In My Country di John Boorman

Lucky Red, 7 maggio 2004 – Valido
Nel 1994 in Suafrica viene costituita la Commissione per la Verità e la Riconciliazione, che metterà i carnefici dell’apartheid di fronte alle vittime sopravvissute ai loro massacri. La Verità è la strada per la Riconciliazione, in un paese che fa dell’Ubunto – la coscienza comune – una regola di vita…
All’interno di una band musicale non ha importanza chi è la star, se il cantante o il chitarrista piuttosto che il tastierista. La cosa veramente importante è che per quanto bravo sia il leader, anche gli altri membri del gruppo siano al suo livello, e soprattutto che tutti suonino bene insieme. Allo stesso modo, ha poca importanza quale sia l’elemento trascinante in un film, ma conta soprattutto che tutti gli elementi “suonino” in armonia.
Molto spesso, quando si parla di un film che affronta un tema sociale, si tende a sottovalutare gli altri aspetti filmici e lasciarsi prendere dall’importanza del tema trattato, a prescindere dunque dall’efficiacia del modo in cui è trattato. Così si finisce per salvare pellicole che in realtà non meritano considerazione, solo per non parlare male di qualcuno che ha speso tempo ed energie per ricordarci una cosa importante, pur mancando il bersaglio. Non è comunque questo il caso di In My Country, curioso titolo “italiano” per il Country of My Skull di John Boorman, che ha come “star del gruppo” il tema dell’apartheid e come “band di supporto” una serie di elementi che pur non eccellendo non fanno rimpiangere l’ingresso in sala.
Tratto dal libro di Antje Krog (qui fedelmente ritratta nella voce fuori campo di Anna Malan), In My Country è un film pesantemente retorico, che ha il difetto di perdere troppo tempo raccontando una storia d’amore di cui avremmo potuto benissimo fare a meno e che è anche penalizzato da un doppiaggio eccessivamente impostato. Eppure è un film non stucchevole, è ben realizzato e in un paio di momenti riesce ad emozionare. Boorman è stato capace di raccontare le udienze della Commissione senza pigiare troppo il pedale della commozione – non ce n’era bisogno – e a tenere sempre alta la tensione emotiva dei personaggi nonostante le tante sequenze di raccordo. E se Juliette Binoche recita sopra le righe per tutto il film, Samuel L. Jackson con indosso gli stessi abiti di Shaft porta anche la sua solita verve e la sua presenza scenica. Completano il quadro le belle musiche e l’interessante fotografia di Seamus Deasy, per un film che non spezzerà certo dei cuori né farà versare delle lacrime, ma che merita la nostra considerazione.
Titolo: In My Country (Country of My Skull)
Regia: John Boorman
Sceneggiatura: Ann Peacock
Fotografia: Seamus Deasy
Interpreti: Samuel L. Jackson, Juliette Binoche, Brendan Gleeson, Menzi “Ngubs” Ngubane, Sam Ngakane, Aletta Bezuidenhout, Lionel Newton, Langley Kirkwood, Owen Sejake, Nick Boraine, Seamus Keir, Connie Chiume, Justin Creasy
Nazionalità: Regno Unito – Irlanda, 2003
Durata: 1h. 44′
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Capolavoro!
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