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"Anonymous" di Roland Emmerich

21 novembre 2011 Recensioni 5 Commenti
Tiziana Cappellini, 21 Novembre 2011: Romanzato
Sony, 18 Novembre 2011

Durante gli ultimi anni di regno di Elisabetta Tudor nasce l’astro di William Shakespeare. Le sue opere sono rappresentate con un successo crescente che lo consacra alla leggenda. Questa è la versione che ci è stata tramandata, mentre nella realtà i fatti sono andati diversamente…


Anonymous non è un film su Shakespeare, ma un film che ne smitizza la figura affermando che era un impostore prestanome. Le sue opere, specie quelle più importanti e amate quali Romeo e Giulietta, Amleto e Macbeth sono frutto dell’ardente creatività di Edward de Vere, Conte di Oxford, che dovette rinunciare ad assecondare le sue passioni letterarie ritenute da alcuni disdicevoli per un nobile, in un’epoca nella quale il teatro era considerato peccaminoso. Nel momento in cui si intende sostenere una tesi, sarebbe preferibile esporre delle argomentazioni serie anziché romanzate, evitando di mescolare fatti storici alla fantasia e di ricorrere a trame da soap-opera poco idonee a un film definito come “dramma storico”. Soprattutto, nel momento in cui si scrive la sceneggiatura di un supposto dramma storico è necessario avvalersi di una documentazione comprovata, o almeno attenersi al corretto ordine cronologico dei fatti che si vogliono raccontare.

Nonostante non sia possibile datare con certezza le opere scespiriane e ci si basi su date indicative con un margine di pochi anni, esiste comunque una cronologia di tali opere che non corrisponde a quanto narrato dal film. Inoltre, le opere scespiriane sono essenzialmente delle rielaborazioni di cronache inglesi o di novelle e seguono un percorso di maturazione artistica dello stesso Shakespeare. La tesi sostenuta dal film è quindi narrata in modo inverosimile: non è credibile che le opere siano nate dall’impellente necessità del Conte di mettere su carta le voci dei personaggi che prendono corpo nella sua mente, così come non è credibile che fossero già confezionate e in attesa di essere rispolverate dai suoi scaffali. Quello che il film non mette in discussione è la bellezza di tali opere e l’importanza che hanno avuto nella storia del teatro, risvegliandolo insieme alle coscienze degli spettatori commossi di fronte ad argomenti che toccano la natura umana nel profondo. Ed è proprio la natura dell’uomo ciò che il Conte, ormai anziano, asserisce di avere studiato per tutta la sua vita, se non fosse che il film ne abbia invece narrato tutt’altro tipo di gesta.

Il film ha l’ambizione di sviluppare questo tema intrecciando molti episodi della storia, specie privata, di Elisabetta I districandosi tra flashback che spezzano più volte la narrazione anche in modo originale.  Infatti, se la sceneggiatura è romanzata e lacunosa, dal punto di vista tecnico si tratta di un film di grande suggestione visiva e con una grande cura tesa a ricreare le giuste atmosfere elisabettiane senza trascurare i minimi dettagli: dalle macchie d’inchiostro sulla punta delle dita – con il loro significato simbolico nel caso del Conte – alla bandiera in cima ai teatri filologicamente ben ricostruiti. La qualità è data anche da alcune riprese in campo lungo e dal prologo in un teatro contemporaneo, che mescola abilmente metateatro con metacinema offrendo risultati singolari. L’epilogo è altrettanto degno di nota perché, mostrando gli spettatori che si alzano per lasciare il teatro, diventa speculare con quanto fanno gli stessi spettatori al cinema alla fine della proiezione. Dati questi pregi non comuni, sarebbe stato auspicabile che il film avesse messo in modo più opportuno l’indubbio amore per il teatro inglese e la sua storia al loro servizio, esplorando altre tematiche ancora sconosciute ma più credibili, oppure altre tesi meglio supportate.


Titolo: Anonymous (Id.)
Regia: Roland Emmerich
Sceneggiatura: John Orloff
Fotografia: Anna Foerster
Interpreti: Rhys Ifans, Vanessa Redgrave, Sebastian Armesto, Rafe Spall, David Thewlis, Edward Hogg, Xavier Samuel, Sam Reid, Jamie Campbell Bower, Joely Richardson, Paolo De Vita, Trystan Gravelle, Robert Emms, Tony Way, Derek Jacobi
Nazionalità: Regno Unito – Germania, 2011
Durata: 2h. 10′


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. Marcello ha detto:

    d’accordo con la recensione. Non è il miglior emmerich che continuo a considerare Indipendence Day, ma il regista ha fatto meno danni rispetto ai suoi due precedenti film.

  2. Edoardo ha detto:

    Progetto assai insolito per uno come Emmerich… benché la rencensione non sia proprio entusiastica sono curiosissimo di vederlo!

  3. […] mentre la “recensione” dell’esperta di letteratura inglese Nadia Fusini di Anonymous ha invece sollevato le ire dei frequentatori del blog Pazzo per Repubblica. Ma questi sono solo gli […]

  4. Marco ha detto:

    Si concordo. L’unica pecca è la sceneggiatura che a volte fa perdere il filo logico allo spettatore, che deve essere costantemente attento per non perdersi qualche passaggio. Belli i costumi, scenografia e ricostruzione dei teatri, le riprese sulla città le ho trovate troppo finte.

  5. […] o almeno attenersi al corretto ordine cronologico dei fatti che si vogliono raccontare. [cinefile.biz]Roland Emmerich voleva farci credere di aver abbandonato il genere catastrofico, e invece con […]

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