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"Wolfman" di Joe Johnston

21 febbraio 2010 Recensioni 18 Commenti
CineFile

Universal, 19 Febbraio 2010 – Ridicolo

1889: Lawrence Talbot torna alla casa della sua infanzia in occasione della morte del fratello, sbranato da un’enorme bestia. Cercando di scoprire cosa sia davvero successo, Lawrence viene morso dalla stessa creatura. E’ l’inizio di una malattia e maledizione nota come “licantropia”…


Benicio Del ToroL’unico dubbio che si può avere dopo la visione di questo film è se la serie di ingenuità di cui è infarcito sia dovuta alla sua natura di remake dell’originale del 1941 o meno. Un’ipotesi divertente, che potrebbe giustificare una parte delle pecche della pellicola, è che questa versione del mito del lupo mannaro sia stata pensata per il pubblico degli anni ’40, decisamente meno smaliziato di quello contemporaneo. Un grosso errore di sceneggiatura porta comunque a scartare quest’idea. Tutti i personaggi principali sembrano degli esperti di licantropia fin dall’inizio della storia, prima ancora che la creatura faccia la sua vera comparsa. Da quel momento in avanti, poi, è un continuo fluire di banalità su lune piene e pallottole d’argento, concetti alla base dei film sui lupi mannari, ma che nessuno sembra davvero voler spiegare o giustificare durante il corso della storia. Semplicemente, i protagonisti sanno quelle cose in partenza, perché si trovano in una storia che riguarda un lupo mannaro.

Emily BluntE se la sceneggiatura fa acqua non solo da questa parte, Johnston riesce appena a sfruttare i tecnici di valore con cui ha a che fare (Danny Elfman per le musiche e Milena Canonero per i costumi), ma manca di una qualsiasi idea registica davvero originale o di valore, e appiattisce perfino delle sequenze potenzialmente interessanti come quella delle allucinazioni in manicomio. L’impressione è che le scene più terrificanti siano rimaste escluse dal montaggio finale dopo la travagliata lavorazione, forse per rendere il risultato più potabile per un vasto pubblico e avere così maggiori possibilità di rientro economico.

Anthony Hopkins e Benicio Del ToroGli attori presenti in questo sghembo carrozzone danno purtroppo una pessima prova di se stessi, affossando ancora di più il malconcio insieme: nonostante la giusta presenza, Benicio Del Toro sembra costantemente indeciso e fuori posto, mentre al suo fianco Anthony Hopkins e Hugo Weaving gigioneggiano in modo indegno di loro, schiavi anche di personaggi mal scritti e peggio ancora diretti. Ci si domanda perché Geraldine Chaplin continui ad accettare ruoli deliranti in film così brutti.

Un film drammaticamente privo di ironia, che scade troppo spesso nel ridicolo involontario, vanificando grossolanamente gli sforzi tecnici comunque messi in campo e le pochissime idee degne di nota.


La locandinaTitolo: Wolfman (The Wolfman)
Regia: Joe Johnston
Sceneggiatura: Andrew Kevin Walker, David Self
Fotografia: Shelly Johnson
Interpreti: Emily Blunt, Benicio Del Toro, Anthony Hopkins, Hugo Weaving, Geraldine Chaplin, Simon Merrells, Gemma Whelan, Cristina Contes, Art Malik, David Sterne, Emily Cohen, Jessica Manley, Antony Sher, John Owens, Richard James
Nazionalità: Regno Unito – USA, 2010
Durata: 1h. 42′


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Attualmente ci sono 18 commenti a questo articolo:

  1. Axl ha detto:

    Non sono d’accordo con questa recensione, come disse Leonardo mentre i francesi usavano come bersaglio delle proprie balestre la matrice in argilla del suo cavallo ” chi non possiede arte non la da aprezzare! “

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Mah… secondo me questo è proprio una porcheria. Non ai livelli di “Underworld”, ma quasi. Evitiamo di parlare di Arte, che con i film di Joe Johnston non c’entra nulla.

  3. Enrico Sacchi ha detto:

    Potrebbe darsi che mi sia sfuggito qualcosa di notevole nel corso della visione, se questo fosse un film più ampio e strutturato, ma ne dubito. Se comunque mi vuoi far notare qualche elemento che solleverebbe il film dal livello in cui l’ho collocato, scrivi pure. Ma rimaniamo sul concreto, e lasciamo perdere Leonardo.

  4. Fabrizio ha detto:

    E sì che, con Del Toro, Hopkins e la Blunt, avrebbe potuto essere un gran film, questo. Uno si chiede per quale oscura ragione ci si sia affidati a questo regista.

  5. Marco ha detto:

    Secondo me voi non avete capito l’essenza del film. I sceneggiatori hanno voluto fare un bellissimo omaggio al vecchio film del ’41, ora la storia ovviamente non poteva essere la stessa e quindi l’hanno ritoccata un pò (vedesi la figura del padre ) ma lasciando comunque i vari simbolismi che hanno fatto dell’uomo lupo una leggenda ( la luna piena, i proiettili, l’amore, la maledizione ) tutte queste cose sono state funzionali alla pellicola vecchia come lo sono in questa.
    Poi si vede che dietro c’è del grande talento da parte di tutto lo staff tecnico: la cupa fotografia che rimanda al bianco e nero è a dir poco superba, la scenografia di un sonnolento paesino inglese è eccezionale, i costumi con quel tocco di età vittoriana bellissimi, l’interpretazione di Del Toro è volutamente un pò ambigua perchè ha voluto dare omaggio a Lon Chaney, Jr. dato che egli stesso è fan del film originale.
    La musica di Elfman è sicuramente adatta al genere e ben sfrutta i momenti di tensione,comunque l’ho paragonata un pò alla musica di Dracula di Coppola, già sentita ma comunque apprezzabile.

    La storia complessivamente mi è piaciuta, classica ma quei ritocchi che hanno apportato i due ( grandi ) sceneggiatori sono stati sicuramente gioviali alla vicenda, a questo proposito cito la figura di Hopkins che è un vero e proprio colpo di scena nel prefinale!
    Come non menzionare i magnifici trucchi di Baker poi? Il trucco, che alcuni lo hanno definito patetico e banale, è secondo me, quanto di più realistico e omaggievole si possa fare.
    Gli effetti in CGI buoni.
    Sorpresa per gli effetti “splatter” che ho veramente molto apprezzato, cosa totalmente fuori dai canoni di Hollywood complimenti! ( Dato che si tratta di un film sui lupi mannari era scandolo il contrario! ).

    Forse è vero, si potevano evitare quei continui balzi di paura ( i tipici buh! ) che effettivamente sono un pò troppi.
    La regia di Johnston, a parte alcuni buchi di sceneggiatura e trovate forse un pò ovvie e scontate, è nella norma, si lascia guardare tranquillamente e non annoia, cosa abbastanza rara negli horror di oggi, soprattutto se si tratta di remake.
    Bravi tutti gli attori, Hugo Weaving mi è piaciuto tantissimo e i suoi dialoghi sono strepitosi.
    Hopkins “invincibile” e la Blunt molto in parte.
    Finale che cita proprio apertamente quello vecchio, quindi non scontato e banale come tanti pensano ma sempre a mò di omaggio.
    La lotta finale fra padre e figlio mi ha ricordato il finale di “Wolf-La belva è fuori” film di Neil Jordan del ’94 con Nicholson.
    Consigliatisssimo per i fan del genere.

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Ma che gli autori abbiano voluto fare un bellissimo omaggio al film del ’41 va bene, solo che non ci sono riusciti: gli è venuto un brutto omaggio. Già il fatto di aver preso Rick Baker (“Un lupo mannaro americano a Londra”) per fare gli effetti speciali e poi aver fatto le sequenze di trasformazione in computer graphic la duce lunga sul fatto che non sapevano cosa stavano facendo.

    Ah, Fabrizio, quasi dimenticavo: il film l’ha diretto Johnston perché tutti gli altri cui era stato proposto avevano rifiutato. Doveva farlo Mark Romanek (“One Hour Photo”), poi ha litigato con Del Toro e se n’è andato. Hanno chiesto a mezzo mondo di sostituirlo ma gli unici interessati erano Joe Johnston e Uwe Boll.

  7. Fabrizio ha detto:

    Il problema è che dopo tutto questo discorso finisci con il richiamare a paragone positivo il “Wolf” con Jack Nicholson, che fra l’altro è diretto da Mike Nichols e non da Neil Jordan, e che, spiace dirlo, è un altro onesto filmaccio, a tratti ridicolo.

  8. Fabrizio ha detto:

    Grazie della spiegazione Alberto.

    Ah, erano rimasti Joe Johnston e Uwe Boll? Ha un non so che di comico questa cosa. Ma comunque si può dire che alla fine i produttori han fatto la scelta giusta. Non oso pensare a cosa sarebbe potuto venir fuori dando il tutto in mano a Boll… Probabilmente sarebbe riuscito a far ottenere ad Hopkins una nomination ai Razzie Award…

  9. Marco ha detto:

    Bhè in questo caso bisogna proprio dire: “de gustibus”.

  10. Fabrizio ha detto:

    Ah beh, per carità, piace quel che piace. Però “Wolf”, oltre ad una sceneggiatura davvero brutta e una regia assolutamente inadatta, ha alcune scene quasi ridicole, tipo quella in cui Nicholson insegue non ricordo chi nel bosco: un ralenti insistito che, oltre a far schifo da un punto di vista visivo, sembra fatto apposta per far vedere al pubblico che a correre è un controfigura. Davvero una comica. E poi la lotta fra Nicholson e Spader nel finale, con dei balzi assurdi ed angoli di ripresa agghiaccianti. Mamma mia, che brutta roba…

  11. Edoardo ha detto:

    Questo film è una porcheria.
    E sono d’accordissimo con Alberto sul fatto che chiamare Rick Baker per gli effetti speciali sia stata una grande buffonata,visto che le trasformazioni sono fatte in CG.
    A proposito,ho (ri)visto da poco “Un lupo mannaro americano a Londra” e mi è piaciuto davvero molto! Non me lo ricordavo così bello 🙂
    Lo consiglio a chi ancora non l’ha visto!
    Tu Alberto l’hai visto? Che ne pensi?

  12. Edoardo ha detto:

    Concordo in pieno! Quel film alterna magistralmente sequenze di pura tensione a sequenze umoristiche mai banali e sempre riuscite.
    Il trucco di Baker,poi,è fenomenale (a parte la trasformazione in lupo,da notare l’impressionante make-up dell’amico trasformato in zombi).
    John Landis è davvero un grande,e pare stia tornando a dirigere film! Ne sono davvero felice!
    Stasera di Landis ho visto “Tutto in una notte” e l’ho adorato… Alberto tu lo hai visto?

  13. Marco ha detto:

    Rivedendolo ho notato anch’io qualche leggerezza nella trama ma comunque l’ottimo reparto tecnico mi ha fatto completamente dimenticare di questi buchi che si lasciano tranquillamente passare.
    Comunque Rick Baker lo hanno chiamato per i trucchi su Del Toro già trasformato e non sulla trasformazione che ovviamente avviene in CGI, mica possono replicare la trasformazione del film di Landis, o no?

  14. Alberto Cassani ha detto:

    In realtà, Baker era nel progetto fin da quando al timone c’era ancora l’altro Del Toro, Guillermo. Poi il regista ha litigato coi produttori e il film è passato di mano, subendo anche un drastico ridimensionamento di budget. Immagino che l’idea iniziale fosse di far fare tutto a Baker, ma usare il computer costa meno.

  15. Alberto Cassani ha detto:

    Landis le ultime cose che ha fatto non è che fossero proprio bellissime. La migliore è il suo episodio di “Masters of Horror”, ma direi che ormai il suo meglio l’ha già dato da un pezzo. “Tutto in una notte” mi era piaciucchiato, ma non me lo ricordo praticamente per nulla.

  16. Fauno ha detto:

    Che questo film non sia un capolavoro mi pare scontato, però più che “ridicolo” l’avrei definito “mediocre”…

    Nella recensione colgo una vena di accanimento, come se chi scrive ne facesse una questione personale…

  17. Enrico Sacchi ha detto:

    Mi scuso se rispondo con qualche giorno di ritardo.
    Con un titolo come questo, per me tutto dipende dalle aspettative che si hanno in partenza e dal livello con cui lo si vuole confrontare. Quando l’ho visto, non ho pensato tanto alle decine di horror di serie B che condividono con questo film il tema della licantropia, quanto alle potenzialità di un adattamento del mito in una produzione di livello così alto (pensiamo solo al cast e al comparto tecnico, per esempio). In quest’ottica, per me il fallimento di “Wolfman” rimane palese e di larga portata, soprattutto dal punto di vista della scrittura e della recitazione. Vero è che, sì, nella recensione c’è una certa vena di cattiveria, ma devo dire che all’epoca il film me l’ha davvero tirata fuori tutta.

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