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"La guerra dei mondi" di Steven Spielberg

25 giugno 2005 Recensioni 9 Commenti
La guerra dei mondi

Uip, 29 Giugno 2005 – Insoddisfacente

Ray Ferrier è separato dalla moglie, non è ben visto dai due figli e non si può dire che abbia un carattere facile. Ma in un giorno come un altro il cielo si apre in un vortice e piovono lampi asulla città, la terra trema e ogni fonte di energia è di colpo fuori uso. Nessuno può immaginarlo, ma l’attacco alieno è iniziato…


Una scena di La guerra dei mondiIspirato al libro di H.G. Wells The War of the Worlds e remake high-tech dell’omonimo film diretto nel 1953 da Byron Haskin, La Guerra dei Mondi può essere probabilmente identificato come un tassello significativo nell’evoluzione di quel filone disaster-movie che negli ultimi anni non ha mai cessato di proporre aggiornamenti più o meno significativi sull’argomento, ma non per questo arriva a meritarsi un riconoscimento quale “prodotto capace di centrare in pieno il bersaglio”. L’ultima, immane (per lo meno economicamente), fatica del sognatore cinematografico per eccellenza Steven Spielberg è infatti una pellicola che se da un lato presenta diversi aspetti filmicamente rilevanti ed apprezzabili, dall’altro porta in sé la colpa di aver smarrito per strada i propri obiettivi, che alla lunga finiscono fuori fuoco agli occhi dello spettatore che, probabilmente, a fine proiezione è portato soprattutto a domandarsi quali fossero i reali e sommi propositi degli alieni invasori. Perché, a riguardo, ci vengono riservati pochi spunti e molta approssimazione.

Tom Cruise e Dakota Fanning in La guerra dei mondiAl di là della straordinaria presenza di un Tim Robbins in versione Mystic River, la parte più efficace dell’opera di Spielberg è probabilmente la porzione di attacco alieno che coinvolge il protagonista e la sua fuga dallo sterminio operato dai Tripodi. E’ una sequenza dedicata a tutti coloro i quali pensavano non poter essere più sorpresi da un qualsivoglia effetto speciale computerizzato. Ebbene, la smentita ci è arrivata dritta in faccia, sotto forma di un incredibile quanto straordinariamente dettagliato slalom di Cruise fra macerie in caduta, asfalto squarciato, spruzzi di vetro e polvere, corpi polverizzati e automobili proiettate in aria, il tutto a pochi centimetri di distanza dal corpo del protagonista in corsa. Semplicemente sbalorditivo.

Tom Cruise in una scena di La guerra dei mondiIl film si lascia apprezzare anche per come riesce a descrivere il panico dilagante generato da una catastrofe di proporzioni apocalittiche, un’interessante quanto credibile riproposizione dell’antica formula dell’homo homini lupus, dell’individuo che pur di salvare se stesso non esita a calpestare le chance di salvezza del suo prossimo con tutta la voracità e l’egoismo di cui è capace. Dunque, la sceneggiatura scritta da Josh Friedman e David Koepp lavora piuttosto bene su quest’ultima tematica, salvo poi dimenticarsi di donare un accenno di multidimensionalità al lotto dei personaggi principali, che seppur rappresentando un nucleo familiare a tutti gli effetti non riescono a farci interessare per niente al loro difficoltoso rapporto, incrinato da vicende pregresse e dalla nascente catastrofe. Ciò che tuttavia lascia più insoddisfatti in assoluto è il finale “filosofeggiante”, concettualmente apprezzabile, certo («gli uomini non vivono e non muoiono invano»), ma anti-cinematografico come pochi, capace com’è di afflosciare tutte le residue speranze riposte in un finale che potesse essere realmente risolutorio rispetto a tutti gli interrogativi sin lì accumulati.

Tim Robbins, Tom Cruise e Dakota Fanning in La guerra dei mondiInfine Tom Cruise. L’impressione predominante è che l’ultimo samurai non sia molto credibile nel ruolo che riveste in questa circostanza, e la sua recitazione è oltretutto alterata – e non poco – dalla voce del doppiatore, che non gli si addice come probabilmente poche altre. Non si capisce il perché l’attore abbia personalmente deciso di rinunciare alla voce di Roberto Chevalier, senz’altro più adatto del suo sostituto Riccardo Rossi a prescindere dalle sfaccettature richieste dal personaggio.

Tom Cruise in La guerra dei mondiSe La Guerra dei Mondi non ripaga appieno le attese, lo si deve soprattutto al fatto che da Spielberg era lecito attendersi un prodotto che si discostasse in maniera più sensibile dai suoi svariati omologhi. Così confezionata e per quanto a tratti sorprendente, l’ultima pellicola regalataci dal visionario Steven si avvicina invece più alla categoria dei blockbuster (seppur di lusso) che non a quella dei film d’autore. E’ evidente che un qualche cosa di anomalo deve pur esserci.


La locandina di La guerra dei mondiTitolo: La guerra dei mondi (War of the Worlds)
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Josh Friedman, David Koepp
Fotografia: Janusz Kaminski
Interpreti: Tom Cruise, Dakota Fanning, Justin Chatwin, Tim Robbins, Miranda Otto, David Alan Basche, James DuMont, Yul Vazquez, Daniel Franzese, Gene Barry, Ann Robinson, Tania Barone, Rick Gonzales, David Harbour, Amy Hohn, George Katt
Nazionalità: USA, 2005
Durata: 1h. 56


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Attualmente ci sono 9 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Uno dei migliori film di Spielberg.
    Steve cerca sempre di stupire e ce l’ha fatta.
    Il suo nuovo pupillo è Tom Cruise.
    Meglio di Minority Report sicuramente.
    Grande quanto incontri ravvicinati del terzo tipo anche.
    Chi è d’accordo con me?
    A volte fa anche paura ed è una cosa nuova in un film di spielberg.

  2. Marco ha detto:

    Grandissima rivisitazione di Spielberg di uno dei film cult anni ’50.
    Molto buono tutto lo staff tecnico ed effetti speciali straordinariamente realistici.
    Anche momenti di pura tensione. Regia, come al solito, efficace.
    Prestazione di Cruise buona.
    Messaggio finale.

  3. Marco ha detto:

    Albe ma la recensione di Jurassic Park non v’è mai stata oppure l’avete cancellata col nuovo sito? No perchè non credo possa mancare la recensione del film più famoso di tutti i tempi…

  4. Alberto Cassani ha detto:

    C’era quella del terzo, ma l’ho tolta proprio perché non ha senso tenere solo quella. Gli altri due non li abbiamo mai recensiti.

  5. Plissken ha detto:

    Oh ma certo che c’è qualche cosa di anomalo, ovvero che dopo aver assistito allo sterminio di un’intera divisione più o meno corazzata dei marines, ci si accorga a fine film che l’unico motivo di gaudio inerente detto fatto sia svanito: il petulante, emmerichiano figlio del protagonista infatti è a sorpresa ancora vivo, a casa con tanto di nonni, mammina, canarino nella gabbietta e bandiera americana .

    Eppure Spieberg sembrava avesse capito: gran parte del film è davvero godibile per gli amanti della fantascienza più “cupa”: oltre a quanto descritto dal Formenti, vi sono bellissimi e inquietanti effetti sonori, come le grevi “sirene” dei tripodi ad esempio, e non si può effettivamente negare come vi sia in quasi tutta la pellicola un’atmosfera angosciante resa con indubbia maestria.

    Insomma Spieberg doveva avere coraggio sino alla fine, non imbastire un finale degno di “ET”.

    Peccato, secondo la mia personale opinione, poteva essere un grande film.

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, il finale fa davvero schifo. Ma con Spielberg non ci sei deve stupire, in fondo è riuscito ad appicciare un happy ending anche “Minority Report”, che è tratto da Philip K. Dick!

  7. Plissken ha detto:

    Verissimo. 🙁

    Comunque (conoscendo il romanzo e il primo film) ne “la guerra dei mondi” l’happy ending era implicito, e tra l’altro a mio modesto avviso di rara bellezza; l’idea dei batteri che come esseri infinitesimi potessero debellare una minaccia apparentemente invulnerabile mi è sempre piaciuta moltissimo.

    Inoltre anche nei film “di paura” (!-) quali “Lo squalo” e “Duel” ad esempio Spielberg era riuscito a rendere l’happy end più che plausibile e per niente avulso dal contesto. In questa pellicola invece direi proprio di no, il finale è una vera porcheria, e all’uscita dal cinema ero decisamente irritato.

    Oltre a ciò, decisamente fuori luogo il personaggio del moccioso con turbe adolescenziali ed ormoni in esubero che nemmeno sapendo come si impugna un fucile vuole “combattere”, secondo quel concetto eroico di “amor di Patria” puntualmente espresso in maniera ridondante da Emmerich (che, si sarà capito, non sopporto proprio).

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, certo: il fatto che i tripodi crepino era ovvio e tutto sommato corretto. L’happy ending appiccicaticcio, qui, è il fatto che il figlio sia ancora vivo. Anche perché quella scena è girata e organizzata veramente male: tutto il mondo è un macello, morte e distruzione ovunque, e in quel quartiere le auto sono parcheggiate perfettamente e per strada non c’è neanche una foglia caduta dagli alberi… Ma in fondo questo finale è l’esatto corrispettivo di quello dello “Squalo”: anche lì va benissimo che lo squalo salti in aria, va molto meno bene quando riemerge Richard Dreyfuss mezz’ora dopo che era affogato. E’ questa esagerazione che disturba (un po’ nello “Squalo”, molto qui), ma Spielberg non riesce proprio a trattenersi.

  9. Marco ha detto:

    Rivisto e ricondivido il mio precedente commento.
    D’accordo anche con i pregi descritti nella recensione e con i vari commenti.
    Finale spielberghiano rivisto e rivalutato ma ce lo facciamo piacere lo stesso.

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