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"Hostel: Part II" di Eli Roth

18 giugno 2007 Recensioni 14 Commenti

Sony, 22 Giugno 2007 – Impresentabile

Un gruppo di ragazze, studentesse d’arte a Roma, si recano in Slovacchia per un soggiorno ai bagni termali, ma capiteranno nello stesso ostello, e nelle mani della stessa organizzazione, che aveva segnato la fine dei ragazzi statunitensi, qualche tempo prima…


Heather MatarazzoOrmai lo sappiamo, Tarantino non è un produttore. E’ un amicone, che con soldi ed influenza dalla sua, aiuta i suoi congiunti a girare film e fare anche un po’ di fortuna. Non c’è niente di male. Se poi però questi amici fanno il giro del mondo, e si costruiscono una fama ed una nomea, bisognerebbe stare più attenti. Altrimenti si corre il rischio di avallare delle cose squallide ed atrocemente brutte come questo Hostel: Part II, che parte dove finiva il fortunato primo capitolo e, ricalcandolo uguale e peggio, dà vita ad una pellicola di offensiva sgangheratezza.

Roger Bart in una scenaScritto da Eli Roth, anche regista – come nel primo episodio – e produttore, una specie di horror insulso e stupidamente assemblato, che vorrebbe tornare sui toni del sadismo e della violenza deflagrante, ma nel cercare anche nobilitazioni socio-psicoanalitiche frana sotto i colpi di un’approssimazione a più livelli che lascia esterrefatti.

Ambientato in una Praga da racconto del dopoguerra, con un inizio a Roma abbastanza imbarazzante per sciatteria, il film sarebbe un viaggio apocalittico nel lato oscuro dell’animo umano, nel rapporto sadico tra schiavo e padrone raffrontato con quello, altrettanto ambivalente, tra cineasta e spettatore, nel marcio indicibile del capitalismo, del denaro, del potere.
Lauren German, Bijou Phillips e Vera JordanovaIl problema principale è che questo coacervo di intenzioni e promesse non viene mai mantenuto, nemmeno – ed era la parte decisamente più facile – il lato splatter e sanguinolento, limitato ad un paio di scene e qualche frattaglia senza troppo realismo (anche serie familiari come Crossing Jordan sono piene di questi trucchi), perché il tutto è lasciato allo sbaraglio da una costruzione di rara incompetenza, sballata nei tempi, nei toni, nella messinscena. E’, alla stregua dei peggiori horror televisivi, un film dove si dicono e fanno cose stupide, dove si crede che lo spettatore abbocchi a qualche faccia losca (senza motivo) e qualche nota atmosferica per aver paura, dove si dovrebbe essere interessati ad un’ora di puro nulla che precede mezz’ora finale pregna solo di sprezzo del ridicolo.

Ruggero Doedato in una scenaLa sceneggiatura è, probabilmente, una delle peggiori degli ultimi anni, priva di un concetto di costruzione, dilettantesca nel navigare confusa tra situazioni ed eventi a dir poco grotteschi (perché dovremmo essere coinvolti nella vita, nei dilemmi, nella preparazione di due dei carnefici? Oltre ad essere una scelta un po’ pericolosa) ed incapace di uscire dal groviglio di ambizioni in cui si è malauguratamente ficcata. Il tutto condito da personaggi di imbarazzante insipidità, che cercano uno spessore da Tv-movie, trovando solo grasse risate. La regia non migliora la situazione, incapace di riproporre tensioni e suggestioni del pur discutibile primo film e lontana anche dall’espressionismo gore dei maestri da Roth citati (Deodato, presente con un cameo, su tutti), scivolando ben presto nel grottesco, nel demenziale, nel ridicolo puro, quasi cercasse una dissacrazione inconscia del pastrocchio.

Edwige Fenech e il regista Eli RothE sì che, a detta di Roth, di cose da dire ce n’erano (infatti, la scena dell’asta via cellulare è buona, come potenzialmente fascinosa è la scena del bagno di sangue): ma tutto è lasciato andare a non si sa quale idea di cinema e di mondo. Forse a quella di un ragazzino volenteroso, che ha bisogno dei grandi per farsi notare. Velo pietoso, o semplice caduta nell’oblio, per le interpretazioni da parte di ragazze che stavolta non stimolano neanche l’occhio maschile con un po’ di nudo. Menzione per i cameo di Luc Merenda e Edwige Fenech. Siamo proprio al punto basso dell’horror contemporaneo.


La locandinaTitolo: Part II (Id.)
Regia: Eli Roth
Sceneggiatura: Eli Roth
Fotografia: Milan Chadima
Interpreti: Lauren German, Bijou Phillips, Roger Bart, Richard Burgi, Vera Jordanova, Heather Matarazzo, Milan Knazko, Jay Hernandez, Stanislav Ianevski, Jordan Ladd, Edwige Fenech, Patrik Zigo, Zuzana Geislerová, Ivan Furak, Monika Malacova
Nazionalità: USA, 2007
Durata: 1h. 36′


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Attualmente ci sono 14 commenti a questo articolo:

  1. Edoardo ha detto:

    Il primo film era sufficiente,regalava qualche momento davvero godibile. Ma questo,che ne è la ripetizione in peggio è inguardabile.
    Piatto,stupido,odioso e assolutamente anti-tarantiniano (sembra proprio che Tarantino voglia bene all’amico Roth,per accettare di produrre una schifezza simile). CABIN FEVER era davvero tutt’altra cosa…

  2. Riccardo ha detto:

    da fan degli horror odio dire queste cose però è vero: Roth non sa muovere la camera da presa e tanto meno la penna. un film dove la violenza più gratuita di così non si può.
    mi dispiace ma preferisco lievemente ( e sottolineo lievemente ) il primo.
    ok che il torture porn sta avendo molto successo fra gli adolescenti ma film come hostel, saw ( non il primo però che era carino ) e il film di xavier gens di cui adesso non ricordo il titolo, sono la rovina dell’horror.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Riccardo, penso tu intenda “Frontiers”. Me ne hanno parlato benissimo ma anche malissimo, ma io ancora non l’ho visto (e dopo aver visto “Hitman” diciamo che non ho tutta ‘sta voglia di vederlo). Riguardo Hostel II, diciamo che un film horror che nella seconda scena presenta un vagone di treno con scritto sul muro “viva la figa” non inizia esattamente nel migliore dei modi…

  4. Edoardo ha detto:

    Non sono del tutto d’accordo con te, Riccardo.
    Che “Hostel: Part II” sia un brutto film non c’è dubbio, ma secondo me Roth di talento registico ne ha eccome!

  5. Riccardo ha detto:

    Chiariamo Edoardo: Hostel non mi è piaciuto e il sequel ancora meno, cabin fever era interessante ma neanche tutto questo grande film come dici tu nel primo post. sono film che a livello visivo possono affascinare – e nel caso di roth disgustare a livello di pancia – ma è un regista che intanto scrive sceneggiature piatte e assolutamente ridicole, le sue storie sono forzate, insensate e assolutamente patetiche e usate come pretesto per inscenare uno spettacolo di violenza gratuita.
    Forse con la tecnica e il montaggio Roth se la cava ma vedendo come dirige gli attori e come realizza i film – in maniera schifosa – mi spiace Edoardo, Roth è un regista sepolto e decomposto.

    Alberto: riguardo “Frontiers” è un film orrendo. se hai già odiato Hitman vedendo questo vorresti avere una 44 magnum per freddare il regista.

  6. Marco ha detto:

    Piaciuto moltissimo.
    Sconsiglio vivamente invece il terzo film, veramente la fiera del povero!
    La mancanza di Roth in sede si sente eccome.

  7. Riccardo ha detto:

    dal mio commento precedente ne è passato di tempo. Ora Hostel è stato sostituito da un’altro film nella mia ideale top dei film più aberranti e gratuiti mai realizzati:
    “August Underground’s Mordun”: Se pensate di aver visto tutto in campo horror, allora avete visto August Underground’s Mordum, oppure vi state sbagliando. Era difficile superare in violenza e depravazione il film di roth o la trilogia con tobin bell ma il regista del film in questione, con l’aiuto di altri simpaticoni ci si è messo d’impegno ed ha prodotto questo secondo episodio della serie (che ne prevede un terzo: August Underground: Penance) che va al di là del bene e del male. Se qualcuno pensasse di poter censurare gli ottanta minuti di questo film, sforbiciando qua e là le scene troppo eccessive, allora di August Underground’s Mordum resterebbero sì e no 5 minuti. Non ho mai sentito tante parolacce in un film come in questo: i termini “fuck”, “bitch”, “whore” sono ripetuti allo sfinimento, ma fosse solo per le volgarità… Tale film, che con tutta probabilità è la pellicola più violenta in commercio, è stato realizzato con una semplice DV camera, recitata dagli stessi che stanno dietro la produzione ed è priva di un plot sostanziale: in pratica è l’accatastamento di scene in cui tre persone (compresa una donna) infieriscono selvaggiamente (ed è un eufemismo) su dei malcapitati. Tutti i soldi di produzione devono essere finiti nella spesa per realizzare gli SFX che sono fra i meglio riusciti che io abbia mai visto; in più l’atmosfera del film è talmente malata che ad un certo punto c’è da domandarsi che razza di persone siano in effetti coloro che hanno girato questo film. Non metto in dubbio che Vogel & Co. siano dei bravissimi ragazzi nella vita privata ma, come dire…guardatevi il film e poi ditemi se vi sentireste a vostro agio a stare seduti al finaco di Vogel senza la paura che da un momento all’altro tiri fuori un martello e vi spacchi la testa. Ci tengo a descrivere alcuni esempi delle atrocità che potreste vedere in questo film, in modo che abbiate una vaga idea di ciò in cui vi imbatterete se vi capitasse di vedere AU’sM. Un uomo viene obbligato a tagliarsi il pene e la parte amputata è “succhiata” dalla ragazza sadica del gruppo (che dal film si capisce essere la sorella di Vogel) quindi la fidanzata di quello amputato viene stuprata con il pezzo di pene, due ragazze vengono torturate ed una obbligata a vomitare sull’altra, quest’ultima si deve magiare il vomito della prima. Ma ancora: il cadavere di una ragazzina viene sodomizzato in una vasca da bagno, ad una ragazza viene tagliata la pancia da viva ed uno dei sadici giocherella con le viscere. Ultimo esempio ributtante: i giovani folli aprono un contenitore dove c’è il cadavere di un bambino senza testa cosparso di vermi ed uno del gruppo si mangia i vermi. E così via, orrore e disgusto per 80 minuti e 42 secondi. Ciò che rende davvero brutale questo film sono tre cose: gli effetti speciali ottimamente eseguiti, la recitazione assolutamente verosimile e la presenza di una ragazza matta come un cavallo; mentre in August Underground le donne erano solo vittime, qui il “gentil sesso”, lercio più che mai, getta lo spettatore in uno sprofondo di nichilismo. Se state cercando un film che vi ribalti lo stomaco, allora AU’sM vi “piacerà” di sicuro e vi garantisco che non troverete film più oltraggioso di questo. Per considerazioni etico-cinematografiche su quest’opera vi rimando alla recensione di August Underground, le cose dette là valgono bene o male anche per questo film. Non posso esimermi dal notare che un film del genere è fortunatamente un prodotto underground anche perché posto nelle mani sbagliate potrebbe suggerire delle ideuzze malsane da metter in pratica nella realtà: è tuttavia ovvio che la colpa non sarebbe del film ma di coloro che già di per sé sono mentalmente disturbati. Non va dimenticato che AU’sM è un film, è finzione, è “passatempo” e come tale va preso. Ho usato parole forti in questa recensione, ma per AU’sM non sono parole a caso: state attenti a ciò che state per vedere se decidete di guardarvi questo film. E’ un vero delirio di sangue e violenza, è qualcosa che vi farà sentire sporchi.

  8. Plissken ha detto:

    Urka… La descrizione che hai dato basta e avanza, nel mio caso specifico, per dissuadermi dal vedere questo “film” anche nel caso me lo regalassero in Bluray ad altissima definizione con copertina rigida in lamierino placcato oro. :-)))

    Non perché mi impressionino le scene splatter/slasher e così via, ma perché ho in forte antipatia questi “esperimenti” in cui un qualunque allocco con una macchina da presa e con l’ausilio di qualche effetto gore pretende di aver girato un film, senza un soggetto definito, senza una vera sceneggiatura, magari con una fotografia il cui maggior apporto tecnico è una torcia elettrica e con un criterio nel montaggio semi-casuale; quello che non capisco è: a quale pro? Impressionare lo spettatore con amenità di ogni tipo? Ma l’aveva già fatto Pasolini quarant’anni fa e con ben altri presupposti e spessore… se poi vogliamo cominciare a scendere di uno, anzi dieci gradini, possiamo trovare Afriche dolci e selvagge e cannibali di ogni sorta, che avevano ben altro fine che decantare l’aspetto documentaristico.

    Questo non è l’unico esempio di iper-realismo gore applicato al nulla (cosa che hai giustamente sottolineato con il termine “gratuito”), vi sono parecchi titoli sul generis rimasti appunto (e fortunatamente) a livello undergound, ma a mio personale avviso codesti “esperimenti” hanno ben poco a che vedere con il termine “film”; da qui la mia avversione verso questi furbacchioni che magari hanno anche il coraggio di definirsi “registi”.
    Certo, può essere legittimo spendere un quarto d’ora per prendere visione di questi prodotti: per abbattere il nemico bisogna conoscerlo, he he he…
    Scherzi a parte, non è una questione di etica, ma il mio tempo è troppo prezioso per essere sprecato per visionare l’opera di gente che ha il quoziente intellettivo del mio posacenere. 🙂

  9. Riccardo ha detto:

    Concordo in toto con tutto quello che dici, definire questo “cinema” è davvero un insulto a chi il cinema lo fa sul serio.
    Quando parli di Pasolini penso tu ti riferisca a “Salò”. Non l’ho ancora visto però alcuni me lo hanno citato come il film “più agghiacciante della storia del cinema”. Io francamente, a livello di violenza grafica gratuita, trovo che nessun film (underground o no) possa battere “August Underground’s Mordun”, ma poi, visto che come dici tu è stato realizzato con ben altri presupposti, si può definirlo “agghiacciante” per altri motivi. Poi non so se il contenuto di violenza sia elevato poiché, ripeto, non ne ho ancora preso visione 😉

  10. Plissken ha detto:

    Si, mi riferisco a “Salò”. E’ sicuramente un film “disturbante” nonostante le metafore e la conseguente critica sociale, anche o soprattutto considerando che ha quasi quarant’anni. Non posso dire che mi faccia gridare al miracolo in verità (trovo l’operazione piuttosto ambigua), comunque le amenità presenti non sono al servizio del nulla, a quanto sembra. Un ottimo esempio di sadismo intellettuale. 😉

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Nel genere “efferate efferatezze con un sottotesto serio” citerei anche “A Serbian Film”, che sa essere davvero sconvolgente.

  12. Marco ha detto:

    Albe recensirete anche “The Green Inferno”? Oppure lascio il commento qui? 🙂

  13. Alberto Cassani ha detto:

    Non credo proprio che lo recensiremo, e di certo non in tempi brevi.

  14. Marco ha detto:

    Riguardo “The Green Inferno” posso dire che sul lato tecnico è molto buono, la sceneggiatura non è male, non annoia e regala più di una scena di raccapriccio (anche se ormai anche i più giovani sono “rodati” su questo versante), difatti il divieto ai 18 mi pare eccessivo.
    La gigioneria di Roth è ben presente e le sue tematiche si ripropongono fedelmente.
    Comunque ritengo che sia stato tagliuzzato ben bene, si aspetta la release in DVD per verificare se vi saranno scene tagliate.

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