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"Aprimi il cuore" di Giada Colagrande

8 aprile 2003 Recensioni 2 Commenti
Aprimi il cuore

Lucky Red, 30 Aprile 2003 – Ignobile BLEAH

«Due sorelle. Il loro amore impossibile e la loro illusoria e fragile unità, rotta dall’irruzione di un altro amore. Una serie: di amori, di tentate fusioni e dei loro fallimenti, di dolori, di morti. Di madonne dipinte…»


Questo, almeno, nelle parole della regista-sceneggiatrice-protagonista Giada Colagrande. In realtà Aprimi il cuore è un film pretenzioso e sconclusionato, senza un minimo di credibilità drammatica e privo di profondità nella costruzione dei personaggi. E tecnicamente ignobile.

Giada Colagrande e Natalie Cristiani in Aprimi il cuoreGirato con due lire, grazie al digitale che andrebbe bandito da tutte le scuole del Regno visti i danni cui ci tocca essere testimoni qui e altrove, è difficile capire se il progetto di Aprimi il cuore nasca dalla volontà dell’esordiente Colagrande di confrontarsi con il cinema “vero” dopo alcune esperienze nei corti e nel documentario o se sia solo il passatempo di una ragazzina di buona famiglia che non sa come meglio investire i soldi della nonna.
Giada Colagrande in una scena di Aprimi il cuoreOppure ancora, potrebbe essere il gesto di supremo narcisismo di una ventisettenne alla quale hanno fatto credere di essere una bella ragazza con diec’anni di meno, che c’ha creduto talmente tanto da decidere di apparire nuda per buona parte del tempo filmico del suo personaggio, abbondando anche in dettagli intimi e dandosi comunque un tono intellettuale per dimostrarsi precoce autrice cinematografica. In ogni caso il prodotto finale è indifendibile, come è indifendibile il comitato di selezione del Festival di Venezia 2002, che ha accettato questo prodotto nel suo programma ufficiale, per quanto nella poco considerata sezione collaterale dei “Nuovi Territori”.

Giada Colagrande e Claudio Botosso in Aprimi il cuoreTra incesto, prostituzione, visione malata della società, omicidio e amore per l’Arte, durante l’ora e mezza di Aprimi il cuore ci tocca sopportare una pessima recitazione, una regia priva di cognizione di causa, una fotografia inguardabile, un sonoro terribile e un montaggio assassino; una serie di dialoghi imbarazzanti, una trama inconsistente e del tutto non credibile, un uso dello spazio scenico inesistente e una totale assenza di buon gusto.

Sarebbe interessante fermarsi a riflettere su chi stia mettendo in giro l’idea che fare cinema sia alla portata di tutti, perché è chiaro che la Colagrande con il cinema non ha niente a che fare.


La locandina di Aprimi il cuoreTitolo: Aprimi il cuore
Regia: Giada Colagrande
Sceneggiatura: Giada Colagrande, Francesco Di Pace
Fotografia: Nicola Vicenti, Luca Coassin
Interpreti: Giada Colagrande, Natalie Cristiani, Claudio Botosso, Andrea Fogli, Tonino De Bernardi, Filippo Timi, Luisa Merloni, Stefania Marchisio, Gianpiero Casaceli, Ciro Giorgini, Paulo Cesar Saraceni, Francesco Di Pace
Nazionalità: Italia, 2002
Durata: 1h. 33′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Anonimo ha detto:

    Sono rimasta male leggendo questa recensione perché mi ha costretto a ripensare il film in una chiave completamente diversa.
    Ha trasformato la sensazione onirica, indefinita e di ricerca di qualche significato di interpretazione che mi aveva lasciato (appena visto) in una grandissima ca@@ta….

    la recensione… non il film… nel senso… se io devo stare a pensare che uno sta la nudo perché vuol far vedere il sedere mi si ammazza tutta la poesia… allora ciao proprio… non so, mettere in dubbio l’onestà intellettuale dell’opera è talmente pesante che o si dimostra che è così senza ombra di dubbio oppure si fa solo un danno gratuito…

    il film merita di essere visto, secondo me, riuscito tecnicamente o meno, è onesto.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Io ho avuto proprio l’impressione opposta, invece. Ossia che il film sia tutto meno che onesto. Ho suggerito alcune possibili interpretazioni, non tanto del film quanto di ciò che ha spinto la Colagrande a girarlo. Questo vuol dire mettere in dubbio l’onestà intellettuale dell’opera, vero, ma mi è sembrata un’operazione assolutamente ovvia visto come il film è girato, ossia senza cognizione di causa cinematografica. Che le intenzioni non mancassero non c’è dubbio, che sia mancato anche il risultato mi sembra altrettanto.

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