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"Chi sta bussando alla mia porta..." di Martin Scorsese

29 settembre 2015 Recensioni 0 Commenti
Chi sta bussando alla mia porta...

CIPDI, 1978 – Maturo

New York, 1967. J.R., un ragazzo di Little Italy, incontra per caso una ragazza su un traghetto diretto a Staten Island. Una ragazza che fisicamente si avvicina molto alla donna dei suoi sogni, e che è affascinante e colta. Ma quella ragazza ha alle spalle un terribile segreto…


Harvey Keitel e Zina Bethune in Chi sta bussando alla mia porta...A 25 anni Martin Scorsese esordisce come regista di lungometraggi al 3° International Film Festival di Chicago con una pellicola che marca un momento chiave della storia del cinema statunitense. Chi sta bussando alla mia porta… riesce infatti a completare un percorso intrapreso da due correnti filmiche contemporanee e diametralmente opposte. Da un lato la corrente underground di New York che cercava, con nuovi stili di ripresa (la camera portata a mano o nascosta, ricorrendo spesso all’improvvisazione) di dare spontaneità e immediatezza al materiale filmico (vedasi, per esempio, il cinema di Jonas Mekas); dall’altra una corrente di film tecnicamente più tradizionali che si preoccupava di portare sulla scena drammi con i quali il pubblico potesse immedesimarsi (tra gli esempi più celebri, Fronte del Porto).
Harvey Keitel in una scena in Chi sta bussando alla mia porta...Chi sta bussando alla mia porta… riesce a farsi punto d’incontro tra le due correnti e trarre linfa vitale dai punti di forza di ciascuna. Perché il dramma di J.R. (Harvey Keitel) è una storia con la quale il pubblico può facilmente stabilire un grado di empatia: non è un eroe hollywoodiano ma un uomo come tantissimi altri, ammaliato dal fascino del cinema western e dalle battute di John Wayne (un po’ come Belmondo in Fino all’ultimo respiro girava per Parigi immaginandosi nei panni di Bogart), e Scorsese gli costruisce attorno un universo altrettanto credibile, fatto di serate passate con gli amici a girare a caso per New York, e macchiato dall’educazione cattolica e da un senso di colpa che lo accompagnano come un’ombra.

Harvey Keitel in una scena in una scena di Chi sta bussando alla mia porta...Se basterebbe questo per fare di Chi sta bussando alla mia porta… un buon esordio, la cifra stilistica di Scorsese riesce a portare la pellicola a un altro livello, dove la tecnica contribuisce ad avvicinare ancora di più lo spettatore alla storia. Scorsese decide di filmare il dramma di J.R e la sua ragazza (Zina Bethune) con uno stile che a tratti pare quasi documentaristico. Nasconde la macchina da presa in mezzo agli oggetti, tra le sedie dei bar degli amici di J.R., le bottiglie e i piatti di una tavola; si sposta con l’obiettivo tra una soggettiva e l’altra cercando di spezzare e riprodurre la stessa scena secondo più punti di vista, e a volte (come nel primo incontro tra J.R. e la ragazza) ricorre a un’unica sequenza per dare ancora più risalto alla spontaneità del dialogo e al superamento dell’imbarazzo iniziale dei due.

Harvey Keitel in una scena in un momento di Chi sta bussando alla mia porta...La cura tecnica non è mai fine a se stessa, e gli accorgimenti non sono semplici esercizi stilistici, ma svolgono ognuno una funzione precisa. Come nel caso dei flashback, quando i ricordi dei primi giorni con la ragazza si sovrappongono al presente di J.R. e basta un movimento o un oggetto per far scattare la memoria e le immagini del passato (una tecnica che rimanda per molti versi a quella scelta da Resnais qualche anno prima in Hiroshima Mon Amour). O come quando lo stile serve per dare ancora più risalto al divario enorme che esiste tra gli unici due tipi di donne che l’universo di J.R. contempla, le “ragazze facili” e quelle “perbene”, che la macchina da presa aiuta a de-umanizzare, relegando le prime al mondo delle sole pulsioni sessuali e le seconde nell’universo ideale in cui la stessa Bethune finirà per essere imprigionata, fino a quando non rivelerà il suo segreto.

Chi sta bussando alla mia porta… non è solo un ottimo esordio, ma una pellicola che per certi versi è già un’opera matura, e che a quasi cinquant’anni dalla sua prima uscita non ha ancora smesso di brillare.


La locandina di Chi sta bussando alla mia porta...Titolo: Chi sta bussando alla mia porta… (Who’s That Knocking at My Door)
Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: Martin Scorsese
Fotografia: Michael Wadleigh, Richard H. Cool
Interpreti: Harvey Keitel, Zina Bethune, Anne Collette, Lennard Kuras, Michael Scala, Harry Northup, Tsuai Yu-Lan, Saskia Holleman, Bill Minkin, Phil Carlson, Wendy Russell, Robert Uricola, Susan Wood, Marissa Joffrey
Nazionalità: USA, 1968
Durata: 1h. 26′


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