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"In America" di Jim Sheridan

29 gennaio 2004 Recensioni 0 Commenti
Luciana Morelli, 29 Gennaio 2004: Avvilente
20th Century Fox, 6 Febbraio 2004

Dopo la morte del loro figlio a causa di un tumore al cervello, Johnny e Sarah si trasferiscono con le due figlie nella luccicante New York sperando così di ritrovare la gioia di vivere…


Tante famiglie hanno lasciato l’Europa per andare a cercare fortuna in America, solo che quando lo si fa per combattere la disperazione cercando di dimenticare la tragica scomparsa di un figlio e ricominciare una vita il più lontano possibile dai ricordi, le cose sono ancora più difficili del normale. La felicità, la speranza, la gioia di vivere e di ricominciare, come l’amore per la vita vanno ricercati o “ritrovati” in fondo all’anima. La serenità di una famiglia deve prima di tutto essere raggiunta dall’interno e ciò che sta fuori è solo una cornice; che sia bella o brutta poco importa.

Tutto inizia con la ripresa confusa e frenetica della piccola videocamera a mano della figlia maggiore che cerca di inquadrare una sfocata bandiera a stelle e strisce, e per tutto il film le riprese dei momenti più importanti della loro vita newyorchese vengono catturati in questo modo, attraverso gli occhi di una bambina che ha fatto della videocamera la sua miglior confidente. E’ proprio questo ciò che colpisce maggiormente di In America, lo stile narrativo scelto da Jim Sheridan, che dall’inizio alla fine fa accompagnare gli avvenimenti dalla voce della bambina e dal suo modo di vedere il passato, il presente e il futuro nel nuovo mondo che le si apre di fronte, facendo spesso sorridere con l’ironia, l’innocenza e la semplicità caratteristica dei bambini nel ricordare gioiosamente le persone che ci hanno lasciato.

Come indicano i titoli di coda, il film è dedicato alla memoria di Frankie Sheridan, fratello del regista scomparso come il bambino del film per una grave malattia al cervello. In America racconta quindi in parte la vera storia del regista Jim Sheridan, trasferitosi negli Stati Uniti dall’Irlanda tanti anni fa con la sua famiglia. Il risultato è però sì tenero e appassionato, ma veramente molto triste. Troppo.

Emma e Sarah Bolger, sorelline sia sul set che nella vita, sono l’unica grande attrazione del film, con il loro visino dolce e curioso riescono a far sorridere con le loro battute, la loro grande spontaneità ed il carattere forte e deciso che hanno mostrato nei loro personaggi, al contrario dei protagonisti adulti che non riescono neanche per un minuto riusciti a far credere che quel che stava capitando loro non fosse solo pura finzione da set.

Un enorme passo indietro con questa storia strappalacrime per il Jim Sheridan che tanto era piaciuto negli straordinari Il mio piede sinistro e Nel nome del padre, sempre vicino alle vicende storico-culturali irlandesi ma che stavolta si è voluto cimentare in un film autobiografico che gli ha impedito di “guardare” il suo film con occhi critici e individuarne i numerosi difetti. Tra tutti l’eccessiva banalità della storia. A dir poco scandalose le tre candidature ricevute da In America alla 76ma edizione degli Oscar, ma di questo francamente non c’è da meravigliarsi.


Titolo: In America – Il sogno che non c’era (In America)
Regia: Jim Sheridan
Sceneggiatura: Jim Sheridan, Naomi Sheridan, Kirsten Sheridan
Fotografia: Declan Quinn
Interpreti: Paddy Considine, Samantha Morton, Sarah Bolger, Emma Bolger, Neal Jones, Randall Carlton, Ciaran Cronin, Djimon Hounsou, Juan Hernandez, Nye Heron, Jason Salkey, Rene Millan, Sara James, Bob Gallico, Jason Killalee, Chary O’Dea
Nazionalità: Irlanda – Regno Unito, 2002
Durata: 1h. 47′


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