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"Il vento che accarezza l'erba" di Ken Loach

14 novembre 2006 Recensioni 0 Commenti
Tiziana Cappellini, 14 Novembre 2006: Intenso
Bim, 10 Novembre 2006

Irlanda, 1920. Il giovane Damien sta per trasferirsi a Londra per lavorare in un prestigioso ospedale e realizzare così il suo sogno di diventare medico. La sanguinaria occupazione britannica sul suolo irlandese gli fa cambiare prima i progetti sul suo futuro, poi il suo Destino…


Il film di Ken Loach racconta un dolorosissimo capitolo della storia d’Irlanda quando, dopo diversi secoli di dominio inglese, questo Paese si trova ancora asservito alla Gran Bretagna. Si tratta di un racconto duro ma esposto con chiarezza, nonostante i numerosi momenti di sofferenza e di alta drammaticità che potrebbero far prendere una piega troppo melodrammatica ad un film che, nella sostanza, è anche di carattere storico. Si tratta appunto di un racconto di natura storica ma contemporaneamente intimo, sia perché coinvolge la sfera umile e privata di un gruppo di irlandesi, sia perché le scelte da loro compiute ed i sentimenti che vengono spesso sacrificati sono tra i più profondi e tragici.
Inoltre, questo è un film che non risparmia nulla nel denunciare l’operato criminale dei soldati inglesi, i cosiddetti “Black and Tans”, tanto odiati dagli irlandesi non solo per la gratuita ed ingiustificabile violenza esercitata nei loro confronti, ma anche perché ritenuti dei mercenari: i soldati britannici, infatti, non sono in Irlanda per difendere alti ideali – che, invece, spingeranno questi ragazzi irlandesi ad impugnare le armi e a combattere – ma ci sono perché assoldati dal Governo inglese. Tutto ciò viene narrato e chiaramente denunciato da Loach, nonostante sia inglese egli stesso; anzi, il film ad un certo punto paragona l’operato del Regno Unito in Irlanda a quello da esso compiuto in Africa durante il Colonialismo a spese dei Boeri, e lo statista inglese Churchill viene definito senza mezzi termini una canaglia.

Questa pagina di storia irlandese viene raccontata attraverso la tragica e intensissima esperienza di un gruppetto di giovani, all’inizio colti durante la loro quotidianità, una quotidianità che però non può essere vissuta liberamente, neppure per praticare uno sport che, tipicamente irlandese, non è tollerato dagli occupanti. Questo genere di soprusi, insieme ad altri gravi misfatti che i soldati inglesi compiono spinti anche da un evidente odio razziale – che anticipa e ricorda quello che animerà i nazisti vent’anni dopo – induce questi semplici ma coraggiosi ragazzi a lottare orgogliosamente e molto pericolosamente per ottenere l’agognata libertà, per cessare di vivere come se, invece, si fosse sempre in guerra. Loach narra brevemente l’addestramento al quale questo gruppo di giovani si sottopone, peraltro in assoluta povertà di mezzi coi quali combattere; tuttavia, saranno la disperazione e il coraggio a suggerire loro come agire e come trovare le armi di cui hanno bisogno.

Dal momento in cui Damien decide di accantonare la sua carriera per unirsi al fratello Teddy – che comanda questo gruppo di rivoluzionari – il film incalza fra scene di pianificazione e di attacco, scene di sofferenza fisica e di sofferenza interiore, ma senza mai indugiare troppo nell’una o nell’altra situazione, e senza mai calare i toni di suspense che la sorte dei protagonisti suscita continuamente nello spettatore, ma che anzi lo accompagna fino all’ultima intensa scena.

Loach entra nel cuore della rivolta irlandese non solo perché ne narra l’evoluzione attraverso il punto di vista di un microcosmo che è a sua volta il cuore della società, ma anche perché entra nel cuore stesso dei membri che appartengono a questo piccolo mondo rurale. I rapporti di fratellanza, di amicizia e perfino d’amore vengono colti e mostrati nella trasfigurazione che subiscono a causa della scelta fatta di combattere, scelta compiuta da dei ragazzi che, anziché scegliere di vivere le loro vite, scelgono di votarsi e immolarsi in nome della giustizia e della libertà. Uno dei meriti di questo film – che può essere ritenuto grande ed in grado di restare nella memoria dello spettatore – è proprio quello di narrare tutto ciò senza risultare retorico o melodrammatico, bensì riuscendo ad essere coinvolgente nelle emozioni e crudo nel contenuto, poetico nelle riprese del paesaggio irlandese e duro nella realizzazione di alcune scene. L’altro merito è quello di non soffermarsi troppo a lungo sui sentimenti dei personaggi quando sono chiamati a decidere se lanciarsi o meno in un’imboscata, oppure se uccidere o perdonare un traditore in quanto anche loro amico. Piuttosto, il film mostra dei ragazzi giovani ma maturi sia nel compiere delle scelte importanti che nell’assumersene le responsabilità, dubbiosi all’inizio ma poi decisi e di carattere.

Sarà il temperamento di ciascuno di loro che li porterà a decidere da che parte stare quando, un anno dopo l’inizio della loro resistenza contro gli inglesi, verrà firmato un Trattato con la Gran Bretagna, Trattato che prevede sì l’autonomia economica dell’Irlanda ed il ritiro dell’esercito inglese, ma anche il giuramento di fedeltà alla Corona britannica. È proprio quando la vicenda sembra risolversi e lo spargimento di sangue cessare, che invece si formano ulteriori fazioni e, se da un lato si avrà la guerra civile, dall’altro gli stessi fratelli Damien e Teddy saranno chiamati ancora una volta a compiere delle scelte radicali e a subirne le conseguenze.


Titolo: Il vento che accarezza l’erba (The Wind That Shakes the Barley)
Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty
Fotografia: Barry Ackroyd
Interpreti: Cillian Murphy, Padraic Delaney, Liam Cunningham, Gerard Kearney, William Ruane, Kieran Aherne, Roger Allam
Nazionalità: Regno Unito – Irlanda – Germania – Italia – Francia – Spagna, 2006
Durata: 2h. 07′


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