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Attacco al potere di Antoine Fuqua

23 aprile 2013 Recensioni 6 Commenti
Attacco al potere

Notorious Pictures, 18 Aprile 2013 – Inutile

La Casa Bianca e il Presidente degli Stati Uniti vengono l’una devastata e l’altro catturato da un gruppo di terroristi nordcoreani. L’obiettivo di questi ultimi è quello di impossessarsi di un codice, altamente coperto dal segreto militare, col quale arrivare alle armi nucleari statunitensi…


Una scena di Attacco al poterePremettendo che sia i fatti narrati sia i personaggi – dal Presidente all’agente della sicurezza – sono di pura invenzione, Attacco al potere non si salva comunque da un senso di inutilità, se non di ridicolo, che trasmette durante tutta la sua narrazione. Forse il tentativo di scindere l’aspetto tecnico, supportato da una certa spettacolarizzazione, dalla sceneggiatura risibile – che ricorre a qualche battuta spiritosa sulla carta, dimenticandosi che l’ironia è ben altra cosa – potrebbe salvare almeno un aspetto del film. Purtroppo questo non avviene, complici anche un’eccessiva ostentazione della violenza specie nella sequenza dell’attacco. Senza contare ulteriori momenti nei quali si indugia in questa violenza, facendola diventare a maggior ragione di cattivo gusto.

Gerard Butler in Attacco al potereDopo un breve incipit sostanzialmente di carattere sentimentale in cui il Presidente viene colpito prima di tutto nella sua stessa famiglia, l’azione si sposta subito a un anno e mezzo dopo e diventa teatro della distruzione della Casa Bianca. La finzione di un avvenimento fortunatamente non accaduto, privo dunque di ogni valenza storica che almeno giustificherebbe un progetto del genere, è a sua volta complice della mancanza di un vero pathos nonostante si tenti di suscitarlo in ogni inquadratura. Inoltre lo sfondo familiare, il riscatto dell’eroe precedentemente maltrattato, i tradimenti e le coincidenze fortuite anziché arricchire la sceneggiatura ne sviliscono ulteriormente il contenuto di fondo già esiguo di per sé. Anzi: tutto ciò concorre a catalogare la pellicola in quel filone dei tipici film pensati per la Tv che, pur con qualche variante del genere catastrofico, ha già proposto intrattenimenti di questa natura.

Morgan Freeman e Aaron Eckhart in Attacco al potereGli scenari pseudoapocalittici non servono a nobilitare il film, ma contribuiscono a loro volta a renderlo ancora più inverosimile. Forse, gli unici momenti nei quali ci si può dimenticare che si tratta di pura finzione sono quelli che di volta in volta vedono in pericolo la sorte dei membri dello staff presidenziale. In tal caso, pur essendo consapevoli che si è comunque di fronte a della finzione, è altrettanto inevitabile provare empatia per degli esseri umani e le loro sorti.
Al contrario, risulta inutile la figura dell’agente pseudotitanico fosse solo per il fatto che nel suo caso il destino pare piuttosto prevedibile fin dall’inizio se non del film, sicuramente dell’attacco alla Casa Bianca. Un certo patriottismo serpeggia lungo la vicenda soprattutto tramite questa figura, ma anche attraverso altre quali per esempio i membri dello staff disposti a difendere il loro paese a costo di sacrificare la propria vita. Eppure nemmeno questo riesce ad attribuire davvero un senso a un film che, concepito probabilmente come solo intrattenimento, non è in grado di suscitare le giuste emozioni che sarebbero necessarie per raggiungere lo scopo appunto di intrattenere e di interessare lo spettatore.

L’unica sensazione positiva che può emergere dopo la visione di Attacco al potere è che, almeno per una volta, le immagini sono attinte dalla finzione anziché dalla crudezza inquietante di un reale attacco terroristico. Tuttavia, dal momento che gli attacchi reali accadono disgraziatamente con una certa frequenza, sarebbe auspicabile che quelli artificiosi almeno qualche volta ci venissero risparmiati.


La locandina di Attacco al potereTitolo: Attacco al potere – Olympus Has Fallen (Olympus Has Fallen)
Regia: Antoine Fuqua
Sceneggiatura: Creighton Rothenberger, Katrin Benedikt
Fotografia: Conrad W. Hall
Interpreti: Gerard Butler, Aaron Eckhart, Morgan Freeman, Dylan McDermott, Melissa Leo, Angela Basset, Ashley Judd, Robert Forster
Nazionalità: USA, 2013
Durata: 2h.


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Attualmente ci sono 6 commenti a questo articolo:

  1. Plissken ha detto:

    “Gli Stati Uniti d’America non trattano con i terroristi”: già questa frase, assolutamente inedita ( ! ), enunciata enfaticamente nel trailer, non incoraggia granché alla visione e la recensione cala decisa come un colpo di mannaia.

    Peccato perché di Fuqua mi era piaciuto abbastanza “Training day” e non mi era parso male “Brooklyn’s Finest”, per quanto debitore nei confronti di “the Shield” & C.
    Piacevole per quanto leggero “The shooter” mentre piuttosto insipido “l’ultima alba”. Altri non ne ho visti.

    Mi sembra che la crisi degli sceneggiatori persista, mentre mi chiedo se registi che potrebbero dire qualcosa in più (Fuqua ne è -forse- un esempio…) non debbano ripiegare obtorto collo su soggetti mediocri giusto per portare a casa il pane.. 🙂

  2. Tiziana Cappellini ha detto:

    Speriamo che non sia andata così.

    Anche se la scelta di fare comunque un film inutile come questo sarebbe difficile da spiegare diversamente.

  3. Plissken ha detto:

    Mi fido senz’altro della sua parola, Fräulein. 🙂

    P.S.: magari voleva rubare il lavoro ad Emmerich…

  4. Andrea T. ha detto:

    Sostituite Butler con Seagal e la Casa Bianca con una nave e avrete “Trappola in alto mare”.. 🙂

  5. Marco ha detto:

    Recensione condivisibile. Ormai lo sappiamo. In questo tipo di film non conta tanto la sceneggiatura (che bene o male è sempre quella) ma che il regista sabbia ben dirigere e montare le scene d’azione e che il ritmo scemi il meno possibile e personalmente Fuqua qui non mi è dispiaciuto. Poi arrivano tutte le solite leggerezze, improbabilità, sospensione dell’incredulità, “americanate”, dialoghi terra terra e quant’altro.
    Personalmente fotografia pessima soprattutto nelle scene scure (ovvero il 90% del film), effetti visivi mediocri, “one action man” Butler che sa reggere la scena (ma comunque le due espressioni bastano per il tipo di film).
    Non annoia eccessivamente. Già dimenticato.

  6. Marco ha detto:

    Il sequel (“Attacco Al Potere 2 – London Has Fallen”) non si discosta dalla mediocrità del primo episodio, anzi scende ancora al gradino più giù: CGI penosa, scene condite da zero pathos e altamente risapute, regia che ci regala solamente un onesto piano-sequenza ma nulla più e sceneggiatura improbabilissima.
    Non appassiona e non diverte.

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