Mona Lisa Smile di Mike Newell

IIF, 19 Dicembre 2003 – Inutile
Nel 1953 una giovane professoressa di storia al suo primo incarico, accetta un posto al Wellesley College. Uno spirito libero come lei si fa notare subito in quel rigido istituto femminile, dove le studentesse sono divise fra regole repressive e il desiderio di libertà…
Torna sui grandi schermi una delle attrici più insolite ma più seguite degli ultimi anni. Una Julia Roberts che film dopo film sa ancora come distinguersi tra ruoli sempre diversi l’uno dall’altro: buone interpretazioni che spaziano dalla commedia al thriller per giungere sino all’horror, ma che malgrado tutto peccano del carisma e dello spessore necessario affinché il pubblico desista dal ricollegarli sistematicamente a quel ruolo che la rese famosa: quello del nel celeberrimo Pretty Woman. E in Mona Lisa Smile la musica non sembra cambiare, anzi… La Roberts ripropone infatti quel suo tipico fare da donna forte ma sensibile, risoluta ma allo stesso tempo titubante, dalle idee chiare ma versatili. E ritorna inoltre in uno dei lavori meno interessanti che mai l’hanno vista protagonista, sopravvalutato e totalmente privo della benché minima novità, sia in campo contenutistico sia formale.
La storia è praticamente la stessa de L’Attimo Fuggente di Peter Weir, dall’inizio alla fine; ma mentre lì a farla da protagonista erano gli uomini e la loro voglia di cambiare, qui è l’emancipazione femminile ad essere il fulcro portante di tutta la vicenda, coi soliti problemi, le solite tematiche e – ahimè – le solite vecchie soluzioni trite e ritrite. Inoltre nel film di Weir (interpretato da un ottimo Robin Williams, ben al di sopra della Roberts), per quanto non mancasse una fastidiosa retorica in ambito letterario, qualche forte emozione ci veniva anche data. In Mona Lisa Smile, al contrario, non succede proprio nulla per tutta la durata della pellicola, nessun avvenimento degno di nota, senza considerare che gli autori stessi non sembrano neppure loro avere tanto chiare le idee su cosa sia realmente “conservatore” e cosa invece no.
Secondo l’indissolubile coppia di sceneggiatori Konner-Rosenthal, infatti, e secondo il regista Mike Newell (quello di Quattro matrimoni e un funerale) il pensare vecchio e in maniera retrograda consiste nell’apprezzare le opere di Michelangelo piuttosto che quelle del più moderno Picasso; come se l’uno escludesse automaticamente l’altro, come se la storia dell’arte fosse degna di essere studiata solo se contemporanea e d’avanguardia. Un po’ come nello stesso L’Attimo Fuggente, in cui si aveva il coraggio di sostenere che per scrivere una poesia bastava chiudere gli occhi e delirare al cielo, fregandose altamente della tecnica e dei classici accademici. Insomma, un utilizzo troppo semplicistico di argomenti tanto delicati quali la critica artistica, edulcorando il tutto con storie d’amore e redenzioni finali buone solo per il pubblico poco esigente al quale il film è chiaramente rivolto.
Un’occasione mancata, quindi, specie quando il cast – tutto al femminile – è così ben frequentato. Con una Roberts che, al di là di tutto, interpreta dignitosamente il suo brutto ruolo, affiancata poi da una schiera di attrici giovani e meno giovani, tra le quali si distinguono Kirsten Dunst, Julia Stiles, Marcia Gay Harden e Maggie Gyllenhall. Anche loro alle prese con dei ruoli poco interessanti, ma talmente ben recitati da riuscire a risollevare le sorti di una mediocre pellicola per il resto a dir poco inutile.
Titolo: Mona Lisa Smile (Id.)
Regia: Mike Newell
Sceneggiatura: Lawrence Konner, Mark Rosenthal
Fotografia: Anastas N. Michols
Interpreti: Julia Roberts, Kirsten Dunst, Julia Stiles, Maggie Gyllenhaal, Ginnifer Goodwin, Dominic West, Marcia Gay Harden, Juliet Stevenson, John Slattery, Topher Grace, Laura Allen, Marian Seldes, Terence Rigby, Donna Mitchell
Nazionalità: USA, 2003
Durata: 1h. 57′
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