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"I giorni dell'abbandono" di Roberto Faenza

7 settembre 2005 Recensioni 0 Commenti
I giorni dell'abbandono

Medusa, 16 Settembre 2005 – Squilibrato

Improvvisamente abbandonata dal marito, Olga sprofonda nella disperazione. Un precipizio che la costringe a riconsiderare il suo destino di donna, nel tentativo di ristabilire un ordine alla sua vita interiore e quotidiana. Il mondo che le ha lasciato in eredità il marito le appare ostile, figli compresi…


Margherita BuyPolemiche inutili, come ogni anno, al Festival di Venezia. Uno degli argomenti più gettonati riguarda il dibattito sui film italiani, sovente nell’occhio del ciclone festivaliero. L’interrogativo (fischiati perché brutti davvero o per un colpevole pregiudizio critico sul nostro cinema?) è annoso, ed è stato rispolverato quest’anno dal film di Faenza. I giorni dell’abbandono è stato salutato alla proiezione per la stampa (in Sala Grande, con il pubblico e gli autori, di solito si applaude sempre) con una discreta quantità di fischi, preceduta e accompagnata però dagli applausi, e ad ogni modo inferiore al linciaggio confezionato per Battiato.

Luca Zingaretti e Gaia Bermani AmaralMa cos’è che indispettisce a tal punto? Perché un film che esplora il dolore di una moglie abbandonata suscita reazioni del genere? Non è una questione di tematiche, visto che negli stessi giorni film simili (Gabrielle) vengono accolti in modo diverso. Il nervo è scoperto, tanto che Faenza risponde piccato, se la prende con un intero pubblico che, a detta sua, non sa capire il dolore cinematografico e maschera col riso le proprie carenze. In effetti, il regista e il suo film hanno questo merito, di non appiattirsi, di andare fino in fondo in un percorso pieno di insidie. C’è poco, ne I giorni dell’abbandono di prevedibile. Non tanto nelle scelte narrative, quanto nei risvolti emozionali dei personaggi. Arduo però scremare in questa imprevedibilità le scelte coraggiose e significative dai pantani della sceneggiatura, dalle cadute nel ridicolo involontario.

Goran BregovicPossibile che il nutrito stuolo di sceneggiatori possa credere fino in fondo a scene tanto colme di patetismo e retorica dei sentimenti? Soprattutto nel finale, Faenza intacca quanto di buono si poteva trovare nel corpo del film, un’energia che riusciva a rimanere potenziale e si affidava, come valvola di sfogo, unicamente alla forza dei personaggi (in particolare Margherita Buy, la cui annunciatissima performance straordinaria ha delle falle, specie nelle parti non urlate). La sensazione di fastidio interiore che lascia il film è dunque una miscela, prodotta sì dai difetti disturbanti, ma anche da una mozione dei sentimenti che coglie nel segno e ci fa sentire partecipi, colpevoli e solidali.

Il regista Roberto FaenzaCurioso quindi che proprio questo film, che non si para dietro la faciloneria di altro cinema italiano, venga investito dalle reazioni che solitamente proprio questo rimproverano ai registi nostrani. Faenza si dice preparato all’accoglienza, parla di “tiratori scelti”. Ma come lui non si merita la maggior parte delle accuse, anche in virtù della sua filmografia, forse chi ha visto nel film difetti grossi non si merita le sue generalizzazioni.


La locandinaTitolo: I giorni dell’abbandono
Regia: Roberto Faenza
Sceneggiatura: Roberto Faenza (in collaborazione con Gianni Arduini, Cristiana Del Bello, Diego De Silva, Dino Gentili, Filippo Gentili, Lella Ravasi, Anna Redl)
Fotografia: Maurizio Calvesi
Interpreti: Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic, Alessia Goria, Gea Lionello, Gaia Bermani Amaral
Nazionalità: Italia, 2005
Durata: 1h. 36′


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