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"Parlami d'amore" di Silvio Muccino

5 febbraio 2008 Recensioni 0 Commenti
Parlami d'amore

01 Distribution, 14 Febbraio 2008 – Presuntuoso BLEAH

Il venticinquenne Sasha, a Roma per lavoro, dopo brutti periodi in comunità, conosce la bella Nicole, sposata ma incline al flirt. A lei confessa di essere innamorato di Benedetta, ma di non sentirsi in grado; cominciano lezioni di seduzione che porteranno all’inevitabile…


Silvio Muccino in Parlami d'amoreL’unico tassello mancante alla progressiva “giovanilizzazione” del nostro cinema popolare: Silvio Muccino regista. Dopo l’arrivo di Brizzi e Moccia in vesti d’autore e regista, anche il più giovane dei fratelli Muccino, sfolgorante acchiappa-incassi come attore, ha deciso di dedicarsi al lavoro dietro la macchina da presa. Si è scelto un soggetto narcisisticamente congeniale, ha cercato di parlare d’amore in toni esagitati, facendo confluire temi e citazioni alte, si è concentrato su forma e stile. Partorendo però uno dei film italiani più brutti degli ultimi anni.

Aitana Sánchez-Gijón e Silvio Muccino in Parlami d'amoreNella sceneggiatura di Muccino e Carla Vangelista (autori anche del romanzo di partenza) ci sono 3 o 4 linee narrative, a parte quella principale, che si perdono e – purtroppo – si ritrovano in questo gonfio e sovraccarico melodramma post-adolescenziale, che strizza l’occhio anche ai post-trentenni, e che mentre mescola esistenzialismo, sentimenti, gioco d’azzardo e sensualità, si dimentica due fondamentali chiavi della settima arte: la consapevolezza dei propri limiti (dicesi sprezzo del ridicolo) e lo stile.
Ambientato in una Roma quasi turistica, ricca di edifici e interni lussuosi ed estetizzanti da spot, il film racconta le sfaccettature dell’amore, della vita, del dramma, del bisogno di emozioni forti e primitive di una generazione, o meglio del suo lato “oscuro”, che deve consumare e consumarsi in attesa della soddisfazione e che comincia a confrontarsi con se stessa attraverso il tocco sapiente della generazione successiva, che insegna modi, tempi, sensazioni, per incanalare quella frenetica e distruttiva voglia di vita (anche se solo un’idiota s’innamora di Benedetta dopo aver instaurato quel rapporto con Nicole).

Carolina Crescentini in Parlami d'amoreIl problema di questo insopportabile e irritante film (fin dall’oscena frase di lancio: «Non esiste una donna che non possa essere conquistata»), è il tono con cui Muccino lo conduce per quasi due ore: cercando costantemente di dargli un tono alto, di renderlo poetico, bello, fascinoso. Fasullo. Senza preoccuparsi del pubblico a cui parla, ma solo del suo narcisismo, riempie il film di citazioni colte da film (L’atalante di Vigo), teatro (il Don Giovanni di Mozart), musica (Charles Trenet e Chet Baker) nel disperato tentativo di accalappiare i palati facili. Ma non è in grado di raccontare nulla della troppa carne messa a cuocere, restando sempre sopra le righe, sfidando le risate di scherno, esagitandosi nella messinscena e nella narrazione, affastellando fatti su fatti, emozioni su emozioni senza costrutto né composizione. Per non parlare del maschilismo di fondo che compare qua e la, dai risvolti persino ambigui e incestuosi.

Carolina Crescentini e Silvio Muccino in Parlami d'amoreLa sceneggiatura è assolutamente deprecabile nel suo cercare malamente di gestire troppi film in uno, strutturandoli tutti malissimo, condendoli di banalità ripetitive e luoghi comuni, realizzando personaggi insensati (Sasha è una sorta di titano dello stereotipo) e improbabili e condendo il tutto con dialoghi d’antologia, con perle come “Stavi facendo silenzio dentro”, o finezze sull’eccitazione di Benedetta mentre Sasha maneggia le carte. Muccino si dedica molto alla forma e alla cura visiva del prodotto, ma enfatizza troppo, si lascia andare a una confezione pubblicitaria (o da videoclip) che rende ancora più indigesto il polpettone, cerca il facile sguardo dei ragazzi (con simbolismi di seconda mano) ma poi si dimentica del ritmo e della narrazione, che procede a scatti e non avvince mai.

Aitana Sánchez-Gijón e Silvio Muccino in Parlami d'amoreCome attore, è indubitabile, Muccino s’impegna molto, fisicamente e non, ma è colpa sua se si è scritto un personaggio su misura senza avere le capacità per plasmarlo, per interiorizzarlo, per renderlo comunicativo, e non solo un bulletto odioso al quale si augura ogni disgrazia possibile. Meglio le due donne, Carolina Crescentini, sempre però sul filo dell’asfissiante cliché, e soprattutto Aitana Sánchez Gijón, la migliore del cast. Gli altri sono al livello medio dei film giovanili di questi anni, ossia molto basso. Si spera di dimenticare presto questo viaggio nella parte seriosa e quasi offensiva di quel fenomeno chiamato “moccismo”.


La locandina di Parlami d'amoreTitolo: Parlami d’amore
Regia: Silvio Muccino
Sceneggiatura: Silvio Muccino, Linda Vangelista
Fotografia: Arnaldo Catinari
Interpreti: Silvio Muccino, Aitana Sánchez-Gijón, Carolina Crescentini, Andrea Renzi, Flavio Parenti, Max Mazzotta, Geraldine Chaplin, Giorgio Colangeli
Nazionalità: Italia, 2008
Durata: 1h. 49′


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