"Come l'acqua per gli elefanti" di Francis Lawrence

20th Century Fox, 6 Maggio 2011 – Scolorito
Jacob Jankoswki, da allievo modello alla facoltà di veterinaria si ritrova ad addestrare elefanti al Benzini Cross Circus, dove tra goliardie circensi, spettacoli sorprendenti e personaggi eccentrici, si innamora così profondamente da essere affrontare ogni avversità pur di avere la sua bella…
È un anziano e nostalgico Jacob ad aprire il film e raccontarsi attraverso un flashback che attraversa l’intera storia. Fu un treno preso al volo che cambiò la vita al ragazzo, rimasto solo e bisognoso di ricrearsi un nuovo “habitat” e tutto d’un tratto trovatosi immerso in un mondo dolce e amaro, vivace e tenuemente colorato, roseo in taluni momenti e cupo in altri. E’ l’impresario August che permette a Jacob di unirsi a loro, è lui il vero domatore del film, dalla personalità forte e violenta, che incute timore ma affascina, e infatti la bella Marlena è sentimentalmente legata a lui. Jacob è invece un ragazzo inesperto e sprovveduto, e perde subito la testa per lei, mettendosi nei guai con il suo capo. E come in tutte le migliori storie di amore, la nuova coppia si troverà ad affrontare ogni tipo di avversità, fino a rischiare anche la vita.
Francis Lawrence affronta di nuovo il tema del circo, dopo averlo anticipato qualche anno fa in un videoclip di Britney Spears, Circus. Lo stile è ovviamente lo stesso – identica fotografia, stessi colori, stessi ambienti – ma con paio di differenze: ritmo più coinvolgente ed eroina più seducente. La stellina “maledetta” del pop era davvero molto più intrigante della dolce Marlena, con il suo candore e le sue parrucche posticce. Stupisce come il regista sia passato con disinvoltura da due film oscuri e d’azione come Constantine e Io sono leggenda al melodramma travolgente e appassionato. Non sarà comunque questo il film per cui Lawrence sarà ricordato nella storia del cinema, con la sua storia d’amore come tante, solamente calata in questo contesto circense sempre ricco di sorprese e colpi di scena.
La regia è comunque valida, con movimenti di macchina lenti al punto di essere quasi impercettibili, inquadrature sempre molto accurate e alcuni interessanti punti di vista dal basso che tendono a ingigantire i potenti, che siano uomini o animali. La scenografia è invece a volte fredda, poiché nelle ricostruzioni in studio si percepisce il senso artificioso degli ambienti, cosa che crea un’atmosfera ingannevole e rarefatta. La vera nota positiva dell’intero lavoro è August, assoluto mattatore della storia. Nel suo essere crudele e artificioso sintetizza perfettamente quello che è il mondo del circo e Christoph Waltz ne veste perfettamente i panni, lasciandosi di nuovo odiare amorevolmente dal pubblico. Pattinson nei panni del giovane e sensibile Jacob invece lo si ama e basta, più per il suo fascino discreto che per il ruolo da eroe sempre pronto a fare giustizia. Rosie – l’elefantessa di cui lui si prende cura – è primadonna più di Marlena e ama dissetarsi con l’alcool, cosa che non spiega la ragione per cui il titolo del film parli di acqua. Sarebbe stato più corretto intitolarlo… Come il whisky per gli elefanti.
Titolo: Come l’acqua per gli elefanti (Water for Elephants)
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Richard LaGravenese
Fotografia: Rodrigo Prieto
Interpreti: Reese Witherspoon, Robert Pattinson, Christoph Waltz, Paul Schneider, Jim Norton, Hal Holbrook, Mark Povinelli, Richard Brake, Stephen Monroe Taylor, Ken Foree, Scott Macdonald, James Frain, Sam Anderson, John Aylward
Nazionalità: USA, 2010
Durata: 2h. 01′
Non l’ho trovato poi molto male, una love story senza molte pretese. La recensione è da semaforo giallo più che rosso.
In effetti, a leggere la recensione, sembra quasi un film buono, non eccelso, ma non certo una schifezza in piena regola.
Anche a me sembra una recensione da film sufficiente, e a leggerla mi sembra più da arancione.
Domanda: Waltz non pensa che sia ora di fare un ruolo non da cattivo? gli ultimi 2 a cui ha lavorato è sempre malvagio e spietato. Penso che dovrebbe valorizzare di più il suo talento senza diventare un caratterista, figura tanto comoda per un regista e il pubblico, quanto deleteria per la vera abilità dell’attore.
Avete ragione: ho sbagliato il codice del colore e non me ne sono accorto.
si l’impressione è proprio quella, un film non eccelso, ma quasi gradevole.