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Anatomia di un rapimento di Akira Kurosawa

6 marzo 2005 Recensioni 0 Commenti
Anatomia di un rapimento

21 Gennaio 1967 – Preciso

L’industriale Gondo sta per acquistare il pacchetto di maggioranza di un’importante società, ma una telefonata lo avvisa che suo figlio è stato rapito e che il riscatto è altissimo. Passano pochi minuti, però, prima che ci si renda conto che il bambino rapito è in realtà il figlio del suo autista. Ma il riscatto va pagato ugualmente…


Toshirô Mifune in una scena di Anatomia di un rapimentoIspirato al romanzo Due colpi in uno di Ed McBain, Anatomia di un rapimento è certamente tra i titoli meno importanti della filmografia di Akira Kurosawa ma non per questo è da considerarsi un film minore. Si tratta sì di una pellicola perfettamente inserita negli stilemi del genere poliziesco, ma la realizzazione è di gran livello – com’è giusto aspettarsi dal Maestro giapponese – e la riflessione sul Male e sul Destino degli uomini, così come sui rapporti tra vittima e carnefice, è tutt’altro che banale.

Una scena di Anatomia di un rapimentoLe somiglianze tra il film di Kurosawa e il libro da cui è tratto si fermano all’idea del rapimento del bambino sbagliato. Se McBain mette in primo piano il mito del denaro e l’arrivismo professionale, Kurosawa si concentra sull’odio di classe e l’impossibilità di sfuggire alla propria vita. Dovendo anche adattare la trama e i personaggi alla società giapponese, Kurosawa si allontana da McBain e racconta una storia del tutto inedita nella seconda parte del suo film. A differenza di quanto accade nei classici gialli made in USA, Kurosawa indaga la psicologia del buono come quella del cattivo, col risultato di rendere più vivi i personaggi e più efficaci i fili invisibili che li legano l’uno all’altro.

Toshirô Mifune e il riflesso di Tsutomu Yamazaki in Anatomia di un rapimentoTutta la prima mezz’ora del film è ambientata all’interno della casa di Gondo (in realtà la versione italiana è tagliata della sequenza iniziale con una riunione dirigenziale della società di Gondo) ma la narrazione procede sempre veloce grazie al ritmo dei dialoghi e in perfetta contrapposizione alla regia statica voluta da Kurosawa, che bandisce il contatto fisico tra gli attori e sfrutta tra l’altro i personaggi secondari per inserire qualche tocco di umorismo.
Nella seconda parte del film, il personaggio di Toshiro Mifune sparisce dallo schermo lasciando spazio alle indagini della polizia, sottolineate da una messinscena più complessa e sequenze di gran classe registica. In particolare, il quartiere dei drogati e la visita notturna alla casa sulla collina con O Sole Mio in sottofondo, che precedono un faccia a faccia finale ottimamente scritto e dal grande impatto emotivo.


La locandina giapponese di Anatomia di un rapimentoTitolo: Anatomia di un rapimento (Tengoku to jigoku)
Regia: Akira Kurosawa
Sceneggiatura: Eijirô Hisaita, Ryuzo Kikushima, Akira Kurosawa, Hideo Oguni
Fotografia: Asakazu Nakai, Takao Saitô
Interpreti: Toshirô Mifune, Tatsuya Nakadai, Kyôto Kagawa, Tatsuya Mihashi, Isao Kimura, Kenjiro Ishiyama, Takeshi Kato, Takashi Shimura, Jun Tazaki, Nobuo Nakamura, Yusûke Itô
Nazionalità: Giappone, 1963
Durata: 1h. 44′


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