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"Blood Diamond" di Edward Zwick

24 gennaio 2007 Recensioni 11 Commenti
Gabriele Marcello, 24 Gennaio 2007: Superfluo
Warner, 26 Gennaio 2007

Un ex mercenario contrabbanda diamanti durante la guerra civile in Sierra Leone alla fine degli anni ’90. L’incontro con un pescatore separato dalla sua famiglia dai ribelli del Fronte Rivoluzionario e con una giornalista idealista lo porta alla ricerca di un campo profughi e di un diamante di grande caratura


Molto spesso capita, nel momento in cui si deve giudicare un film, di dover tener presente tutti quelli che sono i fattori che lo compongono, guardarli ed analizzarli uno ad uno. L’unione di questi fattori determina spesso la riuscita o il fallimento di una pellicola, ne piega e ne spiega allo spettatore tutta la bellezza dell’insieme, lo costringe spesso a guardare al di là di quello che si vede sullo schermo e a riflettere su problemi che, pur lontani, sono vivi e palpitanti. Spesso, molto cinema Hollywoodiano parte da questo assunto, utilizzando una nobile idea e molti ottimi elementi, ma perde di vista il proprio obiettivo per seguire le leggi del mercato e per assecondare l’aspettativa dello spettatore. Blood Diamond fa parte di quest’insieme di film.

L’idea di fondo è buona e, se vogliamo, interessante e originale, dal momento che al cinema i diamanti erano visti solo come i “migliori amici delle donne”, peccato che un film molto simile e meglio riuscito era stato fatto un anno prima: The Constant Gardener. Se in quel film, tratto da un robusto lavoro di Grishman, i buoni combattono contro lo strapotere e lo sfruttamento delle case farmaceutiche nei paesi sottosviluppati, stavolta accade il contrario, dal momento che sono i presunti “marci” ad essere i protagonisti. Ma Hollywood è impietosa nel suo essere veritiera e spendacciona, quanto nel creare inverosimiglianze clamorose, come la folgorazione “sulla via di Damasco” da parte di Archer, che diviene una canaglia che aiuta i più deboli. Questa è davvero una incongruenza grossa e può far esplodere, vicino o lontano, un polverone di battute ironiche e sferzanti. Molto spesso le love story servono per dare pepe alla storia o per coinvolgere di più lo spettatore, ma valgono solo se ampiamente giustificate e comprovate. Qui il caso vuole che una storiella tanto appassionata quanto falsa sia affibbiata alla buona di turno, giornalista tutta d’un pezzo, che perde la testa, senza dirlo, per il laido ma bel protagonista.

Succede spesso che i buoni sono buoni ed eroi fino alla fine, ma talmente buoni che sembrano usciti da una Silly Simphony di Walt Disney. Qui il co-protagonista è un campione di tutto ciò. Cosa manca allora per fare il buco alla ciambella, visto che gli stereotipi da guazzabuglio post-intellettuale ci sono tutti? Forse, una sceneggiatura meno tronfia e soprattutto meno infagottata di argomenti, che rimangono tutti lì, appesi al vuoto, senza una reale e sofferta analisi. Ma questo ipertrofismo deve essere reso ancora di più e quindi bisogna andare a scuola da Mel Gibson e imparare come si filma la violenza, sia che colpisca dei Maya sia che colpisca Gesù, e la gratuità dell’atto fa capolino in ogni scena, in ogni morto ammazzato.

Cosa rimane allora da dover considerare? Forse che da un po’ di anni a questa parte, Traffic insegna, si vuole prendere un tema di impegno sociale e stravolgerlo fino a renderlo pura commercializzazione, ed Edward Zwick ci riesce bene, come ai tempi de L’Ultimo Samurai, dove era alle prese con un Tom Cruise smanioso di dimostrare la sua bravura. Qui c’è Leonardo DiCaprio, nominato all’Oscar per il suo ruolo di cattivo e bastardo, ma che fosse bravo non ce ne dovevamo accorgere (peccato che il doppiaggio cancelli il suo lavoro sull’accento), lo sapevamo dai tempi di Romeo + Giulietta, e a fargli compagnia una sempre più brava Jennifer Connelly. Poi ci sono una bella fotografia, un buon ritmo di montaggio, un discreto score e… la noia dilagante per non essere stati consapevolmente attenti a vedere tre film in uno. Eh sì, perché la sensazione è proprio quella di aver visto troppo e in superficie, così non rimane solo che una gran confusione.


Titolo: Blood Diamond – Diamanti di sangue (Blood Diamond)
Regia: Edward Zwick
Sceneggiatura: Charles Leavitt
Fotografia: Eduardo Serra
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Djimon Hounsou, Jennifer Connelly, Kagiso Kuypers, Arnold Vosloo, Antony Coleman, Benu Mabhena, Anointing Lukola, David Harewood, Basil Wallace, Jimi Mistry, Michael Sheen, Marius Weyers, Stephen Collins
Nazionalità: USA, 2006
Durata: 2h. 23′


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Attualmente ci sono 11 commenti a questo articolo:

  1. Mickey Rourke ha detto:

    5 candidature agli oscar, e nessuno vinto.
    Credo che sia un film fra i pochi belli, ambientato in Africa dove infuria la guerra civile. L’interpretazione di Leo DiCaprio è stupenda, dal finale tragico, e la musica di james Newton Howard ha reso ancora più magico il film. Vedetelo, non ne rimarrete delusi. Le scene di guerra sono movimentate e ricche di drammaticità.
    Probabilmente sembrerà un documentario quasi, ma è un action ambientato in uno dei periodi peggiori della storia e mica è stato tanto tempo fa, nel 1999. La regia è perfetta idem per la sceneggiatura.
    10 e lode.

  2. El Duderino ha detto:

    Film che trasuda americanismo unito a spettacolarizzazione e pomposità.

    Superfluo si addice molto al film

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Però a me non ha fatto così schifo. Inutile è inutile, ma in fondo è riuscito a intrattenermi abbastanza piacevolmente.

  4. Fabrizio ha detto:

    Concordo ancora con Alberto: buon film d’intrattenimento. Certo, si nota l’impronta americanista ma in fondo non infastidisce mai realmente, e Hounsou e Di Caprio sono bravi. Solo che Di Caprio la candidatura all’Oscar avrebbe dovuto prenderla per “The Departed” piuttosto che per “Blood Diamond”, anche se parliamo di due categorie differenti.

  5. Michele ha detto:

    bah… io non lo definirei un film suprefluo, più che altro per l’argomento che tratta. certo la spettacolarizzazione in certe sequenze è evidente, ma credo si possa accettare. A mio parere si tratta di un buon prodotto.

  6. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Anch’io sarei d’accordo con il fatto che dovrebbe esserci stata una nomination per the departed, ma anche quì DiCaprio non mi è sembrato male.

  7. di edward zwick vi consiglio glory uomini di gloria

  8. e anche l’ultimo samurai dimenticavo

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Quello, magari, un po’ meno…

  10. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    No, l’ultimo samurai non è poi tanto male.

  11. Anonimo ha detto:

    il film merita di essere visto perchè è basato su quello che succede veramente dove estraggono i diamanti. Io personalmente prima ho visto il film al cinema e poi ho comprato il dvd magnifico.

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