunque che hai ragione te… sceneggiature in inglese se ne trovano abbastanza, ma in spagnolo nullaaaaa!!!

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