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"8 Mile" di Curtis Hanson

21 giugno 2001 Recensioni 2 Commenti
Alberto Cassani, 21 Giugno 2001: Ritmato
Uip, 14 Marzo 2003

La città è Detroit, l’anno è il 1995. Jimmy Smith Jr, detto “Rabbit”, si è appena lasciato con la fidanzata ed è costretto a tornare a vivere con la madre e la sorellina in una roulotte parcheggiata nell’8 Mile, la linea di confine tra la Detroit bianca e quella nera. E Rabbit sa che il rap è l’unica sua via d’uscita dai bassifondi…


«If you had one shot, one opportunity to seize everything you ever wanted – one moment – would you capture it, or just let it slip?»

La trama è sintetizzata benissimo da Lose Yourself, la canzone di Eminem che chiude il film (meritatissima nomination all’Oscar). E’ la storia di un ragazzo che grazie al rap, a quello che riesce a dire una volta salito sul palco e vinta la paura, cerca una via d’uscita della merda in cui si ritrova; che con il rap spera di dare una vita migliore alla sua famiglia, visto che con il solo lavoro normale (in una fabbrica d’auto, ovviamente) non si riesce a tirare avanti, e «i buoni pasto non servono a comprare pannolini» per la sorellina.

Ma questa non è la vita reale, al contrario che nella canzone questo è un film, qui c’è davvero un Mekhi Phifer a dare una mano, e alla fine il talento viene fuori e Rabbit riesce a «perdersi nel ritmo, a far proprio il momento e catturare quell’occasione che capita una volta sola nella vita». Perché man mano che il film procede, diventa chiaro che il successo nel rap è l’unica vera possibilità che Rabbit ha, è l’unico modo per riuscire a scappare da “Salem’s Lot”. E visto che questo è un film, e non la vita reale, puoi davvero riuscire a fare quello che vuoi davvero fare.

Nonostante il parallelo, e nonostante il fatto che la situazione che vediamo proiettata sullo schermo sia molto simile a quella che ci ha raccontato in quasi tutte le sue canzoni, questo non è “il film di Eminem”. Cetto non si può negare che il film gli appartenga più di quanto non appartenga al comunque bravo regista Curtis Hanson o allo sceneggiatore Scott Silver, eppure questa non è la storia di Marshall Mathers (il vero nome di Eminem).
Silver (già regista dell’interessante Gli Infiltrati) ha dato a Rabbit lo stesso background, la stessa origine, di chi lo interpreta, ma poi ne ha prese le distanze. Ha narrato la storia di un ragazzo cresciuto in condizioni peggio che difficili ma dotato di un grande talento per il rap; ci ha raccontato la sua lotta per ottenere rispetto e considerazione da parte degli altri abitanti del ghetto della ‘motor city’, ma soprattutto la sua lotta per levarsi da lì. L’ha fatto imbastendo un copione risaputo – con una trama vista mille volte, da Breakdance a Rocky – ma dotato di una vitalità straordinaria e con la rara capacità di evitare luoghi comuni.

Eminem è bravo a dar vita ad un personaggio che, come accennato, gli somiglia molto. Mekhi Phifer sembra grosso il doppio di com’era ai tempi di Clockers, ma nel film di Spike Lee pareva decisamente più bravo. Discreta la prova di Kim Basinger, che appare però un po’ troppo “pulita” per il ruolo, e insopportabile come al solito Brittany Murphy. Quello che però esce peggio dal film sembra essere proprio il rap, che vista l’ambientazione perde forzatamente gran parte della valenza di critica sociale che ha saputo acquistare nel tempo. Fa nulla, però, perché lo spettacolo è di valore, molto coinvolgente e ben realizzato.

Difficile che il pubblico italiano accorra a vedere questo film, anche se si tratta di un buon film, che dà una visione impietosa della città della General Motors e racconta ottimamente la lotta per la sopravvivenza nei bassifondi. 8 Mile è un film troppo lontano da noi per poter interessare i nostri distratti spettatori, a meno che non siano particolarmente appassionati al genere musicale. Stupisce però vedere come il distributore abbia deciso di far circolare il film con un doppiaggio così ridicolo. Non solo le voci sono fuori parte e spesso troppo impostate rispetto a personaggi e situazioni, ma non c’è un vero tentativo di adattare lo slang di quel mondo in qualcosa di riconoscibile e apprezzabile dal pubblico italiano. Sentire dialoghi pieni di “yo”, “bro”, “baby” e via discorrendo risulta insopportabile già dopo dieci minuti di proiezione. Il consiglio è quello di aspettare l’uscita del DVD e guardarsi il film in lingua originale con i sottotitoli.


Titolo: 8 Mile (Id.)
Regia: Curtis Hanson
Sceneggiatura: Scott Silver
Fotografia: Rodrigo Prieto
Interpreti: Eminem, Kim Basinger, Mekhi Phifer, Brittany Murphy, Evan Jones, Omar Benson Miller, De’Angelo Wilson, Eugene Byrd, Taryn Manning, Chloe Greenfield, Nashawn Breedlove, LC Lyckety Splyt, Xzbit, Larry Hudson, Proof, Mike Bell
Nazionalità: USA, 2002
Durata: 1h. 51′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Rivisto dopo tanti anni è sempre un bello spettacolo.
    Il buon connubio di regia e sceneggiatura non fa pesare una storia un pò risaputa, anche grazie alle buone intepretazioni di tutti gli attori.
    Mi piace ancora pensare che si possa trattare della vera autobiografia del rapper.

    All’epoca al botteghino fece più di 7 milioni, mi confermi Albe? Quindi non è passato inosservato.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    È andato bene un po’ dovunque, compreso da noi. Ma temo ce lo si sia un po’ dimenticato.

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