Stai leggendo:

The Hitcher di Dave Meyers

27 maggio 2008 Recensioni 21 Commenti
The Hitcher

Medusa, 30 Maggio 2008 – Odioso

Grace e Jim stanno partendo per un viaggio in auto, dall’altra parte dell’America, ma durante un temporale rischiano di investire un pedone, al quale danno poi un passaggio. Senza però sapere che il suo obiettivo non è il viaggio, ma la loro morte…


Sophia Bush e Zachary Knighton in The HitcherSe il remake è uno dei filoni più sicuri e remunerativi del cinema hollywoodiano contemporaneo, ormai ci sono case di produzione che si occupano esclusivamente di questo. Come la Platinum Dunes, casa gestita dal fracassone Michael Bay per aggiornare ai gusti adolescenziali i classici dell’horror anni ’70 e ’80. Dopo Non aprite quella porta, Amityville Horror e altri progetti di poco conto, la Platinum ha affidato a Dave Meyers il rifacimento di un interessante thriller degli anni 80 sull’oscura figura dell’autostoppista assassino. The Hitcher, pur professionale, è francamente pessimo.

Sean Bean e Sophia Bush in The HitcherScritto da Eric Red, Jake Jade Wall e Eric Bernt, dall’originale dello stesso Red diretto da Robert Harmon, The Hitcher è un thriller autostradale d’inseguimento violento, che flirta a più riprese verso l’orrore puro ma poi si piega a un normalissimo thriller alla Michael Bay, fatto di esplosioni, sparatorie e idiozie varie.

Quasi tutto ambientato sulle assolate strade del deserto statunitense, il film è la solita solfa sulla paura degli sconosciuti, la vendicativa tenacia delle donne moderne, la grettezza delle popolazioni di provincia e via sciorinando luoghi comuni, aggiornato all’idea adolescenziale di film di genere, dove il mondo, le sue atrocità, la sua invivibile atmosfera è sempre edulcorata da un linguaggio filmico vicino al teen-movie, il tutto rovinato dall’onnipresente tocco produttivo di Michael Bay.

Sophia Bush e Sean Bean in The HitcherFin dall’inizio con un coniglio e una zanzara resi con un insopportabile digitale, s’intuisce che la secchezza inquieta dell’originale si è persa con le interferenze della produzione: uno schema già visto mille volte, zeppo di situazioni improbabili (l’autostoppista che ammazza impunemente un’intera stazione di polizia), sottotrame inutili e scialbe, con un personaggio che da misterioso diventa insensato, musicato da una compilation di canzoni che paiono uscite da un qualunque Dawson’s Creek e sporcato da un’idea di spettacolo – fatta di esplosioni e stupidaggini tonitruanti – che irrita al solo pensiero e che inserisce anche ammiccamenti cinefili, peggiorando di minuto in minuto fino a un finale davvero pessimo.

Sophia Bush in The HitcherAl di là della sostanziale inutilità di un film ripetuto in modo così superficiale, la sceneggiatura soffre una struttura più convenzionale, una tensione molto piatta, infarcita di buchi e forzature e sorretta da un rispetto verso l’intelligenza del pubblico praticamente inesistente. Meyers non incide mai sul racconto, cura la confezione con lo stile trendy che ormai si spera abbia fatto il suo tempo e, soprattutto, spreca la suspense che nel prologo era quasi riuscita a ricordare l’originale.

The Hictcher è una specie di versione dopata di Sugarland Express di Steven Spielberg in cui Sean Bean, con quella faccia rassicurante, pare adatto e regge il confronto con Rutger Hauer, e dove la giovane Sophia Bush ha un piglio che non sospettavamo, ma che delude e fa arrabbiare chiunque abbia visto nell’originale uno degli esemplari definitivi del thriller anni ’80 e che qui, sembra solo l’opaco specchio del cinema degli anni duemila.


La locandina di The HitcherTitolo: The Hitcher (Id.)
Regia: Dave Meyers
Sceneggiatura: Eric Red, Jake Wade Wall, Eric Bernt
Fotografia: James Hawkinson
Interpreti: Sean Bean, Sophia Bush, Zachary Knighton, Neal McDonough, Kyle Davis, Skip O’Brien, Travis Schuldt, Danny Bolero, Jeffrey Hutchinson, Yara Martinez, Lauren Cohn, Michael J. Fisher, Joseph Michael Self, Brad Robinson
Nazionalità: USA, 2007
Durata: 1h. 24′


Percorsi Tematici

  • Non ci sono percorsi tematici collegati a questo articolo.
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Attualmente ci sono 21 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Della Platinum Dunes finora (senza aver visto NAQP L’Inizio e Nightmare) posso dire che mi sia piaciuto solo Amityville Horror del 2005.
    Te Alberto? L’originale l’hai visionato?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    L’originale di “The HItcher”? E’ molto bello, riesce davvero a inquietare. Questo qui invece è una cosa davvero “molle”.

    Della Platinum Dunes mi era piaciuto il primo “Non aprite quella porta”, anche se il regista non era granché. Ma è l’unico, tutti gli altri li lascio volentieri perdere. Anche “Amityville”, considenrando anche che i film sulle case infestate difficilmente mi piacciono.

  3. Riccardo ha detto:

    Non mi è poi molto dispiaciuto, vale soprattutto per Sean Bean, abbastanza in parte ma è un horror convezionale senza tante pretese. Certo il film con Rutger Hauer è veramente un altro pianeta.

  4. Marco ha detto:

    Albe hai visto “The Horsemen”? Io lo reputo una grandissima occasione mancata. La qualità tecnica c’è ma lo script è veramente troppo lasciato andare a se stesso e troppo raffazzonato. In USA è uscito solo in direct-to-video, qui nelle sale, mi domandò il perchè (ironia xD).

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Non l’ho visto, ma in realtà all’epoca me ne parlarono relativamente bene.

    Da noi un film che esce nelle sale viene pagato di più dalle Tv rispetto a un’uscita straight-to-video, per cui spesso vale la pena di fare un’uscita cinematografica pur sapendo che ci si perderanno dei soldi perché poi li si riprende da un’altra parte.

  6. Plissken ha detto:

    Non è nemmeno il caso di dire “che peccato”, tanto per fortuna c’è l’originale che è riuscito davvero benissimo. Alcune scene sono effettivamente inquietanti e “forti” anche adesso, nonostante gli anni trascorsi. All’epoca pensavo che il regista avrebbe fatto… strada, ma non è stato così… ora si potrebbe dire “che peccato”.

    Visto che “The hitcher” può essere tranquillamente classificato anche come road-movie, mi piacerebbe sapere se qualcuno ha qualche titolo da consigliarmi in tema, al di fuori dei grandi nomi di successo; non è poi così facile trovarne di validi. L’ultimo che ho visto, “strada a doppia corsia”, si è rivelato interessante per molti versi ma non capisco se sono riuscito a coglierne l’essenza in toto, non facendo uso di cannabis. Negli ultimi anni quelli che mi sono rimasti più impressi sono “Indian” e “Una storia vera” (il più bello) per quanto esuli dalla canonica definizione del genere.

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Quando uscì l’orrendo “Higwaymen”, un mio amico disse “vent’anni fa Robert Harmon ha diretto The Hitcher, e dopo vent’anni stiamo ancora aspettando il suo secondo film”. E non aveva tutti i torti, anche se tutto sommato il film-tv su John Gotti non era male e le due puntate di “Homicide” da lui dirette erano piuttosto belle.

    I road movie di solito non sono il mio genere, ma “Electra Glide” è il migliore che ho visto. Però è un genere complesso da circoscrivere, perché in fondo sono road-movie anche “Apocalypse Now” e “Aguirre furore di Dio”. Qui trovi una lista estensiva http://www.listal.com/list/road-movies-htsun da cui scegliere.

  8. Plissken ha detto:

    “Highwaymen” è davvero una mezza porcheria, il tuo amico aveva (ha) pienamente ragione, per quel che mi riguarda.

    “Electra Glide” mi manca, lo guarderò senz’altro. Grazie per la lista.

  9. Plissken ha detto:

    Ho visto “Electra glide”, mi è piaciuto parecchio. Piuttosto distante dai soliti schemi USA riversa sullo schermo disillusione ed una certa malinconia di fondo solo in parte attenuata dagli splendidi scenari classicamente da road movie americano (che adoro e che in questo genere di film reputo abbiano un ruolo fondamentale).

    Ho rivisto con sorpresa un giovanissimo Robert Blake che ricordavo (lo ammetto) solo per il telefilm “Baretta” e che non vedevo da un bel pezzo.

    Lo svolgimento lento ma tutt’altro che tedioso dà l’opportunità di godere di una bella fotografia ed al tempo stesso di apprezzare maggiormente la caratterizzazione dei personaggi, mentre mi è parso che il tema principale del film ( (l’omicidio del vecchio) non sia che un pretesto per consentire allo spettatore di riflettere, con calma, su tutto il resto. Ovviamente è difficile non riscontrare qualche analogia con il celeberrimo “Easy rider”, sia essa lecita o meno.

    Grazie per il consiglio. Non mancherò di consigliarlo a mia volta. 🙂

  10. Alberto Cassani ha detto:

    Ma infatti è lontanissimo dagli standard attuali, e volendo pure quelli dell’epoca, del genere. Innanzi tutto avere per protagonista un poliziotto è una cosa inusuale, per il genere. Ma poi anche proprio per la lentezza e riflessività che citi. Sarà anche per questo che mi era piaciuto molto.

    Blake aveva un ruolo di primo piano in “Strade perdute”, ma in effetti erano anni che non lo si vedeva. Una decina d’anni fa era stato accusato dell’omicidio della moglie, ma mi pare sia stato assolto.

    E’ curioso notare come i due migliori esempi del genere dei primi anni 70 – “Electra Glide” e “Punto zero” – avevano per protagonisti Baretta e Petrocelli.

  11. Riccardo ha detto:

    A proposito di Sean Bean: Sono in procinto di iniziare Game of Thrones. Se qualcuno lo ha visto mi può esprimere le sue opinioni? e che ne pensate dell’attore in questione?
    Io a parte le schifezze che ha fatto nell’ultimo periodo e il fatto che muoia in quasi tutti i film a cui partecipa, tanto che lo hanno soprannominato lo “spoiler vivente” lo trovo un attore bravissimo ma ahimé abbastanza sottovalutato.

  12. Plissken ha detto:

    Capperi, “Punto zero” lo vidi veramente una marea di anni fa, nemmeno lo ricordavo più: ma c’era anche Blake? Non me lo ricordo… ottima occasione per riguardarmelo! Adoro i commenti in calce… 🙂

    Sbaglio o ne è stato fatto un remake una decina d’anni fa? Qualcuno ha avuto modo di vederlo?

    @Riccardo
    Credo anche io che Sean Bean sia un po’ sottovalutato, forse dipende dal fatto che gli fanno fare (quasi) sempre la parte del “cattivo” e conseguentemente la sua interpretazione può sembrare a volte monocorde. Ricordo bene però il suo riuscito ruolo in “Ronin” del “mitico” Frankenheimer . Mi pare che abbia recitato in tantissimi film, naturalmente non li ho visti tutti, ma quanto affermi in effetti è vero: in “Equilibrium”, nonostante facesse la parte di un “buono”, l’hanno fatto morire ugualmente… 🙂

  13. Alberto Cassani ha detto:

    Il remake televisivo di “Punto zero” con protagonista Luke Perry è una cosa immonda, sia come realizzazione che come concezione. Basti dire che lui attraversa l’America per correre dalla moglie incinta.

  14. Plissken ha detto:

    Urka… e magari arriva tre secondi prima delle doglie…

    Grazie per l’informazione. 🙂

  15. Donato ha detto:

    x Riccardo

    Di Games of Thrones ho visto la prima stagione. Come ho avuto modo di scrivere in un mio post precedente, si tratta di una serie fantasy che mi ha stupito per il taglio adulto e per l’incredibile (e quasi traumatico) superamento di certi “taboo” censori tipici delle produzioni americane. Basata su una serie di romanzi di George R.R. Martin, questa serie sembra destinata a ridefinire gli standard di produzione delle future serie televisive (soprattutto di quelle americane).

    La storia si basa su una sceneggiatura solida, le ricostruzioni scenografiche sono abbastanza credibili e gli effetti speciali nella media (anche se nella prima stagione non ci sono comunque sequenze di grande effetto). Le interpretazioni attoriali sono di livello medio-alto e il cast è numeroso, dovendo dare vita ad una ricchissima galleria di personaggi. Ritengo che proprio questi ultimi costituiscano il maggior punto di forza di questa serie TV, grazie alla bravura degli attori, ai dialoghi ben curati ed alla buona sceneggiatura.

    Va segnalato che talune situazioni, come uccisioni, torture, mutilazioni, nudità e scene di sesso, sono rappresentate in una maniera veramente cruda, esplicita, realistica e talvolta brutale. Insomma, la visione non è consigliata alle persone troppo sensibili e, soprattutto, ai bambini.

    Per il resto, rimango in attesa di sapere quale sarà, tra i tanti, il tuo personaggio preferito: io personalmente stravedo per il nano. Ma anche Ditocorto è molto interessante. Tra i personaggi femminili mi piace molto la splendida Daenerys (che, peraltro, è molto più di ciò che sembra).

  16. Plissken ha detto:

    Ho sentito anch’io parlare di “Il trono di spade” ma, considerando che non ho in grande simpatia il fantasy, non ho avuto visionato alcun episodio, nonostante sia (se non erro) prodotto dalla HBO. L’argomento troverebbe miglior collocazione nella sezione “TV” (Muntari) spero che il Cassani perdoni l’off topic.

    Sono rimasto abbastanza sorpreso dal commento di Donato in quanto pensavo che detta serie fosse, al di là di talune situazioni da “bollino rosso” televisivo, un po’ un’ “americanata” mentre a quanto sembra la sceneggiatura è per l’appunto “solida”.
    In verità però, mutilazioni, torture e sesso soft-porn sono stati già elargiti a piene mani dalla serie “Spartacus” nelle sue varie stagioni, credo con anticipo rispetto a “Games of Thrones”. Quelle trasmesse su Cielo (mi pare) sono pesantemente censurate.

  17. Donato ha detto:

    Non ho visto la serie Spartacus, ma posso assicurarti che Game of Thrones è per un target decisamente adulto. Inoltre, non lasciarti ingannare dalla collocazione fantasy: questa serie è incentrata sul tema della lotta per il potere. Solo l’ambientazione è, per così dire, di stile “fantasy”, ma le vicende narrate sono imperniate principalmente su intrighi di corte e lotte di potere dal sapore medioevale.

    E’ interessante anche la ricostruzione geografica di questo universo fantasy. Si vede chiaramente come lo scrittore G. Martin abbia trovato ispirazione nei romanzi di Robert Howard, il quale, intorno al personaggio di Conan, costruì un intero universo con tanto di geografia, regni, etnie, razze, culture, usi e costumi.

  18. Riccardo ha detto:

    @ Plissken: lo ricordo anche io che in Ronin aveva un ruolo bello ma corto e paradossalmente è uno dei pochi film in cui vede i titoli di coda 😀 , ma quello che secondo me è il suo miglior ruolo è Boromir nella compagnia dell’anello. Sulle sue comparsate in Percy Jackson stendiamo un velo pietoso.

    @ Donato: grazie mille per aver espresso la tua opinione 😉 e riguardo la rappresentazione realistica della violenza penso di essere anche abbastanza preparato avendo un corpus di film abbondante alle spalle che va da La Passione di Cristo alla saga di Saw 😀

  19. Riccardo ha detto:

    Riguardo Spartacus non ho nulla da commentare: carino ma nella realizzazione tecnica ricalca troppo 300 e Sin City a mio parere

  20. Plissken ha detto:

    Si, ma ciò non deve essere considerato necessariamente un limite 🙂 A me per esempio lo “stile” presente in “300” e soprattutto “Sin City” non dispiace per nulla. In verità Spartacus come giustamente affermi lo “ricalca” un po’ ma fortunatamente si mantiene su livelli decisamente meno estremi, altrimenti sarebbe molto dura seguirlo eh… un conto è un film di un paio d’ore, un conto stagioni intere di telefilm.

    Spartacus comunque credo sia un prodotto sì godibile ma, come dice il Sacchi, decisamente di “grana grossa”.

  21. Riccardo ha detto:

    @ Donato:
    Ho finito la prima stagione del Trono di Spade e che dire: probabilmente diventerà quello che Lost è stato dal 2004 al 2009: la serie tv più importante del decennio (e a mio modesto parere la migliore degli ultimi anni). Praticamente ogni cinque secondi c’è un complotto, un omicidio, un colpo di scena sempre diverso. D’accordo con quanto hai espresso tu nel tuo precedente post: la varietà di personaggi è molto vasta e resa molto bene dalle interpretazioni degli attori. La sceneggiatura, come dicevi, è solida e ben articolata. Non annoia né appesantisce lo spettatore malgrado l’elevato numero di vicende e personaggi da seguire. La regia è molto buona, decisamente più cinematografica rispetto a molte serie tv e gli effetti speciali sono buoni, sebbene nella serie (almeno nella prima stagione) non ci siano grandi sequenze dall’alta spettacolarità o imponenti scene campali di guerra degne di un Ridley Scott o di un Peter Jackson. Da segnalare il pilot memorabile e le ultime due puntate (in particolare la nona con quel suo finale che…ancora faccio fatica a credere che si è verificato e che a quanto pare ha provocato non poco scalpore) davvero stupende e che chiudono perfettamente la stagione con un cliffhanger memorabile. Ottima la scelta delle varie location che fanno da sfondo alla storia, come ottima è la realizzazione di costumi, armi e scenografie. Colonna sonora epica con una delle sigle più belle a cui abbia mai avuto modo di assistere.
    Non ho letto il romanzo, ma in qualche frangente mi è sembrato che alcuni personaggi e alcune vicende (come la love-story tra Daenerys e Drogo) non sono state approfondite a dovere (si parla di tempi ristretti per la produzione) ma d’altronde, 10 puntate sono troppo poche per rendere al meglio un racconto di tale vastità e risvolti. Comunque non si può dire che gli autori non abbiano fatto un buon lavoro. A breve mi procurerò anche il romanzo così potrò colmare eventuali lacune.
    Per rispondere alla tua domanda, i miei personaggi preferiti sicuramente sono il nano, Jamie (che s’è visto poco ma l’ho trovato molto interessante e ricco di sfaccettature) Barrystan Selmy che spero di rivedere presto, e Ned (complice anche la sopracitata stima che ho per Sean Bean :D). Tra le protagoniste femminili ci sono la già citata Daenerys e la piccola Arya, personaggio che, a parer mio, è da tenere sott’occhio. Incredibile poi come l’attore che fa Joffrey faccia trasparire perfidia e malvagità da ogni poro. Mi ha lasciato davvero con gli occhi aperti.
    Un paragrafo a parte lo merita il discorso della violenza. Il Trono di Spade è violento. Su questo non si può discutere. Però, per quanto, effettivamente, la rappresentazione grafica di violenza e sesso sia abbastanza esplicita e brutale, non mi sognerei mai di paragonarlo al “Spartacus” (di cui ho visto le prime due stagioni più la miniserie prequel) citato da Plissken. Per carità, “Spartacus” è un bel serial, ma se dobbiamo parlare obiettivamente la rappresentazione della violenza e del sesso in “Spartacus” è decisamente più compiaciuta nella sua resa e alcune volte eccessiva e fuori luogo. Nel Trono di Spade invece, la violenza è inserita in un contesto più prettamente “politico” (visto che ci troviamo davanti a guerre per la successione e intrighi di corte) e quindi è decisamente più sopportabile.
    In attesa di vedere la seconda stagione (mi auguro inoltre che Martin, ancora al lavoro sulla saga, la concluda al più presto ma senza dar l’impressione di volerla chiudere perché trascinata troppo tempo) mi sento di dire che il Trono di Spade è la vera sorpresa di questi ultimi anni, alla faccia dei vari Flashforward e Vampire Diaries. Per cui, complimenti agli autori e a tutto il team produttivo.

Scrivi un commento

Devi essere autenticato per inserire un commento.