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"1408" di Mikael Håfström

2 novembre 2007 Recensioni 13 Commenti
1408

KeyFilms, 23 Novembre 2007 – Insoddisfacente

Mike Enslin ha successo come scrittore di guide per turisti in cerca di luoghi infestati da fantasmi. Un giorno riceve una cartolina anonima che gli segnala la stanza 1408 del Dolphin Hotel di New York. Il direttore dell’albergo gli racconta delle tante morti avvenute in quella stanza e Mike si prepara a passarci la notte…


John Cusack in 1408Un horror sulle case infestate tratto da un racconto di Stephen King. Non esattamente la più originale delle premesse, che infatti dà vita ad un film poco appassionante e per nulla spaventoso. Håfström aveva diretto nel 2003 l’interessante Evil – Il ribelle ma viene dalla regia dell’improponibile Derailed con Clive Owen e Jennifer Aniston. Questo 1408 è un piccolo passo verso la sua redenzione cinematografica, ma nulla in grado di interessare realmente lo spettatore. In particolare, nulla in grado di colpire lo spettatore appassionato di orrore cinematografico e letterario.

John Cusack e Samuel L.Jackson in 1408Certo non era semplice mantenere alta la tensione ambientando praticamente tutto il film in una sola stanza, ma se l’inizio appare molto interessante non c’è poi un solo momento in cui si trattiene il fiato o ci si preoccupa davvero per la sorte del protagonista, nonostante la buona prova di John Cusack. Il modo in cui poi viene risolto il tutto, il finale cui il film arriva, è quanto di meno soddisfacente si poteva pensare viste le premesse.

Non si può dire che nel film manchino i particolari tipici della letteratura di Stephen King, ma anche volendo cercare solo nelle pellicole tratte dai lavori dello scrittore del Maine, non sarà difficile trovare di meglio.


Titolo: 1408 (Id.)
Regia: Mikael Håfström
Sceneggiatura: Matt Greenberg, Scott Alexander, Larry Karaszewski
Fotografia: Benoît Delhomme
Interpreti: John Cusack, Samuel L. Jackson, Mary McCormack, Tony Shalhoub, Jasmine Jessica Anthony, William Armstrong, Kim Thomson, Drew Powell, Noah Lee Margetts, Len Cariou
Nazionalità: USA, 2007
Durata: 1h. 44′


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Attualmente ci sono 13 commenti a questo articolo:

  1. Ryukashy ha detto:

    Ho appena finito di guardare il film e devo dire che non mi trovo d’accordo con il parere negativo della recensione. Per quanto possa riconoscere che la pellicola non sia nemmeno lontanamente un capolavoro, vi sono diversi momenti degni di nota e lo spettatore può rimanere sulle spine in più di un’occasione, anche alla luce del racconto originale (che ho letto). Per fare un esempio, è molto apprezzabile la “falsa fine” che il regista inserisce “a tradimento” a metà film. Ma anche le varie trovate sparse lungo la pellicola (molte, ovviamente, col copyright del Re del Terrore) riescono a creare una buona partecipazione da parte dello spettatore (da parte mia, se proprio devo espormi).
    Chiariamoci, dobbiamo avere bene in mente cosa vogliamo da un film horror. Personalmente io faccio una netta distinzione tra film del terrore e film splatter. Se fate parte di quel gruppo di spettatori che riesce a spaventarsi (e quindi, scopo dell’horror, a divertirsi) unicamente davanti alle budella smembrate e sanguinolente del protagonista o dei suoi comprimari, allora sarete assolutamente d’accordo con la recensione del sito. Se, invece, riuscite ad apprezzare anche il terrore nel senso di carica di tensione e adrenalina, allora questo film costituisce un’ottima visione per una serata “sulle spine”. I capolavori sono altri, ma questo film è più che godibile.
    Per farla breve, se siete fan di SAW, questo 1408 vi sembrerà una passeggiatina nel parco. Se, invece, come il sottoscritto, non amate (a dir poco) lo splatter e i polmoni degli attori che volano da tutte le parti, ma sapete apprezzare una bella storia di paura vecchio stile, allora rimarrete soddisfatti. Nella recensione viene appunto detto che la storia soffre della difficile ambientazione (un’unica piccola stanza d’albergo). A mio modo di vedere è proprio una volta preso atto della difficoltà dello scenario che si può apprezzare 1408. Per me, pollice alzato. Per spaventare non è obbligatorio maciullare i protagonisti.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Mah… non capisco molto il paragone con Saw. Fatte le debite proporzioni, è un po’ come paragonare 2001 Odissea nello spazio con Guerre stellari: fanno genericamente parte dello stesso genere, ma sono film che non hanno niente a che fare tra loro. In 1408 ci sono sì alcune belle sequenze, ma secondo me tensione vera non ce n’è mai. E’ vero: il film è godibile, nel senso che non annoia, ma di brividi non ce ne sono.
    Il fatto che sia quasi tutto ambientato in una sola stanza non è una scusante: va dato atto agli autori di aver accettato una sfida difficile, ma non per questo dobbiamo accettare qualunque risultato ne esca. King aveva già provato la cosa con Il gioco di Gerald, e pure lì gli era riuscita male (peggio che qui, però). Non vedo perché accontentarsi di questo filmetto, quando anche solo tra i film tratti da Stephen King c’è molto di meglio.

  3. alberto cassani sempre restando sul tema dell’horror io sto per vedere in blue ray antichrist di lars von trier.
    l’hai visto?
    cosa ne pensi?

  4. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Ti dico subito che antichrist non è il massimo della bellezza di film horror.

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Non è un film horror. Se vuoi vederlo pensando di guardare un horror lascia perdere. E’ un grandissimo film, ma non è un horror e non vedo come possa piacere agli amanti del cinema horror.

  6. lo appena visto e lo trovato molto forte e con tanta tensione
    poi ci sono horror e horror,non tutti i film dell’orrore sono alla romero per dire o splatter o con litri di sangue.
    però molte cose non le ho capite per bene.
    ad esempio quando lei si taglia la vagina o alla fine quando il marito vede tutte quelle persone nel bosco.
    la figura dell’anticristo dov’è in questo film?

    comunque film abbastanza violento ma gradevole.

  7. Alberto Cassani ha detto:

    L’Anticristo non c’entra niente, con quel film. Il titolo è solo un simbolo che descrive il fatto che la protagonista all’inizio sia preda delle tentazioni e in seguito, quando sono nel luogo che loro chiamano Eden, cada in una spirale di follia che non ha niente da invidiare ad una possessione diabolica. Ma è solo un simbolo, un’indicazione, la religione non c’entra nulla.

    Comunque c’è la recensione, qui su CineFile. Possiamo discuterne di là.

  8. grazie cassani
    però prima di vederlo pensavo che fosse un film con la figura del demonio a comparire
    ora ho capito meglio

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Eh, no: te l’avevo detto che non era un horror.

  10. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Avviso per Giuseppe e Alberto, se voleve parlare di antichrist, vediamoci sulla pagina omonima

  11. Marco ha detto:

    Ottima trasposizione del romanzo breve del Re del Maine, giustamente la sua migliore trasposizione (Shining permettendo). L’inizio è stupendamente narrato e girato, in grado di farci conoscere perfettamente il personaggio interpretato da Cusack, scrittore di libri non tanto conosciuti che miscredente di natura, non crede all’esistenza dei fantasmi; molto bello anche il lungo dialogo fra lui e il direttore dell’albergo Dolphin (un grande Samuel L. Jackson) in cui si trova la camera incriminata, una vera perla di sceneggiatura e dialoghi fatti di botta e risposta che non fanno altro che coinvolgerci integralmente nella situazione, di effetto anche quando il direttore racconta cosa è successo ai precedenti inquilini della camera. Da mozzare il fiato la scena dove Cusack percorre i corridoi dell’albergo per raggiungere la stanza, grazie a quell’aria di tensione che si crea attorno. Nella seconda parte, da quando il protagonista mette piede nella stanza, inizieranno strani e terrificanti fenomeni che ci faranno tenere incollati alla poltrona senza mai distogliere lo sguardo, è questo il grande pregio del film, ovvero farci appassionare alla vicenda e seguirne gli sviluppi spinti dalla nostra curiosità senza essere sbalzati dalla sedia (anche se questi momenti non mancano, ma solo per la totale immedesimazione dello spettatore) di continuo solo a causa di sbalzi sonori tipici dei film di genere, un altro pregio è di aver trasportato letteralmente la paura e la suspance che solo i romanzi di King riescono a trasmettere e dove le altre trasposizioni fallivano, riducendosi solo a dei ridicoli horror. Assistiamo così a situazioni incredibili, dove il tempo non è più calcolato e la realtà si confonde con le allucinazioni in modo tanto perfetto che è impossibile capire cosa sia realmente, la scena di lui in ospedale per la prima volta ne è un chiaro esempio: siamo letteralmenti presi in giro anche noi! Gli effetti speciali sono ben fatti, senza essere troppo invasivi: stupendi gli effetti del “vedo non vedo” e la scena della finestra, ma anche quella della balconata che percorre il protagonista, insomma…una vera e propria “orgia” di situazioni impensabili, intriganti ed inquietanti! Il finale sa di catastrofico con tanto di nevicata gelata e un’inondazione…tutte nella stanza! Il finale è nella norma, ovvero buonista ma con quell’alone di mistero che ancora permea, l’ultima battuta ve ne darà l’esempio. Si astengano quelli che quindi cercano effetti splatterosi perchè qui non ne troveranno, dato che si tratta più di un horror-thriller, una radicale introspezione nell’animo umano, in questo caso nell’animo del protagonista che (dobbiamo ringraziare la stanza) dovrà combattere con le proprio paure, i propri scheletri nell’armadio che questa stanza è in grado di rivolgergli contro come il rapporto con suo padre e con la sua figlioletta a cui non è stato molto presente, da come capiamo, che è morta a soli 8 anni; la stanza appunto lo aiuta a superare queste sue paure, togliendosi cosi un peso sulla coscienza che troppo lo aveva rovinato portandolo a separarsi da sua moglie ma che alla fine, quando lui le chiederà aiuto dalla stanza lei arriverà, risollevando il rapporto; come del resto fa sempre King con le sue opere, egli infatti ci spaventa principalmente con le nostre paure, quelle più recondite nel nostro animo. Tutto questo non sarebbe riuscito perfettamente se non grazie all’ottima interpretazione di John Cusack, perfetto ad interpretare un uomo prima indifferente, poi timoroso infine incline alla pazzia. Bravo, come già detto, anche Samuel L. Jackson, “luciferino” al punto giusto. Peccato per il suo ruolo marginale che non sfrutta appieno tutte le sue grandi capacità. Brava anche la McCormack nella parte della moglie di Cusack. Piccola parte anche per Tony “Detective Monk” Shalhoub. Ottimo il montaggio, la fotografia che con quei colori caldi ed accesi all’inizio fanno “accomodare” lo spettatore ma poi diventeranno più oscuri, più dark i quali gli trasmetteranno ansia e tensione. Buone e d’effeto le musiche. Il regista Håfstrom svolge un’ottimo lavoro sapendo muovere bene la macchina da presa ed insieme ai tre sceneggiatori costruisce una graduale ascesa andrenalinica basata sulla immedesimazione. Speriamo che l’horror (ed i suoi sottogeneri come questo) continui su questa strada.

  12. Riccardo ha detto:

    Non concordo con una riga della recensione.
    questo film è uno dei pochi film che mi abbia tenuto veramente sulle spine per tutta la durata. la tensione è onirica e allucinata e si prova la stessa angoscia del protagonista fino a toccare quasi la pazzia. grandissime le atmosfere del romanzo di King riportate su pellicola magistralmente.
    se si facessero più film come questo allora sì che il cinema vivrebbe un’epoca d’oro.

  13. Marco ha detto:

    Rivisto.
    Debbo dire che prima mi aveva piacevolmente colpito il film (rileggendo il mio precedente commento, che non ricordavo essere così entusiasta) ma ora, dopo più di tre anni, mi tocca ridimensionare il mio entusiasmo.
    E’ assolutamente godibile e molto ben girato fino a che Mike non entra nella stanza, il climax che riesce a permeare e l’hype che instaura nello spettatore sono molto alti, da qui in poi è solo un’escalation di effettoni speciali, scene viste e riviste e momenti estremamete noiosi (la parentesi della figlia e la moglie, noia a profusione!).
    Due o tre scene azzeccate ci sono come già ebbi modo di dire (i primi movimenti sovrannaturali, la scena della finestra, la camminata in balconata) ma andando avanti, l’allungamento del brodo si fa scontato e privo di mordente. E la regia, dopo un buon inizio, collassa.
    Sul finale, dopo tutto questo, non possiamo che apprezzarlo. A malincuore.
    Comunque una sufficienza stentata gliela darei. In fin dei conti attori, fotografia, musica sono di discreta fattura per un prodotto di genere.

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