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"Sakebi" di Kyioshi Kurosawa

3 settembre 2006 Recensioni 0 Commenti
Festival di Venezia 2006

Inedito in Italia – Cupo

Durante le indagini per individuare un serial killer che affoga le proprie vittime in acqua di mare, il detective Yoshioka è perseguitato dal fantasma di una donna con un vestito rosso. Intanto, un suo collega poliziotto è convinto che l’assassino sia lo stesso Yoshioka…


Koji Yakusho in SakebiKiyoshi Kurosawa è noto agli appassionati di genere per i suoi Cure e Kairo (Pulse). Sakebi è, per ammissione del regista, un film che deriva da due diverse tradizioni narrative: quella della horror story da un lato, e quella del kaidan dall’altro. Il kaidan è un racconto di fantasmi che ha come tema il ritorno degli spiriti dal passato a causa di un’opera rimasta incompiuta o di un “conto” da chiudere con qualcuno. Proprio l’appartenenza a questo secondo genere, molto tradizionale e soprattutto molto giapponese crea alcune difficoltà di comprensione e di partecipazione alla vicenda nello spettatore occidentale – a tratti addirittura dà vita a scene che possono apparire erroneamente risibili – soprattutto se ci si aspetta un horror alla Ring.

Koji Yakusho e Manami Konishi in SakebiIl regista ha dichiarato che Sakebi è nato da una riflessione che occupava al tempo i suoi pensieri, e cioè il perché gli esseri umani siano tanto spaventati dagli spettri, e di essere arrivato alla conclusione che la nostra paura derivi dal fatto che temiamo non tanto i fantasmi, ma il passato da cui provengono, e che noi invece cerchiamo sistematicamente di lasciarci alle spalle e di dimenticare. Non è però facile lasciarsi il passato dietro le spalle, soprattutto se è lui che viene a cercare noi, e soprattutto se pretende dai vivi un indennizzo per una storia che non vuole dimenticare. Lo spettro di Sakebi non cerca una persona in particolare, ha un conto aperto col mondo intero, con tutti coloro che nel passato hanno ignorato la sua presenza, si sono disinteressati a lei e alla sua sorte, e che ora devono pagare il conto per questo.

L’acqua è elemento centrale del film: luogo della nascita, luogo della morte di tutte le vittime, luogo del primo incontro di Yoshioka e del suo spettro, luogo del cambiamento e della trasformazione della città stessa.

Una scena di SakebiSakebi nasce dalla collaborazione tra Kiyoshi Kurosawa e Taka Ichise, produttore di Ringu (The Ring) e di Ju-on (The Grudge). Come nei film precedenti dello stesso regista, sono particolarmente curati gli aspetti tecnici: molto interessante la fotografia, cupa e sgranata, perfette le location, una Tokyo veramente squallida, umida, grigia e nera, popolata di esseri più disperati dello stesso spettro che li insegue, all’altezza le interpretazioni del cast.

In conclusione, la visione di Sakebi lascia lo spettatore sicuramente perplesso e a volte confuso – sarebbe probabilmente consigliabile una seconda visione – ma il film sa trasmettere nel complesso un’atmosfera di cupa ineluttabilità che colpisce e che a tratti spaventa.


La locandina originale di SakebiTitolo: Sakebi
Regia: Kiyoshi Kurosawa
Sceneggiatura: Kiyoshi Kurosawa
Fotografia: Akiko Ashizawa
Interpreti: Koji Yakusho, Manami Konishi, Tsuyoshi Ihara, Hiroyuki Hirayama, Joe Odagiri, Ryo Kase
Nazionalità: Giappone, 2006
Durata: 1h. 43′


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