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"Post Mortem" di Pablo Larraìn

8 settembre 2010 Recensioni 7 Commenti
CineFile

Archibald, 29 ottobre 2010 – Intermittente

Cile, 1973. Mario è un uomo solo, che per lavoro compila verbali delle autopsie. Si innamora della ballerina Nancy, ma nello stesso momento la situazione del paese precipita, e il colpo di stato che porterà Pinochet al potere riempie l’ospedale di cadaveri.


Alfredo Castro, Amparo Noguera e Jaime VadellChe trittico, a Venezia 2010: in pochi giorni passano in concorso Meek’s Cutoff, Essential Killing e Post Mortem. Vengono da ogni parte del mondo (Stati Uniti, Europa e Sudamerica), hanno alla base un conflitto storico più o meno recente e sono molto simili per la loro violenza emotiva abbinata ad atmosfere compassate e dolorosi silenzi. Senza dimenticare dei finali “troncati” che non potrebbero essere più definitivi.

Antonia ZegersDei tre, Post Mortem non è il più sfumato (Meek’s Cutoff) nè il più radicale (Essential Killing), ma è di certo quello con la forbice più ampia e crudele tra i suoi poli emotivi. Il regista è il Pablo Larraìn di Tony Manero, e anche il protagonista è lo stesso (Alfredo Castro, con quella faccia a metà tra Servillo e Battiato); l’ambientazione cilena fa invece un salto all’indietro, all’alba di quel 1973 che vede sgretolarsi il governo socialista di Salvador Allende sotto la minaccia di un colpo di stato militare.

Alfredo CastroLarraìn, con mossa saggia, introduce la sua storia girando al largo dalla crisi politica, sfiorandola soltanto, come il suo protagonista che al volante dell’auto penetra gli striscioni di una manifestazione con aria perplessa e disinteressata. Al suo fianco c’è Nancy, lei sì oggetto del suo sguardo, e il resto cosa importa? Finchè non si ritroverà alla macchina per scrivere nella stanza più importante di quel Settembre del ’73 cileno, Mario non saprà agire. I 17 anni di postmortem che seguono quell’autopsia cambieranno ogni cosa, e lui sarà il primo a risentirne: l’intimità immobile che lo caratterizzava si trasforma a partire dal medesimo spazio domestico.

Alfredo Castro e Antonia ZegersLe tre sequenze di questo processo (la manifestazione, l’autopsia, il cortile) riecheggiano come chiodi in una bara, ma seppelliscono purtroppo il resto del film, che giocava su un filo esile e aveva un incedere troppo allusivo per reggere il confronto con pezzi di cinema tanto devastanti. In linea con le tematiche trattate, Post Mortem si rivela quindi un film cannibale di se stesso, ma perfetto nel cercare l’eleganza nella morbosità.


La locandinaTitolo: Post Mortem
Regia: Pablo Larraìn

Sceneggiatura: Pablo Lorain, Mateo Iribarren
Fotografia: Sergio Armstrong
Interpreti: Alfredo Castro, Antonia Zegers, Amparo Noguera, Jaime Vadell, Marcelo Alonso
Nazionalità: Cile – Messico, 2010
Durata: 1h. 30′


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Attualmente ci sono 7 commenti a questo articolo:

  1. Sebastiano ha detto:

    Per me qui ci stanno il verde e due stellette.
    C’e’ molto di piu’ di quanto ha scritto il buon Tocci.
    “Vedere” e “non vedere”: questo e’ il problema.

  2. Tommaso Tocci ha detto:

    Questo è sempre stato un giallo tendente al verde, ma hai ragione; a distanza di un anno si mantiene indelebile nella memoria, spigoloso ma nei suoi punti più alti sicuramente tra le cose migliori dell’annata passata.

  3. Sebastiano ha detto:

    Non prendermi per matto, ma l’ho visto 3 volte in una settimana (dovevo presentarlo in pubblico, ad un cineforum, e mi serviva tutta la preparazione possibile per “far passare” il film).
    La prima volta mi ha stordito e non ho realizzato piu’ di tanto (soprattutto perche’ preso a contenere la nausea…), ma poi guardato “a freddo” ho apprezzato sequenze da manuale.
    Ora devo recuperare “Tony Manero”.

  4. Tommaso Tocci ha detto:

    No, capisco benissimo; è chiaramente un film dalla digestione (ed elaborazione) prolungata. Difatti vederlo nell’orgia festivaliera veneziana come è capitato a noi non gli rende un gran servizio.
    La mia stima per la tua scelta in ottica cineforum 🙂 Il pubblico ha apprezzato?

  5. Sebastiano ha detto:

    Confesso che la scelta non e’ stata mia, per quanto condivisa. Sostituivo l’amico titolare per la presentazione.
    Comunque, diciamo che abbiamo un pubblico ormai predisposto, da ventennale attivita’, per film di alto profilo: nella programmazione di questa serie li avevamo gia’ “bastonati” con The tree of life e Black Swan.
    Per farla breve, il pubblico non ha gradito ma ha capito.
    Oggi li facciamo respirare, con Offside….

  6. Plissken ha detto:

    Non l’ho visto, ma mi avete incuriosito e vedrò di procurarmelo 🙂

    Ancora una volta dico: geniale questo fatto dei commenti, che consente agli utenti non solo di apporre le proprie impressioni sui film, ma anche di riportare l’attenzione su pellicole di qualche tempo fa: chissà quando l’avrei letta, questa recensione.

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Va be’, non è che li ho inventati io, i commenti a fondo pagina… Ho semplicemente scelto la soluzione che ritenevo più utile (e che era tra l’altro anche la più comoda). In effetti, comunque, il fatto di dare risalto a recensioni vecchie e poco lette è una cosa cui tengo molto, di qui anche il post dall’archivio in home-page.

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