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"Home" di Ursula Meier

16 gennaio 2009 Recensioni 0 Commenti
Home

Teodora, 30 Gennaio 2009 – Nevrotizzante

Marthe, Michel e i loro tre figli vivono lungo una vecchia autostrada mai inaugurata. Quando però l’autostrada viene messa in funzione e migliaia di auto iniziano a sfrecciare, la famiglia attraversa impensate difficoltà, ma alla fine scopre la solidarietà e l’amore al di sopra di tutto…


Una scena di HomeLa settimana della critica del Festival di Cannes si può far vanto, da sempre, di aver scoperto e lanciato registi e tendenze che, dalle pieghe di una nicchia cinefila, si sono fatti strada e hanno saputo creare modelli di cinema, più o meno nuovi. Ursula Meier, partita dal documentario e dal cinema misconosciuto di Alain Tanner, esordisce nel lungometraggio proprio grazie alla sezione collaterale del Festival, per narrare un racconto tanto metaforico quanto realistico che, al di là delle ambizioni e del fascino sotterraneo sembra un po’ confuso.

Una commedia o un dramma, a seconda dei punti di vista, decisamente sui generis, che aspira ad ascendenze letterarie che, se nella prima parte ondeggiano tra Calvino (per la ribellione allo status quo del progresso) e Beckett (per la surreale attesa), nella seconda ripiegano su una più comoda metafora morale, che sembra sfociare nel moralismo.

Una scena di HomeScritto a dodici mani (oltre alla regista, Antoin Jaccoud, Raphaelle Valbrune, Gilles Taurand, Olivier Lorelle, Alice Winocour), il film racconta varie cose già con la sua idea di base, segno di una ricchezza individuale non indifferente, dall’emergenza abitativa a quella ecologica, dal progresso spersonalizzante – che lo rende una sorta di western – alla riflessione sui limiti psicologici della famiglia contemporanea, che però con il tempo e con il radicalizzarsi coraggioso dello spunto rischia d’impoverirsi nel raccontare la follia moderna, la cupezza di una civiltà fondata sullo sfrecciare di un’auto.

Isabelle Huppert e Olivier Gourmet in HomeDove il film è vincente, e forse motivo principale d’interesse, è nella creazione di un rapporto empatico e sensoriale con lo spettatore, che dalla descrizione divertita di una situazione paradossale ne descrive con puntigliosità le conseguenze, fatte soprattutto di rumori via via più insostenibili che permettono a Meier di giocare tanto coi nervi dei personaggi che con quelli dello spettatore, tanto da ricreare “in laboratorio” la stessa, psicotica atmosfera, spenta solamente dall’indecisione e dal chiudersi in se stesso di una riflessione che, da complessa, diventa complessata e poco definita nei risultati.
Isabelle Huppert in HomeColpa principalmente di una sceneggiatura che, nel ritrarre personaggi sempre più odiosi e che sempre più si odiano (e che per il gioco speculare scelto, lo spettatore si trova suo malgrado a odiare), dimentica di dare spessore completo all’impianto concettuale, lasciando così la regia a dover gestire una situazione che rischia di sfuggirle più volte di mano, provando a rimediare con uso d’immagini ora concrete ora poetiche (gli spiragli di luce che filtrano dalla muratura). Meier, inoltre, ha la comodità di avere un’attrice su cui gettare ogni peso possibile come Isabelle Huppert, che però mostra un po’ la corda nel dover interpretare personaggi sempre dello stesso tipo, di quelli che oscurano personaggi e cast che sarebbero anche di buon livello. Però, nonostante tutto, un esordio convincente e interessante, segno che – con le dovute riserve – la Semaine ha ancora avuto un certo occhio.


La locandina di HomeTitolo: Home – Casa Dolce Casa (Home)
Regia: Ursula Meier
Sceneggiatura: Antoine Jaccoud, Olivier Lorelle, Ursula Meier, Gilles Taurand, Raphaëlle Valbrune
Fotografia: Agnès Godard
Interpreti: Isabelle Huppert, Olivier Gourmet, Adélaïde Leroux, Madeleine Budd, Kacey Mottet Klein, Renaud Rivier, Kilian Torrent, Nicolas Del Sordo, Hugo Saint-James, Virgil Berset
Nazionalità: Svizzera – Francia – Belgio, 2008
Durata: 1h. 37′


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