Dust di Milcho Manchevski

Medusa, 12 Aprile 2002 – Avvincente
Far West: Elijah e Luke sono due fratelli molto diversi che si innamorano della stessa donna. Quando questa decide di sposare Elijah, Luke decide di portare il Vangelo della propria pistola nell’Europa dell’Est per provare a catturare un criminale ricercatissimo, l’Insegnante, in modo da incassarne la taglia…
Dopo aver vinto all’esordio il Leone d’Oro a Venezia nel 1994 con Prima della Pioggia, Milcho Manchevski è stato lontano dai set cinematografici per quasi 7 anni. Ufficialmente stava preparando proprio Dust, e questa è stata la sua risposta a chi – a Venezia 2001 – gli chiedeva come mai ci avesse messo così tanto per girare un altro film. In effetti Dust è un film complicato, che mescola diversi piani temporali diversi ed è ambientato in due continenti, girato con stili e tecniche diverse e con molti effetti speciali. Una cosa che forse non ci si aspetta da un regista macedone, ma che si adatta benissimo a questa strana storia western in cui, invece di andare all’Ovest, si va ad Est.
A prima vista la trama sembra perfettamente lineare e logica, e sembrerebbe assolutamente inutile la cornice moderna attraverso la quale le vicende ci vengono raccontate. In realtà le scene ambientate nella New York dei giorni nostri sono tra le migliori del film (sicuramente le più divertenti), e sono utilissime per facilitare il passaggio tra un luogo e l’altro ed un momento e l’altro della vicenda principale, nascondendo anche alcune imperfezioni di sceneggiatura.
Visivamente il film è molto particolare, perché come detto unisce tecniche diverse: le scene “moderne” sembrano un film d’azione hollywoodiano, il cinegiornale cui Luke assiste all’inizio della pellicola è girato come se fosse un film dell’epoca e le sparatorie (a dir la verità un po’ confuse) sembrano voler assomigliare ai film di Sam Peckinpah. Gli effetti speciali computerizzati vengono usati a fini narrativi (fantastica la scena dei 200 soldati turchi che diventano 20) e lo stile visionario finisce per avvolgere lo spettatore e non fargli sentire le oltre due ore di proiezione. La cosa, però, funziona solo se si entra nella mentalità di non aver davanti un film impegnato, un film sulla Storia della Macedonia, ma un “semplice” western ambientato al di fuori degli Stati Uniti.
Sottolineate dalle musiche di Kiril Dzajkovski, che a tratti sembrano uscire da un film cinese e in altri sembrano scritte da Goran Bregovic, nel film sono più o meno nascoste numerose citazioni, da Sympathy for the Devil dei Rolling Stones a Corto Maltese al Canto di Natale di Dickens, oltre alle influenze stilistiche di cui s’è detto. Tutte queste cose possono sembrare un facile modo per arruffianarsi il pubblico, ma in realtà finiscono per dare alla pellicola uno spessore che poche altre hanno, finiscono per trasformare un “semplice” western in un gran film.
Titolo: Dust (Id.)
Regia: Milcho Manchevski
Sceneggiatura: Milcho Manchevski
Fotografia: Barry Ackroyd
Interpreti: David Wenham, Joseph Fiennes, Adrian Lester, Rosemary Murphy, Nikolina Kujaca, Anne Brochet, Vlado Jovanovski, Salaetin Bilal, Vera Farmiga, Matthew Ross, Meg Gibson, Tamer Ibrahim, Louise Goodall, Vladimir Jacev
Nazionalità: Regno Unito – Germania – Italia – Macedonia, 2001
Durata: 2h. 07′
Leggendo alcune recensioni, ho avuto modo di leggere critiche abbastanza ironiche su questo film (che io reputo come un piccolo gioiello), commentandolo come appena sufficiente… bah… Consigliatissimo invece!
Mi ricordo che all’epoca fu stroncato da tutti, e in effetti ancora adesso se ne parla male se non malissimo. Io, invece, l’ho trovato straordinario. Ma sono uno dei pochi: c’è addirittura un mio amico che quando mi presenta a qualcuno che frequenta il Festival di Venezia dice sempre “lui è Alberto Cassani, gli è piaciuto Dust”…
Io amo questo film,e tutt’ora non riesco a capire il perchè la critica lo abbia stroncato in questo modo!
Mah… Molti lo trovano confuso ma a me non sembra, e molti lo criticano perché mira troppo in alto, ma secondo me quello è un difetto solo se poi non si riesce a centrare il bersaglio…
Non e’ all’altezza di “Prima della pioggia” ma non e’ certo da buttare, anzi.
Concediamo anche alla critica la possibilita’ di sbagliare, ogni tanto.
Io l’ho apprezzato molto, e qui siamo gia’ in quattro!
Però questo è un film con intenti ben diversi da Prima della pioggia. Magari a qualcuno l’ambientazione western è sembrata una paraculaggine, avrebbero preferito un altro film sulla guerra e basta e allora non hanno accettato il film a tutto tondo che invece si sono trovati davanti. Però è curioso, perché di solito con pellicole di questo genere la critica si spacca, invece qui l’ha rifiutato in toto.
Sì sì, infatti il mio commento era pieno di stupore in quanto considero questo film, o almeno questo tipo di film, più destinato ad essere amato dalla critica che dal pubblico, ad esempio… già soltanto per tutte le citazioni colte e ironiche sarebbe da apprezzare (quando ho visto fare capolino Corto Maltese non riuscivo a smettere di ridere…). Speriamo che il tempo gli dia la possibilità di essere riscoperto e rivalutato come merita…
x Alberto: “lui è Alberto Cassani, gli è piaciuto Dust…” è troppo divertente! Specialmente come etichetta! 😀 dai, come ha detto Sebastiano, qui siamo già in quattro che non ti prenderebbero in giro per una cosa del genere! ;D
… trovo “Dust”.. un film molto valido, assolutamente da vedere, che tocca argomenti storici importanti. Forse lungo, forse con molte “citazioni”… e qualche “Peccatuccio” contro il Politicamente Corretto.. che la Critica Colta&Liberale non ha perdonato…
Può darsi che in effetti ci si aspettasse un film più sporco e cattivo, ma poi chi l’ha critico si è attaccato anche a tutt’altro. Probabilmente, in generale, ci si aspettava qualcosa di troppo grosso dal regista di Prima della Pioggia.