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"Oliver Twist" di Roman Polanski

22 ottobre 2005 Recensioni 0 Commenti
Luciana Morelli, 22 Ottobre 2005: Raffinato
Medusa, 21 Ottobre 2005

Un orfano fugge da una casa-lavoro e raggiunge Londra, dove viene “adottato” da una banda ladruncoli. Durante il suo primo furto, però, viene catturato dalla polizia. Per sua fortuna il ricco derubato, mosso a compassione, decide di prenderlo sotto la sua ala protettrice…


Oliver Twist è uno dei classici più famosi della letteratura inglese, scritto nel 1837 da Charles Dickens quando aveva soli venticinque anni. E’ la storia di un bambino orfano che viene abbandonato in un istituto in cui i bambini fanno la fame e vengono costretti a lavori duri, spesso e volentieri anche venduti come garzoni ai ricchi commercianti. E’ proprio il triste destino che tocca al piccolo Oliver, che un bel giorno decide di scappare da questa vita di stenti e di andar a cercare fortuna nella grande città. Dopo sette giorni di lungo cammino nelle campagne della provincia londinese, il piccolo riesce ad arrivare quasi moribondo nel centro della Capitale, dove incontrerà un gruppetto di ladruncoli, facenti capo ad un vecchio e avido mascalzone di nome Fagin, e si unirà a loro imparando il ‘mestiere’ per non morire di fame. Oliver però, puro nell’anima e nel corpo, non riesce a sfuggire alla cattura e si fa arrestare pur non essendo colpevole di alcun furto. E’ proprio in quel momento che un ricco signore della Londra ‘bene’ si muove a compassione e si affeziona a lui portandolo nella sua lussuosa casa, nutrendolo e rendendolo un signorino perbene. Il tutto, però, lottando alacremente contro le vili malefatte dei mascalzoni che lo avevano reclutato come ladro e che non rinunceranno a lui tanto facilmente…

Qualcosa di intimo lega senza dubbio Roman Polanski alla paura – la sua filmografia lo testimonia in maniera inconfutabile – ed alle atmosfere cupe e tristi di alcuni tra i più grotteschi periodi storici da lui stesso vissuti. E’ sullo sfondo della Londra industrializzata e devastata da grandi ingiustizie sociali che ci catapulta questa volta il grande regista polacco, quella Londra allo stesso tempo povera e ricchissima che tanto assomiglia alle città che egli stesso ha vissuto da ragazzino durante la Seconda Guerra Mondiale. Come sempre sono le luci, o sarebbe meglio dire le penombre, a farla da padrone insieme con la splendida fotografia che da sola basta a riempire il cuore di malinconia dall’inizio alla fine della favola. Malinconica ma anche piena di ironia grottesca, di battute umoristicamente nere come la pece, insomma una storia che racchiude in sé quello che era in realtà colui che l’ha scritta, quel Charles Dickens che sin da giovanissimo fece del suo provocatorio sarcasmo il punto di forza di tutta la sua letteratura. D’altronde Polanski è un po’ quel che si può definire il Dickens cinematografico dei nostri tempi, un artista che ha sempre portato sullo schermo storie piuttosto semplici che sentiva sue e che in qualche modo erano legate alle sue esperienze di vita personale.

L’obiettivo di Polanski – largamente centrato – era dichiaratamente quello di fare un film per i giovani, che toccasse il loro cuore senza l’uso smodato di effetti speciali e di esplosioni, un film che mostrasse loro una storia triste che è rimasta tale e quale a come era nel libro, senza essere rinnovata in alcun modo e rivisitata in modo da renderla più adatta ai caotici tempi cinematografici moderni. Quelli, per intenderci, dei film che non aiutano a riflettere e che oggi si definiscono “per ragazzi”, pur con addosso la consapevolezza di essere la causa principale dei loro gusti così scadenti. Oliver Twist è senz’altro qualcosa di diverso da tutto questo, è un film toccante ed intenso, a suo modo anche moderno per come mostra lo sfruttamento dei bambini dell’epoca e che oggi va purtroppo tanto di moda in Paesi che si definiscono ‘civili’ ma che di civile hanno veramente ben poco. Forse l’intento di Polanski era quello di ricondurre la storia di Oliver Twist alle sue inquietudini originarie dopo averla vista rappresentata in un film musicale troppo allegro e spensierato per essere credibile agli occhi degli amanti del romanzo di Dickens, oppure in pellicole troppo datate (l’ultimo film sulla storia di Oliver Twist che si possa definire tale risale al 1948 ed è opera niente meno che di David Lean, regista del Dottor Zivago).

Un film che di certo non è breve e tanto meno allegro, ma che è capace di coinvolgere lo spettatore senza mai annoiarlo. Sarà l’esile visino del piccolo protagonista o il modo in cui la sua storia viene narrata, resta il fatto che l’ Oliver Twist di Polanski è insieme un pezzo raro di regia ed insieme un prodotto finale eccellente, che sicuramente Dickens avrebbe apprezzato e di cui sarebbe andato immensamente fiero. Vogliamo concludere con una battuta di Polanski, quella che a nostro modo di vedere racchiude il senso di questo film: «Il mio film non è un anti-Harry Potter, è solo il suo opposto. Anche ai miei figli piacciono le storie del maghetto e io li accompagno in sala a vederle, anche se non proprio volentieri. Anzi, devo ammettere che la cosa mi fa anche un po’ soffrire».


Titolo: Oliver Twist (Id.)
Regia: Roman Polanski
Sceneggiatura: Ronald Harwood
Fotografia: Pawel Edelman
Interpreti: Ben Kingsley, Barney Clark, Leanne Rowe, Mark Strong, Jamie Foreman, Harry Eden, Edward Hardwicke, Ian McNeice, Jeremy Swift, Frances Cuka, Michael Heath, Gillian Hanna, Alun Armstrong, Andy de la Tour, Peter Copley
Nazionalità: Francia, 2005
Durata: 2h. 09′


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