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“Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata” di Carlo Vanzina

24 marzo 2011 Recensioni 3 Commenti
Francesco Manca, 22 Marzo 2011: Ridicolo
Medusa, 25 Maggio 2011

Milano, settimana della moda. La giovane modella Alexandra Larsson muore dopo essere stata investita da un’auto in corsa. L’ispettore Malerba ritiene che l’incidente non sia casuale e la sua teoria viene presto confermata dalle morti di altre persone legate allo stilista Federico Marinoni…


Fu nel 1985 che i fratelli Vanzina – basandosi sull’omonimo romanzo-scandalo del giornalista Paolo Pietroni (sotto lo pseudonimo di Marco Parma) – fecero la loro prima incursione nel genere thriller, con un film oggi di culto ma all’epoca bistrattato dalla critica, che ottenne però eccellenti risultati al botteghino. Quel film era Sotto il vestito niente, una brillante e virtuosistica cronaca di quello che succede nei backstage del mondo della moda, tanto “rivoluzionaria” da mandare letteralmente in bestia molti tra i più importanti stilisti del settore. Il tutto sullo sfondo di una crime story ben architettata e che si lasciava gustare con piacere. Oggi, a quasi trent’anni di distanza, i due sovrani della commedia all’italiana portano in scena una sorta di reboot/revival del loro film, ambientando la vicenda sempre a Milano e prendendo in considerazione molti dei temi che fecero, al tempo, la loro fortuna.

Si parte con dei titoli di testa in pieno stile anni ’80, accompagnati dal tema musicale (remixato) ad opera del grande Pino Donaggio, ma già dopo pochi minuti ci si accorge facilmente che qualcosa non va. La pellicola inizia ad assumere le fattezze di uno scialbo prodotto televisivo, che perde molta della sua credibilità fin dalla sequenza dell’improbabile morte della modella Alexandra Larsson (Alexandra Burman). Pur mantenendo un certo rigore nella costruzione della suspense e delle scene degli omicidi, nelle quali si evita accuratamente di (s)cadere nello splatter e nel gore più truculento, i Vanzina non riescono a fare altro  che confezionare un’opera del tutto anonima, priva di qualsiasi scopo e incapace persino di trattare in modo sufficientemente spietato il mondo della moda milanese.

E’ ovvio che Sotto il vestito niente, sia a livello cinematografico che sociale, ha ormai fatto il suo tempo, e vedere una (o più) modelle che sniffano cocaina e che fluttuano nell’alcool per gestire lo stress non stupisce quasi più nessuno, complici naturalmente i vari scandali legati a nomi come Kate Moss e Naomi Campbell. La cosa però più triste dell’ultimo film dei fratelli Vanzina – oltre al fatto che suscita più ilarità che tensione – è che sembra un vero e proprio melodramma da prima serata più che un thriller, con tanto di storia d’amore impossibile, intrighi, tradimenti e via discorrendo. Proprio per questo motivo,non dovrebbe sorprendere neanche un livello di recitazione che definire imbarazzante sarebbe un complimento, con un cast del tutto inadeguato in cui, a salvarsi, è solo il giovane Francesco Montanari, ex Libanese della serie tv Romanzo criminale.

Durante la conferenza stampa milanese, il regista Carlo Vanzina ha avanzato spiegazioni sul titolo: «L’ultima sfilata può significare molte cose, anche l’ultimo capitolo della saga di Sotto il vestito niente». Speriamo sia davvero così…


Titolo: Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata
Regia: Carlo Vanzina
Sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco Ferrini
Fotografia: Carlo Tafani
Interpreti: Francesco Montanari, Vanessa Hessler, Richard E. Grant, Giselda Volodi, Virginie Marsan, Paolo Seganti, Claudine Wilde, Ernesto Mahieux, Mario Cordova, Elena Cotta, Vincenzo Zampa, Francesco Barilli, Stefano Molinari
Nazionalità: Italia, 2011
Durata: 1h. 36′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. Edoardo ha detto:

    Lo davano in televisione, e dopo la disarmante sequenza del primo omicidio, che da sola basta a rendere il film una perla del trash, ho resistito sì e no dieci minuti… una vera schifezza.

  2. Plissken ha detto:

    All’epoca vidi “Sotto il vestito niente”; erano i tempi della rivalità Crawford-Schiffer, del muscolo guizzante e lucido, dei cantanti ermafroditi e dell'”edonismo reaganiano” se non erro.

    Come da recensione, il film all’epoca ebbe un suo perché, non per niente nonostante la palese mediocrità è divenuto un “cult”, complice il passar del tempo che attenua nel ricordo i lati peggiori…

    Oggi in effetti non vedo quale sia l’utilità di questa trasposizione in chiave attuale se non quella di sfruttare moti di (improbabile) nostalgia nei quarantenni: credo che la gioventù odierna sia troppo smaliziata per apprezzare un film del genere, si fa magari “infinocchiare” ma ci vogliono denti più aguzzi (preferibilmente canini).

    Ci starò certamente alla larga, thanks… 😀

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Purtroppo è qualche anno che il nostro cinema ha deciso di rispolverare vecchi filmetti di altri tempi e farne dei seguiti assolutamente non richiesti, che quasi sempre generano ben poco interesse per il pubblico. Secondo me, tra l’altro, parlare di “cult” per il primo “Sotto il vestito niente” è esagerato: non so quanto successo avesse avuto all’epoca, ma io non ho mai incontrato nessuno né allora né oggi che lo amasse, com’è d’obbligo per un film di culto. In questo caso sicuramente il passar del tempo ne ha cancellato i ricordi anche peggiori…

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