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"Foxcatcher" di Bennett Miller

12 marzo 2015 Recensioni 12 Commenti
Foxcatcher

Bim, 12 Marzo 2015 – Algido

Medaglia d’oro nella lotta greco-romana alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, Mark Schultz sbarca il lunario come può cercando di prepararsi alle Olimpiadi di Seul. Un giorno viene contattato dall’eccentrico John du Pont, ultimo di una delle più ricche famiglie degli Stati Uniti, che vuole farlo entrare nel suo gruppo sportivo…


Channing Tatum e Mark Ruffalo in Foxcatcher - Una storia americanaLa lotta greco-romana è uno dei tanti sport che, al pubblico disinteressato, sembrano esistere solo in occasione delle Olimpiadi. A Los Angeles 1984 ottenne l’onore delle cronache italiane grazie alla medaglia d’oro vinta da Vincenzino Maenza. Si può pensare che la stessa cosa sia accaduta negli Stati Uniti con le vittorie dei fratelli Schultz, e non è neppure da escludere che un film come Crazy for You abbia come sfondo la lotta greco-romana proprio grazie all’eco di quelle medaglie. Gli autori di Foxcatcher ci raccontano invece l’anno e mezzo che precede le Olimpiadi di Seul 1988, concentrandosi però più che sullo sport sulla psicologia dei personaggi e il disagio che essi provano rispetto al loro posto nel mondo.

Steve Carell, Mark Ruffalo e Channing Tatum in Foxcatcher - Una storia americanaProcedendo con ritmo compassato ma senza riuscire a dare realmente l’idea di come gli eventi si sono sviluppati nel tempo, Frye e Futterman disegnano due ritratti umani davvero impressionanti, cui la fredda regia di Miller (Capote, Moneyball) si adatta perfettamente. La storia sembra però procedere un po’ troppo a blocchi, con un tema esposto e sviluppato immediatamente nella sua interezza prima da passare ad altro, e questo non aiuta certo l’immersione dello spettatore in una vicenda che raccontata in maniera diversa avrebbe fatto scorrere più di un brivido lungo la schiena.


La locandina di Foxcatcher - Una storia americanaTitolo: Foxcatcher – Una storia americana (Foxcatcher)
Regia: Bennett Miller
Sceneggiatura: E. Max Frye, Dan Futterman
Fotografia: Greig Fraser
Interpreti: Channing Tatum, Steve Carell, Mark Ruffalo, Vanessa Redgrave, Sienna Miller, Anthony Michael Hall, Guy Boyd, Brett Rice, Jackson Frazer, Samara Lee, Francis J. Murphy III, Jane Mowder, David Bennett, Lee Perkins, Robert Haramia
Nazionalità: USA, 2014
Durata: 2h. 14′


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Attualmente ci sono 12 commenti a questo articolo:

  1. Fabrizio Degni ha detto:

    Grazie per la recensione… ho visto il trailer e il rumoreggio attorno a questa pellicola. Credevo, fosse molto piu’ coinvolgente ma da come la dipingi va a avanti a monoblocchi… chissa’ se ci sara’ mai un nuovo Million Dollar Baby (anche se il film con Mickey Rourke sul wrestling non era affatto da meno…).

  2. Alberto Cassani ha detto:

    A molti è piaciuto, qualcuno ha persino scritto che è il miglior film del 2015. Io invece ho trovato che la sua freddezza sia controproducente. Comunque qui rispetto a Million Dollar Baby e a The Wrestler lo sport fa molto più da sfondo nonostante sia presentissimo, e soprattutto manca totalmente l’impressione che i personaggi lo amino.

  3. Antonio ha detto:

    Ho visto il film in lingua originale.
    Si sentono tutte le due ore e passa ma il cast grandioso con Carell ,Tatum,Ruffalo ed impreziosito da Vanessa Redgrave rappresenta le fondamenta solide dove poggia il film .
    Sono rimasto colpito da alcune scene dove il filo conduttore principale e’ la volontà di dimostrare le proprie capacita’ ai propri cari ( che siano fratelli,mentori o madri) .
    Il John Du Pont di Carell e’ oscuro ed ambiguo tanto da essere minaccioso anche nei momenti di apparente tranquillità ,pensare che e’ lo stesso attore divertito di Anchorman 2 dimostra il suo enorme talento…..meritatissima la sua nomination agli Oscar 2015!
    Unica cosa che ho avvertito come brusca virata della trama e’ stato lo scontro Iniziale tra Mark Schultz e Du Pont che sembra essere ,come almeno io penso, il motivo scatenante della tensione successiva ( forse esistono delle scene che sono state tagliate che avevano lo scopo di contribuire a mostrare il rapporto morboso tra i 2 antecedente allo scontro?)
    Grande film !
    Ps “Mark,Mark,Mark”

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Il primo litigio tra Mark e DuPont è presentato male perché si inserisce in quelle scene di cui ho parlato in recensione, che costringono un sottotema in quattro e quattr’otto, ma il suo nascere improvvisamente dal nulla serve comunque a far capire la complessità mentale del personaggio di DuPont. Carell secondo me ha fatto un lavoro sulla voce clamoroso (anch’io ho visto il film in inglese), ma dal punto di vista fisico m’è parso molto di maniera e m’ha persino infastidito.

  5. Plissken ha detto:

    In effetti il film viene sviluppato in maniera fredda, ma se è vero che ciò per certi versi risulta “controproducente” per altri assume un’efficacia notevole probabilmente proprio in virtù di questo. Visto che tale “freddezza” è da intendersi come precisa scelta stilistica del regista, da parte mia apprezzo il coraggio nel trattare temi anche piuttosto grevi (inerenti i rapporti umani e ciò che ne consegue) mediante tale peculiarità. E’ una scelta coraggiosa difatti la rinuncia ad inserire una qualsivoglia scena atta a coinvolgere emotivamente mediante un “picco” lo spettatore, che forse proprio per questo è portato a dare maggiore attenzione ai dettagli o sfumature.
    A me il film è piaciuto, nel mio “personalissimo cartellino” sicuramente da “verde”.

    Mi è piaciuto meno invece constatare che sono state prese alcune licenze rispetto alla “storia vera” a cui si rifà il film, anzi direi troppe licenze, considerando il piglio realista della pellicola. Ovviamente non è possibile (per fortuna) avvedersene durante la visione ma solo nel caso, come è successo a me, venisse voglia di documentarsi mediante Google sui fratelli protagonisti. Se le esigenze di copione richiedono chiaramente uno sfalsamento rispetto alla linea temporale reale, talune scelte in tal senso mi sono parse eccessive se non mendaci, ma forse questo discorso dovrebbe rimanere a sé stante senza influire sulla percezione avuta dallo spettatore.

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, ma è chiaro che la freddezza del film è una scelta registica ben precisa. Però secondo me non è stata la scelta migliore, perché se è vero che permette di osservare la vicenda con occhio “scientifico” finisce anche per mettere in risalto le mancanze della sceneggiatura, proprio perché non essendoci coinvolgimento emotivo li si valuta più oggettivamente. Domani esce un altro film volutamente freddo, Chi è senza colpa, e in questo caso la scelta paga ottimamente perché dà ai personaggi la giusta dimensione.

  7. Plissken ha detto:

    Si certo, in merito alla scelta consapevole ho voluto “puntualizzare l’ovvio”. In linea di massima non amo il ricorso alla freddezza (altrimenti guarderei documentari anziché film) per questo sono rimasto sorpreso quando a fine pellicola ne ho avuto, nel complesso, una buona impressione.
    Non so comunque se riguarderei il film, mi è sì piaciuto ma ho anche parecchie riserve.

    “Chi è senza colpa” spero di vederlo anch’io a breve : )

  8. Guido ha detto:

    Personalmente mi inserisco tra coloro che hanno messo il film tra i migliori dell’anno.
    La freddezza si è trasformata in angoscia e inquietudine per me e non mi ha lasciato per tutta la durata.
    Un trio di interpreti eccezionali. Grande Carell, grandissimo (perché mai sopra le righe) Ruffalo.
    Secondo me Miller è un ottimo regista, avevo adorato “Moneyball” e apprezzato il notevole “Capote”.

    Quali sarebbero secondo te Alberto le mancanze di sceneggiatura a cui fai riferimento?
    Personalmente l’unica cosa che ho notato è che “il fatto” che conclude la pellicola, avvenuto nel 1996, sembra accadere poco tempo dopo la separazione tra Du Pont e Schultz, mentre in realtà sono quasi passati otto anni.

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Mancanze nel senso di difetti, non di cose che mancano. Sicuramente lo scarso senso del tempo che scorre è quello che mi ha maggiormente colpito (ma credo che nella conclusione questo sia voluto), ma secondo me tutti e tre i personaggi ne escono mal definiti (oltre al fatto che quelli secondari – madre e moglie in primis – sono praticamente inesistenti) perché non vengono sviluppati compiutamente lungo tutto il film ma un po’ a scossoni. Questo secondo me influisce anche sul modo in cui la tensione, o l’ansia, viene o meno a crearsi nello spettatore. Di certo non è un brutto film, ma dei tre a soggetto diretti da Miller mi sembra nettamente il peggiore.

  10. M.A.G.D ha detto:

    Voglio solo aggiungere l’ovvio la mancanza di Colonna Sonora impedisce in un certo senso la Creazione dell’emozione, scelta ovviamente voluta. Per quanto riguarda il fatto che i Documentari siano Freddi e Imparziali penso sia uno Stereotipo del Genere, secondo la Mia impressione adesso cercano di strappare le lacrime facendoti vedere un cucciolo di Tigre che vede la madre morire oppure cercando l’effetto “Coccoloso” mostrandoti i Pinguini cadere.

  11. M.A.G.D ha detto:

    Mi scuso per la parte del commento che riguarda i documentari ho sbagliato Conversazione e forse anche sito.

  12. Marco ha detto:

    Regia molto buona e attori in stato di grazia trainano il film fino alla (lunga) fine andando a “tappezzare” le mancanze in fase di sceneggiatura che, non è brutta, ma come già enunciato, troppo fredda e senza pathos.
    Bella fotografia e colonna sonora gradevole.

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