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"L'ululato" di Joe Dante

31 ottobre 2015 Recensioni 0 Commenti
L'ululato

IIF, 1981 – Fiabesco

La giornalista televisiva Karen White viene aggredita in diretta Tv da un misterioso serial killer. Su consiglio di un medico, per riprendersi dallo shock decide di trascorrere del tempo con il marito in una colonia in mezzo ai boschi. La conduttrice dovrà però confrontarsi con i suoi incubi, e con la curiosa gente della comunità…


Dee Wallace in una scena di L'ululatoIl 1981, da un punto di vista cinematografico, e in particolare per gli appassionati del genere, è noto come l’anno del licantropo, creatura mitologica dell’immaginario horror, finita nel dimenticatoio per diversi anni e riportata alla luce a distanza di pochi mesi in due pellicole “gemelle”. L’ululato di Joe Dante bruciò infatti il rivale londinese di Landis da un punto di vista cronologico, scatenando una vera e propria battaglia tra le due pellicole, che sembra risalire alla volontà di mostrare integralmente la metamorfosi in lupo mannaro per la prima volta sul grande schermo. Nonostante il primato, l’opera di Dante risentì maggiormente della concorrenza, assumendo il ruolo di fratello minore nella gerarchia delle due pellicole, ritagliandosi però con il passare degli anni il ruolo di cult movie, con ben sette seguiti all’attivo.

Dee Wallace e Christopher Stone in L'ululatoL’ululato vanta una prima parte introduttiva piuttosto lenta, in cui il regista statunitense affila gli artigli contro il mondo televisivo, ambientando la vicenda in un contesto metropolitano dove mass media e polizia si sovrappongono per dare la caccia a un serial killer. La spettacolarizzazione dell’omicidio, della violenza in diretta, sono alcune delle tematiche che conferiscono ciclicità alla pellicola, e che la spingono al di fuori della dimensione prettamente orrorifica. L’approdo nell’arcana colonia sancisce il definitivo distacco dalla civiltà urbanizzata, una sorta di ritorno alle origini per protagonista ma in generale per la razza umana. Dal momento in cui lo spettatore comprende cosa si nasconde all’interno del misterioso villaggio incantato, la creatura di Dante può uscire dal bosco e scatenarsi in uno show grandguignolesco, guidato dagli straordinari effetti speciali di Rob Bottin, fino a mostrarsi in tutta la sua mostruosità nella celebre metamorfosi integrale.

Una scena di L'ululatoLa vera energia del film, che lo rende tuttora apprezzabile, è indubbiamente il binomio tra estetica e stile. Sono infatti le ambientazioni sospese tra il fiabesco e l’onirico, a dare il giusto collocamento a una storia e a dei personaggi piuttosto fuori dal tempo. L’ironia, da sempre marchio di fabbrica del regista, appare qui perfettamente mescolata a una critica sociale onnipresente, fino al curioso finale, in cui il grottesco raggiunge l’apice. Dante reinventa l’uomo lupo, strappandolo dai boschi incantati della colonia, per catapultarlo all’interno dell’emblema della modernità: la televisione. La licantropia moderna è umanizzata, e appare marcato il contrasto interiore tra uomo e bestia, ma d’altronde, chi è veramente la bestia? Joe Dante sorride citando velatamente l’antico proverbio latino dell’«Homo homini lupus», in questo caso da prendere alla lettera.


La locandina di L'ululatoTitolo: L’ululato (The Howling)
Regia: Joe Dante
Sceneggiatura: John Sayles, Terence H. Winkless
Fotografia: John Hora
Interpreti: Dee Wallace, Patrick Macnee, Dennis Dugan, Christopher Stone, Belinda Balaski, Kevin McCarthy, John Carradine, Slim Pickens, Elisabeth Brooks, Robert Picardo, Margie Impert, Noble Willingham, James Murtaugh, James MacKrell, Kenneth Tobey
Nazionalità: USA, 1981
Durata: 1h. 31′


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